Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale

Studio di Psicologia, Pedagogia Clinica e Counseling Professionale Consulenza,diagnosi e trattamento disturbi specifici dell’apprendimento.Supporto psicologic e pedagog

10/11/2025
07/11/2025

Quando un bambino va a scuola al mattino, porta con sé due zaini.
Il primo è visibile: pieno di libri, quaderni, matite e la sua merenda.
Ma il secondo… nessuno lo vede.
Dentro ci sono le sue emozioni — le gioie, le paure, le insicurezze e i piccoli trionfi del giorno prima.

In quello zaino invisibile c’è un sorriso della mamma, qualche parola del papà, o magari le lacrime di un litigio prima di uscire di casa.
A volte è leggero — pieno d’amore, speranza e fiducia.
Altre volte pesa troppo — carico di tristezza, solitudine, della sensazione di non essere ascoltato, di aspettative impossibili.

Quel secondo zaino dice molto più di qualsiasi parola.
I bambini parlano con gli occhi, con i gesti, con il silenzio.
Bisogna solo guardarli con il cuore, non con la fretta.

🩵 P.S.
Il secondo zaino esiste sempre.
Cambia ogni giorno, con ogni esperienza.
E chi ama davvero, impara a vederlo — anche se è invisibile.

30/10/2025

Non puoi controllare tutto — e va bene così... perché puoi controllare tanto. Il segreto per una vita appagante? Circondarsi di chi sa trarre il meglio da ciò che puoi controllare. ❤️❤️❤️

Non puoi decidere come gli altri ti trattano, ma puoi scegliere a chi dedicare tempo, energie e cuore. È lì che nasce la vera reciprocità. ❤️

29/10/2025
26/10/2025

Sapevi che la prima definizione di amore che un bambino custodisce non viene da un libro né da un film, ma da ciò che vede in casa?

Ciò che osserva tra i suoi genitori diventa la radice da cui crescerà il suo modo di relazionarsi con il mondo.

Un bambino non ascolta solo le parole: percepisce il tono con cui vengono dette. Non riceve solo un abbraccio: sente la verità che c’è in esso. Quando i suoi occhi vedono rispetto, tenerezza e connessione, il suo cuore si riempie di un linguaggio silenzioso che gli dice: “Così si ama, così si ha cura, così si rispetta.”

Ma se ciò che osserva sono discussioni costanti, indifferenza o freddezza, quello sarà il seme che rimarrà piantato. E con il tempo, senza rendersene conto, ripeterà gli stessi schemi, perché l’esempio ha più forza di qualsiasi consiglio.

I nostri figli non nascono sapendo cos’è l’amore. Lo imparano. Lo assorbono. Lo imprimono come un film nella loro memoria, e più tardi lo riproducono nelle proprie relazioni. E quel film siamo noi, ogni giorno, con ogni gesto, ogni parola e ogni silenzio.

Loro osservano quando ci trattiamo con affetto, quando risolviamo un conflitto senza ferirci, quando scegliamo di ascoltarci invece di ignorarci. Vedono se ci abbracciamo davvero o se evitiamo il contatto. E ogni piccolo dettaglio diventa un’impronta che non si cancella mai.

Per questo, al di là di ciò che diciamo, ciò che davvero educa è ciò che mostriamo.
I nostri figli non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di genitori che si impegnano ad amare con autenticità.

✨ Morale: “Ciò che un bambino vede tra i suoi genitori diventa il modo in cui comprenderà l’amore.”

Che il riflesso che conservano nel loro cuore sia luce, non ombra.
Perché in fondo, i bambini non imparano ad amare ascoltandoci… ma osservandoci.

