Dott.ssa Aida Moosavian Psicologa e Psicoterapeuta

Dott.ssa Aida Moosavian Psicologa e Psicoterapeuta Sono una psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico

🌿 Il silenzio in psicoanalisiIn psicoanalisi, il silenzio non è vuoto.Non è solo un’assenza di parole, ma uno spazio pie...
04/10/2025

🌿 Il silenzio in psicoanalisi

In psicoanalisi, il silenzio non è vuoto.
Non è solo un’assenza di parole, ma uno spazio pieno di significato.
Ci sono silenzi che pesano, che mettono in tensione, che fanno emergere ciò che le parole non riescono ancora a dire.
E ci sono silenzi che accolgono, che permettono all’esperienza interna di prendere forma, di trovare il proprio tempo per essere detta.

Nella stanza d’analisi, il silenzio può essere un linguaggio a sé.
Può esprimere paura, resistenza, attesa, ma anche fiducia, presenza, intimità.
È un momento in cui il pensiero si prepara, in cui qualcosa si muove dentro, anche se non si manifesta ancora.

Sostare nel silenzio significa imparare ad ascoltare ciò che di solito sfugge: il ritmo del respiro, un’emozione che affiora, un’immagine che prende forma.
Significa concedersi la possibilità di non riempire subito il vuoto, di restare in contatto con ciò che nasce dal profondo, anche quando è incerto o fragile.
Nel silenzio, qualcosa di nuovo può cominciare a esistere.

Dal punto di vista terapeutico, il silenzio è uno spazio di elaborazione e di incontro.
Permette al paziente di ascoltarsi con maggiore autenticità, di avvicinarsi ai propri vissuti senza la fretta della risposta o la paura del giudizio.
E per il terapeuta, è un atto di fiducia: la disponibilità a non colmare immediatamente, ma ad accompagnare, a lasciare che il senso emerga nel suo tempo. È la possibilità di sostare, di stare, di sentire.

Nel silenzio condiviso, l’esperienza psichica può finalmente respirare.
È lì, in quello spazio sospeso, che spesso cominciano i veri movimenti del cambiamento.

𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶 𝗲̀ 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗲: 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗼𝗻𝗱𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼La psicoanalisi è una forma di psic...
18/06/2025

𝗣𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗹𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗮𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝗶 𝗲̀ 𝗲𝗳𝗳𝗶𝗰𝗮𝗰𝗲: 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝗶𝗻 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗼𝗻𝗱𝗶𝘁𝗮̀ 𝗽𝗲𝗿 𝗰𝗮𝗺𝗯𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼

La psicoanalisi è una forma di psicoterapia nata agli inizi del Novecento con Sigmund Freud, che si propone di aiutare le persone a comprendere più a fondo se stesse, i propri vissuti emotivi, i sintomi e i comportamenti. A differenza di approcci più focalizzati sul sintomo, la psicoanalisi punta a esplorare le cause profonde della sofferenza psichica, spesso legate a conflitti inconsci, esperienze infantili e dinamiche relazionali ripetitive.

Perché è efficace?
𝙇𝙖𝙫𝙤𝙧𝙖 𝙞𝙣 𝙥𝙧𝙤𝙛𝙤𝙣𝙙𝙞𝙩𝙖̀:
Molte difficoltà psicologiche — ansia, depressione, disturbi psicosomatici, difficoltà relazionali — non nascono da un evento isolato, ma da schemi radicati, spesso inconsci, che si sono formati nel tempo. La psicoanalisi mira a portare alla luce questi schemi, comprenderli e modificarli.

𝘼𝙞𝙪𝙩𝙖 𝙖 𝙙𝙖𝙧𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙨𝙤 𝙖𝙡𝙡’𝙚𝙨𝙥𝙚𝙧𝙞𝙚𝙣𝙯𝙖:
Parlare liberamente, senza censure, permette di costruire collegamenti tra pensieri, emozioni, sogni e ricordi. In questo modo, il paziente sviluppa una narrazione più coerente e profonda della propria vita, acquisendo un senso di padronanza e consapevolezza.

