02/11/2025
I/le bulli/e e le loro vittime sono espressione del medesimo disagio, manifestato in direzioni opposte. Un disagio provocato dal non essere visti, realmente. Non essere attenzionati con cura e interesse. Spesso si tratta di adolescenti, preadolescenti, bambini/e (ma anche adulti) che soffrono di una solitudine profonda, di una radicata angoscia abbandonica. Non si tratta solo di persone visibilmente trascurate, anzi, spesso, è evidente una cura importante nel vestire. Si tratta, piuttosto, di mancate attenzioni affettive, del mancato ascolto dei reali bisogni della persona (di accudimento generale, di tempo dedicato, ma anche di riconoscimento negli spazi di espressione, di evoluzione, di indipendenza). Condizione che porta sia bullo/a che vittima a vivere una rabbia intensa, logorante e distruttiva. Nel primo caso etero diretta, nel secondo auto diretta; nel primo esplosiva, nel secondo implosiva; nel primo caso l'aggressività è attiva, nel secondo è passiva. Due poli opposti che, inevitabilmente si attraggono. Due facce della stessa emozione, che portano con sé non solo il rischio di condotte antisociali , ma anche di comportamenti violenti (tra cui le violenze familiari), dipendenze patologiche e, in visione longitudinale, depressione profonda. Rischi corsi tanto dal bullo e dalla bulla quanto dalla vittima.
Ecco, quindi, che il lavoro di prevenzione del bullismo nelle scuole deve, necessariamente, focalizzarsi sul dare la possibilità alle/agli studenti di esprimere - con canali prima proiettivi e in un secondo momento cognitivi, come i canali arte terapeutici - la propria condizione psicofisica globale.
Momenti in cui dare a se stessi e agli altri la possibilità di essere visti, compresi, accettati. La possibilità di dire IO SONO, inteso nell'accezione greca dell'essere in quanto stare, cioè occupare con serenità il proprio spazio vitale, in modo unico e speciale.