23/10/2025
La dipendenza affettiva è un disturbo della relazione in cui la persona vive l’altro come indispensabile per la propria esistenza, a causa di scarsa autostima, sfiducia in sé e paura della solitudine. Questo porta a relazioni tossiche, umilianti e spesso simbiotiche, con difficoltà a separarsi anche quando la relazione è dannosa.
L’origine è nell’infanzia, quando lo sviluppo emotivo è stato interrotto o distorto. Tipico è il caso del bambino che si prende cura di un genitore depresso o fragile (inversione dei ruoli): il figlio diventa prematuramente “adulto” per garantire la sopravvivenza psicologica della madre. Ciò produce la tendenza, in età adulta, ad assumere il ruolo di “Salvatore” (sindrome della crocerossina), cercando partner da “guarire” per sentirsi visto e amato.
Secondo il triangolo drammatico di Karpman, il dipendente affettivo oscilla tra i ruoli di Salvatore, Vittima e Persecutore. All’inizio tenta di salvare l’altro, ma quando non ottiene il riconoscimento sperato si sente vittima, mentre l’altro diventa persecutore. Spesso il partner è un narcisista patologico, che inizialmente appare salvo-accudente ma, una volta ottenuto controllo e attaccamento, passa all’umiliazione o al distacco.
Il legame dipendente è alimentato da una simbiosi patologica. Le prime relazioni madre-figlio avrebbero dovuto permettere lo sviluppo equilibrato degli stati dell’Io (Genitore, Adulto, Bambino), ma se la figura materna è depressa, invadente o iperprotettiva, il bambino non sviluppa autonomia e sicurezza interna.
Nascono allora:
-simbiosi di primo grado (madre e figlio fusi, senza vera differenziazione)
-simbiosi di secondo grado (inversione dei ruoli: il figlio si prende cura della madre).
Da adulto il soggetto vive il distacco come minaccia alla propria identità e teme la solitudine come se fosse pericolosa per la sopravvivenza. Così si lega all’altro per neutralizzare l’ansia, controllando la relazione per sentirsi stabile.
Questa ferita evolutiva impedisce l’integrazione degli stati dell’Io: il dipendente affettivo usa in modo squilibrato Genitore o Bambino per completarsi attraverso l’altro, invece che dentro di sé. Ciò porta a confusione identitaria, svalutazione personale e incapacità di porre confini.
In conclusione, la dipendenza esprime un bisogno di fusione che nasce da uno sviluppo emotivo incompleto, e che porta a cercare nel partner la sicurezza che non è stata interiorizzata.
G.V.