Dott. Gianfranco Alessi Psicologo/Psicoterapeuta

Dott. Gianfranco Alessi Psicologo/Psicoterapeuta Psicologia & Benessere Psicoterapia Messina

09/02/2025
L'Isola che non c'è
03/02/2025

L'Isola che non c'è

Quelli che narcisisticamente sono sicuri, o sperano, che alla loro domanda puoi perdermi? tutti rispondano “No, non poss...
24/01/2023

Quelli che narcisisticamente sono sicuri, o sperano, che alla loro domanda puoi perdermi? tutti rispondano
“No, non posso perderti, la mia vita senza di te non sarebbe la stessa vita, non sarebbe nemmeno più vita”,
considerino che alla stessa domanda si può giungere a rispondere
“Sì! Ti posso perdere e questa perdita non renderebbe la mia vita vana”.
Ma i narcisisti non giungono a questa considerazione, e se ci arrivano, ci arrivano con rabbia e violenza.

18/01/2023

Tutti desideriamo essere riconosciuti e accettati e per ottenere stima e affetto ci impegniamo a costruire relazioni basate sull’empatia, offrendo all’altro quello che noi desideriamo, in relazioni affettive in cui ci si riconosce uguale valore e rispetto .
Altri ricorrono alla strategia della Manipolazione Affettiva.
Tale strategia ha due fasi, nella prima i manipolatori seducono presentandosi come esseri immacolati, iridescenti, dolci, silenziosi ed ingenui, assolutamente comprensivi ed empatici mostrandosi all’interlocutore come gli unici che lo hanno veramente compreso manifestandogli il desiderio di valorizzarlo e di liberarlo.
Questa fase viene definita “Love Bombing”. Attraverso il bombardamento d’amore il manipolatore irretisce la vittima con l’obiettivo di diventare la sua unica fonte di nutrimento affettivo isolandola dal mondo esterno per controllarla più facilmente.
I manipolatori individuano rapidamente quali sono i punti deboli nelle loro vittime e su quelle fanno leva per sedurre e conquistare fiducia assoluta.
Nella fase Seduttiva il manipolatore mostra un falso sé, recita la parte del vulnerabile, dell’incompreso che salva, del sofferente che accoglie tutti i dolori del mondo. L’obiettivo è conquistare l’amore e le cure della vittima. Attivato il senso di accudimento, la si rende più debole. Riempie con lusinghe i vuoti lasciati nel cuore. Riapre e rimargina ferite passate colma abbandoni e insicurezze. E grazie alla sua propria ed esibita infanzia infelice, il manipolatore suscita in chi gli sta accanto il desiderio di dargli felicità a tutti i costi.
Nella seconda fase, conquistata la fiducia, riducono le loro vittime a uno stato di intorpidimento sentimentale conducendole a un tracollo fisico, emotivo e mentale. Questa fase è la Fase Distruttiva in cui emergono la malvagità, la violenza, le esigenze illogiche e l‘anaffettività. In questa fase, la vittima, privata della sua sicurezza, riceve quotidianamente vessazioni, critiche, minacce di abbandoni e richieste assurde.
Dosi di dolcezza alternate ad aggressività creano dipendenza e destabilizzano. La vittima non sa più come comportarsi e la via più facile è negare una verità che fa del male.

51 anni fa, il 14 Agosto 1971 a Palo Alto, California, iniziava l'Esperimento carcerario di Stanford, uno degli studi ps...
14/09/2022

51 anni fa, il 14 Agosto 1971 a Palo Alto, California, iniziava l'Esperimento carcerario di Stanford, uno degli studi psicologici più famosi e avvincenti degli ultimi anni.
Oggetto di ispirazione di diversi film, documentari e libri, è stato negli anni oggetto di numerose critiche sul piano etico e metodologico, ma rappresenta ancora oggi un esperimento fondamentale, che ha messo in luce la rilevanza delle forze ambientali sui comportamenti umani.
L'Esperimento venne ideato da un giovane professore di Psicologia, Philip G. Zimbardo, con l'obiettivo di scoprire se la brutalità delle prigioni statunitensi fosse dovuta a fattori disposizionali delle guardie, oppure avesse a che fare con l’ambiente carcerario stesso. L’esperimento dimostrò che qualsiasi persona, messa in una posizione di grande potere su altre persone, poteva trasformarsi in aguzzino in certe situazioni e non per predisposizioni personali. Quando le persone si sentono anonime ed esercitano un potere su altre persone, sottoposte a un processo di deumanizzazione, possono diventare facilmente malvagie.
Le persone “comuni” possono quindi diventare dei mostri in determinate circostanze, nessuno è completamente buono o cattivo ma tutti hanno molte sfaccettature. Da 51 anni non sono mancati esempi, nella storia e nella cronaca, che ci dimostrano che questa teoria è drammaticamente vera.

