15/10/2025
Del perché il mese della consapevolezza sul lutto perinatale e infantile è un’occasione preziosa per tutti, non solo per chi ci è passato, non solo per chi incontra le persone in lutto nella sua professione, ma per chiunque abiti la quotidianità guardandosi intorno con un po’ di accortezza.
Perché il lutto perinatale lascia tracce profonde nelle storie delle persone.
Tutte e tutti noi veniamo da famiglie in cui, prima o dopo, in primo, secondo o terzo grado a qualcuno è successo, una, due, tre, quattro volte, dieci venti trenta quaranta cinquanta cento anni fa;
magari siamo proprio noi i fratelli maggiori, o siamo quelli nati dopo un bambino che è volato via troppo presto, e quindi abbiamo conosciuto una versione diversa dei nostri genitori; oppure siamo i nipoti di zii o nonni che hanno un dolore antico senza più parole ma tanto presente nel quotidiano;
magari siamo noi gli zii, e niente della nostra esperienza trova spazio nelle narrazioni dei coetanei, o addirittura siamo i genitori di bambini che non ci sono più e oscilliamo tra cielo e terra, senza trovare un posto che ci accolga tutti interi.
Ecco, comunque lo si guardi, da qualunque ruolo lo si viva, il lutto é un’esperienza che scuote e trasforma nel profondo, é un lavoro molto personale, ma anche molto familiare e persino collettivo che può lasciare molte tracce in chi ne è colpito e nelle generazioni successive, soprattutto se al lutto non diamo il tempo per essere elaborato e lo spazio per fare si che l’elaborazione avvenga, un frammento alla volta.
Il mese della consapevolezza porta all’attenzione di familiari, amici, parenti, operatori, cittadini comuni le storie dei bambini (mai del tutto) perduti : perché il viaggio da compiere per riportarli nel cuore è lungo, certo, ma possibile. Soprattutto insieme.