𝙏𝙧𝙖𝙨𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖 𝙡𝙚 𝙧𝙚𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙧𝙞𝙤𝙧𝙞 𝙚𝙙 𝙚𝙨𝙩𝙚𝙧𝙞𝙤𝙧𝙞
Cambiando il modo in cui si sta con se stessi (il proprio “dialogo interno”), cambia anche il modo in cui ci si relaziona agli altri. Questo avviene non solo sul piano cognitivo, ma soprattutto emotivo e affettivo.

𝙂𝙡𝙞 𝙚𝙛𝙛𝙚𝙩𝙩𝙞 𝙨𝙤𝙣𝙤 𝙙𝙪𝙧𝙖𝙩𝙪𝙧𝙞:
Poiché lavora sulle radici del problema e non solo sui sintomi, i benefici della psicoanalisi tendono a consolidarsi nel tempo. È un processo di trasformazione, più che una "cura rapida", ma proprio per questo può portare a cambiamenti profondi e stabili.

La psicoanalisi non offre soluzioni rapide, ma un viaggio trasformativo: è un percorso che richiede tempo, impegno e coraggio, ma che permette di conoscersi in modo autentico, superare blocchi profondi e vivere in modo più libero e pieno. La sua efficacia sta proprio nella capacità di integrare mente conscia e inconscia, aprendo spazi di comprensione e cambiamento duraturi.

𝐕𝐚𝐜𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐞 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐢𝐚 Con l’arrivo dell’estate e l’approssimarsi delle ferie, è frequente che i percorsi psicote...
03/06/2025

𝐕𝐚𝐜𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐞𝐬𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐞 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐢𝐚

Con l’arrivo dell’estate e l’approssimarsi delle ferie, è frequente che i percorsi psicoterapeutici subiscano una momentanea sospensione. Questo periodo, seppur previsto e condiviso, può generare sensazioni ambivalenti: per alcuni può rappresentare un'opportunità di distensione e autonomia, per altri può riattivare vissuti di vuoto, incertezza o preoccupazione per l’interruzione del legame terapeutico.

È importante sottolineare che la pausa estiva non rappresenta una rottura, ma piuttosto una fase del processo terapeutico che può offrire spunti di osservazione preziosi: come ci si sente senza l'appuntamento settimanale? Quali dinamiche interiori emergono? In che modo cambia la relazione con sé stessi?

In particolare, per chi segue un percorso ad orientamento psicoanalitico o psicodinamico, è possibile che la sospensione estiva riattivi dinamiche legate al transfert, ovvero a quella componente della relazione terapeutica in cui emozioni, aspettative e bisogni del paziente si rivolgono alla figura del terapeuta, spesso in modo simbolico e inconsapevole.

La pausa può quindi far emergere vissuti legati ad assenze precedenti, separazioni, attese, o esperienze relazionali primarie. Parlare di questi contenuti prima della sospensione può permettere non solo di contenerne l’intensità, ma anche di trasformarli in materiale clinico di grande valore per il proseguimento della terapia.

Alcuni suggerimenti utili:

-Condividere apertamente in seduta le emozioni legate alla pausa aiuta a comprendere e dare senso alle reazioni interiori.

-Utilizzare il tempo estivo per un ascolto attento di sé, annotando pensieri o sogni, può aiutare a mantenere un filo con il lavoro terapeutico.

-Ricordare che la relazione terapeutica, se ben consolidata, mantiene una sua continuità anche durante le assenze.

La pausa estiva, vissuta con consapevolezza, può così diventare parte integrante del percorso, arricchendolo di nuove prospettive ed elementi di elaborazione.

01/04/2025

Quando tratti male un bambino, lui non smette di amare te genitore.
Smette di amare se stesso.

𝗟𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘃𝗲𝗹𝗼𝗰𝗲 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘂𝗻 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗼In un'epoca in cui si va sempre più veloci, in cui si cerca il tut...
04/01/2025

𝗟𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘃𝗲𝗹𝗼𝗰𝗲 𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘂𝗻 𝗳𝗮𝗿𝗺𝗮𝗰𝗼

In un'epoca in cui si va sempre più veloci, in cui si cerca il tutto e subito, la psicoterapia risulta essere un dispositivo di cura a volte fastidioso proprio perché non si inserisce in questa visione di rapido consumo.