➡️ Approfondisci su:

Il 14 agosto 1971 a Palo Alto alcuni studenti vengono ammanettati e incarcerati. Ha inizio così l'Esperimento carcerario di Stanford.

Esprimere Riconoscenza dicendo grazie, sebbene sia fondamento di civiltà e modalità ampiamente diffusa, per alcuni rappr...
10/08/2022

Esprimere Riconoscenza dicendo grazie, sebbene sia fondamento di civiltà e modalità ampiamente diffusa, per alcuni rappresenta una difficoltà oggettiva. Esaminiamo alcune possibili cause di tale difficoltà, le cause di tale difficoltà sono isolabili in uno di schema rigido di causa-effetto, ma in genere, interagiscono fra loro potenziandosi, dettagliando uno schema comportamentale prevedile. Si hanno difficoltà a esprimere gratitudine dicendo grazie per:

1- DIFFICOLTA’ NEL SENTIRE E RICONOSCERE CIO’ CHE SI SENTE
Alcuni hanno difficoltà a contattare e sentire profondamente (a livello fisico ) le proprie emozioni. Se il processo di anestesia emozionale è pervasivo automatizza gli scambi relazionali svuotandoli della loro sostanza rendendoli aridi meccanici e banali. (ringrazio usando una formula sociale ma non sento alcuna gratitudine, e il corpo, il viso, il tono della voce, tutto il non verbale e para verbale non partecipano.

2- SENTIMENTI DI VERGOGNA
Ognuno di noi determina il proprio valore nella vita e nelle relazioni, quello di cui siamo degni e che ci meritiamo. Quando riceviamo più di quanto sia per noi giusto ricevere il dono interferisce con quell’immagine che ci siamo fatti di noi. Difficilmente mettiamo in discussione le nostre certezze, per noi la “mappa è il territorio”, e se mappa e territorio non collimano proviamo imbarazzo e vergogna.

3- SENTIMENTI DI IMPOTENZA
Quando riceviamo un dono cerchiamo istintivamente di riequilibrare la relazione ricambiando. Alcuni vivono questa tendenza all’equilibrio relazionale come un peso insostenibile, o perché ritengono di non avere abbastanza per ricambiare, o perché scambiano il ringraziare con la sottomissione. Il dono e il ringraziare, queste persone, lo vivono come una “dinamica di potere” in cui sentendosi miserabili e impotenti ritengono che l’unica possibilità, per loro, sia la negazione.
“Se non ringrazio non ho ricevuto” e svaluto il tuo dono, non ringraziando, negandolo.

4- BULIMIA
Se durante l’infanzia non siamo stati nutriti in modo per noi soddisfacente, (nutrimenti materiali e/o affettivi), non potremo da adulti mostrare gratitudine “perché non sarà mai abbastanza”.
Poco importa se il fallimento genitoriale sia reale o immaginato, se abbiamo avuto l’impressione di non aver ricevuto quello a cui avevamo diritto, rimarrà per sempre “un vuoto” che mai nessuno potrà colmare. Mancherà sempre qualcosa: sebbene io sia vorace e manipolatorio “non mi basta mai!"
Si affianca a questa causa, una apparentemente opposta, la situazione di coloro i quali, al contrario, hanno ricevuto più del giusto, più del dovuto e più del necessario.
Anche in questo caso da adulti avranno difficoltà a sentirsi grati.
Qualunque attenzione dell’altro è vissuta come un’ovvietà dovuta, pertanto perché’ ringraziare?

Indirizzo

Messina

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Dott. Gianfranco Alessi Psicologo/Psicoterapeuta pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Dott. Gianfranco Alessi Psicologo/Psicoterapeuta:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Digitare