NarciStop

NarciStop Psicologa e criminologa, specializzata in trauma da abuso narcisistico. Ci sono passata, sono sopravvissuta e adesso posso aiutare te a uscirne.

Scrivimi a carolinabertolasopsicologa@gmail.com per un colloquio online!

Il fatto di cronaca degli ultimi giorni è uno di quelli che spezzano il fiato: il piccolo Giovanni, nove anni, ucciso du...
28/11/2025

Il fatto di cronaca degli ultimi giorni è uno di quelli che spezzano il fiato: il piccolo Giovanni, nove anni, ucciso durante un incontro con il genitore a cui era stato affidato.

Non voglio parlare di questo caso per analizzare la madre o il gesto in sé, ma perché questa tragedia mette in luce un tema che incontro ogni giorno nel mio lavoro: genitori che cercano di proteggere i propri figli da una dinamica patologica… e un sistema che non vede il pericolo.

Nel mio studio vedo madri e padri disperati che provano a difendere i propri figli da un genitore disturbato, mentre lottano contro un sistema che sembra ignorare la violenza a meno che non sia visibile.

In questo caso parliamo di una violenza efferata, il figlicidio. Ma moltissimi sono i casi in cui la violenza è psicologica, sottile, manipolatoria. Proprio perché non lascia lividi diventa ancora più difficile da riconoscere e, quindi, da fermare.

Se stai vivendo una separazione complessa, se ti senti invisibile agli occhi delle istituzioni, se temi per il benessere psicologico dei tuoi figli… questo tema ti riguarda direttamente.

Ho scritto un approfondimento proprio per chi vive queste dinamiche, per spiegare perché il sistema fatichi così tanto a riconoscere il pericolo quando si tratta di violenza psicologica e minori.

➡️ Leggi l’articolo completo sul mio sito, nella sezione blog.
Link in bio.

In questa Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ho sentito il bisogno di offrire una voce diversa: una ...
25/11/2025

In questa Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ho sentito il bisogno di offrire una voce diversa: una lettura del fenomeno da un punto di vista psicologico e, soprattutto, criminologico.

Perché temo che una visione solo sociologica o culturale rischia di fare un magro favore alle donne, e a chiunque.

Ho scritto un articolo per spiegare perché.

Lo trovi sul mio sito.
👉 Link in bio.

Oggi è la notte in cui si parla di paura, di mostri e di fantasmi. Ma c’è qualcosa che fa molta più paura, e che vedo og...
31/10/2025

Oggi è la notte in cui si parla di paura, di mostri e di fantasmi. Ma c’è qualcosa che fa molta più paura, e che vedo ogni giorno nei miei pazienti: il disturbo post-traumatico da stress che può comparire dopo una relazione patologica.

Un dolore invisibile, ma reale. Un incubo che abita dentro.

Ti senti in allerta anche senza motivo. Il cuore accelera, il sonno è leggero, ogni rumore ti fa sobbalzare. È l’iperattivazione, il sistema nervoso che non riesce più a rilassarsi dopo aver vissuto troppo tempo in pericolo.

Poi arrivano i flashback: parole, immagini, momenti che tornano all’improvviso, come se accadessero di nuovo.

A volte, invece, senti di non sentire più. Ti guardi vivere da fuori, come se tutto fosse ovattato. È la dissociazione, la difesa estrema di una mente ferita.

Da un lato c’è l’evitamento: cerchi di stare lontano da ogni cosa che ti ricordi quella storia.

Dall’altro l’ossessione e la ruminazione: ripercorri ogni dettaglio, cerchi di capire, di trovare un senso, come se da quella risposta dipendesse la tua pace.

E poi la nostalgia: un desiderio struggente di tornare a sentire ciò che sentivi nei momenti belli

Non ti manca chi ti ha ferito, ma il modo in cui ti ha fatto sentire nei momenti positivi.

È questo il paradosso di un legame traumatico: sapere che qualcosa ti ha distrutto, e allo stesso tempo non riuscire a lasciarlo andare.

In mezzo c’è la dissonanza cognitiva: da un lato la paura e la consapevolezza, dall’altro l’attaccamento e la speranza.

Vorresti fuggire e, nello stesso istante, tornare indietro.

🕯️ In questa notte di paura, il mio augurio è che restino solo i fantasmi finti.

