22/10/2025
IL TITANIC
l’affondamento della libertà
C’è chi crede alle coincidenze, e poi c’è chi studia la storia e nella storia, le coincidenze di solito viaggiano in prima classe insieme ai banchieri, ai politici e ai padroni del mondo.
Era il 1910 quando, su una tranquilla isola al largo della Georgia, si riunì la confraternita più potente del pianeta: senatori, magnati e banchieri, tra cui emissari di Rockefeller, Morgan, Rothschild e Warburg. Lontani da occhi indiscreti, scrissero su carta il progetto che avrebbe cambiato per sempre il mondo: la nascita della FEDERAL RESERVE , una banca privata travestita da istituzione pubblica, che avrebbe controllato il sangue del sistema, la moneta.
Tre anni dopo, il destino volle che un gigante d’acciaio, il “Titanic”, si trovasse in mezzo all’oceano con a bordo i pochi uomini abbastanza ricchi, influenti e disobbedienti da potersi opporre a quel piano.
Astor, Straus, Guggenheim, uomini di potere, certo, ma anche di principio: volevano un’America libera dal gioco delle banche centrali.
Non arrivarono mai a New York.
Coincidenza? O una firma invisibile impressa sulle onde gelide del Nord Atlantico?
La nave fantasma del potere.
Dicono che il Titanic fosse un simbolo dell’arroganza umana. Forse lo era davvero, ma non dell’uomo comune.
Dietro le quinte, il Titanic non era solo una nave: era una trappola galleggiante, un messaggio cifrato lanciato al mondo industriale.
C’è chi sostiene che non fosse nemmeno il Titanic ad affondare, ma la sua gemella, la Olympic, danneggiata e destinata alla demolizione.
Quale modo migliore per incassare l’assicurazione più grande della storia e, nel frattempo, ripulire il tavolo dai giocatori indesiderati?
In effetti nell’unico filmato esistente e ricolorato del "Titanic" (1912) si può notare benissimo che la nave non fosse il Titanic ma l’Olympic. Pur essendo la gemella, aveva una finestratura sull’ultimo ponte in alto a prua differente dall’altra nave. (Come confermano le immagini del relitto stesso adagiato sul fondo dell’oceano)
E J.P. Morgan, l’uomo che possedeva la compagnia White Star Line?
Prenotò la sua cabina di lusso, fece i bauli, ma all’ultimo minuto decise di non partire.
Un raffreddore, dissero.
L’anno maledetto.
1912: il “Titanic” scende negli abissi.
1913: nasce la FEDERAL RESERVE , nel silenzio di un Congresso addormentato dalle feste natalizie.
Da quel momento, l’America non stampò mai più la propria moneta: la prese in prestito, con interessi, da un’entità privata.
Il sogno di Lincoln, che aveva tentato con i “Greenbacks” di restituire la sovranità monetaria al popolo, fu sepolto sotto un iceberg.
L’élite finanziaria aveva vinto.
E mentre milioni di americani ancora credono che la Fed sia un’istituzione pubblica, i suoi azionisti invisibili, ma non immaginari, continuano a manovrare i cicli economici come un direttore d’orchestra invisibile.
Una scacchiera oceanica.
Forse l’iceberg non era ghiaccio, ma una mossa perfetta.
Una collisione pianificata in una notte limpida, dove ogni segnale di pericolo fu ignorato, ogni scialuppa dimezzata, ogni ordine confuso.
Un sacrificio rituale, nel cuore dell’oceano, per battezzare il secolo delle banche centrali.
E mentre le luci del “Titanic” si spegnevano, nasceva una nuova epoca, quella in cui le nazioni diventavano debitori permanenti e la moneta, un’arma.
Oggi come allora. Cent’anni dopo, il copione è lo stesso: crisi, emergenze, salvataggi bancari, moneta digitale.
L’élite non affonda mai: cambia solo la nave.
E noi, passeggeri di terza classe nel grande teatro economico, guardiamo le stelle senza sapere che sotto di noi, invisibile e silenziosa, c’è ancora quell’antica alleanza nata a Jekyll Island.
Il Titanic non fu solo un naufragio.
Fu un battesimo oscuro, il momento in cui il mondo libero affondò per far galleggiare l’Impero del denaro a debito, stampato dal nulla per rendere schiavo l’uomo. Insomma, una vera impresa Titanica.