Psicoterapia Cognitiva Bracci

Psicoterapia Cognitiva Bracci Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Psicoterapia Cognitiva Bracci, Sito Web di salute e benessere, Guagnano.

Studio di psicologia e psicoterapia cognitiva per il benessere della persona, il sostegno al disagio emotivo, relazionale ed esistenziale, il trattamento per i disturbi clinici a carattere psicologico.

07/11/2025

VIOLENZA SULLE DONNE SULLE DONNE, LA PRONUNCIA DELLA CASSAZIONE:
VITTIMA CREDIBILE ANCHE SE RITRATTA LA DENUNCIA.

La donna vittima di violenza domestica deve essere considerata credibile, anche se ritratta le accuse nei confronti del maltrattante e torna nella relazione con l’autore degli abusi, poichè tali comportamenti rientrano nel cosiddetto “ciclo della violenza” che gli operatori sono tenuti a conoscere.

E’ quanto sancisce, in sostanza, la nuova PRONUNCIA della CORTE di CASSAZIONE, DATATA 11 SETTEMBRE 2025, che ha rigettato il ricorso presentato da un uomo, contro la condanna del tribunale di Avellino confermata dalla corte di appello di Napoli, per il delitto di maltrattamenti ai danni della convivente. Ricorso basato sulla non credibilità della persona offesa e sui suoi presunti comportamenti contraddittori: messaggi affettuosi, tentativi di riavvicinamento, ritardi nella denuncia. Argomentazioni «inammissibili e non fondate», secondo i giudici della sesta sezione penale della Cassazione – presidente Massimo Ricciarelli, relatrice Paola Di Nicola Travaglini, consigliera estensora – alla luce della giurisprudenza sui reati di maltrattamenti in famiglia e violenza di genere, che riconosce il ciclo della violenza nelle relazioni e la violenza psicologica.

La pronuncia della Corte
🖊«L’apparato argomentativo delle sentenze di merito ha in sostanza ritenuto – scrive la Cassazione – che il riavvicinamento della persona offesa all’imputato nonostante le gravi violenze subite e il lungo tempo di reazione rispetto alla denuncia, non avessero inciso affatto sulla sua credibilità, ma, al contrario, fossero espressivi di canoni consolidati traducibili in massime di esperienza… fondate sulle evidenze dell’ampia casistica giurisprudenziale, circa i comportamenti tenuti dalle persone offese di reati commessi in contesti di coppia rappresentative del ciclo della violenza».
Modello , quest’ultimo, da decenni oggetto di studi a livello nazionale ed internazionale e che 🖊«aiuta a comprendere come e perché si sviluppano e si ripetono le dinamiche abusive nelle relazioni intime».

Il “ciclo della violenza”
Le condotte riferite dalla persona offesa, con le sue paure e i suoi ripensamenti, danno puntuale conto del CICLO DELLA VIOLENZA della violenza, RICONOSCIUTO IN GIURISPRUDENZA e NELLA LETTERATURA SCIENTIFICA, SCRIVONO I MAGISTRATI.
CICLO CHE SI COMPONE di TRE FASI.
La PRIMA è la FASE della tensione, in cui l’uomo mostra irritabilità, ostilità e freddezza; assume comportamenti volti a colpevolizzare, umiliare e sminuire l’identità la compagna; impone divieti rispetto alla sua vita sociale. In questo momento la donna – già vittima di violenza psicologica – cerca di evitare l’escalation della violenza, accontentando il partner e isolandosi. Nella SECONDA FASE, quella dell’esplosione, la violenza diventa fisica: si tratta del momento più pericoloso per la vita della donna.
Poi c’è la FASE DELLA LUNA DI MIELE, che coincide con il pentimento e le rassicurazioni da parte del maltrattante, il quale convince la vittima a tornare nella relazione.

Dipendenza e vulnerabilità
Il ciclo della violenza tende a ripetersi nel tempo,
🖊«in una spirale strutturata che spiega perché molte vittime di violenza domestica ritornano nella relazione maltrattante, ritrattano le accuse e non sono più in grado di uscirne, sempre più immobilizzate da paura, isolamento e dipendenza (soprattutto economica), acquisendo una condizione di particolare vulnerabilità», spiegano i giudici.

