30/01/2025
❤️
Ho sempre pensato che sia difficile essere bambini. Arrivi con un viaggio impegnativo, faticoso, che spesso lascia i segni sul tuo corpo, cambiando totalmente il mondo fisico in cui sei immerso. Se sei fortunato, vieni accolto dal calore della mamma che hai conosciuto in utero, se non lo sei, ti ritrovi solo in una culletta, magari pieno di tubicini e subendo punture qui e là.
Hai fame e sete, ma non puoi mangiare da solo. Hai freddo o caldo, ma non puoi coprirti o scoprirti. Hai bisogno di conforto, ma non puoi andare da qualcuno a chiederlo. Hai dei dolori e dei disagi, ma non sai spiegarli; è difficile persino capire come e dove nascono dentro te, perché vieni da un mondo in cui non esisteva lo stato di bisogno e ogni necessità era direttamente soddisfatta senza che se ne sentisse l'urgenza.
Poi piano piano cresci e acquisisci tante competenze, ma mentre tu esplori ti dicono di non fare o di non toccare, quando dormi ti svegliano perché mamma e papà hanno i propri impegni e poi vorrebbero che tu dormissi quando senti di avere ancora energie per giocare. Sono tante le cose da imparare e da capire: a volte la pazienza non è sufficiente per gestire tutto quello che ti circonda.
Penso che ci sia una sola cosa che ci salva da questo gran caos dell'inizio della nostra vita: la consapevolezza di essere tanto amati, di poter contare su qualcuno che è sempre presente per noi, che magari non capisce bene cosa vogliamo, ma è comunque pronto a sostenerci, a coccolarci e consolarci quando ci sentiamo persi.
Portare, per me, è espressione di questa presenza. Non l'unica, certo, ma sicuramente ne riveste una grande fetta nel vivere quotidiano.