Dott. Alberto Fistarollo

Dott. Alberto Fistarollo Psicologo psicoterapeuta, psicologo dello sport

13/11/2025

Mi trovo quotidianamente a raccogliere i racconti e le emozioni di persone, soprattutto molto giovani, deluse dal vissuto delle proprie dinamiche di coppia. Coppie che durano pochissimo, che non iniziano nemmeno, potenziali partner che non vogliono impegnarsi o che al contrario esigono impegno immediato, continue delusioni, pochissima fiducia, ghosting frequentisssssimo.

La modernità sta uccidendo la coppia, la morte della coppia impedisce il senso di sicurezza, la mancanza del senso di sicurezza preclude la possibilità di sentirsi amati.

Perché sta accadendo tutto ciò? Un po’ di idee.

Minor condanna sociale. Un tempo si era obbligati ad accoppiarsi, seppur soltanto per evitare il pesante giudizio sociale, oggi – un po’ – meno.

Ampliamento della scelta. I social e le app di incontri danno la percezione che si possa sempre trovare di meglio. In passato era più semplice accontentarsi, oggi si ha la continua sensazione di poter avere di più. Ciò porta a incontrare un’altra persona con l’intento di scovare ragioni per scartarla più che ragioni per trovarla interessante. Swipe left, e via…

Comunicazione virtuale. Dire di no, spiegare che non era scattata la scintilla o chiudere un rapporto era molto più faticoso quando le relazioni si svolgevano faccia a faccia. La comunicazione online permette di schivare o attenuare emozioni tipicamente sociali come imbarazzo, vergogna o senso di colpa. Oggi comportarsi da vigliacchi ha un costo sociale decisamente inferiore.

Orgoglio. L’orgoglio va molto di moda oggi, lo si ritrova molto di frequente nelle produzioni culturali (nei testi musicali, ad esempio, moltissimo). In una società – non a caso - narcisista, l’orgoglio ne è l’emozione caratterizzante: quello stato mentale che non ti fa chiedere scusa, che ti fa sparire per non sembrare vulnerabile, non ti fa cercare l’altro per non apparire debole, non ti fa manifestare interesse per paura del rifiuto, che fa pretendere che sia l’altro a rincorrere… Troppo orgoglio impedisce la coppia.

Diffidenza. L’odierna battaglia tra i generi, fomentata da ottuse ideologie, condiziona moltissimo la formazione delle coppie odierne portando a generalizzazioni fondate sulla maliziosa comunicazione dei media. Gli uomini sono tutti violenti narcisisti, le donne opportuniste affamate di denaro. I due generi non risultano più complementari, ma avversari che devono contendersi il potere.

Incapacità di rinuncia. Stare in coppia significa forzatamente anche rinunciare ad alcune cose che si hanno stando da soli. Oggi molto spesso la coppia viene considerata qualcosa che toglie invece di aggiungere, sintomo di una società che complessivamente tratta la rinuncia come una violenta deprivazione personale.

Ansia da prestazione. Per una generazione cresciuta a pane e pornografia, la sessualità non può essere vissuta con serenità: i ragazzi credono che il loro valore come partner dipenda dalla durata, dalle dimensioni e dalla quantità delle proprie prestazioni sessuali. Non più condivisione, ma performance. Un esame che fa paura.

Tempo. Rischiare di perdere tempo nelle relazioni è una paura molto presente oggi, che porta a chiudere il rapporto al primo scricchiolio. Meglio chiudere subito per non pentirsi più avanti. Meglio passare ad altro se non ci si innamora al primo incontro.

Prodotti culturali. Film, romanzi, serie tv, canzoni… tutti questi prodotti hanno dovuto alzare il tono per contendersi l’attenzione del pubblico. Questa lotta a chi propone i contenuti più forti e coinvolgenti ha portato a raccontare le coppie come qualcosa di doloroso, impossibile, violento ecc… Quanti film, romanzi, o brani musicali raccontano un amore che funziona?



Altro?