25/10/2025

La verità dei fatti viene spesso impugnata nel dibattito pubblico contro la fallacia soggettiva delle interpretazioni. In realtà, nel nostro tempo che si vorrebbe del tutto disincantato, la verità dei fatti è sempre più subordinata alla verità dell’ideologia. È un vizio perverso alla base di ogni discorso ideologico: la verità dei fatti è davvero tale solo se conferma la verità dogmatica dell’ideologia. È ciò che rende impossibile il dialogo, il contradittorio, la divergenza plurale delle idee. Il pieno possesso della verità vera consente non tanto di contrastare le opinioni dell’avversario politico, ma di condannarne l’immoralità, la mancanza di senso etico, l’impostura di fondo. È un tratto paradossale del nostro tempo. Per un verso esso ha, infatti, rinunciato alle grandi narrazioni unitarie del mondo, ma per un altro verso il carattere assoluto della verità tende costantemente a risorgere nelle vesti di una ideologia ridotta a difesa strenua dei propri valori e interessi di parte.

Al link, "La verità non è una proprietà", il mio articolo uscito ieri su la Repubblica: https://drive.google.com/file/d/1EJ-NZ0BWaPp0lghnM2wjWhi2nsNN145S/view?usp=sharing

[In copertina: S. Gupta, Senza titolo (2017)]

22/10/2025

Insegna a tuo figlio a mettere sani confini, non soltanto a essere sempre gentile.

La gentilezza senza confini non è più gentilezza: diventa compiacenza, paura di deludere, ricerca di approvazione.
Molti adulti che oggi faticano a dire “no”, che si sentono in colpa se non sono sempre disponibili o che finiscono spesso in relazioni sbilanciate, sono stati bambini educati a essere “bravi” più che a essere “autentici”.
Dal punto di vista psicologico, saper mettere confini è la base dell’autostima:
significa sentire che “io ho diritto di esistere anche quando non accontento l’altro”.
Quando un bambino impara a riconoscere ciò che è troppo, ciò che non lo fa stare bene e ciò che non vuole, sta costruendo identità, dignità e autoregolazione emotiva.
Sta imparando a rispettare sé stesso.
Educarlo a “non disturbare”, “fare il carino”, “essere sempre disponibile” può sembrare cortesia… ma spesso diventa rinuncia a sé. Cresce così un adulto che dice sì quando vorrebbe dire no.
Al contrario, insegnare i confini non rende egoisti: rende liberi.
Permette al bambino di dire “mi fermo”, “non mi piace”, “non ora”, senza percepire queste frasi come mancanza di valore o rischio di perdere affetto.

Un figlio che conosce i propri confini diventerà un adulto che:
-non si lascia manipolare

-non si svuota per essere accettato

-sceglie quando essere disponibile

-resta gentile, ma senza scomparire, senza annullarsi.

Germana Verganti psicoterapeuta

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18/10/2025

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💦 “ARRIVI TU E PIANGE”
🌱 Perché un bambino o una bambina piange quando ci rivede, anche se “fino a un attimo prima era tutto ok”?

🌱 Quante volte ci è successo: ci raccontano che il nostro bambino o la nostra bambina è stato tranquillo tutto il tempo, ha giocato sereno, ha sorriso.
Poi arrivi tu — mamma o papà — e improvvisamente esplodono le lacrime.
“Quando arrivo io piange sempre.”
“Appena mi vede, si trasforma.”
“Qui con me è stato tanto bravo.”
“Vedi? Solo con te fa così.”

💡 Perché succede?
La risposta è semplice quanto meravigliosa: perché si fida. Perché sente che quella persona “è casa”, è un porto sicuro emotivo.

🌿I bambini e le bambine si emozionano così profondamente quando rivedono la loro figura di attaccamento principale proprio perché con lei si sentono al sicuro.
È accanto a quella persona che possono lasciare andare il carico emotivo accumulato durante la giornata o nel tempo trascorso con altre persone. Spesso tutto questo può essere ancora più evidente con la figura materna, che rappresenta il nido di sicurezza polivagale.

