Studio Dentistico Scienza e Arte - Odontoiatria integrata e olistica

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Tre pazienti differenti mi hanno interrogato sul ferro, ma non quello battuto del cancello, ovviamente, anche se il cors...
26/01/2025

Tre pazienti differenti mi hanno interrogato sul ferro, ma non quello battuto del cancello, ovviamente, anche se il corso al maglio col ferro battuto l'ho fatto 😁😁

1. Cosa sono le macchie nere che compaiono sui denti e perché dopo pochi giorni dalla seduta di igiene dentale ritornano?
2. Ho il ferro basso. Devo integrarlo?
3. Perchè ho il ferro basso e la ferritina alta?

Per rispondere a questi quesiti, parto ovviamente dall’argomento che mi compete maggiormente: le BS o Black stain.
Quelle mostrate nella foto (andate a guardare la prima foto) sono Black Stains, “macchie nere”, quelle antiestetiche macchie dall’aspetto di catenelle nere che in alcuni pazienti (circa il 18% della popolazione) compaiono sulla superficie dei denti, sia permanenti che da latte, in corrispondenza del margine gengivale (o colletto dentale).
Sono state oggetto di studio già ai primi del novecento, e ne ho trovato un’ampia dissertazione in articolo inglese del 1947, in cui la loro definizione è “Mesenteric line” ovvero linea costituita da batteri collegati al mesentere (che è un tessuto addominale), e in un articolo dal titolo “A Sign of Immunity”.
Il paziente le confonde con il tartaro, ma non c’è relazione tra queste macchie né col tartaro.
E la loro definizione “A Sign of Immunity” indicava già nei primi studi come la presenza di queste macchie rappresentasse la capacità di essere immuni dalla carie.
Questo fenomeno (l’assenza di carie in molti pazienti con macchie nere) si verifica perché la saliva di questi pazienti in genere ha un maggior effetto tampone (ovvero la capacità di attutire il pH acido responsabile della formazione cariosa ad opera di alcuni batteri cariogeni).

Nonostante ciò, sono comunque considerate una forma particolare di placca dentale, con tendenza alla calcificazione.

La risposta alla domanda “Perchè ricompaiono dopo la seduta di igiene professionale?” sembra essere insita nell’ambiente orale del paziente:
- in genere ha livelli di calcio e zolfo nella saliva superiori al resto della popolazione:
- potrebbe avere concentrazione di rame salivare aumentata
in genere ha un’abbondanza di Attinomiceti nel microbiota orale, e questo potrebbe spiegare anche l’elevata carioresistenza di questi pazienti
- potrebbe avere una forte presenza di Prevotella melaninogenica (il cui nome già spiega tutto), anche se questo dato è discordante nei vari articoli
- non necessariamente ha accumuli della placca dentaria classica (ovvero le suddette macchie non appartengono a persone che hanno pessima igiene orale)
- sembra avere una carenza di lattobacilli a livello del Microbiota orale
- ha un’alimentazione ricca in ferro (verdura a foglia verde, alimenti fermentati)
- ha elevati valori di ferritina ematica

I componenti responsabili delle pigmentazioni scure sono complessi di ferro, rame e zolfo, ovvero solfuro ferrico formato dall’interazione tra il solfuro di idrogeno (prodotto dai batteri) e il ferro presente nella saliva del paziente.

Come si curano?
Considerando che non sono una condizione patologica, la loro “cura” è primariamente estetica (rimozione delle macchie con strumenti appositi in una seduta odontoiatrica) e causale: visto che i batteri si nutrono principalmente dell’eccesso di ferro del paziente, si indaga eventualmente sui livelli di Ferro del paziente.

Ma bisogna fare attenzione perché Ferro, Ferritina e Sideremia non sono sinonimi (seguirà post apposito).

La seconda fase della terapia in associazione a quella meccanica di rimozione delle macchie può essere quella a base di lattoferrina: per evitare la ricomparsa delle macchie, che in genere ha una latenza di 30 giorni, è possibile assumere integratore a base di lattoferrina nel dosaggio di almeno 50 mg (due volte al giorno lontano dai pasti) per circa 30 giorni.
La terza fase è la riduzione di alimenti ad elevato contenuto ferroso (e soprattutto di cibi fermentati).
La quarta, e non ultima, precauzione, è l’adozione della pratica di Oil Pulling, per evitare l’adesione dei pigmenti alla superficie del dente.

E a conclusione di ciò, siccome non mi piace basarmi solo sugli studi altrui, ma sono una pettegola scientifica, ho voluto verificare questi dati nella mia pratica clinica.

Ho richiesto per un paziente con le BS un esame del Microbiota orale (ovviamente per altre ragioni, patologiche, non di certo per delle pigmentazioni dentali) e i risultati sono stati sorprendenti: carenza di lattobacilli, abbondanza di Attinomiceti, presenza di Prevotella melaninogenica oltre i limiti fisiologici.

Ovviamente i dati estrapolati dall’esame del Microbiota orale sono stati utilizzati per un altro tipo di diagnosi parodontale e relativa terapia, ma questa è un’altra storia.

L'argomento "Crampi muscolari" è piuttosto ricorrente nelle anamnesi dei pazienti. Sto parlando dei CRAMPI MUSCOLARI, pr...
27/10/2024

L'argomento "Crampi muscolari" è piuttosto ricorrente nelle anamnesi dei pazienti.

Sto parlando dei CRAMPI MUSCOLARI, principalmente di polpaccio e dita del piede.

In genere, quando si è afflitti da un crampo, il primo istinto, molto saggio, è quello di fare allungamento muscolare della zona colpita (stretching).
Tuttavia questo rimedio, puramente sintomatico, è valido solo se il crampo è il risultato di uno sforzo intenso e se non si ripresenta più nell'immediato futuro.

Il secondo istinto, già meno sintomatico, ma più funzionale, è quello di assumere integratori a base di magnesio e potassio.
Essendo il crampo il risultato di un'alterazione nell'accorciamento del muscolo e della sua contrazione, l'integrazione con potassio è un'ottima strategia.
Sempre a patto che il potassio sia a dosi congrue e di buona qualità.

Ciò che spesso si sottovaluta, o che proprio non si conosce, è che il crampo è molto spesso (per non dire sempre) figlio di una pessima idratazione.
Non della pelle del polpaccio (che già vi vedo a spalmarvi la crema nivea per ridurre il crampo), ma si tratta proprio di scarsa idratazione corporea.

Quindi tutti a ingurgitare a casaccio litri e litri di acqua.
Ma stranamente i crampi non passano.
😅

L'idratazione ha le sue regole, e io le ho sperimentate su di me, e indirettamente su molti pazienti.

La prima regola dell'idratazione è che per idratare un corpo bisogna idratare le sue singole cellule.
Ma siccome non è pensabile dar da bere ai 30 trilioni di cellule di cui è composto un corpo umano, ci sarà un'altra soluzione, anzi ce ne sono almeno sette.

La prima: non ha senso bere come cammelli, dieci bicchieri di acqua ai pasti.
L'acqua (sempre a basso residuo fisso) va ingerita in piccole quantità regolari e costanti (150 ml ogni ora, per un totale di un litro e mezzo o due al giorno, se siete alti 170 cm. Se siete alti 150 cm riducete).
Ciò perché il corpo non ha la capacità di assorbire in un sol colpo grandi quantità di nessuna sostanza, e ha bisogno di tempo per assorbirla gradualmente e in modo efficace.
Assumere in una sola volta enormi quantità di acqua determina anche una riduzione improvvisa dei livelli di sodio (iponatriemia) che può provocare in casi estremi vomito e capogiri.
Inoltre, se si esagera con l'assunzione di acqua, l'eccesso viene rapidamente espulso attraverso le urine (e anche a tanti minerali utili).

La seconda: fare esercizio fisico.
L'esercizio fisico spreme i liquidi e consente una corretta idratazione delle cellule (non a caso la Bioimpedenziometria di un atleta che beve poco mostra livelli di idratazione migliori di chi non si allena mai e beve senza sosta).

La terza: evitare l'alcol.
Se il crampo compare alla fine di una notte brava, potrebbe essere il risultato di una disidratazione conseguente a ingestione di alcol.
In questi casi è utile bere acqua con poco sale da cucina prima di rimettersi a letto.

La quarta: attenti all'umidità.
Se la temperatura circostante è calda e umida, la possibilità che si crei un crampo è più elevata.
Preparare impacchi caldi ma secchi, per la zona colpita.

La quinta: idratare le cellule attraverso frutta e verdura.
Più che dall'acqua ingerita, le cellule pescano l'acqua dagli alimenti.
Per evitare la comparsa dei crampi, è saggio inserire nell'alimentazione verdure a foglia larga, noci di cocco e acqua di cocco.

La sesta: il sale!
Spesso si pensa che per evitare la disidratazione sia necessario condire gli alimenti con poco sale, ma il meccanismo alla base del rilascio dei liquidi è esattamente opposto: il sodio è un elettrolita fondamentale che, insieme al potassio e al cloruro, aiuta a fornire acqua alle cellule, quindi una dieta troppo povera di sodio può effettivamente aumentare il rischio di disidratazione.
Quindi se siete abituati a mangiare senza sale, con molta probabilità (e se non compensate diversamente) c'è una grande predisposizione allo sviluppo dei crampi.

La settima: la temperatura dell'acqua ingerita.
L'acqua fredda impiega più tempo per essere riscaldata, con il risultato che nelle cellule ne entra meno che se l'acqua è a temperatura ambiente, o ancora meglio tiepida (ecco perché il brodo è un ottimo rimedio contro i crampi).

In aggiunta a ciò, vale la pena notare che spesso, se i crampi riguardano il secondo e il terzo dito del piede, può esservi associata una condizione di gastrite o anche semplicemente cattiva digestione episodica.
Ciò perchè il meridiano dello stomaco termina sotto la pianta del piede.
E soprattutto perché, non a caso, dolore addominale e dolore gastrico sono sintomo di disidratazione.
Per tale ragione, se vi idratate correttamente anche il fastidio gastrico passa senza ricorrere al Maalox.

Quindi, al prossimo crampo, dopo aver stretchato il muscolo rigido, ricordatevi che il problema non è nei muscoli del piede, ma nelle cellule del vostro corpo.
Curate quelle!

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Via Sant’Antonio, 11
Marostica
36063

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Martedì 09:00 - 13:00
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