Valentina Rosafio Dott.ssa in Psicologia-Psicoterapia-Apprendimento

Valentina Rosafio Dott.ssa in Psicologia-Psicoterapia-Apprendimento Sono una Psicoterapeuta CC, mi occupo del trattamento del disagio psicologico nelle sue varie forme.

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12/11/2025

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Esempio di Disgrafia e Disortografia in un ragazzino di 11 anni DSA... semplicemente una neuro divergenza🤗
12/11/2025

Esempio di Disgrafia e Disortografia in un ragazzino di 11 anni
DSA... semplicemente una neuro divergenza🤗

L' anoressia maschile è più rara ma esiste in ugual modo a quella femminile
09/11/2025

L' anoressia maschile è più rara ma esiste in ugual modo a quella femminile

Io non mangiavo, non ho mangiato più per due anni. Mangiavo una scatoletta di tonno e una mela al giorno per due anni. Stavo a 270 calorie al giorno. "

Laerte Pappalardo si è aperto completamente nello studio di Caterina Balivo, raccontando senza filtri il periodo più difficile della sua vita. Durante la trasmissione, ha spiegato come tutto sia iniziato dopo l’esperienza a L’Isola dei Famosi: "Prima dell’Isola pesavo 71 kg, dopo ero arrivato a 54 kg uscito da lì. Quindi sì, ho perso tanto peso. " Quello che sembrava un semplice dimagrimento legato al reality si è trasformato in qualcosa di molto più serio.

Laerte ha raccontato di essere finito in una spirale da cui non riusciva a uscire. "Andavo al supermercato e controllavo i grassi di tutto, ero completamente in un loop, tanto che me lo sono tatuato qui sul braccio, un loop infernale. " Ha spiegato che questa ossessione lo portava a praticare moltissimo sport per bruciare anche quel poco che mangiava. Il suo corpo si è ridotto fino a 51 chili e a un certo punto è stato necessario il ricovero: "Mi è scoppiata un’ascite improvvisa all’addome, del liquido che è fuoriuscito da dentro l’intestino per la magrezza", ha detto con una sincerità disarmante.

Nonostante la preoccupazione di chi gli stava intorno, Laerte si sentiva sempre più isolato. "La gente mi vedeva dimagrito ma pensava fosse per quel programma. Poi passa un anno, due anni, la gente intorno a me si preoccupava. E più si preoccupavano, più mi infastidivano. " Ha anche parlato della difficoltà di riprendersi, ma alla fine è riuscito a farcela senza interventi invasivi: "Il mio medico mi disse: ‘Guarda che se non mangi facciamo la parenterale’. Ho detto no perché non amo gli aghi, e mi sono ripreso da solo. Mi hanno fatto una laparoscopia, un intervento breve ma impegnativo. La dottoressa mi disse: ‘Vuoi vedere tuo figlio? Comincia a mangiare’. E nonostante tutto, oggi ne siamo usciti. "

08/11/2025

𝐀𝐮𝐭𝐢𝐬𝐦𝐨: 𝐜𝐚𝐬𝐢 𝐫𝐚𝐝𝐝𝐨𝐩𝐩𝐢𝐚𝐭𝐢 𝐭𝐫𝐚 𝐢 𝟏𝟓 𝐞 𝐢 𝟑𝟗 𝐚𝐧𝐧𝐢 𝐢𝐧 𝟑𝟎 𝐚𝐧𝐧𝐢. 𝐒𝐈𝐏: “𝐒𝐞𝐫𝐯𝐞 𝐮𝐧 𝐜𝐚𝐦𝐛𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐫𝐚𝐝𝐢𝐠𝐦𝐚”

Tra il 1990 e il 2021, il numero globale di persone con disturbo dello spettro autistico (DSA) nella fascia 15-39 anni è passato da 17 a oltre 24 milioni. Un aumento che impone un cambiamento urgente: l’autismo non finisce con l’infanzia.

🔹 Spesso, l’autismo resta invisibile fino all’età adulta. Soprattutto nelle donne, che imparano a mascherare le difficoltà con strategie di camouflaging, rendendo la diagnosi più complessa.

🔹 Il gruppo più critico è quello tra i 30 e i 39 anni, con un +56% di disabilità: finiti i supporti scolastici, crescono le sfide di autonomia, lavoro, relazioni.

🔹 In Italia solo la metà dei centri diagnosi offre servizi anche per adulti: troppo pochi rispetto ai bisogni reali.

“La crisi dell’autismo adulto è fuori dall’ombra – dichiara SIP – serve un approccio lungo tutto l’arco di vita: diagnosi, supporto, formazione al lavoro e salute mentale devono seguire anche l’età adulta, non solo l’infanzia.”

🔍 Il tema è al centro del 50° Congresso SIP in corso a Bari.

