03/11/2025
Nascondere il volto come atto di seduzione.
Mostrarlo come segno di coraggio e appartenenza.
Due gesti lontani nel tempo, eppure profondamente umani.
🏢 Alla GAM di Torino, la mostra di Linda Fregni Nagler ci invita a riflettere su come il volto, nella storia, sia sempre stato un linguaggio 📸
👉🏻Da un lato, le Tapadas Limeñas, donne dell’aristocrazia peruviana dell’Ottocento, che velavano il viso lasciando scoperto solo un occhio: un rituale di seduzione, ma anche di potere.
Nell’ombra del velo, il mistero diventa identità: scegliere cosa mostrare, e a chi, era un modo per affermare sé stesse.
👉🏻Dall’altro, i giovani del Mensur, confraternite universitarie tedesche che si sfidavano in duelli rituali lasciando il volto esposto alla lama.
Le cicatrici diventavano simbolo di appartenenza, onore, virilità. Ferite esibite come segno di valore, più per gli altri che per sé.
Due estremi dello stesso gesto: nascondere o mostrare. In entrambi, il volto è messaggio, rappresentazione, identità.
E forse, oggi più che allora, almeno nella nostra cultura, c’è maggiore consapevolezza e libertà, nel decidere cosa rivelare e cosa custodire.
Conservate la vostra unicità.
Non è ciò che mostriamo a definire chi siamo, ma la scelta consapevole di farlo 🖤