“Da domani mi metto a dieta”, “non posso, sto a dieta”, “Solo un piccolo pezzo perché sto a dieta”.
Sono tutte affermazioni che si sentono, al giorno d’oggi. Si parla sempre di dieta, dappertutto. Dal panettiere al parrucchiere, dall’estetista al bar, ecc. E’ un’esigenza, una necessita.
Ma cos’è una dieta? I mass media, tv e internet ne parlano di continuo e, oramai, è radicato nella società il concetto che “dieta” significa restrizioni, rinunce, sacrifici. È diventato sinonimo di “dimagrire”. Significa che per un periodo limitato di tempo bisogna fare i “bravi” per cercare di evitare tutte le trasgressioni che si fanno nel periodo che precede la dieta. Addio ai carboidrati. Addio ai grassi. Addio a dolci e a cibi che pensiamo essere responsabili del nostro sovrappeso e che impediscono di dimagrire.
Quando iniziamo una dieta sappiamo inconsciamente ciò che ci fa “male” e ciò che ci fa “bene”. È nel periodo cruciale di sfida cerchiamo di sforzarci il più possibile per non cadere in tentazione e non “sgarrare”.
Siamo forti d’animo, abbiamo grandi forza di volontà e nonostante le restrizioni concludiamo con successo la nostra dieta. Sembra che siamo tornati in forma, ci sentiamo più vivi. Tuttavia, pochi mesi e iniziamo a riacquisire peso. Torniamo alle condizioni di partenza, o, addirittura, abbiamo peggiorato la nostra condizione.
Cosa è successo? Inconsciamente, la fine del periodo di dieta mi autorizza a ricominciare a sgarrare, a trasgredire e pian piano tornano nella mente i ricordi di quanto sono buoni i cibi che fanno “male” e, anche se sappiamo questo, non ce la facciamo proprio a resistere. Tornano le vecchie abitudini. Torna il vecchio peso.
Questo succede proprio perché la dieta viene vista come un sacrificio. Quasi come una punizione o una terapia a breve termine da seguire per guarire da una malattia.
Caro lettore, la sfida per dimagrire o per strare bene non si trova solo nel cibo che si mangia. È anche una questione di testa. Non ti sto dando dello stupido. Purtroppo, è l’istinto che ci impone lo sgarro. Sembra quindi che la situazione sia senza soluzione, come un cane che si morde la coda. I cibi attuali sono fatti per piacere al gusto e non alla linea e, gioco forza, ci caschiamo ogni volta ce li troviamo davanti agli occhi.
“dimagrire o stare bene è questione di testa” ma anche questione di consapevolezza. Quanto pensi di conoscere il cibo che mangi? Ti faccio un esempio: sapevi che una noce, seppur calorica e ricca in grassi, è un veicolo vincente per dimagrire.
Nutrirsi consapevolmente. Il cibo è il tuo alleato, non il tuo nemico. Chiedi al tuo cibo: che vantaggio mi offri non appena entrerai nel mio corpo? Quale opportunità? La via del benessere inizia da li. Sapevi che esistono carboidrati buoni e cattivi, grassi buoni e cattivi, proteine più nobili di altre? Non tutto il grasso nuoce alla salute. Conoscere il cibo che si mangia è il primo passo per riconquistare la salute.
Mi chiederai: ma così non potrò più sgarrare. Se ci sono le condizioni, non ti vieterò un plumcake a colazione. La domanda che devi farti però: è costruito bene questo plumcake? Ha ingredienti utili che mi possono dare un vantaggio o è fatto da ingredienti non utili al mio benessere?
Basta con l’equazione sacrificio uguale dimagrimento. Basta pensare che mangiar sano sia quasi una punizione. Un qualcosa che mi fa solo perdere tempo. La dieta non deve essere una terapia temporanea come un farmaco che cura un’influenza che dura quei pochi giorni.
La qualità del mio benessere deve diventare quasi una mia filosofia di vita, quasi un atto di fede. Nessuno di deve imporre niente. La scelta di ciò che mangi la devi fare tu ma se la fai con consapevolezza potrai solo aiutare te stesso.
All’inizio intraprendere nuove abitudini più salutari per il tuo benessere ti sembrerà difficile. Capisco la tua diffidenza. Mi potrai dire che le abitudini che hai acquisito sono quelle e sono dure a morire. Ti posso solo dare ragione su questo. Perdere un’abitudine e la cosa più difficile del mondo. E anche acquisirne di nuove. Il nostro cervello, in questo, è un po’ testardo. Ma, ti prego di credermi, l’inizio sarà qualcosa che ti imporrai ma poi vedrai che non ti accorgerai nemmeno di compiere il gesto.
Ci sei tu e solo tu in questo percorso che si chiama vita.
Fatti una domanda: quali motivazioni ho per iniziare una dieta? Per una questione di estetica? Perché vorrei sentirmi a mio agio? Perché non voglio essere oggetto di derisione da parte di qualcuno? Per la mia salute? Per ridurre i farmaci che prendo giornalmente? Perché ho capito che il mio corpo merita rispetto? Perché ho dei figli e meritano tutto il mio appoggio nel pieno delle mie forze?
Tutte domande legittime. Quale sarebbe la scala delle tue priorità? La mia è quella posta sopra ma non ha gran importanza. Sei tu che devi deciderla. Il risultato comunque è quello che conta e qualunque sia la tua motivazione ti deve portare a una condizione buona, se non ottimale, per affrontare il percorso chiamato vita.