17/10/2025
Perché l’intelligenza artificiale non può sostituire lo psicologo
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale è entrata in molti ambiti della nostra vita: scrive testi, traduce, suggerisce risposte, ci aiuta a organizzare il tempo e persino ad affrontare momenti di difficoltà. Tuttavia, nonostante le sue straordinarie potenzialità, l’IA – e strumenti come ChatGPT – non possono in alcun modo sostituirsi a uno psicologo umano.
Il motivo principale è semplice: l’IA non prova emozioni, né può comprenderle davvero. Può riconoscere parole legate a sentimenti come tristezza, paura o rabbia, ma non è in grado di percepirne il tono, la profondità, il contesto personale. In terapia, invece, ciò che cura non è solo ciò che si dice, ma la relazione: lo sguardo, la presenza, l’empatia reale che nasce dall’incontro tra due persone.
Uno psicologo non si limita ad ascoltare: interpreta ciò che non viene detto, coglie i silenzi, i gesti, le incoerenze tra le parole e le emozioni. Sa quando restare in silenzio, quando accogliere, quando porre una domanda difficile. L’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, risponde sulla base di schemi e dati, non di sensibilità umana.
Inoltre, la terapia è un percorso di crescita, non una semplice ricerca di risposte. Lo psicologo accompagna la persona nel riconoscere e trasformare i propri schemi emotivi e relazionali. L’IA può fornire informazioni, spunti di riflessione o esercizi, ma non può creare quello spazio sicuro e autentico in cui una persona si sente davvero vista, capita e accolta.
In conclusione, l’intelligenza artificiale può essere un utile supporto — un punto di partenza, uno strumento di informazione o di riflessione — ma la cura psicologica nasce solo dall’incontro umano. Perché ciò che guarisce, alla fine, non sono le risposte perfette, ma la presenza viva di chi ci aiuta a ritrovarci.