05/12/2025
Balint. La relazione terapeutica.
La dimensione apostolica di Balint. Il lato nascosto della medicina che ogni medico esercita senza saperlo
Michael Balint è uno dei pensatori che più hanno influenzato la medicina generale moderna. Psicoanalista ungherese trasferito a Londra, Balint ha dedicato la vita a studiare la relazione medico paziente e a dimostrare che il medico stesso è un agente terapeutico, spesso più potente del farmaco che prescrive. La sua frase più citata, il farmaco più usato in medicina è il medico stesso, descrive solo una parte della sua eredità. L’altra parte, meno discussa e molto più profonda, è ciò che Balint chiamava funzione apostolica. È un concetto che parla direttamente a noi medici di medicina generale, perché descrive qualcosa che viviamo ogni giorno ma che raramente nominiamo.
La funzione apostolica non riguarda la diagnosi o la tecnica, ma il modo in cui il medico dà significato alla malattia, guida il paziente attraverso l’incertezza e trasmette un senso di sicurezza, continuità e fiducia. È la dimensione invisibile della cura, quella che nessun algoritmo può replicare e che nessuna linea guida può racchiudere completamente.
Che cosa significa funzione apostolica
Apostolica viene da apostolos, inviato, portatore di un messaggio. Balint usa il termine in modo laico: il medico, nel momento in cui entra nella vita di un paziente, porta inevitabilmente con sé un messaggio, un orientamento, una narrativa. Ogni gesto, ogni parola, ogni silenzio ha la capacità di influenzare il modo in cui il paziente interpreta ciò che sta vivendo.
Per Balint ogni medico ricopre due funzioni.
Una funzione tecnica, fatta di diagnosi, protocolli, interpretazione dei dati, prescrizioni.
Una funzione apostolica, fatta di presenza, ascolto, calma, significato.
Entrambe sono cliniche. Entrambe influenzano l’esito. Ma la funzione apostolica è quella che regge la relazione quando la tecnica non basta, quando il paziente è spaventato, confuso, vulnerabile.
Perché la funzione apostolica riguarda soprattutto noi medici di famiglia
La medicina generale è il luogo in cui il paziente non cerca solo risposte cliniche. Cerca interpretazione. Cerca una guida. Cerca un senso. Entra nello studio con un sintomo, ma porta sempre una domanda più profonda: come devo interpretare ciò che ho.
È qui che la funzione apostolica diventa centrale.
Quando diciamo non penso sia nulla di grave.
Quando diciamo servono approfondimenti ma siamo qui insieme.
Quando calmiamo, traduciamo, accompagniamo.
Sono microgesti, ma sono terapeutici. Determinano aderenza, riducono il ricorso improprio ai servizi, influenzano gli esiti e costruiscono fiducia. Il paziente non ricorda la spiegazione tecnica. Ricorda il modo in cui si è sentito.
La neurobiologia conferma ciò che Balint aveva intuito
Grazie alle neuroscienze oggi sappiamo che la relazione terapeutica non è metafora. È biologicamente attiva. Il tono di voce del medico modula l’attivazione limbica del paziente. L’ascolto profondo riduce il cortisolo. La percezione di sicurezza attiva ossitocina e dopamina. La funzione apostolica non è un concetto poetico, è fisiologia della cura.
Un antidoto al burnout del medico
Qui Balint è sorprendentemente attuale. Quando il medico esercita solo la funzione tecnica, la professione si svuota: diventa compito, burocrazia, pressione, ripetizione. Quando recupera la funzione apostolica, ritrova la parte più significativa del proprio lavoro. La relazione restituisce senso, riduce la solitudine professionale, protegge dall’esaurimento emotivo.
Il problema non è lavorare troppo. Il problema è lavorare senza significato. La funzione apostolica restituisce quel significato.
Perché parlarne oggi è urgente
Viviamo in una medicina sempre più complessa, piena di strumenti, protocolli, tecnologia. Una medicina più precisa ma spesso meno umana. La funzione apostolica non è retrò. È ciò che ci rende insostituibili, ciò che nessuna intelligenza artificiale potrà mai replicare, ciò che mantiene la medicina una professione e non un atto tecnico.
Nella medicina generale viviamo ogni giorno dentro la complessità delle persone reali. La funzione apostolica non è un’aggiunta. È la cura stessa. Ed è l’unico elemento che permette alla tecnica di funzionare.
Una proposta per la formazione
Dovremmo insegnare questa dimensione con la stessa attenzione con cui insegniamo le linee guida. Non come teoria astratta, ma come competenza clinica essenziale. Capacità di ascolto, gestione dell’incertezza, uso terapeutico della parola, consapevolezza della propria presenza. È questo che, secondo Balint, trasforma un medico competente in un medico efficace.
La medicina centrata sulla relazione non è un ornamento. È la struttura che sorregge tutto il resto. E la funzione apostolica è il suo cuore silenzioso.