19/11/2025
Le dita immerse nel sale grosso
Per i pagani l’invidia non era un’emozione innocua. Era una forza che si muoveva come un filo sottile, capace di legarsi al corpo e alla mente di chi la subiva. Non serviva uno sguardo diretto e non servivano parole esplicite. Bastava un pensiero pesante lanciato nel momento giusto per deviare il percorso naturale dell’energia.
L’invidia ha un modo tutto suo di muoversi. Entra nelle fessure dell’aura, rallenta la spinta vitale, appesantisce le intenzioni buone e rende più difficili i passi che prima scorrevano senza sforzo. I pagani dicevano che l’invidia “attorciglia il flusso”, perché crea piccoli vortici che trattengono ciò che dovrebbe fluire libero.
Quando questi vortici si accumulano, la persona sente stanchezza, irritazione senza motivo, e una sensazione vaga di essere osservata anche quando è sola. Sono gli strascichi energetici di chi pensa troppo e con troppa rabbia.
Immergere le dita nel sale grosso non è un gesto casuale. Il sale è un minerale che assorbe, trattiene e scioglie. È un ponte tra la terra e gli stati più sottili. Quando le dita entrano in contatto con i cristalli, l’energia stagnante corre lungo i canali fini delle mani e viene catturata dalla struttura del sale.
L’atto è rapido perché il sale lavora in superficie ma anche in profondità.
Il corpo rilascia e il minerale trattiene.
I pagani usavano questo metodo dopo discussioni, dopo incontri con persone invidiose, o semplicemente quando sentivano che qualcosa si era agganciato alla loro schiena, al petto o allo stomaco. Le dita immerse nel sale interrompevano il filo dell’invidia, lo spezzavano prima che potesse attecchire.
È un gesto antico, semplice e intelligente.
Non contrasta la persona che invidia, ma il movimento stesso dell’energia che tenta di raggiungere chi ha scelto di vivere in pace.
Le Streghe di Fenix ©