Link Agi: https://www.agi.it/salute/news/2025-11-07/autismo-negli-adulti-34044697/

Tempo di firmare il PDP a scuola...leggete 👇
06/11/2025

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29/10/2025

La tragica vicenda accaduta in provincia di Palermo, che ha coinvolto due fratelli, vittime di violenze da parte della madre e del suo compagno, ci ricorda quanto sia fondamentale prestare attenzione ai segnali di disagio e imparare a leggere i comportamenti, anche quando la sofferenza non viene espressa apertamente.

Come sottolinea Enza Zarcone, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Sicilia, «traumi di questo tipo incidono profondamente sulla personalità dei minorenni. Il corpo diventa luogo di dolore, mentre si spezza la fiducia negli adulti — tanto più quando la figura che dovrebbe proteggerti, come la madre, diventa complice dell’abuso».

Perché un percorso di recupero e di superamento del trauma sia possibile, è indispensabile la presenza di una rete di adulti capaci di ascoltare, accogliere e proteggere.

«Il malessere può essere visibile ma per coglierlo ci vuole uno sguardo allenato e contenitori opportuni. Uno di questi potrebbe essere l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole: uno strumento di prevenzione e tutela» conclude.

L’ascolto è il primo atto di protezione.

Fonte articolo: Giornale di Sicilia

27/10/2025
18/10/2025

🔴 Comunicato stampa congiunto sull’educazione sessuo-affettiva nelle scuole
Le Presidenti e i Presidenti degli Ordini degli Psicologi di Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Puglia, Sicilia e Veneto prendono una posizione chiara e netta in merito al DDL del 23 maggio 2025 del Ministro Valditara.
🎓 L’educazione sessuo-affettiva è una risorsa, non un rischio. Limitare o escludere la possibilità di promuovere da parte dei professionisti della salute attività educative su questi temi significa privare bambini e adolescenti di strumenti fondamentali per comprendere e gestire i cambiamenti fisici ed emotivi legati alla crescita.
🧠 L’educazione sessuo-affettiva, quando è adeguata all’età e scientificamente fondata, contribuisce a relazioni sane, alla prevenzione di bullismo e violenza di genere, e al benessere psicologico delle giovani generazioni.
👥 Gli Ordini regionali sopra menzionati esprimono profonda preoccupazione per le implicazioni culturali e sociali derivanti dalle limitazioni previste nel DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”.
Chiediamo che la voce degli psicologi e delle psicologhe venga ascoltata nelle sedi parlamentari competenti, per ribadire l’importanza di un’educazione affettiva e sessuale tempestiva, continuativa e basata sulle evidenze scientifiche.
📢 La tutela dei minori passa anche — e soprattutto — attraverso la conoscenza, l’ascolto e la costruzione di contesti educativi sicuri e consapevoli.

17/10/2025

Dove c’è amore, non c’è controllo, non ci sono pretese e dipendenza. E’ fondamentale lavorare sulla consapevolezza dei più piccoli, aiutandoli a comprendere che l’amore non è violenza, non è possessività, non è tolleranza delle reazioni eccessive dell’altro, ma libertà e rispetto della persona.

Troppo spesso per i ragazzi, il confine tra amore e violenza non è chiaro.

I comportamenti violenti, infatti, sono già presenti all’interno delle coppie dei giovanissimi.
Il dato più allarmante è l’inconsapevolezza: tanti adolescenti, infatti, non si rendono conto che alcuni comportamenti come il possesso, il controllo, la violazione della libertà individuale sono vere e proprie forme di violenza. Comportamenti e dinamiche che si riversano anche sulla vita online, attraverso la possessività e il controllo ossessivo di smartphone, social network e chat.

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Bisogna intervenire giocando d’anticipo, lavorando sull’educazione all’affettività delle nuove generazioni. Dobbiamo insegnargli a vivere in modo sano le relazioni, a differenziare la gelosia dal possesso, ad amare e soprattutto anche a litigare e a lasciarsi rispettando sempre l’altro.

16/10/2025

Un’altra storia di orrore annunciato.
Un’altra donna che aveva paura di morire e che lo aveva detto, lo aveva ripetuto, lo aveva confidato. Ma nonostante tutto, non è bastato.

Le frasi pronunciate da quell’uomo — “se mi lasci ti ammazzo e ammazzo tua madre” — non sono “sfiati di rabbia”, non sono “minacce a caldo”. Sono pre-annunci di morte, segnali chiarissimi di una psicopatologia possessiva e predatoria, che troppo spesso viene scambiata per gelosia, o peggio ancora, per amore malato.

In realtà, qui l’amore non c’è mai stato. C’è controllo, dominio, coercizione, sadismo relazionale.
C’è un soggetto che trasforma la relazione in un campo di prigionia affettiva, che usa la paura come catena, la violenza come linguaggio e la minaccia come unico modo per sentirsi “vivo”.

