Logopedista Ticiana Dimo

Logopedista Ticiana Dimo Logopedista specializzata in età evolutiva, Psicologa esperta in neuroscienze e sviluppo. Abilitata alla tecnica Prompt (I livello).

Lavoro in libera professione presso il mio studio "Logos Paiolo", Viale dei Partigiani 2/A Mantova (46100) e nei reparti di riabilitazione e medicina della Fondazione Camplani, casa si cura San Clemente come consulente Logopedista. Valuto e tratto:
- disturbi dell'età evolutiva (disturbo del linguaggio, disordini dello speech e ritardo/disturbo degli apprendimenti); mi sono perfezionata nello studio delle traiettorie linguistiche del bambino bilingue.

- disturbi dell'età adulta (disfagia, afasia e disartria). Master di I livello in "Tecniche per la rieducazione dei Disturbi Specifici di Apprendimento". Sto integrando il mio percorso con un secondo ciclo di studi nel ramo della Psicologia. Sono prossima alla laurea in Neuroscienze e riabilitazione Neuropsicologica presso l'università degli studi di Padova.

Un articolo denso e profondo che vi farà riflettere. Buona lettura! 🧠🌿
01/11/2025

Un articolo denso e profondo che vi farà riflettere. Buona lettura! 🧠🌿

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30/10/2025

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PERCHÉ LE CRISI EMOTIVE NEI BAMBINI SONO NORMALI

Immaginate per un istante che, una mattina, dopo una nottata difficile, prima di uscire per andare a lavoro, abbiate una voglia matta di un buon caffè per cominciare al meglio la giornata. Immaginate che il caffè, proprio quel giorno, proprio in quel momento… sia finito. Il nervosismo sale e la frustrazione aumenta per il solo fatto che non possiate avere ciò che, in quel momento, desiderate di più. Un respiro profondo e si arriva a relativizzare, dicendosi: “pazienza, non importa, me ne farò una ragione. Vorrà dire che andrò al bar per questa volta.”

Quello che è successo è che avete guardato la situazione da un’altra prospettiva, gestendo la frustrazione e le vostre emozioni.

Ora prendiamo un altro esempio: vostro figlio di 3 anni. Gioca con sua sorella di 20 mesi e lei gli prende dalle mani il suo gioco preferito, il suo amato robot. E lì avviene il dramma… il bimbo urla, grida, sbatte i piedi, si getta per terra con una reazione spropositata. Noi, allibiti da questa crisi per un “non nulla”, gli diciamo: “ma dai su, non è nulla, lei è piccolina, cerca di avere pazienza… hai un sacco di altri giochi, e poi si deve imparare a condividere.”

E qui arriva la fine del mondo… vostro figlio non ne vuole più sapere, non ascolta neanche più quando cercate di calmarlo. Grida, piange, esplode di rabbia… una vera e propria crisi spropositata!

La stessa cosa potrebbe accadere al supermercato quando, alle 18, vostro figlio vuole mangiare il cioccolato e voi ovviamente dite di no, spiegando e argomentando la vostra decisione… anche lì, grande crisi, pianti… e mezzo supermercato che vi squadra alzando il sopracciglio.

Commentini del tipo: “il bimbo è capriccioso”, oppure: “questo succede quando non si danno limiti ai bambini!” o ancora: “non sono normali queste crisi.”

Ma cosa sta realmente succedendo da un punto di vista cognitivo? Perché l’adulto riesce a gestire le proprie emozioni e il bambino no?

L’adulto, grazie alla completa maturazione cerebrale, ha una capacità di rielaborazione e analisi molto più profonda, e dovrebbe riuscire (in teoria) a relativizzare, guardando la situazione da un altro punto di vista. Questo gli permetterà di accettare che una mattina senza il caffè della moca non è la fine del mondo.

Il bambino non riesce a farsene una ragione, ma non perché non voglia, bensì perché per lui è impossibile pensare che non sia la fine del mondo se la sua sorellina gioca con il suo robot. Per lui, in quel momento, è davvero la fine del mondo.

Ma perché? Cosa avviene a livello cognitivo?

Per prima cosa, bisogna sapere che convenzionalmente la letteratura scientifica propone una suddivisione tripartita del cervello, che ne agevola la comprensione.

