Dott.ssa Serena Ferrari. Psicologa e Psicoterapeuta

Dott.ssa Serena Ferrari. Psicologa e Psicoterapeuta PSICOLOGA e PSICOTERAPEUTA AD ORIENTAMENTO PSICOANALITICO. L'obiettivo finale sarà il raggiungimento del benessere e una migliore comprensione di sé.

La Dottoressa Serena Ferrari è Psicologa e Psicoterapeuta, iscritta all'Albo Professionale della Liguria (n°2380) specializzata secondo un modello scientifico e clinico a orientamento psicoanalitico. Ha all’attivo diversi corsi di formazione, seminari e master, tra cui quello sulla Terapia Sistemica Familiare e di Coppia. Presta sostegno psicologico a adulti, adolescenti e famiglie; attraverso il colloquio clinico e ad una continua valutazione delle scelte di intervento più adatte alla persona, aiuta a superare momenti di difficoltà, problemi emotivi e comportamentali. Le sedute saranno modulate secondo le esigenze della persona, messa in primo piano, durante tutto il percorso intrapreso.

Che poi l’Amore molto ha a che fare con la libertà. Questa ragazza, nonostante la scelta dolorosa seguita dalla rinuncia...
09/11/2025

Che poi l’Amore molto ha a che fare con la libertà. Questa ragazza, nonostante la scelta dolorosa seguita dalla rinuncia, è una mamma capace e meravigliosa

A soli 23 anni, una giovane donna ha affrontato una decisione che molti non saprebbero nemmeno immaginare.

Durante la gravidanza, ha compreso che non avrebbe potuto garantire al proprio bambino le condizioni di vita e l’amore in cui credeva, e ha scelto di ricorrere al parto in anonimato. Questa procedura, prevista dalla legge italiana, permette alla madre di dare alla luce il proprio figlio in ospedale senza rivelare la propria identità, garantendo al bambino la possibilità di essere affidato a una famiglia adottiva e ricevere cure sicure fin dal primo giorno di vita.

La legge italiana tutela il diritto della madre a restare anonima (articolo 30 della legge 40/2001 e successive modifiche), permettendo contemporaneamente al bambino di essere protetto e di crescere in un ambiente stabile. Questa scelta, seppur dolorosa, è spesso motivata dalla volontà di garantire al piccolo una vita migliore, senza privarlo delle opportunità che una giovane madre potrebbe non riuscire a offrire.

Il racconto di questa giovane donna è un gesto di coraggio e di amore: “Non potevo tenerlo, ma lo amavo con tutta me stessa. Ho scelto l’adozione per dargli una vita che non potevo offrirgli”. Una frase che racchiude tutta la complessità di una decisione che richiede forza, maturità e un profondo senso di responsabilità.

Il parto in anonimato non è solo una questione legale: è una scelta emotivamente intensa, che porta con sé dolore, speranza e amore. La giovane madre ha deciso di compiere questo passo per il bene del suo bambino, e la sua storia ci ricorda quanto l’amore vero a volte significhi lasciar andare chi amiamo per garantirgli il futuro migliore possibile.

In un mondo dove il giudizio spesso arriva prima della comprensione, storie come questa meritano ascolto e rispetto. Perché dietro una scelta difficile c’è sempre un cuore che ama e spera.

Sono sempre stata una bambina mite, giudiziosa, educata ma molto vivace e chiacchierona, a dire dei miei genitori.Una ba...
30/10/2025

