13/11/2025
Ci sono ferite che non nascono da ciò che è accaduto, ma da ciò che non è mai arrivato.
Il neglect è una di queste: una mancanza silenziosa, che cresce dove i bisogni non trovano risposta e che spesso si riconosce solo molto più tardi, quando l’età adulta chiede alla persona di funzionare in modi che non ha mai potuto imparare.
Nella clinica lo vedo in chi racconta un’infanzia “normale”, senza eventi traumatici evidenti, eppure attraversata da un senso di solitudine difficile da definire.
Il neglect non riguarda l’amore: riguarda la cura.
E la cura, per un bambino, è tutto.
A volte è fisico: poca protezione, poca attenzione.
A volte è educativo: nessuno che accompagna, che guida.
Molto spesso è emotivo: nessuno che aiuta a nominare quello che succede dentro, nessuno che regola, contiene, traduce.
È crescere sentendo che “si deve fare da soli”, anche quando non sarebbe possibile.
Non si tratta di colpe.
Molti caregiver non hanno fatto male: non hanno saputo fare altro.
Il loro stesso mondo interno era troppo ingombro per potersi accorgere del resto.
Ma per il bambino questo non cambia: imparerà a non chiedere, a non disturbare, a non aspettarsi che un bisogno possa essere accolto.
Le conseguenze non si vedono subito.
Si vedono più tardi: nell’attaccamento insicuro, nella difficoltà a sentire di valere, nella tendenza a minimizzare il dolore, nella fatica a fidarsi davvero.
Molti adulti cresciuti nel neglect diventano competenti fuori e fragili dentro.
Abili a cavarsela, incapaci di affidarsi.
Abituati a sopravvivere, meno ad essere.
Il lavoro terapeutico parte proprio da qui: dare nome a ciò che non c’è stato.
Perché il neglect non lascia cicatrici, lascia vuoti.
E per riempirli serve prima riconoscerli, poi costruire un’esperienza nuova in cui i bisogni non siano un intralcio, ma qualcosa che finalmente può esistere.
Il neglect non definisce la persona, ma spiega molto di ciò che ha imparato a fare per non perdersi.
E quando questa storia viene vista con chiarezza, qualcosa può davvero cambiare direzione.