23/10/2025
Come terapisti occupazionali continuiamo a ripetere l'importanza delle attività per sostenere il senso di competenza e la qualità di vita.
Il gruppo Pensieri nascosti condivide con noi la testimonianza di quanto cambi lo scoprirsi competenti.
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Tre anni fa mio marito se n’è andato di casa. Ha preso i suoi attrezzi e mi ha lasciato con un mucchio di mobili scelti da lui: giallo senape e marrone ovunque. Diceva che era “gusto sofisticato”, ma a me sembrava di vivere in una camera mortuaria degli anni ’70.
Avrei voluto cambiarli, ma a 47 anni, tra doppi turni in ospedale e la stanchezza, a malapena avevo la forza di fare la doccia.
Un giorno la mia fisioterapista mi disse che lavorare il legno l’aveva aiutata con l’artrite:
“Prova a costruire qualcosa di piccolo”, mi suggerì.
Risi amaramente. Robert aveva sempre fatto in modo che mi sentissi incapace, inutile con gli attrezzi. Ma quella notte non riuscivo a dormire, fissando quei brutti tavolini marroni.
Comprai una vecchia sega a un mercatino. Non avevo idea nemmeno di come si usasse. Recuperai dei bancali dietro il supermercato e mi misi all’opera. Il primo tentativo sembrava fatto da un bambino. Il secondo non molto meglio. Ma al terzo… qualcosa è scattato.
A poco a poco, da quel caos di legno e vernice, è nato un piccolo tavolo giallo. Non perfetto: la mensola è un po’ storta e ho usato troppa pittura. Ma era mio. Fatto con le mie mani.
La settimana scorsa mia figlia è venuta a trovarmi. Si è fermata di colpo davanti al tavolo:
“Mamma… lo hai costruito TU? È bellissimo. Così allegro. Niente a che vedere con le cose tristi di papà.”
Ogni mattina appoggio la tazza di caffè su quel tavolo giallo e sorrido. Non è solo un mobile. È la prova che non avevo bisogno di lui per sentirmi capace.
Perché la miglior rivincita non è vivere bene.
È scoprire che ce l’hai sempre fatta da sola. 🌼✨