Sono sempre stata una bambina mite, giudiziosa, educata ma molto vivace e chiacchierona, a dire dei miei genitori.
Una bambina buona ma loquace e senza il dono della sintesi nei discorsi.
Le elementari sono volate con ottimi voti, quaderni ordinati, interrogazioni che andavano lisce come l’olio.
Anche a danza, ero tra le più brave, composta nel mio body rosa, mi sentivo come se dovessi arrivare alla Scala da un momento all’altro.
Alle medie però qualcosa dev’essere andato storto.
Il gruppo classe non aiutava, ma più di tutto, non aiutavano i docenti, soprattutto uno.
Ero bravissima in italiano ma quel giorno, alla lavagna, presa dall’ansia per il suo sguardo giudicante, scrissi “un amica” senza apostrofo.
Mi mandó fuori dalla classe, in castigo, in corridoio. Nessuna spiegazione, solo quel modo austero che mi mortificò come se avessi commesso chissà quale reato.
Medioevo.
Rimasi lì per tutta l’ora di lezione.
So che per un qualche adulto questa forma di castigo potrebbe rappresentare educazione, ma non lo è.
Soprattutto se c’è umiliazione: non era tanto il mettere un allievo alla porta, tanto l’incutere timore come metodo educativo.
Tutti e tre gli anni filarono così: mia madre ancora oggi si sente in colpa per non avermi cambiato di sezione o scuola.
Ma di rimando, io non raccontavo tutto perché pensavo di essere in torto io.
Eh sì che ho avuto genitori attenti e premurosi.
Arrivai al liceo con non poche difficoltà, date dall’esperienza delle medie ma anche dalla salute compromessa di un mio caro, gravemente malato.
La voglia di studiare era altalenante, avevo la testa a casa… così, alla fine, mi convinsi di non essere portata per lo studio.
Mi buttai così sulla danza: ero bravina davvero.
I voti a scuola non erano male, ma i diesel a volte non vengono compresi dal sistema.
Quando, dopo il diploma, dissi ai miei che volevo fare Psicologia furono felicissimi.
Ho avuto due genitori meravigliosi, per loro avrei potuto fare qualunque cosa e diventare chiunque; sono sempre stati dalla mia parte.
Gli anni universitari furono tra i più belli della mia vita, feci la triennale, la magistrale e andai oltre con la specializzazione in Psicoterapia.
Seguirono due Master.
Tutto con ottimi voti.
L’altro giorno, a quarant’anni, mi sono iscritta al terzo, durerà un anno e non so come farò tra lavoro e famiglia.
Questo per offrirvi un servizio sempre più completo, curato e aggiornato 🌱

Vorrei tanto dirlo al mio professore delle medie o raccontare a quelli delle superiori cosa c’era dentro di me in quegli anni, tra quel dolore legato alla malattia a casa e l’esperienza passata.
Vorrei tanto dire altresì ai genitori di credere nei loro figli: hanno il dovere di pensare che i loro bambini potranno diventare chi vorranno un giorno, che i voti a scuola non sono indice di intelligenza, che occorre sempre chiedersi perché di un comportamento o di un gesto.
Che i bambini e i ragazzi hanno bisogno di adulti che siano un esempio.
Vorrei dire che il potenziale lo ha chiunque ma a volte il contesto non lo comprende o addirittura lo limita.
Se dici a un bambino che è un incapace, lui ci crederà.
Se gli dici che lo ami e che credi in lui, questo diventerà fortissimo.
Mettevi accanto ai vostri bambini, ascoltateli, fate il tifo per loro.
Sbocceranno quando sarà il loro momento.
E agli insegnanti dico, usate tatto ed empatia, siate dei punti di riferimento per cui valga la pena davvero affidarsi, aggiornatevi, leggete qualcosa sulla psicologia e vedrete che la classe vi verrà dietro.
Dovete pensare all’influenza che avete circa il futuro di quel ragazzo e in caso sarà anche merito vostro! E che a volte, se quel minore non ha genitori adeguati, voi siete gli unici adulti a cui affidarsi.
Poi vorrei dire ai “miei” ragazzi, quelli che vedo ogni giorno, che sono fortissimi, che a volte i professori sbagliano, che i grandi inciampano, ma ci sarà sempre qualcuno pronto a credere in loro perché ci sono anche ottimi adulti che vogliono per loro tutto il bene del mondo.
Daje ragazzi, avanti tutta, testa alta e tutti i sogni del mondo in tasca!

📸 qui una ragazzina alle medie 😉

Ci avete mai pensato al peso del Silenzio?Quante volte lo avete utilizzato in modo punitivo verso l’altro?E quante volte...
30/10/2025

Ci avete mai pensato al peso del Silenzio?
Quante volte lo avete utilizzato in modo punitivo verso l’altro?
E quante volte invece speravate di essere capiti, attraverso questo?
Il silenzio non è mai solo silenzio… é uno strumento comunicativo differente 💬

Buon giovedì 🌧️

Continua il nostro Corso Pre e Post Parto “Famiglia si fa!” presso Il Campo delle Fragole 🍓 Una serie di incontri che ac...
22/10/2025

Continua il nostro Corso Pre e Post Parto “Famiglia si fa!”
presso Il Campo delle Fragole 🍓
Una serie di incontri che accompagnano le coppie, dall’attesa fino a un anno dopo la nascita dei bebè 🤲🏻
Attraverso un lavoro in equipe multidisciplinare, ogni incontro ha lo scopo di accogliere e accompagnare le mamme in questa nuova avventura, con uno spazio dedicato ai papà.
Grazie Mamme, seguirvi in questo nuovo capitolo di vita, é meraviglioso e mi sta dando tantissimo 🙏🏻🌸

I genitori rappresentano il primo esempio di amore perché sono le prime figure con le quali il bambino entra in relazion...
12/10/2025

I genitori rappresentano il primo esempio di amore perché sono le prime figure con le quali il bambino entra in relazione, e da loro riceve le basi emotive e affettive che plasmeranno il suo modo di amare e relazionarsi nel futuro.
Ma perché questo legame è così cruciale?

