19/10/2025
19 ottobre
La FELICITÀ
Oggi è domenica. E non voglio parlare di patologie. Voglio parlare di una cosa chiamata felicità.
Oggi è domenica.
E no, non voglio parlare di vertebre in torsione,
di lombalgie, di posture o di dolori cervicali.
Non voglio parlare di ansia somatizzata nello stomaco,
né di tensioni diaframmatiche o di catene muscolari accorciate.
Oggi voglio parlare di una cosa che nessun referto sa descrivere,
una cosa che nessuna risonanza può catturare:
la felicità.
Non quella effimera, plastificata, da fotografia o da social.
Ma quella vera, biologica, epidermica,
quella che nasce silenziosa nelle ossa,
che si diffonde nei tessuti come una corrente tiepida
e trasforma il corpo in un tempio che vibra di gratitudine.
Il tempo che ci vuole per essere felici
La domanda è semplice, ma la risposta no:
quanto tempo ci vuole per essere felici?
Forse un secondo.
Forse una vita.
O forse il tempo esatto di un respiro consapevole.
La felicità non è una conquista, è un ritorno.
È tornare a sentire la vita, non a pensarla.
È tornare a riconoscere il battito del cuore come musica,
il respiro come preghiera,
il silenzio come abbraccio.
Il cervello impiega un decimo di secondo per generare una reazione di piacere.
Ma può volerci una vita intera per permettersi di sentirla.
Perché la felicità non è solo una scarica di dopamina:
è un atto di resa, un lasciarsi attraversare.
Dal punto di vista scientifico
La felicità è un’orchestra invisibile diretta dal cervello.
Ogni nota è una molecola, ogni battito una scarica elettrica.
• La dopamina è la spinta, il “voglio”, la curiosità.
È l’attesa del bacio più che il bacio stesso.
È il brivido della possibilità.
• La serotonina è la calma dopo la tempesta,
il sorriso che rimane anche quando la vita non è perfetta.
È ciò che ti fa dormire bene, digerire bene, stare bene dentro di te.
• L’ossitocina è la chimica della fiducia.
Nasce da un abbraccio, da una carezza, da uno sguardo che dice “ti vedo”.
È il collante delle relazioni, la carezza della biologia.
• Le endorfine sono gli analgesici del corpo,
il sollievo dopo la corsa, la risata, il pianto liberatorio.
Sono la voce interna che sussurra: “Va tutto bene.”
Tutte insieme costruiscono un ecosistema emotivo.
E come ogni ecosistema, vive di equilibrio:
troppa dopamina senza ossitocina diventa mania;
troppa serotonina senza stimolo diventa apatia.
La felicità, scientificamente, è l’armonia dei contrari.
È il cervello che suona accordi in equilibrio tra stimolo e quiete,
tra desiderio e accettazione.
Ma la verità è che la felicità non nasce nel cervello,
nasce dal corpo.
Dalla pelle, dai visceri, dai sensi che percepiscono il mondo
prima ancora che il pensiero lo giudichi.
Dal punto di vista visivo
Gli occhi sono il primo organo della felicità.
Quando siamo felici, le pupille si dilatano,
la retina si bagna di luce,
i colori diventano più vivi.
Il cervello interpreta quella luce come un segnale di sicurezza:
“Puoi smettere di difenderti.”
E così il mondo cambia colore.
L’alba diventa più calda, le ombre più morbide,
persino le rughe diventano paesaggi di vita vissuta.
La felicità, da un punto di vista visivo,
è la capacità di vedere la luce anche nelle crepe.
È quando smetti di osservare il mondo con gli occhi della mancanza
e cominci a guardarlo con quelli della presenza.
Dal punto di vista epidermico
La pelle è il diario più sincero che abbiamo.
Registra tutto: paura, vergogna, amore, pace.
Quando siamo felici, la pelle si apre alla vita.
Il sistema nervoso parasimpatico prende il comando,
i muscoli si distendono,
la frequenza cardiaca rallenta,
il sangue scorre con fluidità.
È come se il corpo dicesse: “Adesso puoi respirare.”
Le cellule epiteliali si nutrono di serotonina,
e la pelle letteralmente brilla di salute.
La felicità, a livello epidermico, è un’irradiazione:
non si vede, ma si sente, come una brezza che accarezza da dentro.
Dal punto di vista sentimentale
La felicità è un atto d’amore verso sé stessi.
Non dipende da chi ti ama, ma da quanto ti permetti di amare la vita.
È lo stupore di un bambino che vede la pioggia cadere,
la leggerezza di chi balla da solo in cucina,
la gratitudine di chi sopravvive a una tempesta e ancora riesce a dire “grazie”.
Emotivamente, la felicità è l’assenza di resistenza.
È lasciarsi essere.
È accogliere anche la tristezza come parte del paesaggio.
Perché la felicità non è il contrario del dolore,
è il suo respiro più ampio.
È la voce che ti sussurra dentro:
“Anche questo passerà, ma tu rimani.”
Il tempo della felicità
Il tempo della felicità non è cronologico, è interiore.
È il tempo della presenza, non della corsa.
Un secondo può contenere più gioia di un anno intero,
se in quel secondo sei completamente lì,
nella vita che ti attraversa.
La felicità vive nel tempo circolare del respiro:
entra, esce, ritorna.
Ogni inspiro è un “voglio vivere”,
ogni espiro è un “mi arrendo al momento”.
Il tempo della felicità è il tempo del qui e ora.
Non appartiene al passato né al futuro,
ma a quell’istante preciso in cui smetti di voler arrivare
e inizi semplicemente a essere.
E oggi, che è domenica…
Oggi non voglio guarire nessuno.
Voglio solo ricordare che la felicità non si cerca, si riconosce.
È già lì, nel caffè che profuma di calma,
nel vento che entra dalla finestra,
nella voce di chi ami, anche se lontana.
Oggi non voglio pensare ai traumi fasciali,
ma alle tracce di sorrisi che ogni corpo porta dentro.
Non voglio misurare pressioni o frequenze,
voglio misurare respiri pieni.
Oggi, la mia terapia è il silenzio.
È sedermi accanto al sole e lasciarlo parlarmi.
È guardare un volto e sentire che l’anima mi sorride.
Perché la felicità non ha diagnosi,
ma ha sintomi evidenti:
un cuore che batte più lento,
una mente che smette di correre,
un corpo che finalmente si fida.
Mantra della Domenica
Il Mantra della Felicità
Oggi non curo, oggi sento.
Oggi non correggo, oggi accolgo.
Respiro luce e lascio che attraversi ogni cellula.
Il mio corpo è un giardino, il mio respiro è acqua viva.
Non rincorro la felicità, la riconosco dentro.
È nei miei occhi, nella mia pelle, nel mio cuore quieto.
Ogni respiro è un inizio.
Ogni silenzio è un tempio.
Ogni sorriso è una cura.
Io sono la felicità che cercavo.
Con gratitudine alla vita vi riporto le parole del mio nuovo amico Giuseppe Totaro Osteopata
Grande uomo, grande osteopata con anima e cuore veri...