06/11/2025
🏳️⚧️ È un atto di resistenza, un segnale potente che attraversa l’oceano e parla anche a noi, donne trans e persone LGBTQIA+ che ogni giorno in Italia lottiamo contro invisibilità, discredito e marginalità.
Erica ha vinto non nonostante sia trans, ma perché ha saputo incarnare la speranza: quella di una politica che non usa l’identità come arma, ma come verità.
Ha scelto di parlare di comunità, di vicinato, di cura reciproca. E gli elettori l’hanno ascoltata.
Hanno scelto la decenza in un tempo di odio, la vicinanza in un mondo frammentato, la speranza in un sistema che spesso ci vuole disperate.
Quando una donna trans diventa sindaca, non si tratta di “una notizia curiosa”. È la prova vivente che la narrazione dominante — quella che ci descrive come corpi fragili, precari, indegni di rappresentanza — può essere spezzata.
Ogni volta che una di noi conquista uno spazio di potere, lo fa per tutte.
Ogni vittoria trans è una crepa nel muro dell’esclusione, una breccia da cui entra luce.
Ma la vera sfida è anche per noi, qui: imparare a vedere in quella luce la nostra stessa possibilità.
In un’Italia dove la politica continua a ignorare o deridere le nostre esistenze, la storia di Erica Deuso ci ricorda che la visibilità non basta se non si accompagna al coraggio di incidere, di agire, di trasformare.
Perché non vogliamo più essere “tollerate”: vogliamo governare, decidere, cambiare.
E allora sì — gli elettori hanno scelto la speranza.
Sta a noi far sì che quella speranza diventi contagiosa, anche qui, nelle nostre strade, nelle nostre città, nei nostri corpi.