🤲🏻 Perché sono il primo contatto affettivo
- Il bambino appena nato sperimenta l’amore attraverso il contatto fisico, il calore, le cure quotidiane e la semplice presenza dei genitori (il loro odore, la loro pelle, le loro braccia che accolgono)

🧠 Perché si creano i cosiddetti “Modelli di attaccamento” che influenzeranno il modo in cui il bambino amerà, si fiderà e gestirà le relazioni una volta che sarà adulto.
Ci sono diversi tipi di Attaccamento e tutti trovano radice nel rapporto avuto con i nostri genitori.

💡 I genitori sono come specchio.
Se ti guardo amorevolmente e con attenzione, tu saprai di essere amato, visto e riconosciuto nel tuo modo di essere unico e speciale.
Se mi rivolgo a te distratta e poco attenta a ciò che dici o fai, tu penserai di non valere niente.
È così via….
I bambini imparano più dai comportamenti che dalle parole: cerchiamo di prestare attenzione a come ci rivolgiamo loro e anche del comportamento non verbale.

📩 I linguaggi.
I genitori utilizzano diversi “linguaggi dell’amore”: carezze, parole di incoraggiamento, tempo condiviso, regali simbolici, atti di servizio. Questi linguaggi aiutano il bambino a comprendere e riconoscere l’amore in tutte le sue forme.

In sintesi, l’amore genitoriale non è solo un sentimento: ma è un modello educativo un rifugio e una guida relazionale…
È da lì che tutto comincia 🪴

A. Bilbao,Il cervello dei bambini spiegato ai genitori. Link al libro
https://amzn.to/4q3UZ9Z

Un libro chiaro e utile. Consigliato.

Rientrata alla base 📍Per i nuovi percorsi, verrete ricontattati al più presto, per chi c’è già, bentornati 🫂
23/09/2025

Rientrata alla base 📍
Per i nuovi percorsi, verrete ricontattati al più presto, per chi c’è già, bentornati 🫂

14/09/2025

Donare ciò che non si ha.
Buon ascolto e una buona domenica!

‼️ Cambio sede per i pazienti di Pieve di Teco e aree interne ‼️Ci ritroveremo presso il nuovo centro Casa della Comunit...
08/09/2025

‼️ Cambio sede per i pazienti di Pieve di Teco e aree interne ‼️
Ci ritroveremo presso il nuovo centro Casa della Comunità 📍

Per molti l’anno termina a dicembre, io invece, sono tra quelli che considera settembre il giro di boa per poi ripartire...
27/08/2025

Per molti l’anno termina a dicembre, io invece, sono tra quelli che considera settembre il giro di boa per poi ripartire.
‘Che poi certo, siamo tutti d’accordo sul fatto che nulla cambia se non cambi tu, ma siamo sempre in tempo per crescere, no?

É stato un anno professionalmente meraviglioso, ricco di nuove esperienze, proposte, inizi.
Questo spazio poi ha accolto nuove vite, nuove storie.
Grazie per la fiducia, per l’affetto.
Grazie alla vita perché è proprio vero: quando lasci spazio, quando crei “vuoti”, permetti a nuove possibilità di arrivare e crescere.

Ad oggi ho bisogno di riposare un pochino e riprendere il giusto ritmo di respiro, ricaricare le batterie e ripartire 🌱
Al momento non ho possibilità per nuove prese in carico ma da ottobre avrò modo di calendarizzare nuovi appuntamenti.
💡 Lo studio sarà chiuso dal 2 al 22 settembre.
Ci rivediamo da martedì 23 🗓️

Per me, avere radici va oltre avere ricordi con determinate persone, o l’aver instaurato legami esclusivi. Certo, ci son...
25/08/2025

