16/11/2025
«Scusi posso vederla?». «Ora no, rimanga in sala d’attesa». Sì, perché quando dei bambini nascono così presto, non è un miracolo, ma un indicente, un impiccio. Un impiccio dal quale loro devono districarsi e con il quale bisogna fare i conti. Loro erano in una saletta, proprio a due passi dalla sala d’attesa, piena di medici e infermieri pronti a misurare i parametri corporei, a inserire cannulette e tubicini e, molto banalmente, a cercare di far respirare tuo figlio, o, nel mio caso, i tuoi figli. (...) Condividiamo lo stesso ospedale, lo stesso reparto e la stessa aria, che io respiro, e loro forse. Quel respiro, che quando entri nella stanza dopo dieci minuti abbondanti, capisci che Francesca non sta facendo, perché l’aggeggio al quale è attaccata continua a pulsare con dei bip rossi fuoco. Ed è in quel momento che li vedi per la prima volta, piccoli, minuscoli. Sono i tuoi cuccioli. Fino a un istante prima non pensavi che un cucciolo potesse essere grande quanto un palmo di mano. Definiti in ogni piccolo dettaglio, come fanno solo le migliori case automobilistiche tedesche, come solo la natura sa fare. La natura che li ha fatti nascere e che forse non li farebbe sopravvivere se solo non ci fossero macchine, aggeggi, cannule, tubetti, scatole calde, incubatrici, esperti, medicine, ma non abbracci. Quelli ora non servono, quelli ora non li posso dare."(tratto da "Come respira una Piuma" di M.Florita)
Il 17 novembre è la giornata Mondiale della Prematurità ( ) un pensiero a tutti i bambini senza abbracci e a tutti i genitori che non li possono dare.
Per questo motivo il lavoro che c’è da fare in questi reparti è enorme, perché non riguarda solo le complicatissime e vitali faccende mediche, ma anche le complessissime questioni affettive e relazionali.
("Il nostro primo abbraccio: Francy ed io" foto di M.Florita)