28/11/2025
Ancora su : perché io vivo certi eventi come DHS e gli altri no?
Perché devo averli già visti da qualche parte.
“È come se il DNA prendesse appunti dalle esperienze per regolarsi di conseguenza”, afferma il ricercatore. [...]
Nei suoi studi, Livio Provenzi studia come le prime relazioni plasmino il cervello dei bambini. Oggi sappiamo che eventi precoci come abusi o maltrattamenti possono lasciare tracce epigenetiche che influenzano lo sviluppo cognitivo ed emotivo. Eppure, “queste modificazioni non sono nella forma di un destino che non possiamo più evitare”, precisa Provenzi, ma “sono sempre suscettibili di essere ulteriormente rielaborate”. Il ricercatore cita studi su modelli animali che dimostrano come l’alta qualità di cure genitoriali possa cancellare le tracce epigenetiche negative.
Anche negli esseri umani, il modo in cui reagiamo alle esperienze stressanti può influenzare quanto queste modifichino il nostro DNA. “Noi, rispetto ai topini da esperimento, abbiamo una complessità di significati che costruiamo e che in qualche modo continua a modificare il modo in cui facciamo i conti con le esperienze”, spiega Provenzi.
Il tema del trauma transgenerazionale è un altro aspetto importante della ricerca. [...] “Noi facciamo parte dell’ambiente in cui viviamo”, sottolinea il ricercatore. “Questo ci porta a essere costantemente in un rapporto di modifiche continue. Noi modifichiamo l’ambiente attorno a noi e ne veniamo modificati”.
Ma c’è una buona notizia: questa fragilità può diventare una risorsa. “Investendo in azioni di cooperazione, collaborazione e supporto reciproco possiamo non solo farci del bene, ma possiamo addirittura entrare nel nostro DNA e in qualche modo proteggerlo dalle esperienze stressanti e traumatiche della quotidianità”.
Insomma, la ricerca nel campo dell’epigenetica e del trauma sta aprendo nuove strade per comprendere come le nostre esperienze influenzino la nostra biologia e la nostra psiche. Allo stesso tempo, sta offrendo nuove speranze per la guarigione e la resilienza, mostrando che, anche di fronte ai traumi più profondi, c’è sempre la possibilità di rielaborazione e trasformazione."