11/12/2016
PSICOLOGIA PERINATALE di Maria Letizia Orsi
La psicologia perinatale è un ambito della psicologia che studia e si occupa di sostenere la triade madre-padre-figlio nella transizione alla genitorialità, avvalendosi di un approccio multidisciplinare, favorendo la salute dei singoli e valorizzando la qualità delle relazioni. Con questi termini l’Associazione Scientifica Italiana di Psicologia perinatale definisce questo ambito della psicologia che si pone come disciplina pionieristica dedicata al periodo complesso che ha inizio dal desiderio di avere un figlio e arriva ai primi anni di vita del bambino stesso. Un’altra efficace definizione è quella di Gino Soldera psicologo psicoterapeuta fondatore dell’ANEP Italia che la indica come quella parte della psicologia che studia l’influenza dell’evento nascita nella genesi delle funzioni neurospicologiche, nella maturazione e organizzazione della mente, nella strutturazione della realtà psichica e psicosomatica individuale e nello sviluppo globale dei processi personali, relazionali e sociali. Oggetto di studio pertanto non è solo il bambino nella sua individualità ma anche nel suo sviluppo fisico e psichico all’interno della relazione che costruisce con i suoi genitori in un modello di continuità tra la vita intrauterina e quella extrauterina. Il periodo perinatale di un bambino è legato in maniera forte e indissolubile alla maturazione psichica che avviene, o dovrebbe avvenire, nella struttura mentale dei suoi genitori a partire dalla progettualità generativa che motiva in maniera consapevole o inconsapevole il desiderio di un figlio. I primi sostanziali contributi alla promozione della salute perinatale risalgono agli anni ’70 grazie al ginecologo francese Frederic Leboyer che trasferì per la prima volta l’attenzione, durante le fasi del parto-nascita, dalla mamma al bambino, un bambino che si ritrovava a nascere sotto luci spietate , in gelidi ambienti di acciaio, tra estranei , allontanati dalle proprie madri per essere trasferiti in nursery piene di neonati spaventati e urlanti. Da qui le sue indicazioni per un parto nel silenzio e nella penombra, nel contatto con la mamma subito dopo la nascita , nel massaggio, nelle carezze e nell’attesa del giusto momento per il taglio del cordone. I bimbi nati con le “modalità dolci” suggerite da Leboyer in genere si dimostrano, dal principio, bambini più sereni ed ottimisti e meno inclini a contrarre malattie e in seguito da adulti mantengono quelle caratteristiche che riportava ad avere atteggiamenti di fiducia e di apertura nelle relazioni interpersonali. Sulla stessa linea di pensiero è anche il medico e ginecologo francese Michel Oden che da tempo sostiene, nell’ambito dell’ostetricia, un approccio rispettoso e naturale, in contrasto con quello ipermedicalizzato, e rivolto alla riscoperta degli istinti “ecologici” della madre e del neonato in favore della conservazione della specie e della natura (Odent, 2006). Per questo è necessario riscoprire oggi più che mai le esigenze proprie e reali della madre e del suo bambino rispettando quelli che sono bisogni fondamentali insiti in ogni essere umano. E’ quindi necessario che lo psicologo perinatale abbia una formazione specifica legata all’importanza dei contenuti della psicologia perinatale che sono vasti e si staccano in alcuni casi dalla tradizione letteraria psicologica classica, specialmente quella clinica. La Psicologia Clinica Perinatale si fonda su un approccio multidiscipinare: Psicoanalisi, Infant Research e Neuroscienze formano il quadro di riferimento per le discipline ostetriche, pediatriche, psichiatriche, genetiche, sociali e sessuologiche, per lo studio delle vicende di vita delle coppie che immaginano, progettano, generano, accudiscono e “formano” i nuovi esseri umani, trasmettendo loro le proprie buone o cattive qualità psichiche e biologiche. Ogni esperienza del bambino, del fanciullo e del giovane si strutturerà sulla base di quel mentecervello che fu generato nell’infante dai genitori: lo studio longitudinale dello sviluppo neuropsichico infantile serve pertanto a individuare nei genitori, nelle famiglie, e preventivamente in tutte le coppie, le condizioni di rischio in cui potrebbe svilupparsi un bambino; in modo da intervenire precocemente con una adeguata assistenza e cura ai genitori stessi e alla famiglia, nell’ottica di una effettiva prevenzione per la salute mentale. (A. Imbasciati2006). "Le donne incinte non dovrebbero leggere libri che trattano di gravidanza e parto. Dovrebbero, piuttosto, guardare la luna e cantare al loro bimbo in grembo".
(cit. Michel Odent)