E se stai navigando in questo buio, spero che tu scelga di liberarti da quelli veri, quelli che ancora vivono dentro.

Uscirne è possibile, davvero.

Scrivimi in direct se senti che è il momento di iniziare a guarire ❤️.

〰️ Carolina

Oggi voglio parlarti di una delle cose che mi capita di trattare più spesso con i miei pazienti: la paura di essere sost...
18/10/2025

Oggi voglio parlarti di una delle cose che mi capita di trattare più spesso con i miei pazienti: la paura di essere sostituiti.

Si tratta di una paura paralizzante, totalizzante.

Una paura che spesso è tale da portare una persona a rimanere in una relazione patologica nonostante la sofferenza indicibile, a volte per anni o decadi.

Se sai di cosa parlo, questo post è per te ❤️

Se hai voglia di parlarne con qualcuno, scrivimi in direct per prenotare un colloquio 🤗

〰️ Carolina

Le relazioni patologiche lasciano dentro un rumore costante: domande che non smettono mai di girare in testa.Perché l’ha...
12/10/2025

Le relazioni patologiche lasciano dentro un rumore costante: domande che non smettono mai di girare in testa.

Perché l’ha fatto?

Quando ha iniziato a cambiare?

Mi ha mai amato davvero?

Cosa ho sbagliato?

Sono domande che logorano, perché nascono da un bisogno di senso che non trova appiglio. In una relazione sana, le risposte arrivano dal confronto, dal dialogo, dalla reciprocità. In una relazione patologica, invece, le risposte vengono create e distrutte da chi ha interesse a confonderti: ciò che oggi è vero, domani non lo è più. E tu, nel tentativo di capire, finisci per perderti ancora di più.

È così che la mente inizia ad arrovellarsi: cerchi spiegazioni, rileggi messaggi, analizzi parole, gesti, silenzi… ma stai solo continuando a cercare chiarezza da chi vive di ambiguità. Chiedere risposte a chi ha costruito la confusione significa restare intrappolati nel suo linguaggio, nelle sue regole, nei suoi paradossi.

Quella persona non ti aiuterà mai e poi mai ad ottenere la verità che cerchi, perché se lo facesse perderebbe il controllo che ha su di te.

Io posso aiutarti a farlo 🤗

Perché di quelle domande, e delle risposte che spaventano, ma liberano, mi occupo ogni giorno nel mio lavoro.

Scrivimi nei commenti qual è la domanda principale a cui vorresti finalmente trovare risposta. Quella che ti tormenta, che ritorna, che non riesci a chiudere.

Nei prossimi post cercherò di rispondere ad alcune di queste domande, per aiutarti a mettere ordine dove oggi c’è solo caos.

Scrivimi anche in direct se vuoi che la risposta sia parte di un lavoro più personale, fatto insieme ☺️

〰️ Carolina

Un investimento a fondo perduto è quello in cui versi risorse, tempo o energia sapendo che non torneranno mai indietro. ...
11/10/2025

Un investimento a fondo perduto è quello in cui versi risorse, tempo o energia sapendo che non torneranno mai indietro. È un dare senza possibilità di recupero, un impegno che non genera alcun ritorno.

Una relazione patologica funziona esattamente nello stesso modo. Ti ritrovi a investire ogni giorno affetto, comprensione, pazienza, perdono, nella convinzione che prima o poi qualcosa cambierà. Ma quel “prima o poi” non arriva mai.

Ti aggrappi a minuscoli segnali, a momenti in cui sembra che le cose migliorino, a parole che ti fanno credere che stavolta sarà diverso. E continui a dare, a giustificare, a sperare.

Nelle relazioni sane si investe perché esiste reciprocità: ciò che doni trova spazio nell’altro e torna indietro sotto forma di presenza, cura, attenzione. Ma in una relazione patologica non funziona così: ciò che dai non produce nulla. È come versare acqua in un contenitore bucato.

Più ti impegni, più ti svuoti. E nonostante questo, qualcosa ti spinge a restare: quella speranza illusoria e profonda che l’altro prima o poi riconoscerà il tuo valore, che tutto quel dolore non sarà stato vano.

Ma la verità è un’altra: non c’è ritorno, non c’è crescita, non c’è trasformazione possibile. Restare significa solo perdere ancora. Continuare a investire in chi non sa restituire significa scegliere di farti del male, anche se lo chiami amore.