→ Il cervello rettiliano (cervello della sopravvivenza), che ha come missione quella di garantire la sopravvivenza al nostro organismo . È responsabile anche di aiutarci in caso di pericolo o stress. In caso di minaccia, infatti, ci farà reagire in maniera istintiva, facendoci scappare a gambe levate, per esempio. Questa parte del cervello è attiva e funzionale già dalla nascita (anche prima)… il nostro pupo non avrà quindi problemi a difendersi dal compagno che gli ruberà il suo adorato trattore rosso, per esempio. Tra gli organi principali del cervello rettiliano troviamo il tronco encefalico, l’ipotalamo, il talamo e i nuclei della base.

→ Il sistema limbico (cervello che sente) regola le motivazioni sociali e le emozioni. Anche questo è presente e funzionale dalla nascita e permette al bambino di sentire emozioni come la gioia, la rabbia e la tristezza. Questa parte si radica nella profondità dei lobi temporali, nell’amigdala, nel corpo del cingolo e nell’ippocampo.

→ La corteccia prefrontale, che è la parte del cervello che permette di gestire le altre due. È il capitano della nave: regola le emozioni, aiuta ad analizzare una situazione e a guardarla da una prospettiva diversa. Permette anche di distinguere la realtà dalla finzione e di sviluppare la capacità di astrazione. È lei che ci permette di mantenere l’autocontrollo quando il vicino di casa mette la musica a tutto volume in piena notte, svegliando i bambini.

Il nostro capitano (la corteccia prefrontale), durante i primi 5/6 anni di vita… indovinate? Dorme! Sì sì, dorme proprio! Quindi la nave attraversa l’oceano, il vento, la tempesta… e lui… be’, lui se la dorme beatamente. Tutto ciò è fondamentale saperlo, perché ci spiega che la corteccia prefrontale è una parte molto immatura nel cervello del bambino. È presente, ma le connessioni tra quest’ultima e le altre due parti del cervello sono imperfette e difficili.

È un’immagine semplificata, utile per farsi un’idea, ma oggi le neuroscienze ci dicono che il cervello non funziona a compartimenti separati. Non abbiamo tre cervelli diversi che si accendono uno alla volta. In realtà, abbiamo un unico cervello fatto di connessioni, che si costruiscono e si rafforzano soprattutto grazie alle relazioni con le figure di attaccamento.

Ritornando alle nostre crisi emozionali, possiamo concludere che sono del tutto fisiologiche in un bambino, perché la parte del suo cervello capace di gestire le emozioni e controllare il comportamento è immatura. Quindi no, non sono capricci. Quando il genitore risponde in modo adeguato alle richieste di cura del bambino, regolando i suoi stati fisiologici interni (sistema limbico e sistema nervoso simpatico e parasimpatico) modula e promuove lo sviluppo della corteccia prefrontale.

Grazie alle nuove scoperte in neuroscienze, oggi possiamo finalmente spiegare queste crisi.

Capire il meccanismo che sta alla base di queste disregolazioni emotive ci può aiutare a sintonizzarci al meglio con il bambino, capendo che non si tratta nè di una provocazione verso di noi, nè di un agito volontario.

Sapere il perché di determinati comportamenti ci rassicura, ci tranquillizza e, di conseguenza, ci aiuta a mantenere una relazione di qualità con il bambino.

Queste crisi sono normali e fanno bene al bambino.

Ormai siamo d’accordo sul fatto che un bambino vive tempeste emozionali enormi e che non è capace di gestirle.

Ma allora perché sono benefiche per il bambino?

Semplicemente perché è il solo modo per il bambino di liberare il sacco davvero troppo pieno di emozioni e di stress che accumula durante tutta la giornata.

Molti non si rendono conto dello stress a cui i bambini sono sottoposti quotidianamente. Andare al nido o a scuola equivale a vivere esperienze, stimolazioni e frustrazioni non indifferenti… senza tralasciare il fatto che le loro figure di attaccamento (mamma e papà) in tutto questo non sono presenti.

Come tutti noi, i bambini hanno alle spalle uno zaino (immaginario, ovviamente) che si riempie di un sassolino appena il bambino è sottoposto a stress, emozioni o frustrazioni, ecc. Quando lo zaino è pieno… esplode!

Sì, esplode perché il bambino non sa ancora dirigere e quindi “svuotare” la sua carica di emozioni (i sassi) in maniera costruttiva.

Di solito basta una piccola cosa per far traboccare il vaso (in questo caso, per far esplodere il sacco): può essere quel famoso “no” alla barretta di cioccolato alle 18 di sera al supermercato, per esempio. Una volta che il bambino si sarà sfogato, si sentirà meglio, rilassato.

Spesso, tutto ritorna come prima, come se niente fosse successo. È ovvio: il bimbo ha svuotato il sacco. Letteralmente. Quindi si sente meglio.

Progressivamente, man mano che il suo cervello maturerà, il bambino imparerà a dirigere e gestire il suo sacco. Nel frattempo, però, bisognerà portare pazienza e accompagnarlo in questa crisi, di cui il bambino ha bisogno per ritornare in sé.

Isabelle Filliozat (psicoterapeuta francese) dice una frase che riassume bene questo pensiero:

“Voi chiedete al bambino di calmarsi dalla crisi, ma sarà proprio questa crisi che farà calmare il bambino.”

(Filliozat, 2013)

Come comportarsi allora?

● Restare accanto al bambino e non lasciarlo solo di fronte alle sue emozioni. L’adulto è il porto sicuro e in mezzo alla tempesta diventa ancora più prezioso.

● Rispettare la giusta distanza. Alcuni bambini avranno bisogno di essere presi in braccio, altri avranno bisogno solo di una mano sulla spalla, altri ancora non vorranno proprio essere visti in questo stato.

● Farsi scivolare addosso quegli sguardi pieni di giudizi non richiesti. Gli altri non sanno cosa sta succedendo e non sanno che vostro figlio è stanco, ha fame, ha avuto una giornata intensa, quindi vedranno solo un bambino che riterranno viziato e una mamma incapace di mettergli limiti. Passate oltre! Vostro figlio fa una crisi al supermercato? Bene, pensiamo a lui e non agli altri che non hanno di meglio da fare.

● Proteggere il bimbo dagli sguardi degli altri, in quanto il bambino è molto fragile durante questa crisi. Non bisogna che si senta anche umiliato. Difendetelo da commenti indesiderati (no, non è viziato, non è maleducato, è solo molto arrabbiato!).

● Una volta che la crisi è passata, verbalizzare l’emozione e descrivere quello che è successo e che abbiamo osservato (senza giudicarlo). Questo gli permetterà di identificare e riconoscere le proprie emozioni, sentendosi compreso.

● Evitare frasi del tipo: “non è niente”, “non è grave”. Il bambino ha bisogno di sostegno, ha bisogno che riconosciamo e validiamo la sua emozione… ha bisogno di empatia.

Guéguen, C. (2014). Pour une enfance heureuse : Repenser l’éducation à la lumière des dernières découvertes sur le cerveau. Paris: Pocket.

Filliozat, I. (2013). Au cœur des émotions de l’enfant. Paris: Marabout.

Verardo A.R, Lauretti G. (2020). Riparare il trauma infantile. Manuale teorico-clinico d’integrazione tra sistemi motivazionali e EMDR. Roma: Giovanni Fioriti Editore s.r.l

Un progetto meraviglioso, portato avanti insieme ad una collega incredibile.Andate a buttare un occhio ✨
27/10/2025

Un progetto meraviglioso, portato avanti insieme ad una collega incredibile.

Andate a buttare un occhio ✨

DA DOVE NASCE QUESTA PAGINA?

"Infanzia e Neuroscienze" nasce dal desiderio di raccontare, in modo chiaro e scientificamente fondato, come si sviluppa un bambino nella mente, nel corpo, nelle emozioni e nelle relazioni.

Attraverso contenuti accessibili ma rigorosi vogliamo sostenere genitori, insegnanti e professionisti che ogni giorno si confrontano con la bellezza e le sfide del neurosviluppo, offrendo spunti di riflessione, curiosità e strumenti per comprendere ciò che spesso non si vede ma si sente.

Crediamo che ogni traiettoria evolutiva sia unica, frutto di un dialogo sottile e continuo tra geni, ambiente e relazioni. È con questo sguardo che scegliamo di divulgare: non per semplificare ciò che è complesso, ma per renderlo comprensibile senza perderne la profondità.

Dietro questa pagina ci siamo noi: Ticiana e Chantal, psicologhe cliniche con formazione neuroscientifica dello sviluppo e competenze che si completano.

