01/10/2025
Ricordo che da bambina, ovunque andassi, sentivo intorno a me tenerezza. Un sorriso della cassiera, una carezza da un anziano in fila, una parola dolce da uno sconosciuto incontrato per strada. Era come se l’infanzia fosse accolta da una comunità intera, non solo dai propri genitori.
Oggi quella tenerezza sembra svanita. I bambini vengono tollerati a fatica, come se la loro semplice presenza fosse un disturbo.
E non credo che sia colpa dei genitori di oggi, non credo che siamo meno attenti o più permissivi di un tempo. Piuttosto è la società che sembra aver perso la capacità di accogliere l’infanzia.
Un bambino piange, esplora, tocca, fa rumore: è il suo modo di crescere e comunicare. Non è maleducazione, è sviluppo.
Mi capita spesso di passare vicino alle scuole e sentire urla rivolte ai bambini. Minacce, note disciplinari, divieti sulle cose che amano di più, come uscire, giocare, esplorare. Ma cosa stiamo davvero trasmettendo? Stiamo insegnando la regola? L’amore? O stiamo insegnando che chi è più forte può imporre la sua autorità con la paura?
Giorni fa, in un negozio, mia figlia stava semplicemente scegliendo degli oggetti, quindi li osservava, li toccava, come farebbe qualsiasi adulto. All’improvviso, senza alcun motivo, la proprietaria ha iniziato a urlarle di non toccare, aggiungendo che i bambini non li sopporta. Le urla sono state scioccanti, sproporzionate perché non era caduto nulla, non si era rotto nulla, stavamo solo scegliendo.
In quel momento ho compreso qualcosa che da bambina non avrei potuto immaginare: il diavolo non ha le corna come ce lo raffigurano i cartoni. Si manifesta nei comportamenti disumani, ingiusti, privi di gentilezza e di tenerezza. In ogni gesto che rifiuta la vita, la fragilità e l’innocenza dei piccoli.
Gesù diceva: “guardatevi dal disprezzare qualcuno di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli, nei cieli, vedono continuamente la faccia del Padre mio che è nei cieli”. E ancora: “in verità io vi dico: se non cambiate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete affatto nel regno dei cieli. Chi, pertanto, si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno dei cieli. E chiunque accoglie un bambino come questo nel nome mio, riceve me. Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare”.
Oggi noto che molte persone sono più predisposte a tollerare un cane che un bambino. Non c’è nulla di male nello scegliere di avere un animale o di non avere un figlio, è una scelta personale.
Quello che non posso accettare è quando si arriva a dire che i cani siano migliori dei bambini. Questo, per me, è un segnale di decadimento, significa rifiutare l’essere umano nella sua fase più fragile, e rifiutare la nostra stessa infanzia.
I bambini meritano rispetto sempre, anche da chi non ne ha o non ne vuole, perché ogni bambino è un essere umano, portatore di futuro, di vita e di speranza.
Ogni volta che scegliamo la gentilezza, la pazienza e la tenerezza verso un bambino, scegliamo di stare dalla parte della vita.