Dott.ssa Eleonora Caciolli Psicologa Clinica

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Induzione E ipnosi  L’ Induzione è l’insieme delle manovre che consentono di ottenere lo stato di trance.Da questa defin...
08/11/2025

Induzione E ipnosi

L’ Induzione è l’insieme delle manovre che consentono di ottenere lo stato di trance.

Da questa definizione sembra discendere che l’induzione sia semplicemente un mezzo per conseguire lo stato ipnotico e che sia, pertanto, privo di altre finalità: una fase preliminare per predisporre il soggetto a sperimentare la vera e propria terapia.

Lo stato di trance viene così ridotto ad un contenitore all’interno del quale avrebbe luogo la terapia ipnotica, che consisterebbe quindi in un intervento condotto in ipnosi e non con l’ipnosi.

Questa visione della induzione e della trance tende a sminuire il valore dell’ipnosi attribuendo l’effetto terapeutico ad altre metodiche utilizzate durante la trance (in ipnosi si può attuare la terapia familiare, psicoanalitica, comportamentale ecc.).

L’esperienza ha evidenziato che l’ipnosi ha un valore terapeutico di per sé, come è testimoniato dalla cosiddetta “ipnosi neutra” in cui l’ipnotista non dà alcuna suggestione specifica, mentre si limita ad indurre lo stato di trance senza alcuna indicazione terapeutica.

Attraverso la modificazione dello stato di coscienza per mezzo dell’induzione il soggetto mostra rapidamente le eventuali resistenze verso il cambiamento e tutte le caratteristiche che mantengono e strutturano il problema.

Una buona induzione prelude all’instaurarsi di un rapport ottimale e alla soluzione del problema del paziente. Infatti la riuscita dell’induzione implica che il terapeuta ha accolto e capito il paziente e che questi sperimenta in modo concreto la possibilità di un cambiamento. Tuttavia il problema di realizzare un induzione efficace a raggiungere un buon stato di trance è strettamente correlato al problema del soggetto, alle sue aspettative e ai suoi timori.

Ogni persona è un individuo diverso ed ha peculiarità e modalità di accesso alla trance molto diverse l’uno dall’altro, in alcuni casi il problema psicologico e la inconscia paura di risolvere la situazione problematica ed al possibile ritorno ad un efficacia troppo a lungo dimenticata, sono alla base di possibili ed evidenti problematiche nel riuscire ad ipnotizzare un paziente, rendendo difficile il compito dell’induzione al terapeuta e allungando i tempi di intervento.

Aggirare le resistenze e trovare modalità induttive efficaci, nonostante le difese e i timori del soggetto, è il compito di ogni ipnoterapeuta professionista.

08/11/2025

QUANTO DURA LA PSICOTERAPIA SECONDO FREUD?

Molti criticano la psicoterapia e la psicoanalisi per la lunga durata della cura. Quanto dura una psicoterapia secondo Freud? Ed oggi invece? È davvero un processo sempre lungo o addirittura “interminabile”?

Le analisi agli inizi del Novecento solitamente avevano una durata molto breve: i primi pazienti di Freud, si sottoponevano a trattamenti intensivi (circa cinque o sei sedute a settimana) della durata di alcune settimane, solo in certi casi di alcuni mesi.

I pazienti di Freud raggiungevano Vienna da tutta Europa per sottoporsi all’analisi, interrompendo per alcune settimane il regolare corso della loro vita.

Queste prime analisi, molto brevi rispetto a quelle di oggi, furono molto utili per il progresso della psicoanalisi: la scienza analitica si è sviluppata proprio a partire dai problemi emersi nel lavoro quotidiano con i pazienti.

Nell’articolo “Avvio del trattamento” (1913), Freud spiega l’importanza del “tempo preliminare” della cura; si tratta di un periodo di circa una o due settimane, necessario per poter capire se è possibile svolgere una vera e propria analisi.

Se l’interruzione del trattamento si verifica nelle prime sedute, indica Freud:

“in tal modo si risparmia al malato la penosa impressione di un tentativo di guarigione non riuscito.
Si è trattato appunto soltanto di un sondaggio per imparare a conoscere il caso e per decidere se fosse adatto alla psicanalisi.”

Terminato il periodo preliminare, lo psicoanalista dovrebbe avere un’idea più precisa del paziente e può iniziare il vero e proprio trattamento, a partire dalla diagnosi che orienta la cura.

Negli ultimi decenni, nella comunità analitica c’è consenso sull’allungamento dei tempi della terapia.

Quali fattori influenzano la durata di una terapia?

Per comprenderlo, è necessario considerare numerosi fattori:

-il “ritmo di lavoro”: già Freud indicava come fosse necessario trovare nella motivazione e nella capacità di lavoro analitico del paziente il fattore più importante per prevedere la durata del trattamento.
Ogni paziente infatti è diverso ed è necessario capire la sua motivazione a guarire.

-il desiderio di sapere: perché si sceglie di fare un’analisi? Ogni paziente porta con sé una domanda diversa. “Mettere a fuoco” la domanda del paziente è un aspetto centrale del trattamento.

-che posto occupa l’analisi nella vita del paziente? È importante che l’analisi sia per il paziente una priorità. Se il paziente rifiuta di dedicare energia e impegno sarà difficile superare le inevitabili resistenze che rendono l’analisi difficile e complessa.

Possiamo dire che in analisi abbia un maggior peso il tempo “logico” ed “emotivo”, piuttosto che quello “cronologico”, così da mettere in luce quanto tempo davvero dura una psicoterapia.

Come finiscono le analisi? Freud ha dedicato un’opera a questo tema (“Analisi terminabile ed interminabile”), senza tuttavia giungere ad una risposta conclusiva.

Quando finisce un’analisi?

Esploriamo alcune delle conclusioni possibili del lavoro analitico nell’articolo completo.

Per approfondire:

-Sigmund Freud – Tecnica della Psicoanalisi (1911-1912);
-Sigmund Freud – Analisi terminabile ed interminabile;
-Paul Roazen – Freud al lavoro.

07/11/2025

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Dott.ss Eleonora Caciolli, pedagogista clinico, psicomotricità funzionale, effettua consulenze di valutazione psicomotoria e psicopedagogica, trattamenti individuali e di gruppo, collabora con istituti comprensivi, e scuole private . Ha avuto l'onore e grande opportunità di diplomarsi con il fondatore stesso della psicomotricità funzionale Jean Le Boulch nel 1999 Presso Isfar Firenze

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