23/12/2023
Una mia poesia di qualche anno fa in cui cerco di far capire cosa prova una persona con disagio psichico in un’epoca in cui sempre di più le persone più fragili vengono messe ai margini e lasciate sole
Mi racconto ad un normodotato…
Caro normodotato, vorrei raccontarti perché mi sento diverso da te.
Ho avuto un’infanzia felice, ho festeggiato il Natale, il Carnevale e la Pasqua.
Sono andato a scuola, alcune materie andavo bene altre no, però alla fine sono riuscito a prendere il diploma e poi con difficoltà a laurearmi.
Ho avuto momenti in cui dubitavo della mia sessualità ma alla fine mi sentivo più attratto dalle donne. A volte mi andava bene altre volte “prendevo di pali”.
Mi piacevano i film di fantascienza, i cartoni animati, le serie TV e i gruppi musicali rock.
Volevo stare in una comitiva, alla fine ho fatto amicizia con pochi ragazzi ma stavo bene.
Non avevo grandi vizi, forse bevevo un po’ troppa birra e qualche volta mi son fatto le canne. Mai però ne sono stato dipendente.
La mia famiglia e alcuni amici mi vedevano parlare da solo. Rispondevo loro che ragionavo a voce alta.
Inizia a girare da solo a piedi, a volte parlando normalmente con amici che poi mi rendevo conto che gli altri non vedevano.
Sentivo gli altri dire delle cose, ma loro negavano di averle dette.
Più persone mi dicevano che ero strano e si incazzavano con me.
Un giorno inizia a prendermi a schiaffi e a gridare. Spiegai che volevo solo sfogarmi e scaricare la tensione. Ma mi fecero il TSO.
Mi obbligarono a prendere gli psicofarmaci, gli amici si allontanarono, anche parte della mia famiglia, altri mi prendevano per matto.
Stavo sempre più solo, per essere accettato facevo lo scemo. Alcuni amici e parenti ridevano di me. I farmaci mi addormentavano e quindi non li presi più.
Un altro TSO, questa volta legato. Come mai? Mi è stato insegnato che sono nato libero. Inoltre sono anche un laureato.
Sto sempre a casa a vedere la TV. I miei genitori invecchiano, i miei fratelli se ne sono andati. Non ho un lavoro, non ho una ragazza, non ho interessi, i farmaci mi addormentano. Ho paura di uscire. Meglio stare a casa.
Ogni tanto lo psichiatra mi dice “vai a farti un viaggio lontano da casa, così stai meglio”. Ma io non ho soldi. Faccio il vagabondo?
I miei genitori non ci sono più. Ho l’accompagnamento quindi mi ricoverano in un centro, meno male. Sto dentro dalla mattina alla sera, senza fare nulla. Per andare al paese ci vuole l’auto, ma non so guidare. Beh riprovo a morire, ma ho paura di farlo. Che devo fare?
Caro normodotato, che devo fare? Ah, hai anche tu dei problemi e non hai tempo. Ogni tanto dai dei soldi in beneficenza. Bravo, sei una persona nobile. Vogliamo uscire a fare una passeggiata? Ah, hai da fare, devi stare con i tuoi figli. Ma a me piacciono i bambini. Ah, dici meglio di no, vabbè. Vogliamo parlare della vita? Ah, non mi capisci e inoltre puzzo un po’. Scusami è che dove vivo sto sempre a letto e dimentico di lavarmi. Cosa dici? Devo frequentare persone come me? Che intendi? Ma neanche io mi trovo con loro, abbiamo interessi diversi. Scusami ma a te piace il calcio? Andiamo allo stadio assieme? Ah, dici meglio di no che è pericoloso. Vabbè non fa nulla. Mi vieni a trovare più spesso? Ah, se hai tempo sicuramente verrai. Comunque grazie di avermi ascoltato e scusami se ti ho dato fastidio. Salutami tutti gli altri, ma chiedono di me? Ah, devi andare. Ciao…
Carlo Falcone