Dott. Raffaele Suarato

Dott. Raffaele Suarato svolgo: consulenza psicologica, psicoterapia individuale, di gruppo e di coppia; sostegno alla genitorialità consapevole, interventi per il benessere

16/08/2025

Dalla mia stanza di terapia…dialoghi che curano
In questo dialogo potrete vedere la parte di noi che tante volte non ha la forza o il permesso di esprimere la rabbia e quindi di proteggersi, mettere confini ed affermare i propri Bisogni esponendoci spesso a vissuti depressivi o ansiosi o ad esplosioni aggressive. Spero possiate trarne nutrimento

Durante un lavoro sulla vergogna con una mia cara paziente adolescente
Paziente (P): sai una volta in quarta elementare un mio compagno di classe mi spinse e mi fece cadere per terra e all’improvviso mi ritrovai circondata da tanti altri bambini che si misero intorno a me e mi prendevano in giro
Terapeuta (T): cavolo mi dispiace deve essere stato terribile.
P: si lo è stato
T: e come hai reagito?
P: non ho fatto assolutamente niente sono rimasta immobile per terra
T: e cosa provavi in quei momenti?
P: assolutamente niente (molto spesso in situazioni particolarmente dolorose può subentrare in noi una parte che qualcuno definisce “protettore distaccato” che ci allontana da sensazioni ed emozioni” per “proteggerci” ovviamente in maniera disfunzionale)
T: capisco…ed adesso mentre mi racconti questa situazione cosa provi?
P: tristezza
T: bene, credo proprio che sia l’emozione giusta da provare in questo momento…ricordi la tristezza è l’emozione che ci spinge a prenderci cura di noi e cercare consolazione per qualcosa che abbiamo vissuto nel passato e che ci ha fatto male o che è finita…ti va se ti propongo di fare un viaggio con me per capire se quella bambina forse in fondo in fondo provava qualcosa?
P: ok ci sto
T: bene mettiti comoda, chiudi gli occhi e presta attenzione al tuo respiro; adesso voglio che ritorni indietro nel tempo e che sei quella bambina, sei in quarta elementare, nella tua classe, ci sei?
P: si, ci sono
T: chi è con te?
P: c’è Marco e Luca (nomi fittizi)
T: cosa stanno facendo?
P: mi guardano e ridono
T: e poi cosa succede?
P: Marco mi da uno spintone all’improvviso, ed io cado a terra
T: cosa provi?
P: ho paura, tanta paura, l’urto è stato fortissimo
T: cosa succede adesso?
P: arrivano le mie compagne di classe
T: e cosa fanno?
P: mi guardano e iniziano a ridere di me
T: cosa provi mentre vedi questo?
P: provo vergogna, tanta vergogna (gli occhi si riempiono di lacrime)
T: di cosa senti il bisogno in questo momento?
P: che la smettano e mi lascino in pace
T: hai bisogno di altro?
P: di aiuto
T: e cosa fai?
P: niente mi sento anestetizzata, resto immobile a guardarli e non ho la forza di rialzarmi
T: capisco, adesso voglio che in questa scena entri tu, quella di oggi, la te quattordicenne, quella che canta, quella che comprende le persone con uno sguardo e riesce a trovare sempre un modo per far star bene chi è importante per lei, ci sei?
P: si ci sono
T: dove sei?
P: sono in una classe di quarta elementare e vedo la me bambina a terra, circondata da altri bambini che la prendono in giro
T: cosa provi?
P: tanta rabbia
T: adesso voglio che vai vicino alla te bambina
P: ok ci sono
T: cosa ti viene di fare?
P: inizio ad urlare a quei bambini che devono smetterla altrimenti sarà peggio per loro
T: bene, ti ascoltano?
P: non molto
T: ok, prova ad impettirti e ad alzare la voce con sguardo severo
P: ok
T: come va?
P: hanno smesso di ridere e si allontanano
T: bene, adesso cosa sta facendo la piccola te?
P: sta piangendo?
T: C’è qualcosa che ti va di fare per lei?
P: ho voglia di abbracciarla forte
T: bene, a chi aspetti allora…
P: ecco
T: cosa provi stringendo quella bambina a te?
P: sento che si sta abbandonando nelle mie braccia e sento di volerle tanto bene
T: adesso entra nella te bambina e dimmi cosa provi sentendo l’abbraccio di questa parte di te più potente e grande
P: è bello, è bellissimo, mi sento al sicuro, sento calore e vorrei rimanere sempre tra le sue braccia
T: bene, adesso rientra nella te di oggi
P: si, ci sono
T: voglio che continui ad abbracciare quella bambina, che continui a farle sentire che con te è al sicuro e che le vuoi bene
P: si
T: e adesso voglio che l’abbracci sempre più forte, sempre più forte fino al punto di farla entrare in te, da dove potrai prendertene cura per sempre.
P: ci sono riuscita, l’ho fatto
T: com’è per te?
P: la sento in me (mette le mani sul petto) e sento di potermene prendere cura e di farla sentire al sicuro
T: e cosa farai se qualcuno vuol farle di nuovo del male
P: li prendo a calci nel c**o (sorridendo)… (io alzo gli occhi al cielo sorridendo) …con l’Adulto lo so, lo so, diciamo che sarò, come dici tu, ASSERTIVA
T: ne sono certo…Brava bel lavoro!!!
Dott. Raffaele Suarato

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