Ticiana proviene dalla Logopedia dello sviluppo e prosegue gli studi in psicologia perfezionandosi in Neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica dell’età evolutiva, con particolare attenzione alla comunicazione, al linguaggio e ai processi di apprendimento.

Chantal arriva dalla psicomotricità clinica e ha proseguito il suo percorso nella psicologia, portando uno sguardo radicato nel corpo, nel movimento e nella relazione non verbale.

Insieme condividiamo l’idea di una psicologia integrata, capace di tenere insieme mente e corpo, pensiero e gesto, teoria e vita quotidiana.

Questa pagina è il luogo in cui proviamo a tradurre tutto questo in parole semplici, rispettose e vicine a chi cresce con, per e accanto ai bambini.

Vi auguriamo buona lettura! 🧠🌿

14/10/2025

“Quando ci vuole… ci vuole!

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“Non si tratta di picchiare i bambini ci mancherebbe! Siamo tutti d’accordo sul no alla violenza in tutte le sue forme, ma non esageriamo!”
“Uno scappellotto non è picchiarli e quando ci vuole ci vuole! Qualche volta è l’unico modo per ottenere un risultato!”

Giusto? Io penso proprio di no.

Certo, uno scapaccione funziona. Perché fa male e soprattutto fa paura. Per paura di “prenderle” si obbedisce!
Ma siamo sicuri che è bene indirizzare i comportamenti corretti con la paura?

“Se lo fai te le suono!” ?? Perchè... "Solo così capisce?"

Capisce? Che capisce? Quale è il nostro obiettivo?

Un risultato a breve termine, “ha obbedito!”, “Come sono stato bravo ad educarlo!” ??

Oppure un risultato a lungo termine, per la vita, che gli insegni a gestire le sue emozioni e l’autocontrollo in un contesto di autostima?

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La verità è che le botte sono inutili e confondono, lasciano una traccia profonda e fanno male alla persona, non al culetto!

Perché?

Perché quando dobbiamo censurare un comportamento dovremmo focalizzarci sul “fare” non “sull’essere” e facilmente i bambini confondono le due cose!

“Non si fa!”
“Ma resti sempre bello buono e bravo!”
“La tua mamma e il tuo papà continuano a stimarti, sempre!”.

Censura sul fare sbagliato; ma "l'essere" non si tocca!

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Servono "le botte" per far “capire meglio”? NO! Servono per non far capire niente!

Il dolore delle "botte" che si accompagnano sempre a minacce, facce brutte e toni di voce aggressivi, occupano infatti tutta la scena!

Il bambino spaventato, attraverso la paura attiva i suoi sistemi di difesa con una inondazione di cortisolo e adrenalina.

Questo blocca la sua azione per sfuggire al danno (“come siamo stati bravi a farci obbedire!”), ma blocca anche tutti i circuiti del suo pensiero!!

E allora… Le "botte" fanno “capire meglio”? No, ripetiamolo: non fanno capire niente!!

Il pensiero razionale, a due tre anni, è immaturo e in formazione, quindi fatica a comprendere il senso e il perché, ma travolto dallo tsunami degli ormoni della paura elabora convinzioni e comportamenti che diventeranno struttura della sua personalità.

Il bambino picchiato si sente cattivo e non riesce a comprende in realtà il senso della censura di un comportamento sbagliato.

“Ma obbedisce!” Certo. Per paura.

Ma la paura è paralizzante ed è uno zaino sulle spalle che diventerà insicurezza, rabbia repressa e incapacità a gestire problemi.

Diventerà percezione di un sé cattivo che sarà devastante.
Senza una buona autostima il bambino sarà infatti destinato ad essere un adulto insicuro e fragile.

Il bambino picchiato sarà probabilmente un adulto che picchierà perchè non saprà gestire il confronto diversamente.
Sarà un adulto che "non si vuol bene" e avrà difficoltà a controllare le sue emozioni negative.
In ogni situazione della vita dovrà fare i conti con la rabbia accumulata e repressa dentro di lui.

Sarà una condanna?
No. La vita è lunga e le capacità riparative del cervello sono grandi. Le carezze possono guarire anche le ferite più brutte.

Ma non avere ferite da guarire è meglio!

E i "cinque minuti" che scappano alle mamme e diventano complessi di colpa raccontati come confessioni?

