Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo

Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo Informazioni di contatto, mappa e indicazioni stradali, modulo di contatto, orari di apertura, servizi, valutazioni, foto, video e annunci di Dott.ssa Tiziana Jean Croccolo, Psicologo, Imperia.

Psicologa Clinica, Psicologa Forense, Psicologa Investigativa, Psicosomatologa, Criminologa, Criminal Profiler, Psicologa specializzata in Analisi Comportamentale, Psicopatologia, Psicodiagnostica Forense, e nella Clinica Psicoanalitica dei Nuovi Sintomi

25/11/2025
23/11/2025

“Siamo un battito di ali delle stelle: muoiono partorendo gli atomi che ci compongono, ma sono del tutto ignare delle vicende umane, indifferenti ai nostri barlumi di grandezza e agli abissi del nostro ego. Forse guardando le cose da una scala cosmica saremmo più disposti a perdonarci a vicenda la nostra piccolezza, ad aiutarci l’un l’altro a vivere con serenità il nostro breve tempo sulla Terra.”

Credit: NASA / ESA

Samantha Cristoforetti dal "Diario di un’apprendista astronauta"

13/11/2025

🕯️| La Nationale s'associe aux hommages nationaux rendus aux victimes des attentats du 13 novembre 2015. N'oublions jamais.

18/10/2025

E aggiungo…da anni lavoro dentro questi scenari, li studio, li analizzo e li documento in aula di giustizia davanti ai giudici.

Ecco perché lo dico chiaramente: non denunciare non significa “non voler uscire”, significa essere intrappolate in una gabbia psicologica costruita con metodo e precisione chirurgica da chi esercita il controllo.

Dietro ogni donna che non denuncia c’è una strategia manipolatoria strutturata, un percorso fatto di annientamento progressivo dell’identità, di isolamento relazionale, di distruzione della percezione di sé e del proprio valore.

La vittima arriva a credere che non possa sopravvivere senza il suo carnefice, che non verrà creduta, che sarà punita se osa parlare.

È la dipendenza traumatica, un legame tossico che funziona come una sostanza e alterna fasi di violenza a momenti di pseudo-tenerezza, che generano confusione, ambivalenza e paralisi decisionale.

Questo è ciò che noi operatori del settore — psicologi, criminologi, forze dell’ordine, sanitari, assistenti sociali — conosciamo perfettamente.

Non è un mistero, è letteratura scientifica consolidata, è esperienza quotidiana.

E allora mi domando, anzi domando a voce alta:
com’è possibile che ancora oggi, nel 2025, davanti a una donna che arriva al pronto soccorso o in un consultorio con i segni evidenti di una coercizione psicologica o fisica, non scatti automaticamente il Codice Rosso?
Com’è possibile che, di fronte a chi trova il coraggio di chiedere aiuto — anche senza formalizzare una denuncia, come spesso accade nelle prime fasi di disvelamento — nessuno muova un dito, nessuno attivi una segnalazione, nessuno costruisca una rete di protezione immediata?

Non ci sono scuse, non esiste l’alibi dell’ignoranza perché queste dinamiche sono note, studiate, insegnate nei corsi di formazione, presenti nei protocolli.

Chi lavora nei distretti sanitari, negli ospedali, nei consultori sa benissimo che una donna che arriva spaventata, esitante, con un linguaggio frammentato e una narrazione confusa, non è una donna poco chiara, è una donna terrorizzata, una donna manipolata, una donna che sta cercando di sopravvivere.

E allora sì, è inaccettabile — profondamente inaccettabile — leggere che tutti gli indicatori di rischio c’erano, che la situazione era nota, che il Codice Rosso andava attivato, e scoprire invece che non è stato fatto nulla.
Nulla.
Nemmeno un tentativo di protezione minima.

È ora di finirla con le omissioni camuffate da burocrazia.
Quando una donna chiede aiuto, anche solo con gli occhi, quel momento è il punto di svolta.

Se lo perdiamo, la perdiamo.

E a quel punto, nessuna relazione, nessun verbale, nessun convegno, nessuna panchina, nessuna fisccolata potrà restituirle la vita che abbiamo lasciato che il suo carnefice le strappasse via.

