La "Dolce attesa" - Dott.ssa in ostetricia Angela Maria Flinio

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La "Dolce attesa" - Dott.ssa in ostetricia Angela Maria Flinio Consulenza e assistenza in adolescenza, età fertile, gravidanza, puerperio e menopausa. Assistenza domiciliare in travaglio, parto e nel postparto.

Organizzazione corsi pre e post-parto, di massaggio infantile e di acquaticita' in gravidanza e neonatale.

28/11/2025
27/09/2025
08/09/2025

Le proprietà nutritive e immunitarie del latte materno non scompaiono quando i bambini raggiungono i 6 mesi... o 12... o 24...💪
In pratica il latte resta latte per tutta la durata dell'allattamento.
E chi dice che diventa acqua.... semplicemente si sbaglia!🤷‍♀️

Ne parla anche una ricerca della dottoressa Natalie Shenker presso la Human Milk Foundation qui:
https://www.mdpi.com/2072-6643/12/11/3450

22/07/2025

𝐋'𝐞𝐬𝐭𝐢𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐝𝐨𝐧𝐧𝐚 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐧𝐭𝐚 𝐬𝐚𝐧𝐚

C'è stato un tempo, in cui le donne incinte erano felici, in cui erano curate, considerate portatrici di grazia e buone notizie, dono di vita.

Le donne incinte, che dovrebbero rallegrarsi di felicità, vivono la gravidanza timorose e minacciate.
Con la scusa "per il tuo bene e per il tuo bambino", sono stati fissati protocolli e procedure generalizzate a partire dalle eccezioni.

Il risultato: la gravidanza sana non esiste.

La donna che non ha il diabete ha un bacino stretto, c'è quella che ha un bambino troppo piccolo, quella che l'ha troppo grande (c'è anche la variante che ce l'ha all'inizio "troppo grande" e passa tutta la gravidanza a passeggiare e poi deve si passare gli ultimi 2 mesi sdraiata, quella che deve rientrare alla 40esima settimana, e così via..)

In conclusione, è molto difficile che lascino trascorrer la gravidanza tranquilla e diano la possibilità di poter partorire come e quando ci va.
E che la donna giunga al termine della gravidanza senza ansie o pressioni.

Questo è nefasto, non solo sul piano dei diritti umani (diritto alla libertà), ma sul piano della fisiologia del parto, perché va contro di essa. Se l'ormone del parto, l'ossitocina è l'ormone che sprigioniamo quando siamo felici, allegre, piene di piacere, sicure... come può fare il suo lavoro in queste circostanze?
Come dovremmo connetterci al bambino del quale sappiamo solo cifre, percentili, numeri, grafici, giorni, ore, livelli...?
Come potremmo far sì che il nostro corpo liberi l'ossitocina se siamo adrenaliniche?

Siamo incinte, non malate.
Siamo fonte di vita, rappresentanti della parte più sana della popolazione.
Siamo donne, non macchine, e i nostri bambini, esseri umani, non numeri.

Quando ci viene fatta un'ecografia, capiamo che dovete guardare lo schermo, ma guardate anche le nostre facce, i nostri occhi; parlateci nel linguaggio che possiamo capire pure noi, ricordatevi che è nostro, non il vostro oggetto di studio, "quello" che vedete sullo schermo è il nostro bambino.

Donne rivendicate il diritto di avere una gravidanza e un parto felice, il diritto a partorire come ci pare e con i nostri ormoni della Felicità.

Lasciateci essere felici e partoriremo.

www.rinasceremamma.it

̀consapevole

10/03/2023

Una volta nato, una volta uscito dalla madre il bambino resta legato a lei attraverso questo cordone, che continua a pulsare poderosamente per lunghi minuti.
Quattro, cinque, spesso anche di più.

Ossigenato attraverso questo cordone, al sicuro dall'anossia, il bambino può prender posto nella respirazione senza pericoli e senza scosse.
A suo piacimento.
Senza precipitazione.

Il sangue, inoltre, ha tutto l'agio per abbandonare la sua antica strada (che lo conduceva alla placenta) e per investire progressivamente la circolazione polmonare. In questo lasso di tempo e parallelamente, nel cuore si chiude un orifizio, otturando definitivamente il canale del passato.