30/10/2025

La natura non è interessata al nostro benessere.
L'evoluzione seleziona quelle caratteristiche che favoriscono riproduzione e sopravvivenza in un determinato ambiente, e il benessere psicologico non è così rilevante a tali fini.
Della nostra felicità, la natura, non se ne fa granché.

Manifestazioni come la febbre, il dolore o l'ansia non sono affatto piacevoli... Ma risultano ben più importanti e utili della felicità.
Il benessere psicologico non è automatico, non è un destino naturale.
La natura seleziona le caratteristiche di chi sopravvive e si riproduce, non per forza chi si sente bene.

La spinta evoluzionistica è evidente in molto di ciò che facciamo durante le nostre giornate: accumuliamo risorse (quantomeno ci proviamo), cerchiamo sicurezza e protezione, un partner, scansiamo minacce, soddisfiamo i bisogni primari... Ma nel mondo odierno, che abbiamo creato, alcuni elementi fondamentali per il nostro benessere sono inediti, mancano del tutto o tendiamo a dimenticarcene.

Le nostre vite sono strapiene di impegni, obblighi sociali, prestazioni, burocrazia, vita online, lavoro... in mezzo a tutta 'sta roba risulta difficile trovare il tempo, la motivazione, e anche la disponibilità a rinunciare a qualcosa, per dedicarsi a ciò che promuove benessere.
Per stare bene è necessario impegnarsi, poiché non accade automaticamente.

Gli elementi che favoriscono il benessere psicologico sono spesso assenti durante le nostre giornate: contatto con la natura, attività fisica, qualità del sonno, vivere nel momento presente, percezione di controllo.....e, in particolare, la qualità delle relazioni e la percezione di un senso.

Tutto ciò, nelle nostre vite moderne, è difficile che arrivi da sé. Dobbiamo ricordarcelo. Magari una parte di noi preferisce rimanere sul divano a scrollare, oppure pensa di dover lavorare fino a tardi, oppure si sente in colpa se rallenta e dedica del tempo a qualcosa di non produttivo... Magari così ci si sente in pace con sé stessi, ma il benessere è un'altra cosa.

Dobbiamo ricordarci di come stiamo dopo una passeggiata all'aperto, una serata con gli amici, un gesto per una giusta causa, la realizzazione di un progetto personale, aver imparato qualcosa, un atto di altruismo, la vista di un bel paesaggio o di un'opera d'arte, il riposo dopo una fatica, una lettura impegnativa... Tutto ciò non avviene se non ci mettiamo intenzione, poiché sommerso da mille altre cose meno importanti ma più automatiche.

08/10/2025

Ci vediamo sabato 11 a Sacile!

02/10/2025

Sempre più adolescenti, ma anche adulti, si rivolgono ad app di AI per parlare dei propri problemi, chiedere consigli, regolarsi emotivamente, vivere un’esperienza fondamentalmente terapeutica.

Molti colleghi cercano di opporsi a questa svolta tecnologica, sostenendo che solo un essere umano possa aiutare emotivamente un altro essere umano.

Conservare questa idea romantica della terapia, fondata inequivocabilmente sulla dicotomia che vuole la materia da una parte, il cervello, e l’anima da un’altra, non si sa dove, restringe la nostra capacità di riconoscere che anche l’empatia, la percezione del linguaggio corporeo, la lettura della mente e simili – tutte quelle capacità che, secondo molti miei colleghi, sono esclusiva umana – in realtà emergono comunque dall'attività del nostro corpo, cervello compreso, e sono dunque potenzialmente replicabili.

Poco poetico? Drammaticamente poco. Tuttavia, oggi, forse, non disponiamo ancora della tecnologia per programmare finemente tali capacità, ma quanto ci vorrà? Dov’era l’AI fino a qualche anno fa, fino a qualche mese fa?

Personalmente, ho smesso di chiedermi da tempo se l’AI possa fare psicoterapia, ponendomi invece domande diverse. Sarebbe deontologico? A chi gioverebbe? Quale sarebbe il senso della terapia?
Ecco, si parla troppo di funzionalità e non abbastanza di senso, nonostante sia pressoché l’unica cosa che conta.

28/09/2025
16/09/2025

QUANTO si va dallo psicologo?

Dipende. Ci sono protocolli per disturbi specifici, i quali forniscono un’idea della durata dell’intervento.

Però poi le persone, reali, non hanno soltanto un disturbo specifico. Ne hanno diversi, non ne hanno alcuno o hanno altri tipi di sofferenza.

Oppure non soffrono proprio, ma vogliono capire qualcosa di più su sé stesse e la propria vita.

Quindi vedo pazienti tutte le settimane, una volta ogni due, una volta al mese, 3-4 volte all’anno.

Alcuni vengono da molti anni, altri li ho visti soltanto un paio di volte.

E non è né peggio né meglio, né più o meno grave. È una scelta, un bisogno, una propensione.

Quindi dipende. Lo potrebbe dire uno psichiatra, un fisioterapista, un nutrizionista… Perché non uno psicoterapeuta?

Ho perso la voce, o meglio le dita, a discutere di questi temi con 2-3 famosi influencer della nutrizione... niente da f...
25/08/2025

Ho perso la voce, o meglio le dita, a discutere di questi temi con 2-3 famosi influencer della nutrizione... niente da fare.

Sì ok, non a tutti e non a tutte…
28/07/2025

Sì ok, non a tutti e non a tutte…

23/07/2025

Ma come è possibile, si aspettano le vacanze per mesi… e poi si sta peggio di prima?

Capita molto spesso, e il problema non è tanto l’inizio delle vacanze, quanto ciò che le precede.

Quando una persona conduce una vita particolarmente frenetica, la condizione di stress diventa la normalità. Si passa da una condizione di base omeostatica (il livello “normale” di attività che corrisponde all’equilibrio originario dell’organismo), a quello di allostasi, un nuovo punto di regolazione che si sviluppa con lo stile di vita.

Lo stress è utile quando è acuto, a breve termine: l’organismo esce per un breve periodo dalla condizione omeostatica, attiva le risorse per affrontare la situazione stressogena, dopodiché torna al punto di equilibrio. Diventa invece disfunzionale e dannoso quando è cronico: nella nostra storia come specie, non ci siamo adattati per vivere perennemente attivati. Una volta impostato questo nuovo dis-equilibrio, non è possibile tornare in breve alla condizione originaria.

Le vacanze risultano una frenata improvvisa rispetto al livello di stimolazione a cui ci si è abituati. Si passa dall’essere sempre di corsa, affrontare mille impegni, le richieste sul lavoro, le varie preoccupazioni… al riposo assoluto. La tendenza della nostra biologia sarebbe quella di tornare allo stato precedente, iper-attivo, ormai impostato come norma.
E qui arriva il malessere: questo calo improvviso di stress rappresenta sostanzialmente una crisi di astinenza, in cui la diminuzione dell’attività del sistema dopaminergico e del cortisolo viene percepita in modo molto sgradevole.



Che fare?

Intanto esserne consapevoli: non sta accadendo nulla di anormale, è la nostra biologia che parla. In qualche giorno sarà possibile ripristinare l’omeostasi.

Rallentare un po’ nei giorni precedenti alla partenza, in maniera da non rovinarsi i primi giorni di viaggio.

Non frenare bruscamente, ma organizzare i primi giorni di vacanza in modo che siano un po’ più movimentati dei seguenti.



Infine, rendersi conto di quanto siano assurde le vite che conduciamo.

Ormai è noto in letteratura che un atteggiamento iperprotettivo da parte dei genitori favorisce nei figli vulnerabilità ...
17/07/2025

Ormai è noto in letteratura che un atteggiamento iperprotettivo da parte dei genitori favorisce nei figli vulnerabilità emotiva, poiché non consente quella necessaria esplorazione che porta allo sviluppo di competenze e auto-efficacia.

Vi è inoltre l’interiorizzazione di un messaggio disfunzionale che condiziona l’immagine di sé: “se tu adulto hai continuamente il bisogno di proteggermi e sei sempre in ansia per me, evidentemente da solo non ce la faccio. Devo essere davvero fragile”.

Indirizzo

Riviera Matteotti 32
Mira
30034

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