Le doppie chiavi dell’appartamento, le botte, i tentativi di buttarla dal balcone, il controllo ossessivo: sono segnali inequivocabili di una progressione letale.
Eppure, ancora una volta, la società sembra non aver voluto vedere.

Quando una donna dice “ho paura che mi ammazzi”, quella frase non va mai derubricata a paranoia, a esagerazione, a momento di crisi.
Va presa alla lettera.
Perché troppo spesso — come in questo caso — è l’ultima richiesta di aiuto che ascoltiamo prima del silenzio definitivo.

Pamela Genini non è morta “per amore”.
È stata uccisa da un uomo che confondeva l’amore con il possesso, la frustrazione con il diritto, la rabbia con l’identità.
Ed è tempo di cominciare a chiamare tutto questo per quello che è: violenza di genere, sistemica, reiterata, e prevedibile.

Non è follia improvvisa. È una logica criminale lucida e coerente, costruita nel tempo, sotto gli occhi di tutti.
E noi, ancora una volta, siamo arrivati troppo tardi.

15/10/2025

Ricevo molto spesso richieste da parte vostra di affrontare temi specifici che riguardano lo sviluppo della personalità narcisistica e mai come in quest’epoca diventa importante avere chiari alcuni passaggi fondamentali.

Ecco perché rispondo qui a tutti coloro che desiderano capire quali sono le tappe che segnano la formazione di una personalità narcisistica e quali indicatori, già nell’infanzia e nell’adolescenza, devono farci drizzare le antenne, prima che sia troppo tardi.

La storia di Ravenna ci insegna che questo tipo di personalità cresce nel silenzio, nella frustrazione e nella parte più oscura dell’egocentrismo.

Non nasce mai dal nulla, si costruisce lentamente, dentro relazioni genitoriali disfunzionali, dove l’amore smette di essere un nutrimento e diventa uno strumento di potere o di controllo.

I principali stili genitoriali che possono favorire lo sviluppo di una personalità narcisistica
1. Il genitore iper-idealizzante (o narcisista riflessivo)
È quello che vede nel figlio un’estensione del proprio ego. Lo carica di aspettative, lo investe di un ruolo che non gli appartiene: “Tu devi essere il migliore, devi realizzare ciò che io non ho potuto.”
In questo contesto, l’amore diventa condizionato alla performance. Il bambino impara che vale solo se brilla, se primeggia, se soddisfa l’immagine perfetta che il genitore proietta su di lui.
Da adulto svilupperà un bisogno costante di ammirazione e una paura devastante del fallimento.
2. Il genitore svalutante o punitivo
È quello che annienta l’autostima del figlio, con critiche continue, ironia tagliente, umiliazioni sottili o aperte.
Il messaggio implicito è: “Non sei mai abbastanza.”
Il bambino cresce oscillando tra vergogna e rabbia, e impara a difendersi costruendo un’immagine di sé grandiosa ma fragile.
Da adulto tenderà a dominare per non sentirsi dominato, e a distruggere prima di rischiare di essere ferito.
3. Il genitore assente o emotivamente anaffettivo
Qui non ci sono né ideali né punizioni, c’è il vuoto.
L’assenza di sguardo, di calore, di conferma identitaria, produce nel bambino una fame d’amore non saziata.
È da quel vuoto che nasce il bisogno patologico di essere notato, visto, ammirato.
L’amore, per queste persone, non è mai vissuto come reciprocità, ma come fame di attenzione e controllo.
4. Il genitore incoerente o manipolativo
È colui che alterna carezze e colpi, che oggi idealizza e domani umilia, che usa il senso di colpa come leva per controllare.
In questo clima emotivo il bambino non impara a fidarsi: vive costantemente in allerta.
Da adulto svilupperà un attaccamento ambivalente, con dinamiche relazionali basate sulla seduzione, la manipolazione e la paura dell’abbandono.

Indicatori precoci da non ignorare
• Bisogno costante di essere al centro dell’attenzione.
• Intolleranza alla frustrazione o al “no”.
• Tendenza a colpevolizzare gli altri per i propri errori.
• Scarsa empatia e difficoltà a riconoscere le emozioni altrui.
• Forte competitività e paura di non essere “il migliore”.
• Reazioni di rabbia sproporzionate di fronte a critiche o limiti.

Una personalità narcisistica non nasce dal nulla, ma da un modello relazionale in cui l’amore diventa transazione, la stima è condizionata e la vulnerabilità è bandita.
Educare un figlio all’empatia, alla frustrazione, alla reciprocità emotiva e al rispetto dei limiti è l’unico antidoto reale contro questa deriva.

Perché se non si insegna a un bambino a gestire la delusione e la frustrazione, un giorno diventerà un adulto che cercherà di distruggere tutto ciò che non riesce a controllare.

Indirizzo

Morciano Di Leuca
73040

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

Telefono

3356410622

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