Numerosi organismi internazionali come l’Onu – Organizzazione nazioni unite -, l’Oms – Organizzazione mondiale della sanità, il Cedaw – Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne – il Consiglio d’Europa, il Grevio (gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, per la valutazione dell’effettiva applicazione della Convenzione di Istanbul) riconoscono la struttura ciclica della violenza domestica e la necessità di valutarne le specifiche dinamiche psicologiche nella risposta giudiziaria e nella protezione delle vittime. Dal punto di vista normativo, le stesse fonti sovranazionali tengono conto del ciclo della violenza e della vulnerabilità della vittima.

Attendibilità della vittima
La testimonianza della vittima è valida e utilizzabile anche senza riscontri esterni, purché il giudice ne faccia un vaglio approfondito. Al pari di qualsiasi altra testimonianza, sottolinea la Cassazione, la dichiarazione della persona offesa è assistita dalla presunzione di attendibilità, come previsto dal codice di procedura penale e comunque l’attendibilità intrinseca del racconto e la sua credibilità costituiscono questioni di merito non censurabili in sede di legittimità, se non a fronte di manifeste contraddizioni. Come già spiegato, inoltre, i momenti di riavvicinamento della donna all’imputato non minano la credibilità della vittima. Sono fenomeni coerenti con il ciclo della violenza, spesso frutto di manipolazione, paura o dipendenza affettiva. La vittima era incinta e l’uomo minacciava di toglierle il figlio.

Ritardo nella denuncia
Il fatto che la persona offesa non abbia denunciato nell’immediato le condotte maltrattanti deve essere inquadrata e contestualizzata nel tipo di relazione in cui gli abusi si sono consumati, spiegano i giudici e, soprattutto, nel momento preciso del ciclo della violenza. La Cassazione ricorda che il reato di maltrattamenti è procedibile d’ufficio: ciò significa che il momento della denuncia è rimesso alla scelta della vittima e non può ritorcersi contro di lei.

Le motivazioni che inducono la persona, vittima di violenza domestica, a denunciare in un determinato momento e non in un altro, sono le più varie, sono valutazioni personali e soggettive e non possono mettere in dubbio di per sé la credibilità della donna. Sono decisioni legate, ad esempio, alla paura, al timore di ripercussioni, alla speranza che la situazione possa migliorare, a un tentativo di evitare la rottura, visto il legame affettivo che lega la vittima di violenza domestica al maltrattante.

Violenza psicologica
La Corte ribadisce che la violenza domestica comprende non solo atti fisici, ma anche violenza psicologica, forma autonoma a cui spesso seguono altre forme di abuso, come definito dalla Convenzione di Istanbul e dalla giurisprudenza europea. Le doglianze del ricorrente – prosegue la Corte – mirano a ribaltare l’accertamento penale, spostando l’attenzione dalla condotta dell’imputato ai comportamenti della vittima. L’uomo si è infatti soffermato solo sulla violenza fisica, ignorando le altre forme di violenza, soprattutto quella psicologica.

La Cassazione, respingendo il ricorso, ritiene dunque la testimonianza della vittima coerente e credibile; le condotte e il ritardo nella denuncia spiegabili alla luce del ciclo della violenza; corretta la valutazione dei giudici di merito in linea con il diritto interno e internazionale.

6 Novembre 2025 Livia Zancaner


👉 Leggi qui l'articolo https://alleyoop.ilsole24ore.com/2025/11/06/violenza-donne-cassazione/?utm_term=Autofeed&utm_medium=FBSole24Ore&utm_source=Facebook =1762409738

07/11/2025

Più parità, ma la violenza resta. Il paradosso dei paesi nordici e il movimento “esigere la notte”
Sembra un paradosso, ma nei Paesi dove le donne godono di più diritti permangono tassi elevati di violenza sessuale. E se fosse a causa del rancore?

