Antonio Gallo

Antonio Gallo Si parla di Salute pubblica e si danno informazioni su come districarsi nei meandri della Sanità. Si risponde a quesiti medici.

Un incarico prestigioso
21/05/2022

Un incarico prestigioso

25/07/2021
Si parla di Sanità
22/07/2021

Si parla di Sanità

Pre e post
22/07/2021

Pre e post

È  vero che sono solo ernie, ma se vi decideste prima ad operarvi sarebbe  meglio.
17/06/2019

È vero che sono solo ernie, ma se vi decideste prima ad operarvi sarebbe meglio.

30/05/2019

Calcolosi della colecisti

I calcoli della colecisti necessitano spesso di un intervento di rimozione della colecisti.
La colecisti è un organo posto sotto il fegato, nel quadrante superiore destro del'addome.
La sua funzione è quella di raccogliere parte della bile prodotta dal fegato e partecipare al processo digestivo dei cibi grassi. In una percentuale di pazienti, all'interno della colecisti, si formano dei calcoli, dei piccoli "sassolini", spesso associati a fango biliare.
I calcoli possono avere dimensioni variabili, da pochi millimetri a qualche centimetro, tendono a spostarsi e dare origine ad una sintomatologia dolorosa, la cosiddetta colica biliare
Dalla colecisti i calcoli possono migrare nel coledoco,un piccolo condotto che mette in contatto la colecisti con l'intestino e provocare ostruzione con successivo ittero.
Al termine del coledoco vi è una piccola valvola (papilla di Vater), se il calcolo si ferma in quella zona, la ritenzione biliare può provocare una pancreatite nei suoi vari gradi.

Intervento di colecistectomia

La laparoscopia ha rivoluzionato il percorso chirurgico per l'asportazione della colecisti.
Oggi attraverso l'introduzione di alcuni sottili strumenti operatori nell'addome e la creazione di un pneumoperitoneo (si gonfia la pancia con 16 litri di anidride carbonica), si riesce ad asportate la colecisti senza eccessivi traumi per il paziente.
L'uso della tecnica laparoscopica ha permesso di ridurre i tempi di degenza, di ridurre le complicazioni legate al taglio dell'addome, ha migliorato il rapporto rischio/beneficio a favore dell'intervento.
Nella gran parte delle strutture ospedaliere i tempi di degenza per un intervento di colecistectomia laparoscopica sono di circa 36 ore dal momento del ricovero per l'intervento. In alcuni casi selezionati è possibile anche un ricovero di 24 ore.
E' importante sapere che durante un intervento con tecnica laparoscopica possono realizzarsi condizioni che comportano una impossibilità a continuare con tale metodica per anomalie anatomiche della colecisti e delle vie biliari, per aderenze massive, per sanguinamenti,o per insorte instabilità emodinamiche o respiratorie. In questi casi si rende necessario convertire l'intervento in laparatomia, aprendo l'addome del paziente e portando così a termine l'intervento.

Il decorso post-operatorio è generalmente caratterizzato da una rapida ripresa delle normali funzioni fisiologiche e da una rapida rialimentazione.
Non ci sono in genere conseguenze o effetti collaterali indesiderati legati all'assenza della colecisti.

Il personale della Day surgery dell'ospedale San Giovanni di Roma
22/01/2019

Il personale della Day surgery dell'ospedale San Giovanni di Roma

Apertura  di un nuovo ambulatorio al servizio della collettività.
22/01/2019

Apertura di un nuovo ambulatorio al servizio della collettività.

Melanomi nelle sue diverse espressioni
06/03/2016

Melanomi nelle sue diverse espressioni

06/03/2016

Il melanoma

Il melanoma cutaneo è un tumore che deriva dalla trasformazione tumorale dei melanociti, alcune delle cellule che formano la pelle. I melanociti fanno parte, insieme ai cheratinociti, dell'epidermide e hanno il compito di produrre melanina, un pigmento che protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. In condizioni normali i melanociti possono dar luogo ad agglomerati scuri visibili sulla superficie della pelle e noti come nei.