È terribile dovertelo dire, ma devo farlo: quello che otterrai da tutto questo investimento non è un lieto fine. È il nulla più assoluto.

E più tardi smetterai di investire, più a lungo continuerai a perdere. Prima ti fermi, prima potrai ricominciare a costruire qualcosa che abbia davvero valore: te.

Se ti ritrovi in queste parole, scrivimi in direct: possiamo parlarne insieme e capire come interrompere questo circolo ❤️

〰️ Carolina

Le persone con problemi di narcisismo hanno bisogno di continue conferme del proprio “valore”, perché quel valore dentro...
07/10/2025

Le persone con problemi di narcisismo hanno bisogno di continue conferme del proprio “valore”, perché quel valore dentro non è stabile: dipende dall’eco che arriva dall’esterno. Il nucleo del funzionamento è sorprendentemente omogeneo – autostima fragile, vergogna difficile da tollerare, iperfocalizzazione su immagine e status, scarsa tolleranza al limite – ma l’espressione concreta può cambiare moltissimo a seconda del contesto, della storia personale e del pubblico disponibile.

Per questo spesso queste persone si “specializzano” in ruoli che funzionano particolarmente bene: copioni ripetuti, efficaci nel catalizzare attenzione, ammirazione, deferenza o colpa, e nel mantenere una posizione di centralità.

Quando un ruolo è attivo, tu percepisci uno spostamento sottile ma costante del baricentro: conversazioni che ruotano attorno alla persona, decisioni che si prendono altrove, confini che si ammorbidiscono “per quieto vivere”, realtà che viene reinterpretata per salvare immagine e primato.

Il nutrimento per il loro ego arriva proprio da questi micro-movimenti: tempo che si cede, giudizio che si delega, obiezioni che si tacciono, cura che diventa dovere, facciata che pesa più del vissuto.

Nel post ti mostro alcuni di questi ruoli, con i meccanismi che li alimentano.

Se ti capita di vedere questi copioni intorno a te, o se noti che in certe dinamiche perdi voce e autonomia, raccontamelo nei commenti: a volte dare un nome a ciò che accade è già metà del lavoro.

Se desideri lavorarci in modo mirato sulla tua esperienza, scrivimi in direct per prenotare un colloquio 🤗

Ti viene in mente qualcuno che utilizza uno di questi ruoli?

Il momento più pericoloso in una relazione patologica non è quando stai male.Il vero rischio arriva quando pensi di star...
27/09/2025

Il momento più pericoloso in una relazione patologica non è quando stai male.

Il vero rischio arriva quando pensi di stare bene.

Lo vedo spesso nei miei pazienti: dopo mesi di dolore e confusione arriva quella fase in cui l’altra persona sembra cambiata. Si scusa, mostra pentimento, fa promesse, mette in atto gesti concreti che sembrano segnare una svolta. Tu senti che le tue richieste sono state ascoltate, e percepisci finalmente di avere il controllo. Ti convinci che forse la tempesta sia passata e magari anche di avere sbagliato le tue considerazioni sua sulla situazione.

Ma è proprio qui che scatta l’inganno. Non sei in controllo perché la situazione è davvero cambiata: ti senti in controllo perché chi ha sempre gestito le fila ha interesse che tu lo creda. È la sua manipolazione che funziona al meglio, portandoti a fare ciò a cui ambisce; farti abbassare la guardia.

Ho visto persone sospendere la terapia convinte di avercela fatta, solo per tornare mesi dopo in condizioni peggiori. Distrutte, svuotate, ancora più umiliate. Perché il ritorno della svalutazione, dopo un’apparente calma, colpisce con una forza devastante. E lascia la sensazione di non aver più punti fermi a cui aggrapparsi.

Non fidarti mai ciecamente del sollievo che provi in un contesto dove la regola è stata sempre instabilità e dolore. Quella stabilità che senti non è autentica, è una tregua strategica. Serve solo a trattenerti nella gabbia.

Se stai vivendo proprio questo, se senti che va tutto meglio ma una parte di te continua a tremare, ascolta quella parte. È la più lucida che hai. Non ignorarla.