Sappiamo che non vanno bene, ma le cadute servono per imparare a non cadere di nuovo ed evitare le buche davanti al cammino!
Non per fermarci impantanati in un processo su quanto sono siamo stati stupidi a non evitare quella buca e camminare voltati indietro a guardarla!

Il grande Winnicott lo insegna: viva le “mamme sufficientemente buone”, che nonostante qualche caduta restano sempre le migliori!

10/10/2025

Un bambino non ha bisogno di un cellulare.
Non ancora. Non ora.
Un bambino ha bisogno di vita vera.
Di respirare emozioni.
Ha bisogno di voce, carezze e silenzi condivisi.
Di una mano che lo accompagni, di occhi negli occhi.
Ha bisogno di allenare la mente con il gioco libero,
di fare errori veri, di cadere e di rialzarsi.
Ha bisogno di disegnare cieli, non di scrollare schermi.
Di giocare tra gli alberi, non tra le icone.
Ha bisogno di matite, non di tastiere.
Di amici reali, non contatti virtuali.
Di tempo lento, di ascolto profondo.
Un bambino ha bisogno del nostro tempo,
più di ogni tecnologia,
di adulti presenti che non scappino via.💓
(Testo di Maria Ruggi)

L' AUTOPERCEZIONE NUTRE LA MOTIVAZIONE AD APPRENDERE E L' AUTO EFFICACIA 🌱✨Verso la fine dei percorsi di potenziamento m...
09/10/2025

L' AUTOPERCEZIONE NUTRE LA MOTIVAZIONE AD APPRENDERE E L' AUTO EFFICACIA 🌱✨

Verso la fine dei percorsi di potenziamento mi prendo uno spazio con i ragazzi per ascoltare come si raccontano:

- cosa è rimasto del nostro percorso?
-Vedo qualche differenza?
- Posso parlare di cambiamento?

È un momento per me chiave del trattamento e a cui tengo moltissimo.

"Il Tangram mi è piaciuto di più del resto" ci ha permesso di stare sui suoi punti di forza: G. è un bambino con capacità di ragionamento visuo-percettive impressionanti e il fatto che questa attività, pensata proprio per rinforzarlo nelle sue risorse, sia stata per lui fonte di piacere e soddisfazione, mi gratifica molto.

"Mi sono accorto che sono migliorato a leggere" apre le porte del cambiamento: significa percepirsi modificabili nel tempo e vedere la fatica non come fine a sé stessa ma come ponte necessario di trasformazione.

Il disegno finale è pura meraviglia: il drago dorato, un animale descritto da G. come forte e coraggioso.

LA RETE CON LA SCUOLA È INDISPENSABILE La frase di questa bimba è dolcissima e amara allo stesso tempo, perché arriva co...
09/10/2025

LA RETE CON LA SCUOLA È INDISPENSABILE

La frase di questa bimba è dolcissima e amara allo stesso tempo, perché arriva come desiderio "magico" dopo un'esperienza enormemente frustrante a scuola, in cui, per l'ennesima volta, la piccola non è stata messa nelle condizioni di poter lavorare nella sua zona prossimale di sviluppo, ovvero all'interno delle sue ATTUALI aree di possibilità e competenza.

Le è stato somministrato un dettato incalzante che ha portato a casa praticamente in bianco e che ha recuperato, ricopiando quanto scritto dalla bravissima compagnetta di turno.

"Ho ricopiato da G., lei è sempre bravissima, non sbaglia mai".

Questo non funziona, questo scava buche dentro l'animo di questi bambini e rimanda loro di non essere MAI all'altezza, nonostante i miglioramenti e lo sforzo costante che fanno.

Finché i bambini staranno bene in studio e continueranno a sperimentare una frustrazione incredibile a scuola, gli obiettivi del potenziamento non sono generalizzabili e il benessere psicoemotivo di quel bambino sarà costantemente minato.

Dobbiamo fare rete con gli insegnanti, trovare un canale di comunicazione che ci permetta di costruire un percorso condiviso, che è quello che può funzionare meglio.

Serve però anche la collaborazione degli insegnanti, altrimenti non è possibile.

26/09/2025

Balbuzie e DSA: cosa succede quando si presentano insieme?

In questa diretta affrontiamo un tema che ci sta molto a cuore: la comorbidità tra balbuzie e disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).

