Dott.ssa Serena Petroncini

Dott.ssa Serena Petroncini Psicologa Psicoterapeuta presso Salus Medical Center, via Concordia 12 - 48022 Lugo (RA).

La mia generazione è cresciuta con prassi "educative" frutto di una cultura tradizionale e normativa, dove picchiare un ...
07/11/2025

La mia generazione è cresciuta con prassi "educative" frutto di una cultura tradizionale e normativa, dove picchiare un figlio rappresentava un gesto per cui il genitore, spesso, neanche si interrogava o, qualora lo facesse, una volta passato il senso di colpa immediato, poi reiterava questa prassi le volte successive. Questi gesti sono gravi ed essere cresciuti così non ci legittima a ripetere tali modalità, con la scusante del "Siamo poi tutti qua..non è morto nessuno per due schiaffoni". Oggi, in quanto adulti, possiamo dirci che i nostri genitori hanno fatto ciò di cui erano capaci, con limiti assolutamente enormi, e con un contesto culturale attorno che non poneva attenzione sufficiente al benessere del bambino.
Non ho mai incontrato, nel corso del mio lavoro, bambini o ragazzi che, nel comunicarmi l'aggressività del proprio genitore (anche se saltuaria) non mostrassero una viscerale sofferenza rispetto a quei momenti.
Nel 2025, dobbiamo categoricamente proporre altro ai nostri bambini e ragazzi.

In molti genitori italiani persiste una convinzione davvero dura a morire: l’idea che i bambini possano imparare qualcosa quando sono picchiati o sgridati duramente.
Ormai nessun genitore ammetterebbe apertamente di essere a favore delle punizioni corporali, eppure quando aumenta la confidenza c’è sempre qualcuno che se ne esce con frasi come: «Però quando ci vuole, ci vuole».

Prima di tutto, le punizioni fisiche, o comunque le punizioni degradanti, indeboliscono e minano il legame tra genitori e figli. Se un rapporto di fiducia reciproca è alla base di uno sviluppo sano, quando i genitori puniscono fisicamente o emotivamente i bambini, questi imparano che i genitori non sempre li proteggono. Le punizioni umilianti, fisiche o meno, compromettono lo sviluppo emotivo e comportamentale.

Quando un adulto, un genitore o qualcuno che esercita un ruolo educativo su un bambino utilizza le punizioni, produce inoltre l’effetto di minarne l’autostima. I bambini hanno bisogno di sentirsi accettati, accolti. Le punizioni fisiche possono generare nei confronti dei genitori rancore e ostilità che i figli non riescono a esprimere direttamente, attivando sentimenti di rabbia e risentimento repressi.

Questi comportamenti diventano un modello di risoluzione aggressiva delle situazioni conflittuali che il bambino tenderà a riprodurre nei propri rapporti di forza.

Infine, le punizioni corporali aumentano la probabilità di lesioni nel bambino, poiché chi le infligge non sempre riesce a controllare la propria forza.
Non è possibile confidare ancora nell’efficacia delle punizioni fisiche o umilianti. Una buona organizzazione educativa risolve il problema a monte.

Importanti consapevolezze per gli Insegnanti.
01/11/2025

Importanti consapevolezze per gli Insegnanti.

In un’intervista su la Repubblica, Daniela Lucangeli spiega che i Disturbi Specifici dell’Apprendimento dislessia, discalculia, disgrafia non si manifestano quasi mai da soli.
Oggi sappiamo che dietro a una difficoltà di lettura o di scrittura non c’è quasi mai un solo “disturbo”, ma un intreccio di funzioni che faticano insieme: l’attenzione, la memoria di lavoro, i processi esecutivi, la gestione emotiva.
In altre parole, non è solo la decodifica del testo a essere complessa: è tutto il sistema cognitivo ed emotivo che si trova sotto pressione.

Gli abbonati possono leggere l’articolo qui https://www.repubblica.it/salute/2025/10/03/news/settimana_dislessia_dsa_intreccio_difficolta-424888704/?ref=RHLM-BG-P26-S7-T1-mgzn