Una delle prime cose che comunico a chi si rivolge a me è che per stare meglio ci vuole tempo.

Spesso chi arriva in prima seduta sente l'urgenza di trovare subito una soluzione, di capire rapidamente cosa non ha funzionato e di stare meglio in tempi molto brevi. Comprensibile, sopratutto quando si sta molto male. Eppure la psicoterapia non è, e non può essere, come un farmaco che dona sollievo immediato.
Questo perché per stare meglio è necessario innanzitutto comprendere come si sia arrivati a quel punto ed elaborare tutte le dinamiche che hanno portato l'apparato psichico a non funzionare più cosi bene. E questo richiede tempo,

“Dottoressa ma quanto tempo ci vuole?”
Ecco una domanda che puntualmente arriva e alla quale rispondo puntualmente con “Dipende”.
Comprendo la frustrazione del non avere certezze, scadenze, limiti temporali ben netti che diano quell'immediato sollievo, eppure… la psicoterapia inizia proprio da lì, dal tollerare che non sempre c'è una risposta immediata a tutto, che non sempre si deve andare di corsa e che per ascoltarsi serve rallentare e, a volte, riuscire a stare anche nell'indefinito per dare la possibilità a quanto ancora non visibile di manifestarsi.

29/11/2024

STEFANO BOLOGNINI
"… ci sono sentimenti umani esecrati per motivi narcisistici. I due sentimenti che io cito sempre, perché sono temuti e detestati quando vengono attribuiti, sono l’invidia e la gelosia: nessuno vuole risultare, né sentirsi, invidioso o geloso, perché entrambe le condizioni segnalano un minus, una mancanza, qualcosa che non abbiamo e che l’altro invece ha. Questo ci offende a morte, per cui di solito le persone amano affermare con fierezza di non essere né gelose né invidiose.
Allora a volte io mi pongo con i pazienti in un modo un po’ provocatorio e insceno una gag sentenziando, con apparente serietà: (e fin qui il paziente si sente confermato e confortato perché sa che non apparterrà a quella miserevole categoria, essendo egli certamente migliore di altri; poi però aggiungo) (pausa sospensiva, che comincia a suscitare un po’ di inquietudine) .
Attraverso questa sciocchezza recitativa, con un tono di voce intenzionalmente alto, che un po’ spiazza e scombina le categorizzazioni difensive del paziente, tento di umanizzare qualcosa che di solito è disumanizzato, rifiutato, rigettato, disprezzato.
Beninteso, è chiaro che esiste la gelosia patologica e delirante; ma esiste, anche, la gelosia fisiologica, normale; e se questa non c’è, o meglio, se non appare (in quanto rigettata al di fuori dell’Io Ideale), ciò significa che qualcosa non va."
S.Bolognini e L. Nicoli, FREUD E IL MONDO CHE CAMBIA, Enrico Damiani Editore, 2022, pagg. 147-149.

𝗟𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝘃𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲Senza di essa nessun approccio o tecnica psicoterapeutica ha senso o è ef...
02/10/2024

𝗟𝗮 𝗰𝗵𝗶𝗮𝘃𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝗽𝗿𝗲𝗻𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲
Senza di essa nessun approccio o tecnica psicoterapeutica ha senso o è efficace a livello profondo.
Solo con la comprensione si è in grado di offrire aiuto reale.

𝑇𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑝𝑎𝑧𝑖𝑒𝑛𝑡𝑖 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑢𝑛 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑢𝑛𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑖 𝑐𝑎𝑝𝑖𝑠𝑐𝑎.

Da bambini non furono capiti dai genitori; non venivano considerati individui con dei sentimenti, non venivano rispettati.
Lo psicoterapeuta che non riesce a capire la pena dei suoi pazienti, a sentire la loro paura e a conoscere l'intensità della loro lotta per difendere il proprio equilibrio in una situazione familiare che potrebbe condurre alla pazzia, non è in grado di aiutare efficacemente i pazienti a superare il loro disturbo.

