18/03/2021
Vi propongo un esercizio esperienziale basato sulla Gentilezza verso di noi, la cosiddetta "Compassion".
Abitualmente ci rapportiamo alle nostre esperienze spiacevoli con criticità, rimprovero, magari anche rabbia, dimenticando che è possibile sviluppare un atteggiamento più gentile e amorevole verso la nostra sofferenza.
“Immaginati una Mamma Gatta con la sua cucciolata di sei teneri batuffoli dentro una scatola di cartone. Uno dei piccoli, il gattino bianco e nero che ha appena aperto gli occhi, sembra particolarmente vivace. Mentre la mamma allatta i fratelli, lui rotola fuori dalla scatola e non vedendo più la madre, si mette a strillare.
La mamma gatta alza lo sguardo e senza un attimo di esitazione punta direttamente verso il cucciolo, lo prende per la collottola e lo riporta al sicuro dentro la scatola, poi lo lecca finché il piccolo non si è calmato.
Questo comportamento non è esclusivo dei gatti, è presente in molte specie animali e in quasi tutti i mammiferi.
Per quanto riguarda gli umani, non abbiamo questa “linea diretta” con il cucciolo a disagio. È probabile invece che il piccolo che piange riceva risposte del tipo: “ora non ho tempo”, “aspetta che torni il babbo”.
Oppure potrebbe sentirsi chiedere spiegazioni: “perché l’hai fatto di nuovo?” o essere giudicato “se ti comporti così è normale che..”,
invalidato “non hai ragioni di piangere” o minacciato “smetti di lamentarti!”, oppure deriso e respinto.
Al contrario della mamma gatta, che istintivamente rassicura e conforta il piccolo, gli umani sviluppano una serie di comportamenti guidati dai giudizi della loro mente.
E tu? Quando il gattino del tuo disagio interiore comincia a strillare, quando i tuoi pensieri auto-giudicanti rimbombano, tu cosa fai? Come tratti questo gattino? Lo accogli aprendo il tuo cuore con l’intenzione di alleviare la sofferenza, oppure giri le spalle, lo respingi, ignori, sminuisci, deridi, chiedi spiegazioni o metti in atto qualsiasi altro comportamento che non sia quello di accettare con amore e gentilezza la sua paura?
Notalo semplicemente. E nota, se puoi fare un po’ di spazio a questa parte di te ferita, ai giudizi pesanti, alle previsioni di fallimento, alle sensazioni di panico, se puoi prenderti cura di tutto ciò, un po’ come fa mamma gatta”.
ll seguente esercizio è tratto dal recente libro di Tirch Schoendorff, Silberstein “The ACT Practitioner’s Guide to the Science of Compassion”.