Qui un’anticipazione:
“Mio figlio è dislessico”. Per anni, questa frase ha significato ricevere un’etichetta precisa: difficoltà di lettura, distinta e separata dalla disgrafia (scrittura), dalla discalculia (calcolo) o da altri disturbi dell’apprendimento. Oggi, però, le cose sono cambiate.
“Un tempo – spiega Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo e dell’Educazione all’Università di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento – l’attenzione era concentrata soprattutto nel distinguere con rigore diagnostico ogni singolo disturbo: la dislessia era separata dalla disgrafia, la discalculia da altri deficit, e così via. Era fondamentale che la comunità scientifica, clinica ed educativa riconoscesse la specificità di ciascun disturbo come un problema reale del neurosviluppo, mostrando che non si trattava di “pigrizia” o “scarso impegno” del bambino, ma di vere e proprie difficoltà con basi neurobiologiche precise”.
Oggi la prospettiva è diversa. “Sempre più spesso incontriamo profili complessi, con difficoltà che si intrecciano: la lettura può essere compromessa insieme alla scrittura, ai calcoli, all’attenzione, alla memoria, ai processi esecutivi e persino alla regolazione emotiva”, spiega Lucangeli. “È invece raro trovare bambini che presentino soltanto un disturbo specifico, anche severo, di dislessia in forma isolata. Non si tratta soltanto di un problema specifico, ma di una vulnerabilità più ampia, una comorbidità, che riguarda diversi aspetti dello sviluppo cognitivo ed emotivo”.

Per capire cosa significa basta pensare a un bambino che legge lentamente e, nello stesso tempo, commette errori di ortografia, fatica a memorizzare le tabelline e si distrae facilmente. O a una ragazza che rende bene nei compiti orali ma va in ansia davanti a una verifica scritta, perché la memoria di lavoro e la scrittura le costano uno sforzo enorme. In pratica, non si tratta quasi mai di un disturbo isolato, ma di un intreccio che rende le giornate scolastiche piene di ostacoli: leggere un testo, svolgere una divisione, prendere appunti o restare concentrati diventano sfide che si sommano e si amplificano a vicenda.

Un'interessante analisi che ci aiuta a riflettere sulla rilevanza del ruolo paterno, soprattutto quando un figlio cresce...
22/10/2025

Un'interessante analisi che ci aiuta a riflettere sulla rilevanza del ruolo paterno, soprattutto quando un figlio cresce.

⭕️ FIGLI VIOLENTI?

Ancora un giovane ( 23 anni) ucciso dirane una rissa.
Ancora una coltellata.
Ancora un epilogo tragico.

Da dove arriva tutta questa violenza?
Perché le nuove generazioni sono così affascinate dalle risse, i pestaggi ed i coltelli?

Ti condivido un estratto del mio libro.

“Meno i padri sono presenti, più i figli maschi li cercano inconsciamente nella violenza del coltello.
L’infanzia, per molti aspetti, è l’età delle madri. La saggezza materna aiuta i padri ad essere affettivi, presenti ed empatici.
L’adolescenza però è anche e soprattutto l’età dei padri.
Il padre rappresenta la forza giusta che custodisce senza aggredire, contiene senza mortificare.
Se un figlio non trova nel padre la nobiltà della forza, rischia di essere acciecato dalla fascinazione della violenza.
La cultura del coltello che sta riemergendo in questi anni ci parla di questo vuoto.
Per dirla con Nietzsche: chi non ha un padre, se lo deve dare.”

Genitori in ansia - Trasforma le tue paure nelle ali di tuo figlio (Feltrinelli)
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"Il dolore non è solo fisico o solo mentale, ma è un segnale che coinvolge l’intero organismo vivente". D. Lucangeli.
27/09/2025

"Il dolore non è solo fisico o solo mentale, ma è un segnale che coinvolge l’intero organismo vivente". D. Lucangeli.

“Abbiamo troppo sottovalutato il dolore della mente ed oggi ne stiamo pagando le conseguenze”. Non usa giri di parole Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’Università di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento. Il 23 settembre la do...

La "mente adolescente"...sempre in lavorazione, anche quando non sembra.
16/09/2025

La "mente adolescente"...sempre in lavorazione, anche quando non sembra.

"6 in condotta: prima di punire dovremmo chiederci e chiedere PERCHÉ".Breve analisi, che condivido, della dott.ssa Stefa...
14/09/2025

"6 in condotta: prima di punire dovremmo chiederci e chiedere PERCHÉ".
Breve analisi, che condivido, della dott.ssa Stefania Andreoli, psicologa psicoterapeuta esperta in età evolutiva e adolescenza.

L'irrobustire il nostro scheletro, come citato dalla dott.ssa Andreoli, indica il cessare di attribuire le proprie fatic...
07/09/2025

L'irrobustire il nostro scheletro, come citato dalla dott.ssa Andreoli, indica il cessare di attribuire le proprie fatiche interiori all'altro, che può essere rappresentato dal partner, dal contesto in cui si è inseriti, da relazioni interpersonali o familiari che, (come spesso accade), non ci soddisfano o ci hanno fatto soffrire e, al contrario, innescare, attraverso una richiesta di aiuto, un processo di presa responsabilmente in carico di se stessi e di tutti quei pezzi di noi che ci caratterizzano.
L'adulto fa questo ed è uno dei principali aspetti che lo differenziano dall'adolescente.

