07/11/2025
La mia generazione è cresciuta con prassi "educative" frutto di una cultura tradizionale e normativa, dove picchiare un figlio rappresentava un gesto per cui il genitore, spesso, neanche si interrogava o, qualora lo facesse, una volta passato il senso di colpa immediato, poi reiterava questa prassi le volte successive. Questi gesti sono gravi ed essere cresciuti così non ci legittima a ripetere tali modalità, con la scusante del "Siamo poi tutti qua..non è morto nessuno per due schiaffoni". Oggi, in quanto adulti, possiamo dirci che i nostri genitori hanno fatto ciò di cui erano capaci, con limiti assolutamente enormi, e con un contesto culturale attorno che non poneva attenzione sufficiente al benessere del bambino.
Non ho mai incontrato, nel corso del mio lavoro, bambini o ragazzi che, nel comunicarmi l'aggressività del proprio genitore (anche se saltuaria) non mostrassero una viscerale sofferenza rispetto a quei momenti.
Nel 2025, dobbiamo categoricamente proporre altro ai nostri bambini e ragazzi.
In molti genitori italiani persiste una convinzione davvero dura a morire: l’idea che i bambini possano imparare qualcosa quando sono picchiati o sgridati duramente.
Ormai nessun genitore ammetterebbe apertamente di essere a favore delle punizioni corporali, eppure quando aumenta la confidenza c’è sempre qualcuno che se ne esce con frasi come: «Però quando ci vuole, ci vuole».
Prima di tutto, le punizioni fisiche, o comunque le punizioni degradanti, indeboliscono e minano il legame tra genitori e figli. Se un rapporto di fiducia reciproca è alla base di uno sviluppo sano, quando i genitori puniscono fisicamente o emotivamente i bambini, questi imparano che i genitori non sempre li proteggono. Le punizioni umilianti, fisiche o meno, compromettono lo sviluppo emotivo e comportamentale.
Quando un adulto, un genitore o qualcuno che esercita un ruolo educativo su un bambino utilizza le punizioni, produce inoltre l’effetto di minarne l’autostima. I bambini hanno bisogno di sentirsi accettati, accolti. Le punizioni fisiche possono generare nei confronti dei genitori rancore e ostilità che i figli non riescono a esprimere direttamente, attivando sentimenti di rabbia e risentimento repressi.
Questi comportamenti diventano un modello di risoluzione aggressiva delle situazioni conflittuali che il bambino tenderà a riprodurre nei propri rapporti di forza.
Infine, le punizioni corporali aumentano la probabilità di lesioni nel bambino, poiché chi le infligge non sempre riesce a controllare la propria forza.
Non è possibile confidare ancora nell’efficacia delle punizioni fisiche o umilianti. Una buona organizzazione educativa risolve il problema a monte.