Se ti rivedi in queste parole, scrivimi in direct: possiamo parlarne insieme e trovare un modo per proteggerti davvero, senza cadere ancora una volta nello stesso inganno ❤️

〰️ Carolina

Un marchio di fabbrica delle relazioni patologiche è spesso l’infedeltà.E farne la scoperta, è un trauma che ti frantuma...
24/09/2025

Un marchio di fabbrica delle relazioni patologiche è spesso l’infedeltà.

E farne la scoperta, è un trauma che ti frantuma dentro, con conseguenze devastanti e spesso irreversibili per la relazione.

È come vivere in una casa che sentivi sicura e scoprire che sotto le fondamenta esisteva un seminterrato nascosto, pieno di messaggi, incontri, complicità di cui non sapevi nulla.

Quello che accade in quel momento non è un semplice dolore, è uno shock che travolge il tuo corpo, la tua mente, il tuo senso stesso della realtà, che improvvisamente si spacca in due: ciò che credevi vero e ciò che improvvisamente si rivela.

Resti senza appigli, in allerta continua, con la sensazione che non ci sia più nulla a cui potersi affidare.

Lo vedo ogni giorno nei miei pazienti: nelle relazioni patologiche l’infedeltà non è quasi mai un episodio isolato ma un meccanismo ricorrente, fatto di bugie, manipolazioni e costanti gravissime violazioni della fiducia.

Le ferite che lascia sono profonde: identità incrinate, ansia, ipervigilanza, difficoltà a fidarsi, un senso di valore personale eroso goccia dopo goccia.

E se ti stai chiedendo se stai esagerando, la risposta è no. Non sei troppo sensibile. Stai reagendo a una ferita reale, che tocca il cuore stesso della tua vita.

Se vuoi ritrovare fiducia, sicurezza e la possibilità di sentirti di nuovo al sicuro nel mondo, possiamo ricostruire insieme ciò che oggi ti sembra perduto.

Se vuoi parlarne con me, scrivimi in direct 🤗

〰️ Carolina

Ti è mai capitato di sentirti in trappola dentro ad un senso di amarezza che non passa, anche se pensi che dovresti aver...
23/09/2025

Ti è mai capitato di sentirti in trappola dentro ad un senso di amarezza che non passa, anche se pensi che dovresti aver già superato quello che è accaduto?

L’amarezza post traumatica è una condizione che incontro spesso nel mio lavoro clinico. Si sviluppa dopo un evento traumatico vissuto come ingiusto in cui hai sentito che ti hanno tradito, umiliato o abbandonato. Non è semplice rabbia, non è solo dolore: è un vissuto che resta dentro, accompagnato da rimuginio costante, dalla sensazione che niente possa restituirti ciò che ti è stato tolto, e da pensieri di vendetta.

Il paradosso è che questi pensieri fanno soffrire, ma allo stesso tempo diventano necessari. È come se la mente volesse continuare a dimostrare a sé stessa e agli altri che ciò che hai subito è reale e non può essere dimenticato.

Molti dei miei pazienti raccontano di sentirsi colpevoli per non aver fatto abbastanza, impotenti, incapaci di reagire; spesso si vergognano dei pensieri di rivalsa che emergono in loro.

Fare questi pensieri non significa essere “cattivi”: significa avere una ferita ancora aperta che brucia e che non ha trovato spazio per essere elaborata.

Questo stato di amarezza può portare insonnia, perdita di appetito, sintomi fisici, calo di motivazione, ossessione e persino pensieri autolesivi. Ma ciò che pesa di più è la sensazione di blocco: la vita va avanti, mentre tu resti fermo a quel punto.

La buona notizia è che non sei condannato a restarci. Con strumenti clinici specifici è possibile lavorare su questa ferita, trasformare l’amarezza in consapevolezza e restituire energia a parti di te che oggi sembrano spente.

Se leggendo ti ritrovi nelle mie parole, sappi che uscire da questo stato è possibile. E che sarei felice di aiutarti 🤗

Scrivimi in direct o a carolinabertolasopsicologa@gmail.com per prenotare un colloquio

〰️ Carolina

Ci sono relazioni in cui non ti rendi conto subito di cosa stai vivendo. All’inizio tutto sembra straordinario: emozioni...
11/09/2025

Ci sono relazioni in cui non ti rendi conto subito di cosa stai vivendo. All’inizio tutto sembra straordinario: emozioni travolgenti, attenzioni continue, momenti che ti fanno credere di aver trovato finalmente “la persona giusta”. Ma con il tempo ti accorgi che quella forza non ha nulla a che vedere con la serenità, e che la tua vita è diventata un susseguirsi di picchi e crolli, senza tregua.