Mente, corpo ed emozioni costituiscono la nostra interezza e mai possono essere separate tra loro, al contrario queste t...
04/09/2025

Mente, corpo ed emozioni costituiscono la nostra interezza e mai possono essere separate tra loro, al contrario queste tre parti sono costantemente in comunicazione.

“Non puoi trattenere il vento nel tuo pugno.” disse un saggio. In effetti, abbiamo spesso tendenza a trattenere: le persone, le emozioni, i sogni ma sbagliamo...

Per cambiare visione sulle cose, occorre coraggio, maturità, spirito di analisi, complessità e completezza nei ragioname...
19/08/2025

Per cambiare visione sulle cose, occorre coraggio, maturità, spirito di analisi, complessità e completezza nei ragionamenti e nelle riflessioni, insieme a tanta propensione al cambiamento visto come opportunità per se stessi.

Cambiare idea non è solo possibile ma è anche il segno di una grande forza interiore: sei in grado di fare la differenza tra ciò che è giusto e ciò che è comodo.

"L'amore è un'attività, un potere dell'anima, un'attitudine". (E. Fromm).
13/08/2025

"L'amore è un'attività, un potere dell'anima, un'attitudine". (E. Fromm).

Condividiamo.
03/08/2025

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⭕️TEMPTATION ISLAND
La normalizzazione dell’analfabetismo emotivo

Anche questa estate fa record di ascolti Temptation Island.
Dietro la poetica formula di “viaggio nei sentimenti” assistiamo a tutto ciò che noi esperti da tempo stiamo cercando di contrastare: scoppi d’ira furibondi, discontrollo emotivo a go-go, mortificazione del partner, gelosia, possessività, immaturità affettiva e chi più ne ha più ne metta.
Ciò che fa più male è che questa antologia di analfabetismo emotivo si inserisce in un periodo storico in cui i casi di femminicidio e violenza di genere sono sempre più frequenti con, aspetto da non sottovalutare, vittime e carnefici sempre più giovani.
La “cultura affettiva” messa in mostra da Temptation Island, non solo spettacolarizza le relazioni disfunzionali, ma le normalizza.

Perciò se siede genitori o educatori condividete con i vostri figli questo decalogo di “NON NORMALITà”.

1. Non è normale avere un partner che in preda all’ira distrugge ogni cosa gli capiti a tiro.
2. Non è normale urlare, minacciare e terrorizzare l’altro.
3.Non è normale considerare l’altro una proprietà.
4.Non è normale giustificare comportamenti ingiustificabili.
5.Non è normale pretendere di controllare l’altro.
6.Non è normale, mentre si ha una relazione con qualcuno, entrare in intimità con una terza persona.
7.Non è normale sedurre qualcuno solo per “gioco” o solo per “lavoro”.
8. Non è normale denudare l’intimità della propria relazione davanti a milioni di persone.
9.Non è normale tradire il proprio partner e ancor più farlo mentre sappiamo che ci sta guardando.
10. Non è normale per un adulto avere la capacità di controllare i propri impulsi pari ad un bambino di 2 anni.

Ancor meno normale è chiamare “viaggio nei sentimenti” (formula ripetuta dal conduttore fin allo sfinimento) un programma che mostra tutto: fuorché la capacità di avere rispetto, cura ed empatia per la persona che si dice di amare.

Non ditemi che è “solo spettacolo”.
Come ci ha insegnato Bruner:
“La mente crea cultura, ma la cultura crea la mente.”
E la mente di cui parliamo è la mente dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.

Usate il decalogo per dialogare non “su” ma “con” i vostri figli. Ascoltate il loro punto di vista. Pensate con loro.

📒Se il tema vi è caro sotto l’ombrellone leggete “Sentimenti malEducati” (Feltrinelli). In cui propongo 16 lezioni per dialogare con i nostri figli sul tema dell’Amore e del Non Amore.
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L’Amore si può e si deve pensare con ragazzi, ragazze e, visti gli ascolti, anche con molti adulti.

P.S. Aiutatemi a condividere questo pensiero.

Indirizzo

Salus Medical Center, Via Concordia 12
Lugo
48022

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 20:00
Sabato 08:00 - 13:30

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