Insomma, per quattro o cinque minuti in media, il neonato è in bilico tra due mondi.
Ossigenato da due parti, passa dall'uno all'altro progressivamente, senza brutalità....
Né aggressione, né panico, né angoscia....
Il bambino non è strappato alla madre, si sono separati da soli....

Tagliare il cordone al primo grido è lo stesso che ritirare la mano ai primi passi.

(Frédérick Leboyer, Per una nascita senza violenza)

19/10/2022

LA MATERNITÀ È UN ODORE ❤️

All’inizio sei tu che cambi odore mentre vedi il tuo corpo trasformarsi un giorno alla volta.
La pelle, il sudore, i capelli. Le lacrime.
Una chimica diversa, il sangue nuovo, un flusso di ormoni che ti travolge dall’interno.

Poi ti mettono tra le braccia un essere umano piccolissimo, e tu, istintivamente, lo annusi.
Nessuno ti ha consigliato di farlo, non lo hai letto sui forum per future mamme e non te lo hanno insegnato al corso pre-parto.
Lo fai e basta, che tu sia raggiante o terrorizzata, esausta o piena di energia. Annusi la testa di tuo figlio e senti, in qualche modo, che quell’odore ti appartiene.
Lo riconosci, lo imprimi per sempre nella tua memoria sensoriale.
Non è detto che questo ti renda felice, che ti piaccia, che ti faccia sentire a tuo agio. Anzi.
Ma il tuo cervello registra quell’odore e lo archivia sotto la voce “sono una madre, e lo resterò fino all’ultimo dei miei giorni”
Il dado è tratto, non si torna più indietro.

Passa il tempo, e quell’odore assume carattere, identità, spessore.
Si confonde con la schiuma del bagnetto e con la pomata per il cambio, ma resta lì, inconfondibile, quasi materiale.
Sa di latte e di sbadigli, di tepore, di pelle nuova. Sa di tana.
Somiglia all’odore del sonno appena spezzato, quando fuori fa freddo e indugi ancora cinque minuti con la testa tra le coperte tiepide.

È acre e dolcissimo insieme, ha un retrogusto di tempo che passa e di cose impastate nella fatica quotidiana, nell’impegno, come un pane massaggiato con le dita e con i gomiti, le maniche scorciate e la farina che sbuffa ovunque.
Ti appartiene, ma non è tuo.
È diverso dall’odore che ti porti addosso, eppure senti che c’è dentro qualcosa di te.
Diventa inconfondibile.
Quando un estraneo ti restituisce tuo figlio con addosso il suo profumo, tu te ne accorgi subito.
È quasi fastidioso, una impercettibile profanazione, un piccolo oltraggio da lavare via con delicato rispetto.

Passa altro tempo, e quell’odore si fa conforto.
Nelle notti insonni e nei giorni duri.
Nella fatica e nella solitudine.
È a quell’odore che fai appello quando nient’altro di tuo figlio ti sembra familiare, quando il suo pianto incessante ti massacra i timpani, quando il peso del suo corpo sulle tue braccia stanche diventa un fardello insostenibile.
Quando puoi solo stringerlo a te e sperare che passi. Che smetta di urlare, che si addormenti e ti permetta di riposare.
Stringi tuo figlio e senti l’odore della sua pelle, dei suoi capelli sottili, del suo pianto salato.
Il suo odore, mescolato al tuo e a quello di suo padre, alla vostra stanchezza e alla paura di non farcela.

Nei mesi e negli anni, quell’odore cambierà molte volte.
Saprà di cose disgustose o buonissime. Saprà di sudore, di pannolini sporchi, di pappa e di crema solare. Di terra e di cioccolato, di fango, di erba e di colori a tempera.
Saprà di malattia e di felicità. Saprà di pubertà, di rabbia, di eccitazione.
Di amore e di amicizia, di adrenalina e di paura.
Saprà, a un certo punto, dell’odore di altre giovinezze, e sarà insieme meraviglioso e terribile.

Ma conserverà quella nota originaria che ti è entrata nel naso, senza più uscirne, quando te lo hanno messo in braccio la prima volta.

Quell’odore che non è tuo, ma che un poco ti appartiene.

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