di Olga Noel Winderling

L’estate scorsa a Helsinki, una ragazza di 17 anni è stata aggredita da tre uomini nell’ospedale in cui si trovava ricoverata: quando le accuse di stupro sono state archiviate – e gli autori del crimine rimasti in libertà – in Finlandia si è scatenata la Setu Demonstration, protesta per sostenere le vittime di violenza sessuale e per chiedere leggi più severe, nonché una migliore applicazione di quelle esistenti. A pochi giorni e a 1.520 chilometri di distanza, Lisa, un’altra diciassettenne, è stata uccisa da un senzatetto mentre tornava a casa in bicicletta nel centro di Amsterdam: si è trattato di un omicidio brutale, che ha scosso i Paesi Bassi e spinto l’attrice e scrittrice Nienke ‘s Gravemade ad affrontare il tema sul quotidiano Het Parool: con il suo ormai celebre testo intitolato “Esigo la notte. Esigo le strade. Esigo 24 ore al giorno. Esigo che le diciassettenni tornino a casa sane e salve” ha lanciato una raccolta fondi (Wij eisen de nacht op, appunto “riprendiamoci la notte”) per finanziare una campagna di sensibilizzazione.

Fenomeni come questi si stanno moltiplicando nel nord Europa, dove la violenza nei confronti delle donne ha dimensioni inquietanti: in cima alla classifica degli Stati dell’Unione che registrano il maggior numero di casi all’anno ci sono, infatti, Finlandia e Svezia, seguite dall’Ungheria ma tallonate dalla Danimarca – al quarto posto – mentre i Paesi Bassi si collocano al settimo, dopo Lussemburgo e Romania, prima di Irlanda, Slovacchia, Grecia e Italia (undicesima classificata): è quanto emerge dall’ultima Indagine dell’Unione europea sulla violenza di genere condotta dall’European Union agency for fundamental rights, dall’European Institute for gender equality e da Eurostat.

"La nostra ricerca conferma che la violenza di genere resta diffusa e ben oltre la soglia di allarme in tutte le nazioni", spiega Nicole Romain, portavoce dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali. "In media, una donna su tre continua a subire aggressioni o minacce nel corso della propria vita – parliamo di circa 76 milioni di persone, più dell’intera popolazione della Francia – una proporzione rimasta sostanzialmente invariata negli ultimi dieci anni". Ma nei Paesi nordici "risultano particolarmente elevate anche le violenze sessuali dei non partner e gli atti sessuali degradanti o umilianti diversi dallo stupro".

Le foto di questo articolo sono tratte dal progetto Love Notes, in cui Alessandro Rampazzo ha documentato la storia vera di una donna finlandese, Nita, vittima di violenza domestica.
Le foto di questo articolo sono tratte dal progetto Love Notes, in cui Alessandro Rampazzo ha documentato la storia vera di una donna finlandese, Nita, vittima di violenza domestica.
Dati che complessivamente sembrano smentire l’immagine idealizzata di uguaglianza compiuta. Ed è proprio questo il punto. O meglio, il paradosso: "Nelle società dove la consapevolezza femminile è maggiore e i sistemi di supporto solidi, le donne si sentono più libere di parlare. Anche nelle indagini statistiche", precisa Nicole Romain. Ma il fenomeno non può certo spiegarsi con la sola, superiore percezione dell’abuso e la propensione alla denuncia. "Diversi studi dimostrano che nella popolazione maschile giocano un ruolo importante fattori culturali e abitudini locali – per esempio legate al consumo di alcol – e persino reazioni di rigetto verso l’emancipazione femminile". Soprattutto dove risulta maggiormente compiuta.