10/09/2024
“Quando ritorniamo in un luogo familiare, per esempio dopo un viaggio o un periodo di assenza, quando ritroviamo una per...
26/08/2024

“Quando ritorniamo in un luogo familiare, per esempio dopo un viaggio o un periodo di assenza, quando ritroviamo una persona amata dopo una separazione, spesso siamo colpiti dalla vivacità prodigiosa, fisica, delle sensazioni e dei ricordi che, quasi con violenza, ci vengono incontro, e restiamo stupiti dalle novità che ci riserbano ogni volta, come se ne scoprissimo le diverse e inedite sfaccettature, sancite ed evidenziate dalle trasformazioni e dai cambiamenti della vita.
«Come sei cambiato! Eppure sei sempre lo stesso. Sei sempre tu. Ti riconosco!»
Diciamo così ai figli, agli amici e anche ai luoghi che rivediamo dopo un periodo di distacco, dopo anche una semplice vacanza (termine che, del resto, rimanda all'idea di vuoto, di vacuo).
Il ri-conoscimento implica un'avvenuta separazione, un allontanamento, una sorta di perdita e la sorpresa di un ritrovamento, come se ci meravigliassimo che le persone e le cose permangono sempre le stesse nel cambiamento, anzi restano le stesse proprio attraverso il cambiamento imposto dal tempo della vita.
Paradossalmente, ciò che è sempre presente, che sempre resta identico a sé, non può essere riconosciuto. Non può essere ricordato.
In tal senso il passato deve per l'appunto passare, trascorrere, per essere tale.
Se non trascorre, se non passa, se non vi è distacco, la memoria si blocca.
È come se morisse, poiché non respira più.
Questo è precisamente il trauma. Ciò che non passa. Un'ostruzione che impedisce la costruzione”.

Giuseppe Pellizzari (2002), L’apprendista terapeuta. Riflessioni sul “mestiere” della psicoterapia, Bollati Boringhieri, Torino, pag. 188

𝐂𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐥'𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐨? 𝘼𝙙𝙪𝙡𝙩𝙤 𝙚̀ 𝙘𝙤𝙡𝙪𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙝𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙤 𝙞𝙣 𝙘𝙖𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙞𝙡 𝙗𝙖𝙢𝙗𝙞𝙣𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙚̀ 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤, 𝙣𝙚 𝙚̀ 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙣𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙞𝙡 𝙥𝙖𝙙𝙧𝙚 𝙚 𝙡𝙖 𝙢𝙖𝙙𝙧𝙚. Ad...
27/02/2024

𝐂𝐡𝐢 𝐞̀ 𝐥'𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐨?

𝘼𝙙𝙪𝙡𝙩𝙤 𝙚̀ 𝙘𝙤𝙡𝙪𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙝𝙖 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙤 𝙞𝙣 𝙘𝙖𝙧𝙞𝙘𝙤 𝙞𝙡 𝙗𝙖𝙢𝙗𝙞𝙣𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙚̀ 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤, 𝙣𝙚 𝙚̀ 𝙙𝙞𝙫𝙚𝙣𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙞𝙡 𝙥𝙖𝙙𝙧𝙚 𝙚 𝙡𝙖 𝙢𝙖𝙙𝙧𝙚.

Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente, riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano presenti, futuri, eterni.

Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.

Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.

Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare le lavatrici. Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.

Ciò che separa il bambino dall'adulto è la consapevolezza.

Non si può essere adulti se nessuno ha visto il bambino che siamo stati, noi per primi.

Janusz Korczak

𝑵𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒛𝒆 𝒅𝒆𝒊 𝒕𝒆𝒓𝒂𝒑𝒆𝒖𝒕𝒊 Quante storie, quanta vita. Quanti conflitti, quanto non-detto.Sussulti di libertà, sofferenz...
17/11/2023

𝑵𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒛𝒆 𝒅𝒆𝒊 𝒕𝒆𝒓𝒂𝒑𝒆𝒖𝒕𝒊

Quante storie, quanta vita.
Quanti conflitti, quanto non-detto.
Sussulti di libertà, sofferenze e lacrime.
Riflessi e specchi infranti,
luci e ombre.
Nelle stanze dei terapeuti,
battagliamo e sanguiniamo da ferite mai curate,
ora urlando e sbraitando, ora silenziosamente annuendo... e poi, goccia dopo goccia si riempie il vaso della coscienza.
Finalmente il più grande dei nemici:il nostro autentico dolore...
si ridimensiona, sbiadisce.
E così, nelle stanze dei terapeuti
torniamo a respirare.