Per me, avere radici va oltre avere ricordi con determinate persone, o l’aver instaurato legami esclusivi.
Certo, ci sono anche quelli, ma è una conseguenza.
Anzi, credo che per alcuni versi, l’esclusività sia pericolosa quanto nociva, perché non apre strade.
Nel mio caso, avere radici significa sentire un forte senso di appartenenza, avere un posto nel mondo, sentirsi a casa, trovare rifugio.
Significa sentirsi al riparo quando tutto è controcorrente, significa trovare pace quando il mondo va troppo veloce.
Io, qui, respiro.
In questa terra, sono cresciuta e in ogni caruggio, così come in ogni angolino di mare, ritrovo la mia nonna.
La ritrovo anche nei miei gesti, nel mio essere e nei modi di pensare.
Ma sapete… la verità è che mia nonna, al di là dell’ amarmi, mi ha insegnato ad appartenere ad un posto per avere poi la possibilità di andare lontano.
Mi ha insegnato che questo paese, le nostre campagne e la nostra casa, sono le mie radici, e che le radici nulla c’entrano con le catene.
Mi ha trasmesso i suoi ricordi, le sue perdite, le gioie, le sue abitudini, persino la guerra… non ha mai tralasciato nulla.. è giusto?
Non lo so, ma qualcosa deve pur aver funzionato, perché mi ha ha lasciato una storia.
Ho viaggiato, ho amato molti luoghi.
Tutt’ora ho diverse città nel cuore.
Ma niente, mai, sarà come questo angolo di mondo.
Ecco, quindi vedete, io non vi auguro legami esclusivi.
Io vi auguro senso di appartenenza e respiri leggeri: perché se vi sentite a casa in qualche ricordo o luogo, potrete arrivare ovunque

Oggi mi è capitato sottomano questo articolo🤍Ho sempre pensato come alcune esperienze come l’aborto, andrebbero vissute ...
21/08/2025

Oggi mi è capitato sottomano
questo articolo🤍
Ho sempre pensato come alcune esperienze come l’aborto, andrebbero vissute nel rispetto della privacy in ambienti protetti, caldi e con un’equipe preparata, non solo a livello medico ma anche psicologico.
La messa al mondo, così come la perdita, necessitano di personale medico formato anche e soprattutto in ambito Psi.
La parte medica, da sola, non basta.
Da donna, ma soprattutto da professionista della salute, considero la scelta di separare chi sta vivendo l’esperienza (e il trauma) dell’aborto, dal reparto maternità e pediatria, non come una forma di esclusione, ma come gesto di cura, rispetto e prevenzione (per il post traumatico da stress, attacchi di panico, ansia generalizzata ecc).

Ma perché sarebbe utile creare spazi distinti?

Innanzitutto per le diverse esperienze psicologiche e per quella che chiameremo “protezione emotiva”.
Per molte donne, l’esperienza dell’aborto è accompagnata da dolore, senso di perdita e conflitto interiore. Trovarsi accanto a neonati o donne che hanno appena partorito, può intensificare il disagio psicologico e creare forti stati ansiosi.
Immaginate il senso di smarrimento e di perdita, il vuoto, l’angoscia, la paura per il futuro che si può provare davanti a chi ha il mondo tra le mani e la persona in questione l’ha appena perso.
L’aborto è un lutto e così va trattato.
Separare gli ambienti può essere un modo per rispettare il loro bisogno di privacy e di elaborazione personale.

Per questo, sarebbe opportuno che le strutture sanitarie e i reparti offrissero un supporto psicologico adeguato con la possibilità di adattare gli spazi in base alle esigenze individuali e personali di ciascuna storia.

Questo dolore, se non si è mai provato, può non essere compreso, ma va considerato e trattato, nel pieno rispetto della persona, nella totale mancanza di giudizio, evitando frasi come “potete riprovarci”, “era solo un insieme di cellule”, “vedrai che passa presto”, “d’altronde, sarà anche la tua età” (è proprio necessario? eppure sono le ginecologhe donne a pronunciarle per prime ).
Se proprio non sapete cosa dire, restate in silenzio, accanto.
Da amici, ma anche da professionisti, medici e non.

L’aborto per una donna, che lo scelga o no, è un’esperienza dolorosa. E lo diventa ancora di più se quando si va in ospedale ci si ritrova accanto ad altre donne che stanno per partorire o l’hanno appena fatto. La giornalista Roberta Rei ha scelto di raccontare un suo fatto privato, ma anche di denunciare qualcosa che secondo lei “nessuna donna dovrebbe mai vivere”.

"È stato il periodo più difficile di sempre – spiega su Instagram – improvvisamente incinta, improvvisamente felice come mai nella vita. A quattro mesi inoltrati poi ‘la natura ha scelto per te’ e il dolore più grande. Viscerale, anche quello, dei più forti mai provati”. “Ho visto quello schermo, quell’immagine distesa, come dormiente, non la toglierò più dalla testa - continua - Non avrei dovuto guardare, non avrebbero dovuto farmi guardare. Poi l’attesa di ore in ospedale perché ‘signora ci sono tante donne che stanno partorendo, il medico poi arriverà’. Io ho visto i loro volti felici, ho sentito i pianti di quelle creature che venivano al mondo. Erano dei coltelli che si infilavano nello stomaco. Era necessario? Me lo sono chiesta dopo tornando lucida. No. E non deve esserlo per nessuna donna che va incontro a un aborto. Che lo abbia scelto o meno”

L’articolo completo su Repubblica

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