Non si tratta di una contraddizione recente. "Uno dei primi studi sulla violenza di genere in Svezia indicava livelli elevati già nel 2001", racconta Maria Wemrell, docente associata di Sanità pubblica e docente senior di Assistenza sociale presso la Linnaeus University. "Rapporti successivi hanno confermato la tendenza in quest’area d’Europa". Lo stesso “paradosso nordico”, in realtà, è stato identificato da Enrique Gracia, professore di Psicologia sociale all’Università di Valencia, e Juan Merlo, docente di Epidemiologia sociale all’Università di Lund, nel 2016. Dopo lo stupore iniziale, i ricercatori avanzarono questa ipotesi: dove le donne conquistano maggiori libertà, mettendo quindi più alla prova i concetti tradizionali di virilità, forse matura una violenza “vendicativa”? Sotto sotto, insomma, gli uomini covano ulteriori rancori? Oggi Maria Wemrell conferma che nonostante i Paesi nordici eccellano in parità secondo indicatori come salari, pensioni, ruoli di leadership e sostegni familiari, gli studi indicano che proprio lì i maschi tendono a sostenere meno gli sforzi per l’uguaglianza. "In Svezia si stanno diffondendo anche atteggiamenti critici verso il femminismo e la parità di genere tra gli uomini giovani, ed è un tema che richiede senza dubbio approfondimenti". A livello globale, in realtà, considerando anche che il divario nelle posizioni ideologiche degli under 25 si è ampliato negli ultimi decenni, con le ragazze che guardano a sinistra in cerca di nuovi diritti e i ragazzi che votano a destra rivendicando quelli storicamente acquisiti.

https://d.repubblica.it/culture/2025/11/04/news/piu_parita_ma_la_violenza_resta_il_paradosso_dei_paesi_nordici_e_il_movimento_esigere_la_notte-424958478/?ref=fb&fbclid=IwVERDUAN41YlleHRuA2FlbQIxMABzcnRjBmFwcF9pZAwzNTA2ODU1MzE3MjgAAR5XAxma5ZEb4UGnuey75ybp05Vi-dt1Vh1-JHVSYPe3DuuppkRB_ynusB0EjQ_aem_6iPWrlmKEXi9OpgzVXjccQ

📷Le foto di questo articolo sono tratte dal progetto Love Notes, in cui Alessandro Rampazzo ha documentato la storia vera di una donna finlandese, Nita, vittima di violenza domestica

28/10/2025

La Regione Puglia potenzia i servizi di sostegno psicologico nelle scuole. Al via i contributi alle istituzioni scolastiche

18/10/2025

📢 Educazione sessuo-affettiva: la FNOPO esprime profonda preoccupazione per l’emendamento approvato alla Camera

“La mancanza di educazione sessuale e affettiva nelle scuole rappresenta un arretramento nella tutela e nella formazione delle nuove generazioni”. Con queste parole, la consigliera Letizia Carotenuto, a nome del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica (FNOPO), commenta l’emendamento approvato il 15 ottobre dalla Commissione Cultura della Camera, che estende il divieto di progetti di educazione sessuo-affettiva anche alle scuole secondarie di primo grado.

👉 “L’educazione affettiva e sessuale è una responsabilità degli adulti – spiega Carotenuto –. Significa fornire ai bambini e agli adolescenti strumenti per comprendere corpo, emozioni, consenso e rispetto, promuovendo salute, benessere e prevenendo gravidanze precoci, abusi e violenza”.

La FNOPO ricorda che il diritto all’educazione sessuale è riconosciuto dall’UNESCO come parte integrante del diritto alla salute e del rispetto dei diritti umani. Negarlo – sottolinea la Federazione – espone i giovani alla disinformazione e a modelli distorti.

💬 “L’educazione sessuale è un intervento di salute pubblica, e l’ostetrica è una figura professionale formata per accompagnare i ragazzi con competenza, ascolto e rispetto. Il sapere rende liberi: liberi di scegliere e di essere consapevoli di sé”.