Quanto è diffuso
Il melanoma cutaneo è piuttosto raro nei bambini e colpisce soprattutto attorno ai 45-50 anni, anche se l'età media alla diagnosi si è abbassata negli ultimi decenni. In Italia i dati AIRTUM (Associazione italiana registri tumori) parlano di circa 13 casi ogni 100.000 persone con una stima che si aggira attorno a 3.150 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 2.850 tra le donne. Inoltre, l'incidenza è in continua crescita ed è addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni.

Chi è a rischio
Il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo è l'esposizione eccessiva alla luce ultravioletta, che arriva fino a noi sotto forma di raggi UVA e UVB, ed è principalmente rappresentata dai raggi del sole. La troppa esposizione al sole rappresenta un potenziale pericolo perché può danneggiare il DNA delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale. È importante ricordare che anche le lampade e i lettini solari sono sorgenti di raggi ultravioletti e devono quindi essere utilizzati con estrema attenzione e senza abusarne.Altri fattori di rischio noti sono l'insufficienza del sistema immunitario (dovuta per esempio a precedenti chemioterapie o a trapianti), e alcune malattie ereditarie (per esempio lo xeroderma pigmentoso, nel quale il DNA non riesce a riparare i danni causati dalle radiazioni). Il rischio aumenta anche nelle persone con lentiggini o con nei, in quelle con occhi, capelli e pelle chiara e in quelle che hanno un parente stretto colpito da questo tumore o che hanno avuto un precedente melanoma cutaneo.

Tipologie
I melanomi cutanei originano su una cute integra o da nevi preesistenti, che sono presenti fin dalla nascita o dalla prima infanzia (congeniti) o compaiono durante il corso della vita (acquisiti). Dal punto di vista clinico si distinguono 4 tipologie di melanoma cutaneo:
a- melanoma a diffusione superficiale (il più comune, rappresenta circa 70% di tutti i melanomi cutanei),
b- lentigo maligna melanoma,
c- melanoma lentigginoso acrale
d- melanoma nodulare (il più aggressivo, rappresenta circa il 10-15% dei melanomi cutanei).
A differenza dei primi tre tipi, che hanno inizialmente una crescita superficiale, il melanoma nodulare è più aggressivo e invade il tessuto in profondità sin dalle sue prime fasi.

Sintomi
Il sintomo principale del melanoma cutaneo è il cambiamento nell'aspetto di un neo o la comparsa di uno nuovo. Le caratteristiche di un neo che possono indicare l'insorgenza di un melanoma sono riassunte grazie alla sigla ABCDE:
•A come Asimmetria nella forma (un neo benigno è generalmente circolare o comunque tondeggiante, un melanoma è più irregolare);
•B come Bordi irregolari e indistinti;
•C come Colore variabile (ovvero con sfumature diverse all'interno del neo stesso);
•D come Dimensioni in aumento, sia in larghezza sia in spessore;
•E come Evoluzione del neo che, in un tempo piuttosto breve, mostra cambiamenti di aspetto.
Altri campanelli d'allarme che devono essere valutati da un medico sono un neo che sanguina, che prude o che è circondato da un nodulo o da un'area arrossata.

Prevenzione
Alcuni comportamenti possono ridurre il rischio di sviluppare tumori della pelle. È fondamentale innanzitutto esporsi al sole in maniera moderata fin dall'età infantile, evitando le ustioni. In generale bisogna proteggere la pelle evitando di esporsi durante le ore più calde (tra le 10 e le 16) ed evitando o riducendo al minimo l'uso di lampade o lettini abbronzanti. Sotto il sole è consigliabile indossare cappelli e occhiali da sole e usare creme protettive adeguate al proprio tipo di pelle, applicandole più volte in modo da assicurare una copertura continua. Queste attenzioni vanno riservate soprattutto ai bambini, molto sensibili alle scottature: il processo di trasformazione tumorale è molto lungo e spesso può derivare da un'alterazione che è avvenuta in età pediatrica. È inoltre necessario controllare periodicamente l'aspetto dei propri nei, sia consultando il dermatologo, sia autonomamente guardandosi allo specchio e facendosi guardare da un familiare nei punti non raggiungibili col proprio sguardo.

