23/06/2020
Se mi avessero detto che a 26 anni avrei vissuto un incidente stradale per il quale mi sarei trovata tra il labile confine vita - morte, avrei vissuto dolori indescrivibili, sarei stata 140 giorni totalmente ferma a letto, avrei passato le notti insonni, avrei visto la paura negli occhi di chi mi stava attorno, avrei mangiato alzata di 20°, avrei avuto quattro viti fissate nel mio bacino, non sarei più potuta stare in posizione fetale, ma sempre con lo sguardo fisso sul soffitto, avrei avuto una ricrescita dei peli pazzesca, non mi sarei più fatta la doccia e avrei indossato un catetere prima e un pannolone poi, beh, mi sarei messa a ridere per la fantasia e per sdrammatizzare.
È successo per davvero, ma la fantasia ha superato la realtà.
Non avrei mai pensato di conoscere una donna meravigliosa di 90 anni con la quale ho condiviso la stanza per un mese, di rivedere persone che avevo conosciuto anni prima e con cui mi ero persa di vista, di comprendere che alcune persone non erano in grado di sostenere la novità e hanno preferito sparire, di comprendere che chi vuole esserci c'è senza se e senza ma, di imparare a godermi le piccolissime cose - una ventata di aria fresca che entrava dalla finestra, un sorriso, un cibo buono cucinato dalla mia nonna il cui profumo faceva sognare tutta la stanza - di osservare come la paura, il risentimento e la rabbia mi aumentavano il dolore, invece la preghiera, ridere e la gratitudine mi facevano stare meglio, di ridere di cuore con alcuni medici, infermieri e oss, di commuovermi per un disegno, un fiore, una lettera o un cioccolatino, di capire che nonostante le discussioni e differenze mia mamma c'è ogni giorno, di pensare ad un progetto a cui dedicarmi proprio partendo da quel letto, di raccontare della mia esperienza a molte persone e che le avrebbe aiutate.
Di amare così tanto la mia continua trasformazione da quel 21 agosto 2016.