🌱 Pensaci: anche a noi adulti accade qualcosa di simile. Ci sono giornate in cui tratteniamo tutto — lacrime, stanchezza, tensione — ma basta che qualcuno che percepiamo come “nido sicuro” ci guardi negli occhi e ci chieda “Come stai?” perché il nodo alla gola si sciolga e le lacrime inizino a fluire.
Non è debolezza: è fiducia. È bisogno di ascolto e di connessione. È il corpo che finalmente abbassa le difese, perché sa di essere al sicuro.

🫀Così accade anche nei bambini e nelle bambine. Fin da piccolissimi imparano che con la loro figura di riferimento — molto spesso più con la figura materna — possono mostrare paure, fragilità, fatica. Quando lei non c’è, cercano di trattenere: percepiscono che non è ancora il momento giusto per lasciar andare le emozioni. Ma quando sentono di nuovo quella presenza stabile, amorevole, incondizionata e accogliente, tutto ciò che hanno trattenuto può finalmente emergere.

🌿 È per questo che, ad esempio, può capitare che un bambino viva serenamente la giornata al nido, alla scuola dell’infanzia o con i nonni, zii o babysitter… e poi durante la notte si risvegli agitato o cerchi continuamente la mamma: il suo sistema nervoso, finalmente in uno stato di sicurezza polivagale, sta scaricando e lasciando andare le tensioni accumulate.

🧠 Eppure, davanti a queste reazioni, spesso il nostro pensiero razionale corre subito altrove:
👉🏻 “Vedi? Aspetta proprio me per fare i capricci.”
👉🏻 “Con me piange sempre, con gli altri è un angelo.”
👉🏻 “Forse lo vizio troppo.”
👉🏻 “Me la fa pagare.”
👉🏻 “Hanno forse ragione: lo vizio.”
👉🏻 “È troppo attaccato a me. Devo fare qualcosa.”

⚠️ Quante volte ci siamo sentiti dire frasi come:
- “Con me è stato tranquillissimo, ma appena arrivi tu diventa ingestibile.”
- “A me non dà mai problemi, forse dovresti essere più rigida.”

💫 La verità è che non si tratta né di capricci, né di vizio, né di mancanza di autorevolezza.
Molte di queste esplosioni emotive — pianto, rabbia, crisi — sono scariche fisiologiche di tensione che il bambino o la bambina rivolge proprio alla sua “base sicura”: quell’amore incondizionato che rappresenta un porto dove tutto può essere lasciato andare.

🌺 Le mamme e i papà sono spesso proprio questo: contenitori emotivi, luoghi in cui i bambini e le bambine si “svuotano” e lasciano fluire ciò che hanno tenuto dentro.
Non perché li viziamo. Non perché manchiamo di fermezza. Ma perché con noi si sentono protetti, accolti, amati senza condizioni.

E allora no: accettare, ascoltare, abbracciare, comprendere, mettersi nei loro panni, coccolare, offrire tempo e spazio non significa viziare.
✨ Significa costruire sicurezza.
✨ Significa alimentare fiducia.
✨ Significa rafforzare il legame.
✨ Significa amare incondizionatamente.

Atelier della Pedagogista

17/10/2025

"Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano presenti, futuri, eterni.

Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.
È qualcuno che non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, amore incondizionato, senso per la propria esistenza nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici.

Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.

Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i le lavatrici. Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.

Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata.
Sembrano adulti ma non lo sono affatto.

Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi ha temuto le mani: per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.

Io ho paura di questi bambini feriti travestiti da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni è pronto a fare qualsiasi cosa.
Un bambino ferito travestito da adulto è una bomba ad orologeria.
Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.
Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.
Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna.
Non si può fingere di non aver vissuto la propria infanzia.
Non si può essere adulti se nessuno ha visto il bambino che siamo stati, noi per primi.

Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato e ne è diventato il padre e la madre."

16/10/2025
14/10/2025

L'onda che più temiamo è anche l'onda che ci salva.

Indirizzo

Monteprandone

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Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00

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