Diagnosi
La diagnosi precoce del melanoma cutaneo non dipende solo dal medico: un auto-esame periodico della propria pelle permette in moti casi di identificare cambiamenti o nei sospetti e di rivolgersi per tempo al dermatologo.
Lo specialista effettua in primo luogo una visita completa nella quale valuta la storia familiare e la presenza di segni e sintomi tipici del melanoma cutaneo. L'esame visivo della pelle è reso più accurato grazie all'uso dell'epiluminescenza, una speciale tecnica di ingrandimento e illuminazione della pelle. La diagnosi certa di melanoma cutaneo necessita però di una biopsia, in cui un campione di tessuto viene prelevato e poi analizzato al microscopio. Inoltre, grazie a specifiche analisi sul campione di tessuto, è possibile identificare la presenza di mutazioni molecolari tipiche di alcune forme di melanoma cutaneo e utili per definire prognosi e trattamento. Esami di diagnostica per immagini come raggi x del torace, TAC, PET e risonanza magnetica sono utili per definire se e dove la malattia si è estesa.

Evoluzione
I melanomi cutanei sono in genere classificati in quattro stadi (da I a IV, lo stadio 0 indica il melanoma in situ, che interessa solo lo strato superiore della pelle) definiti sulla base del sistema TNM. Questo sistema tiene conto delle caratteristiche del tumore come lo spessore, la velocità di replicazione delle cellule tumorali, la presenza di ulcerazioni (T), il coinvolgimento dei linfonodi (N) e la presenza di eventuali metastasi (M). È importante ricordare che la prognosi può essere molto diversa in base allo spessore della lesione: è ottima per melanomi inferiori a 1 mm e peggiora progressivamente con l'aumentare dello spessore.

Come si cura
Oggi sono disponibili diverse opzioni di trattamento per il melanoma cutaneo. La prima scelta è in genere la chirurgia che spesso riesce a curare definitivamente la malattia in fase iniziale. L'entità dell'intervento dipende dallo stadio del melanoma: in genere si asporta anche una parte di tessuto sano attorno a quello malato, in modo da eliminare tutte le cellule tumorali. Lo si analizza poi al microscopio per essere certi che le cellule attorno al tumore siano normali (si parla di margini operatori liberi). Se però si notano cellule tumorali in queste aree, si procede con un nuovo intervento che asporta altro tessuto. In alcuni casi vengono rimossi chirurgicamente anche i linfonodi "sentinella", ovvero i primi a ricevere linfa direttamente dal tumore. Se anche questi contengono cellule tumorali, vengono asportati tutti quelli dell'area interessata. Infine la chirurgia può essere utile per rimuovere eventuali metastasi.
La radioterapia viene utilizzata in genere per trattare il melanoma che si ripresenta dopo un altro trattamento o come terapia adiuvante dopo la chirurgia per eliminare le cellule tumorali non rimosse con il bisturi. Nelle fasi terminali, la radioterapia può essere utilizzata per alleviare i sintomi.
La chemioterapia in genere non è molto efficace, ma può aiutare ad alleviare i sintomi nelle fasi avanzate. I farmaci chemioterapici possono essere utilizzati da soli, in combinazione tra di loro, oppure insieme a farmaci immunoterapici, che stimolano il sistema immunitario ad agire contro il tumore. L'Ipilimumab è utilizzato per esempio per il tumore in fase avanzata, mentre l'interferone alfa serve come terapia adiuvante nei melanomi di maggiore spessore con probabili metastasi.
Tra le terapie ancora in fase di studio, alcune delle quali a un passo dall'utilizzo in clinica, ci sono anche diversi vaccini e terapie mirate. I primi sfruttano parti delle cellule di melanoma per scatenare l'azione del sistema immunitario contro la malattia, un po' come avviene con i vaccini già da tempo in uso contro alcuni malattie virali, mentre le terapie mirate sono farmaci diretti contro mutazioni specifiche nel DNA delle cellule tumorali (per esempio quelle nei geni BRAF, MEK o c-KIT). Nei primi mesi del 2013 è stato approvato anche in Italia l'uso di vemurafenib, un farmaco diretto contro la mutazione BRAF V600, nei pazienti con melanoma avanzato o non operabile che presentano tale mutazione. Sono in fase di studio anche altre strategie immunoterapiche.

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