LEGGI QUI L'ARTICOLO COMPLETO: https://www.fnopo.it/notizie/comunicati-stampa/educazione-sessuo-affettiva-fnopo-negarla-a-scuola-significa-rinunciare-a-crescere-generazioni-consapevoli-e-libere

18/10/2025

🔴 Comunicato stampa congiunto sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole
Le Presidenti e i Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto prendono una posizione chiara e netta in merito al DDL del 23 maggio 2025 del Ministro Valditara.
🎓 L’educazione sessuo-affettiva è una risorsa, non un rischio. Limitare o escludere la possibilità di promuovere da parte dei professionisti della salute attività educative su questi temi significa privare bambini e adolescenti di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita.
🧠 L’educazione sessuo-affettiva, quando è adeguata all’età e scientificamente fondata, contribuisce a relazioni sane, alla prevenzione di bullismo e violenza di genere, e al benessere psicologico delle giovani generazioni.
👥 Gli Ordini regionali sopra menzionati esprimono profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti dalle limitazioni previste nel DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.
Chiediamo che la voce degli psicologi e delle psicologhe venga ascoltata nelle sedi parlamentari competenti, per ribadire l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e basata sulle evidenze scientifiche.
📢 La tutela dei minori passa anche — e soprattutto — attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli.

16/10/2025

𝐅𝐑𝐀𝐍𝐂𝐎 𝐁𝐀𝐒𝐀𝐆𝐋𝐈𝐀: “𝐍𝐎𝐍 𝐄̀ 𝐋𝐀 𝐅𝐎𝐋𝐋𝐈𝐀 𝐂𝐇𝐄 𝐕𝐀 𝐂𝐔𝐑𝐀𝐓𝐀, 𝐌𝐀 𝐋’𝐈𝐍𝐃𝐈𝐅𝐅𝐄𝐑𝐄𝐍𝐙𝐀”.

«𝘘𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘪𝘯𝘪𝘻𝘪𝘢𝘪 𝘢 𝘭𝘢𝘷𝘰𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘯𝘦𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘪𝘤𝘰𝘮𝘪 𝘪𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢𝘯𝘪, 𝘷𝘪𝘥𝘪 𝘶𝘰𝘮𝘪𝘯𝘪 𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘦 𝘳𝘪𝘥𝘰𝘵𝘵𝘪 𝘢 𝘰𝘮𝘣𝘳𝘦. 𝘕𝘰𝘯 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘮𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪, 𝘦𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘳𝘪𝘯𝘤𝘩𝘪𝘶𝘴𝘪.
𝘌𝘳𝘢𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘳𝘱𝘪 𝘥𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪𝘤𝘢𝘵𝘪, 𝘢𝘯𝘪𝘮𝘦 𝘴𝘰𝘴𝘱𝘦𝘴𝘦 𝘪𝘯 𝘶𝘯 𝘭𝘪𝘮𝘣𝘰 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘰𝘧𝘧𝘦𝘳𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘳𝘢 𝘤𝘶𝘳𝘢𝘵𝘢, 𝘮𝘢 𝘯𝘢𝘴𝘤𝘰𝘴𝘵𝘢. 𝘓𝘢 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘩𝘪𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢𝘷𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘪𝘳𝘦: 𝘪𝘴𝘰𝘭𝘢𝘷𝘢.

𝘐𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘷𝘰 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘭𝘰.
𝘕𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘷𝘰 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘭𝘭𝘪𝘢 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘢𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘭𝘱𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢̀ 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘶𝘯 𝘭𝘶𝘴𝘴𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘢𝘪 𝘴𝘢𝘯𝘪.
𝘊𝘰𝘴𝘪̀ 𝘥𝘦𝘤𝘪𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘳𝘪𝘣𝘢𝘭𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰, 𝘥𝘪 𝘳𝘦𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘪𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭’𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘭𝘢 𝘴𝘶𝘢 𝘥𝘪𝘨𝘯𝘪𝘵𝘢̀.
𝘕𝘰𝘯 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘷𝘰 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘪𝘳𝘦 𝘪 𝘮𝘢𝘵𝘵𝘪 — 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘷𝘰 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦.

𝘕𝘦𝘭 1978 𝘭𝘢 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢 𝘪𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘯𝘰𝘮𝘦 𝘤𝘩𝘪𝘶𝘴𝘦 𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘪𝘤𝘰𝘮𝘪. 𝘍𝘶 𝘶𝘯 𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘳𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰, 𝘮𝘢 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘪 𝘧𝘦𝘥𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘰. 𝘊𝘳𝘦𝘥𝘦𝘷𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘢𝘥 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘳𝘴𝘪𝘵𝘢̀, 𝘢 𝘳𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘥𝘰𝘭𝘰𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘢.
𝘔𝘢 𝘴𝘢𝘱𝘦𝘷𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘢𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘣𝘢𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘰𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘪𝘤𝘰𝘮𝘪.
𝘉𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘢𝘷𝘢 𝘢𝘱𝘳𝘪𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘤𝘰𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘻𝘦.