(A. La Tona, 2022)

𝙍𝙞𝙛𝙡𝙚𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙨𝙪𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙪𝙨𝙖 𝙚𝙨𝙩𝙞𝙫𝙖 𝙣𝙚𝙡 𝙥𝙧𝙤𝙘𝙚𝙨𝙨𝙤 𝙥𝙨𝙞𝙘𝙤𝙩𝙚𝙧𝙖𝙥𝙚𝙪𝙩𝙞𝙘𝙤Durante un percorso psicoterapeutico le vacanze sono, nella ...
13/07/2023

𝙍𝙞𝙛𝙡𝙚𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙨𝙪𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙖𝙪𝙨𝙖 𝙚𝙨𝙩𝙞𝙫𝙖 𝙣𝙚𝙡 𝙥𝙧𝙤𝙘𝙚𝙨𝙨𝙤 𝙥𝙨𝙞𝙘𝙤𝙩𝙚𝙧𝙖𝙥𝙚𝙪𝙩𝙞𝙘𝙤

Durante un percorso psicoterapeutico le vacanze sono, nella maggior parte dei casi, vissute dai pazienti con sentimenti contrastanti: alcuni le percepiscono con sollievo, come un’occasione per allentare la tensione e l’impegno sollecitati dal lavoro psicoterapeutico; altri le considerano come una specie di ‘abbandono’ da parte del terapeuta; altri ancora vivono sentimenti ambivalenti, provando il desiderio di uno stacco dal processo terapeutico ma anche un timore non sempre riconosciuto.

Nel corso della mia esperienza professionale mi sono sempre più convinta che la pausa estiva possa rappresentare anche una risorsa che permette alla coppia terapeuta-paziente di valutare i risultati fino a quel momento raggiunti.
Ciò non significa che non possa essere anche un momento emotivamente difficile e complesso per il paziente: il rapporto che si instaura con il proprio psicoterapeuta è una relazione molto particolare, dato che quest’ultimo è il custode delle sofferenze, oltre che dei segreti. Il proprio analista diviene una figura significativa della propria vita, perché è costantemente presente e, soprattutto, non giudicante.

Proprio la peculiarità di questa relazione rende importante soffermarsi anche sulla gestione delle vacanze e sulla sospensione temporanea delle sedute.

E’ importante tenere presente che la terapia psicoanalitica non si ferma ma prosegue tra una seduta e l’altra, così come prosegue durante una pausa relativamente lunga. Il lavoro terapeutico è un processo e, una volta avviato, se efficace viene interiorizzato e continua “dentro” il paziente così come “dentro” il terapeuta.

Spesso durante le separazioni possono avvenire nel paziente intuizioni, comportamenti inediti e più funzionali, bilanci dei vantaggi e dei miglioramenti ottenuti con la terapia, possibilità di valutare con maggiore chiarezza i sintomi, i disagi e le sofferenze che lo hanno portato a chiedere aiuto.

Anche nel terapeuta il distacco permetterà di ricaricare le energie, rimescolare le carte in tavola, lasciando fluttuare maggiormente il proprio intuito e ascoltando le proprie emozioni in una situazione differente.

Tutti questi vissuti, del paziente e del terapeuta, saranno materiale prezioso su cui lavorare una volta ripresi gli incontri.

Indirizzo

Via Monviso 51
Modena
41122

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 16:00

Telefono

+393534298453

Sito Web

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Chi sono

Sono Aida Moosavian e lavoro come psicologa (Albo degli Psicologi della Lombardia numero 19122) presso studio privato in Modena.

Mi sono laureata con lode in Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Bologna nel 2015 e attualmente mi sto specializzando in Psicoterapia ad Orientamento Psicoanalitico per Adolescenti e Adulti presso la scuola Area G di Milano.

Dal 2016 mi occupo di adolescenti, giovani adulti e adulti, offrendo incontri individuali di valutazione, consultazione e supporto psicologico.