Insieme alla collega Tiziana Dimo Logopedista Ticiana Dimo logopedista e psicologa, esploriamo:

🔹 Le definizioni aggiornate di balbuzie e DSA
🔹 I segnali da non sottovalutare a casa e a scuola
🔹 L’importanza dell’intervento precoce
🔹 I dati più recenti sulla co-occorrenza tra balbuzie e dislessia
🔹 Come supportare genitori, bambini e insegnanti con un approccio integrato

💡 Se sei un genitore, un insegnante o un professionista dell’età evolutiva, questo video fa per te.

👩‍🏫 Alla fine della diretta potrai scaricare un approfondimento gratuito con fonti e riferimenti scientifici.

👉 Guarda il video completo e condividilo con chi può averne bisogno!

https://youtu.be/_uxPHTuatgc?si=HQ-4_gRC79G7Q3AM

🌟IMPORTANTE🌟Vi segnalo un bando di regione Lombardia per ottenere contributi sull'acquisto di strumenti digitali per alu...
11/08/2025

🌟IMPORTANTE🌟

Vi segnalo un bando di regione Lombardia per ottenere contributi sull'acquisto di strumenti digitali per alunni con DSA valido fino al 31.12.25.

💸 È possibile avere un rimborso fino al 70% della cifra pagata.

Link: https://www.bandi.regione.lombardia.it/servizi/servizio/catalogo/dettaglio/comunita-diritti/inclusione-sociale/avviso-pubblico-ottenere-contributi-l-acquisto-ausili-strumenti-tecnologicamente-avanzati-persone-disabilit-disturbi-specifici-apprendimento-dsa-RLD12024043183

📢 COSA SERVE?

1. SPID;

2. CERTIFICAZIONE DSA rilasciata da un servizio pubblico oppure un servizio privato accreditato in Regione Lombardia (come è la nostra equipe "Stelle sulla Terra");

3. DUE RIGHE SU CARTA INTESTATA FIRMATE DAL NEUROPSICHIATRA INFANTILE (non serve ricetta rossa);

4. ISEE

5. FATTURA DI ACQUISTO DEL PC - TABLET E/O SOFTWARE SPECIFICI COME QUELLI ANASTASIS;

Diverse famiglie mi hanno già confermato il rimborso, si tratta di un aiuto effettivo per le famiglie che si ritrovano a sostenere spese importanti per aiutare i ragazzi nel percorso scolastico.
Fatemi sapere nei commenti se siete riusciti ad ottenere un rimborso.

🌱🧠

"SE SA LEGGERE POI COMPRENDE" 😳Ancora oggi purtroppo si pensa spesso che la comprensione del testo scritto arrivi in aut...
31/07/2025

"SE SA LEGGERE POI COMPRENDE" 😳

Ancora oggi purtroppo si pensa spesso che la comprensione del testo scritto arrivi in automatico dopo l' automatizzazione della lettura.

La decodifica è solo uno degli elementi che concorrono a comprendere quanto letto e la comprensione, esattamente al pari degli altri apprendimenti, va insegnata ed allenata.

Quando a dover comprendere il testo è un bambino con dislessia, diventa ancora più importante imparare ad ottimizzare le risorse cognitive e a sfruttare gli indizi visivi (colori soprattutto).

Può essere allora molto utile:

- partire dalla lettura prima delle domande e solo in un secondo momento del testo;

- andare a ricercare nel testo, con il supporto di colori, la risposta corretta.

Tutto si può allenare: l'importante è conoscere i processi sottostanti all'abilità target e fornire strategie adeguate (e personalizzate) di supporto.

Dopo anni di fatiche è arrivata questa immensa soddisfazione.Sono felice del mio percorso e di tutti quei puntini rossi ...
30/07/2025

Dopo anni di fatiche è arrivata questa immensa soddisfazione.

Sono felice del mio percorso e di tutti quei puntini rossi che ora sto finalmente collegando tra loro.

Sono infinitamente grata a tutti miei pazienti, alle loro famiglie e ai colleghi che non hanno mai smesso di sostenermi.

Sono grata alla mia famiglia e a mio marito, per essere sempre rimasti, come porto sicuro, nei momenti di difficoltà.

Ora inizia un nuovo capitolo della mia vita, tutto da costruire con voi e per voi.

Indirizzo

Viale Dei Partigiani 2/A
Mantua

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:30 - 13:00

Telefono

+393470330368

Sito Web

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