05/12/2025
Prima di ogni diagnosi c’è un bambino.
Un bambino che ascolta, osserva, sente.
Un bambino che percepisce le nostre parole, i nostri dubbi, le nostre preoccupazioni.
Spesso davanti a una difficoltà a scuola la mente corre veloce:
“Sarà iperattivo? Avrà un ritardo? E se ci fosse qualcosa che non va?”
È umano chiederselo. È umano voler capire.
Ma mentre gli adulti cercano risposte, c’è un rischio silenzioso:
il bambino comincia a sentire il peso di un’etichetta prima ancora che esista una diagnosi.
E quel peso può farlo chiudere, confondere, perdere fiducia. A volte, può spegnere proprio quella curiosità che vorremmo veder brillare.
Prima della diagnosi, c’è l’ascolto.
Prima dei test, c’è la relazione.
Prima delle etichette, c’è la persona.
Ogni bambino ha il suo tempo, il suo ritmo, il suo modo unico di imparare.
Il compito degli adulti non è “incasellarlo”, ma comprenderlo, osservare insieme i suoi bisogni, accompagnarlo senza ansia e senza paura.
A volte c’è davvero bisogno di una valutazione clinica, e farla può essere liberatorio: dà strumenti, chiarisce, apre strade.
Ma nessuna diagnosi sostituirà mai lo sguardo umano, la presenza, la fiducia che un adulto può trasmettere.
Ricordiamolo sempre:
prima di tutto, c’è un bambino che vuole solo essere visto, ascoltato e capito.
Dott.ssa Alexandra Benincasa
www.psicoterapiafamiliare.com