L’intensità è ingannevole. Illude, perché ti fa credere che dove c’è emozione ci sia anche profondità. In realtà è proprio il contrario: più la relazione è fatta di scosse improvvise, più manca la base stabile che serve per sentirsi davvero al sicuro.

Quello che restava invisibile, ma che in studio vedo ogni giorno, è che questa altalena non è frutto del caso. È una dinamica precisa, che logora lentamente la tua identità.

Chi la vive spesso si sente confuso: “perché non riesco a staccarmi?”, “perché continuo a tornare anche se sto male?”, “perché mi sembra di non aver mai amato nessuno così?”. Quello che in realtà trattiene non è l’amore, ma la dipendenza dal prossimo picco emotivo. È un meccanismo che crea un legame traumatico, molto diverso da un legame d’amore.

Non è un problema di sensibilità, non è un difetto di carattere, non è che “ti piacciono le emozioni forti”. È che sei rimasta intrappolata in una relazione costruita per toglierti stabilità e farti vivere di scosse continue. E quando lo capisci, spesso ti senti fragile, colpevole, perfino “sbagliata”. Non lo sei. Quello che ti sta accadendo ha una spiegazione clinica precisa, e soprattutto ha una via d’uscita.

Se ti sei riconosciuto nelle parole del carosello, non ignorare questa sensazione. È già un passo importante vedere con chiarezza dove sei. Da qui si può lavorare per ritrovare te stessa, ricostruire fiducia e avvicinarti a relazioni che non consumano, ma nutrono.

Se vuoi parlarne con me puoi scrivermi in direct o mandarmi una mail a carolinabertolasopsicologa@gmail.com.

Insieme possiamo cominciare a rimettere ordine in ciò che ora sembra confusione ❤️

Ci sono relazioni in cui non ti rendi conto subito di cosa stai vivendo. All’inizio tutto sembra straordinario: emozioni...
11/09/2025

Ci sono relazioni in cui non ti rendi conto subito di cosa stai vivendo. All’inizio tutto sembra straordinario: emozioni travolgenti, attenzioni continue, momenti che ti fanno credere di aver trovato finalmente “la persona giusta”. Ma con il tempo ti accorgi che quella forza non ha nulla a che vedere con la serenità, e che la tua vita è diventata un susseguirsi di picchi e crolli, senza tregua.

L’intensità è ingannevole. Illude, perché ti fa credere che dove c’è emozione ci sia anche profondità. In realtà è proprio il contrario: più la relazione è fatta di scosse improvvise, più manca la base stabile che serve per sentirsi davvero al sicuro. Quello che restava invisibile, ma che in studio vedo ogni giorno, è che questa altalena non è frutto del caso. È una dinamica precisa, che logora lentamente la tua identità.

Chi la vive spesso si sente confuso: “perché non riesco a staccarmi?”, “perché continuo a tornare anche se sto male?”, “perché mi sembra di non aver mai amato nessuno così?”. Quello che in realtà trattiene non è l’amore, ma la dipendenza dal prossimo picco emotivo. È un meccanismo che crea un legame traumatico, molto diverso da un legame d’amore.

Non è un problema di sensibilità, non è un difetto di carattere, non è che “ti piacciono le emozioni forti”. È che sei rimasta intrappolata in una relazione costruita per toglierti stabilità e farti vivere di scosse continue. E quando lo capisci, spesso ti senti fragile, colpevole, perfino “sbagliata”. Non lo sei. Quello che ti sta accadendo ha una spiegazione clinica precisa, e soprattutto ha una via d’uscita.

Se ti sei riconosciuto nelle parole del carosello, non ignorare questa sensazione. È già un passo importante vedere con chiarezza dove sei. Da qui si può lavorare per ritrovare te stesso, ricostruire fiducia e avvicinarti a relazioni che non consumano, ma nutrono.

Se vuoi parlarne con me puoi scrivermi in direct o mandarmi una mail a carolinabertolasopsicologa@gmail.com.

Insieme possiamo cominciare a rimettere ordine in ciò che ora sembra confusione ❤️

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