𝘍𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘶𝘯 𝘶𝘵𝘰𝘱𝘪𝘴𝘵𝘢, 𝘴𝘪̀. 𝘔𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘶𝘵𝘰𝘱𝘪𝘦, 𝘪𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘪 𝘮𝘶𝘰𝘷𝘦.
𝘖𝘨𝘨𝘪 𝘮𝘪 𝘥𝘪𝘤𝘰𝘯𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘳𝘪𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦̀ 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘮𝘱𝘪𝘶𝘵𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘦𝘵𝘢̀ 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘱𝘳𝘰𝘯𝘵𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘪 𝘮𝘪𝘦𝘪 𝘴𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘳𝘪𝘮𝘢𝘴𝘵𝘪 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘢𝘳𝘵𝘢. 𝘍𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘦̀ 𝘷𝘦𝘳𝘰.
𝘔𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘩𝘰 𝘮𝘢𝘪 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘶𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘭𝘭𝘪𝘢 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦 𝘶𝘯 𝘥𝘪𝘧𝘦𝘵𝘵𝘰 𝘥𝘢 𝘦𝘴𝘵𝘪𝘳𝘱𝘢𝘳𝘦.
𝘗𝘦𝘳 𝘮𝘦, 𝘭𝘢 𝘧𝘰𝘭𝘭𝘪𝘢 𝘦̀ 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘯’𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪𝘵𝘢̀.»

A più di cento anni dopo la sua nascita, Franco Basaglia resta una delle figure più luminose e fraintese del Novecento.
Psichiatra, filosofo, ribelle — ma soprattutto uomo capace di vedere nell’altro non un “malato” ma una persona.
Con la legge 180 del 1978, mise fine a secoli di segregazione, aprì i cancelli dei manicomi e restituì libertà e dignità a chi, fino ad allora, era stato considerato irrecuperabile.

Eppure, a distanza di decenni, la sua rivoluzione è ancora ferita.
La seconda parte della sua legge — quella che prevedeva una vera rete di assistenza e inclusione — è stata tradita.
La follia è tornata a essere invisibile, spostata dal manicomio alle case, dalle istituzioni alle famiglie, spesso sole, schiacciate dal peso di una responsabilità che non avrebbero dovuto portare da sole.

Basaglia è stato troppo avanti per il suo tempo.
Come tutti i visionari, è stato prima esaltato, poi dimenticato.
Ma resta una voce necessaria, in un mondo che ancora teme la fragilità e preferisce etichettare invece di comprendere.

La sua frase — “La società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia” — oggi risuona come una condanna.
Perché rifiutando la follia abbiamo rinunciato anche alla ragione.
Non è Franco Basaglia che manca.
Siamo noi che abbiamo mancato la sua lezione più grande: quella di restare umani.

13/08/2025

📢 Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi informa che, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale Salute–MEF e della successiva comunicazione dell’INPS, d’intesa con il Ministero della Salute, le domande per il Bonus Psicologo 2025 potranno essere presentate dal 15 settembre al 14 novembre 2025.

Il contributo è destinato ai cittadini con ISEE in corso di validità non superiore ai 50.000 euro e sostiene le spese per sessioni di psicoterapia, riconoscendo fino a 50 euro per seduta, per un massimo di 1.500 euro per beneficiario.

Il bonus, che può essere utilizzato una sola volta, è valido presso psicologi psicoterapeuti privati regolarmente iscritti all’Albo degli Psicologi e presenti nell’elenco dei professionisti che hanno aderito all’iniziativa comunicandolo al CNOP.

La domanda può essere presentata annualmente, online sul portale www.inps.it, dove sono disponibili tutte le informazioni su requisiti, modalità e importi.

Indirizzo

Guagnano

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Psicoterapia Cognitiva Bracci pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram