Studio di Psicologia

Studio di Psicologia Psicologa e psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Breve Strategica, mi occupo principalmente

14/10/2017

La famiglia è il luogo dove si nasce, è il luogo dove nascono le prime relazioni di attaccamento, soprattutto con la madre. È il luogo dove ci si sente amati e al proprio posto. È il luogo dove si sviluppano la relazione, l'identità, l'autostima, il senso di sé e dei propri confini. È il luogo dell'accoglienza, dell'accudimento e della protezione. Ecco perché se manca uno o più di questi elementi, la famiglia può trasformarsi, come direbbe il mio Maestro Giorgio Nardone, "nel posto più pericoloso al mondo". Sì proprio così, sembra assurdo ma la famiglia è il posto più pericoloso al mondo.. proprio perché è il posto più importante per un individuo. Se non ci si sente accuditi e protetti, se non si instaura una relazione di fiducia, se non ci si sente al sicuro, per svariate ragioni, la famiglia si trasforma nel posto più pericoloso al mondo: le ferite che derivano da mancanze famigliari, a svariati livelli, sono ferite spesso indelebili. Ma per chi ha coraggio, la via d'uscita c'è. La teoria "trigenerazionale", sviluppatasi in ambito sistemico-relazionale, ci dice che le lotte, i problemi, gli invischiamenti, le dinamiche famigliari si ripetono di generazione in generazione, attraverso un vero e proprio "mandato famigliare": si tratta di un contratto non scritto, implicito nella storia famigliare, al quale ogni membro più o meno consapevolmente deve obbedire. E dunque vediamo che il figlio del tossicodipendente spesso diventa tossicodipendente, la figlia del genitore che ha un compagno poco raccomandabile probabilmente finirà con una persona altrettanto poco raccomandabile, il figlio del genitore sacrificante si sacrifica per la famiglia perché questo è quello che ci si aspetta da lui. Ma c'è chi ha la forza, la determinazione e il coraggio per abbandonare il mandato famigliare, per essere diverso dalla propria famiglia di origine e costruire la propria strada da solo, che non significa necessariamente lontano dalla propria famiglia. Questa riflessione è scaturita dall'osservazione, in questi giorni, di tante donne coraggiose... che hanno detto no, che non hanno accettato il mandato famigliare e non hanno voluto passarlo ai propri figli.

25/07/2017

Inauguro questa pagina con l'analisi di un concetto a me molto caro: il doppio legame. È un concetto che trova la sua massima espressione nell'ambito relazionale, in particolar modo in quello famigliare. Le psicosi e il disturbo di personalità borderline, in particolare, sembrerebbero avere alla base la modalità comunicativa tipica del doppio legame. Ma cosa è il doppio legame? Si tratta di una modalità comunicativa nella quale una delle persone coinvolte nella comunicazione manda all'altra contemporaneamente o in sequenza temporale due messaggi paradossali o più frequentemente contraddittori, cosicché si dice alla persona una cosa e il contrario di quella. L'esempio classico è quello della mamma che si irrigidisce a livello posturale di fronte all'abbraccio del figlio, e quando questi se ne accorge e si allontana, la madre esclama: "Non devi aver paura ad esprimere i tuoi sentimenti!". Il messaggio è chiaramente contraddittorio: ti dico con il corpo che rifiuto il tuo abbraccio e ti dico a parole che non devi rifiutarti di abbracciarmi. La persona che si trova di fronte a questo tipo di messaggi è confusa, poiché non sa decidere quale dei due messaggi sia quello "vero". Non ha dunque la possibilità di mandare a sua volta un messaggio. Per questo è "legata doppiamente", ovvero due volte. È letteralmente in trappola. Perché, detto più semplicemente, qualunque cosa faccia sbaglia: se abbraccio vengo rifiutato, se non abbraccio sono una persona che non sa esprimere i propri sentimenti. La maggior parte delle volte che dite: "Qualunque cosa io faccia non va bene", probabilmente è perché siete dentro ad un doppio legame. Spesso le persone sottoposte a continui doppi legami arrivano ad esprimersi con "aggressività" verso il proprio interlocutore, perché letteralmente "non sanno più che pesci prendere". E allora non sono più solamente in trappola, ma sono anche considerate "folli" e/o "cattive", arrivando perfino a sentirsi in colpa per questo. Con buona pace della loro anima.

Indirizzo

Via Marina Vecchia 4/84
Massa
54100

Telefono

3280450051

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Studio di Psicologia pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Studio di Psicologia:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare