08/10/2025
Riflettendo sulla Psicologia e uso dei social con il mio tirocinante.
👉 “Se non paghi per un prodotto, il prodotto sei tu.”
Così disse Tristan Harris, ex design ethicist di Google, per darci un avvertimento.
Credi che app e social siano nati per farci stare meglio? Ma no! Viviamo in un mondo dove la nostra attenzione è la merce più preziosa, serve per renderci prevedibili e dipendenti per essere facilmente manipolati.
📱Ogni gesto online viene trasformato in dati:
desideri, paure, abitudini, persino i tempi del nostro respiro davanti allo schermo.
Tutto viene registrato per un solo scopo: tenerci agganciati e rivendere i dati comportamentali.
🧠 il cervello viene bombardato da stimoli dopaminergici continui.
Più scorri, più vuoi scorrere.
L’attenzione si frammenta, la mente si abitua all’urgenza e perde la capacità di sosta mentale.
Questo influisce anche sulle relazioni.
Il contatto reale diminuisce.
Le conversazioni si interrompono per vedere le notifiche.
Nel tempo, si riduce la capacità di empatia, di ascolto profondo, di intimità autentica.
📌 Persino il desiderio sessuale può essere distorto dall’iperstimolazione visiva e dall’accesso facile a contenuti erotici, che modificano la percezione del corpo e del piacere,
alterando la neurochimica del desiderio.
La ricerca continua di approvazione, like e scrolling,
rappresentano una forma moderna di dipendenza comportamentale.
La tecnologia non è il nemico, anzi può essere una risorsa straordinaria, solo se impariamo ad usarla senza diventarne il prodotto.
La vera libertà nasce quando riconosciamo quanto siamo diventati programmabili.
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Perché la mente non è un algoritmo.
È un luogo sacro che va abitato.
E tu, sei capace di rimanere 1 settimana senza social? Ci hai mai provato?
Dimmi cosa ne pensi, scrivilo nei commenti.
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