12/10/2025
Prima assemblea ufficiale ed elezione direttivo! Che Team meraviglioso! Quante emozioni condivise! Vorrei essere con voi...
11/10/2025

Prima assemblea ufficiale ed elezione direttivo! Che Team meraviglioso! Quante emozioni condivise! Vorrei essere con voi a Roma in questo momento! Centro Nazionale Vittime Relazionali

08/10/2025

Nel 2007, un uomo di 44 anni si recò in un ospedale francese per un semplice fastidio alla gamba.
Niente faceva pensare a qualcosa di grave. Ma ciò che i medici scoprirono sembrava impossibile:
il suo cervello si era assottigliato fino a formare solo un sottile strato di tessuto cerebrale, compresso contro le pareti del cranio.
Si racconta che ne fosse rimasto appena il 10%.
Eppure, quell’uomo viveva una vita del tutto normale.

Era sposato, aveva figli, lavorava, parlava, ragionava.
Era perfettamente cosciente di sé.
Il suo caso, pubblicato sulla rivista The Lancet, lasciò la comunità scientifica senza parole:
come può un essere umano pensare, amare, muoversi e ricordare, con così poco cervello funzionante?

Gli esami rivelarono che l’uomo soffriva di idrocefalia fin dall’infanzia — una condizione in cui il liquido cerebrospinale si accumula nel cranio, comprimendo lentamente il tessuto cerebrale.
Nel suo caso, quel processo era durato decenni, e il cervello, invece di spegnersi, aveva reagito nel modo più straordinario possibile:
si era riorganizzato.

Il neuroscienziato belga Axel Cleeremans suggerì che il suo cervello rappresentava la prova più potente della plasticità cerebrale, la capacità del sistema nervoso di adattarsi e ridisegnarsi per sopravvivere.
Quel tessuto rimasto aveva imparato, col tempo, ad assumere le funzioni dell’intero cervello — a pensare, ricordare, sentire, amare.
Era come se l’organo più misterioso del corpo umano avesse ricreato se stesso da zero.

Questo caso ha ridefinito i confini della neuroscienza e della coscienza.
Ha dimostrato che non è la quantità di cervello a determinare chi siamo, ma la sua capacità di reinventarsi, di adattarsi, di non arrendersi.

In fondo, forse l’essenza dell’essere umano non sta nella materia grigia,
ma in quella scintilla invisibile che lo spinge a ricominciare, anche quando sembra impossibile.

08/10/2025

La psicoanalisi entra nelle periferie.

Venerdì 10 ottobre, alle ore 10:00, nella Sala Alessi di Palazzo Marino (Milano), verrà presentato il “Progetto di Psicoanalisi nelle Periferie – PPP”, ideato da Massimo Recalcati e realizzato da Jonas Milano in collaborazione con il Comune di Milano – Assessorato al Welfare e alla Salute, con il sostegno di importanti realtà del mondo privato.

Un progetto che nasce dal desiderio di portare la parola psicoanalitica nei luoghi della vita quotidiana, là dove il disagio spesso resta senza voce.
A Corvetto, Crescenzago e Quarto Oggiaro, già attivi – ed entro la fine dell’anno anche a Selinunte – psicologi e psicoterapeuti offriranno terapie di supporto individuale e di gruppo a tariffe sociali, dalla gratuità fino a un massimo di 15 euro, accanto a percorsi di prevenzione e attività culturali in rete con scuole, associazioni e istituzioni locali: un modo per costruire una comunità che si riconosce nella cura e nell’ascolto reciproco.

All’incontro interverranno Massimo Recalcati, Lamberto Bertolé - Assessore al Welfare e alla Salute del Comune di Milano - e i rappresentanti delle realtà che hanno scelto di sostenere il progetto: Fondazione Amplifon, Zurich Foundation, Lundbeck Italia e Samsung.

Ti aspettiamo per condividere un passo concreto verso una città più inclusiva, solidale e attenta al benessere di ciascuno.

Indirizzo

Imperia
18100

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 17:00
Martedì 09:00 - 17:00
Mercoledì 09:00 - 17:00
Giovedì 09:00 - 17:00
Venerdì 09:00 - 17:00

Sito Web

https://www.centronazionalevittimerelazionali.com/biopsicologi,

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