20/05/2021
💜 Happy World IBD Day 19 Maggio 2021 💜
Progetto
Ecco la testimonianza che farà da sfondo a questa giornata violacea. Parole che toccano l’anima. È proprio vero, noi siamo arte:
“Le undici di sera ormai passate, ottobre era alle spalle, lasciando al vento dei ricordi i giorni degli ultimi sette anni (di sventura?) con addosso il Morbo di Crohn, che mi costrinse a denudarmi di tutti i bei colori dell’anima un tempo indossati quando ero giovane, sano, forte e pieno di progetti e di speranze. La malattia venne a stravolgere la mia vita, abbandonando progetti lavorativi alternativi, riducendo la socialità, lasciando da parte alcuni amori. Il mio nome faticava ad essere respirato dal mondo circostante.
Sette anni contrassegnati da quasi tutti i sintomi conosciuti da chi è affetto da malattia cronica intestinale, da continui esami, diagnosi, prima errate e poi definitive, ricoveri ospedalieri, terapie farmacologiche, tradizionali e innovative, e un primo intervento chirurgico, fino ad arrivare a quel presente, a quelle undici di sera, in cui mi ritrovai ricoverato in ospedale e trasferito d’urgenza in Terapia Intensiva, con sospetta aplasia midollare, shock settico, insufficienza renale e idropneumotorace a un polmone, a cui era associato l’aggravamento della patologia cronica intestinale. Intubato, messo in coma farmacologico, operato all’intestino, fino a uscire dall’ospedale dopo altri due mesi passati in altri reparti per far riprendere al mio corpo le normali funzionalità (da allettato ho dovuto ricominciare da capo a imparare a camminare).
Durante il coma feci innumerevoli sogni, e uno mi rimase impresso, guardavo un dipinto di Caravaggio, la canestra di frutta; non ricordo perché. Una volta uscito dall’ospedale e ripreso una vita quasi normale, andai a vederlo e capii molte cose, su di me, sulla malattia, sulla bellezza dell’Arte e della vita.
Una cesta ricolma di uva, mele, pesche, pere e fichi, frutti buoni erosi e intaccati da agenti esterni come il pulviscolo, un verme, gli insetti, pronti a instaurare una guerra tra il bene dei frutti succosi e il male proveniente dall’esterno. Frutta che rimane nella cesta forse perché non ha la forza o il coraggio di uscire da questa situazione del tempo che scorre e scava nel profondo delle cose, e corrode la loro esistenza. E noi malati cronici intestinali sembriamo proprio come quei frutti del dipinto, dove va in scena la fame di una vita più dignitosa degli stessi frutti; agenti, come il Morbo di Crohn o la Rettocolite Ulcerosa, che ti costringono a vivere la vita in un certo modo, non come l’avresti voluta tu, sana e vigorosa, fresca e succosa. Una vita tra alti e bassi, fermandosi e andando avanti, cambiando direzioni, mettendo in subbuglio i piaceri umani, con l’anima in bilico tra l’incavolato, il depresso, il rassegnato. Ma se ci fermiamo a pensare, sei sempre tu al centro, la mela è sempre lì, l’uva rimane uva, nonostante il pulviscolo, E anche io, noi, siamo lì, con tutto quello che ci può accadere, e che ci accadrà, ma siamo lì, nella cesta della vita, e ci spinge a lottare per andare avanti, con serenità d’animo nonostante i problemi fisici, con forza e volontà di andare oltre la malattia, con gioia per ciò che si riesce comunque a fare, e con sfide continue da affrontare e superare.
Sono passati 17 anni da quei sogni, da quel ricovero, 24 da quando mi sono ammalato del morbo di Crohn; il mio nome ha respirato di nuovo nel mondo circostante; molte cose sono riuscito a fare, piccole e grandi, materiali ed emozionali, altre sicuramente ne farò.
Magari scrivere un libro, un romanzo.
Perché noi siamo arte, noi siamo bellezza, noi siamo uva, mele, pesche, pere e fichi; siamo frutta buona, e abbiamo il diritto di abitare nella grande cesta della vita.”
- Rino