13/10/2025
LA SPAZZATURA DI LACAN
Lo psicoanalista francese, Jacques Lacan ha messo al centro della propria concezione della psicoanalisi il concetto di “scarto”, di “resto” come potente e preciso riferimento rispetto all’attività dell’analista.
Nel corso del seminario VIII, dedicato al tema del “Transfert”, Lacan afferma che lo psicoanalista occupa la posizione dell’ “immondezzaio”, di colui che si occupa del “peggio”, dello “scarto” prodotto dal paziente.
L’analista sarebbe nella posizione della “pattumiera” del paziente.
È Lacan stesso ad affermare che la spazzatura sia “uno degli aspetti della dimensione umana che bisognerebbe non misconoscere”. Nella spazzatura c’è una traccia, perturbante ma precisa, di chi siamo.
Da una parte l’analista, che per operare al meglio della sua funzione occupa la posizione di oggetto causa del desiderio, si fa ricettacolo, depositario, raccoglitore del peggio che il paziente gli offre: il proprio dolore, la rabbia e l’odio, i fallimenti e il proprio disorientamento.
Dall’altra il paziente giunge in analisi nella posizione di scarto, di ultimo, di chi non riesce più a trovare la propria strada nel mondo e nella propria vita.
L’incontro con analista infatti è spesso l’ultima chance dopo una serie di tentativi falliti, di insuccessi che hanno segnato una deriva rovinosa nella vita del soggetto.
L’analista, quindi apre la porta ad un soggetto oramai divenuto scarto, ridotto a spazzatura: lo si vede bene in alcuni casi di depressione, nei quali il corpo del soggetto è letteralmente ridotto a spazzatura, maleodorante e trascurato.
Cosa si nasconde nella figura dell’analista? Cosa spinge ad occupare la posizione di chi si fa ricettacolo della spazzatura dell’altro?
Lo psicoanalista Massimo Recalcati, esplorando i “fantasmi” della figura dello psicoanalista, rintraccia una radice “masochistica”, legata all’occupare la posizione di oggetto per l’analizzante.
La posizione dell’analista è stata a lungo studiata da Lacan per estrarne gli elementi essenziali proprio a partire dalla idea che nella cura l’analista occupi la posizione di oggetto: oggetto causa di desiderio, oggetto scarto, oggetto rifiutato, oggetto di proiezione e di fantasie.
L’invito di Recalcati è di cogliere cosa nell’analista sostenga l’assunzione di una posizione così peculiare e, non senza ironia, così masochistica: è forse possibile rintracciare nella storia di chi diventa psicoanalista l’esperienza di essere stato per primo uno “scarto”?
La sfida dell’analisi è trasformare l’esperienza dello scarto, del rifiuto, in un “resto”, una nuova forma di quello che Lacan formalizza come oggetto piccolo (a): dallo scarto senza valore all’oggetto causa di desiderio, dalla spazzatura al resto che diviene catalizzatore della vita, fonte di nuova generatività.
L’articolo completo è disponibile sul sito.
Per approfondire:
-Bruno Moroncini – “la lettera che cade. Jacques Lacan e l’uomo come scarto”;
-Massimo Recalcati – “Convertire la pulsione?”;
-Massimo Recalcati – “Il vuoto e il resto”.