Mudita - Gruppo di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara

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Mudita - Gruppo di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara Meditazione il sabato alle 17:30

Ancora qualche foto di ieri sera.Visti l’apprezzamento e l’ampia partecipazione, abbiamo già deciso con Bhante Vajiragna...
09/11/2025

Ancora qualche foto di ieri sera.
Visti l’apprezzamento e l’ampia partecipazione, abbiamo già deciso con Bhante Vajiragnana e con Priscilla che a breve ripeteremo questo incontro.



Il Kathina è una delle festività più importanti e sentite del calendario buddhista, che ricorre alla fine del “Vassa”, i...
29/10/2025

Il Kathina è una delle festività più importanti e sentite del calendario buddhista, che ricorre alla fine del “Vassa”, il periodo delle piogge monsoniche di circa tre mesi durante il quale i monaci, secondo la tradizione, sospendevano ogni spostamento restando in ritiro nei monasteri. Finita la stagione delle piogge, viene celebrato il nuovo incontro dei monaci con la comunità laica e ribadito il rapporto di reciproco sostegno tra monaci e laici, simboleggiato soprattutto dalla donazione delle stoffe per la cucitura delle nuove vesti monacali.
Quest’anno il Kathina si celebrerà al Napoli Buddhist Vihara nel pomeriggio di sabato 1 novembre e domenica 2 novembre fino alle 14:30.
Tutti possono partecipare liberamente.
Data la concomitanza con le celebrazioni, questa settimana non ci sarà la nostra consueta meditazione del sabato alle 17:30.
Per informazioni:
- email: meditazione.buddhista.napoli@gmail.com
- tel. 3498159967 (Antonio); 3928799972 (Antonello); 3287619750 (Loredana)

Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratto il passaggio che abbiamo letto dopo la meditazione e c...
25/10/2025

Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratto il passaggio che abbiamo letto dopo la meditazione e che trascrivo qui di seguito:

Quando la saggezza è sviluppata e coltivata seguendo la Quarta Nobile Verità […], essa scopre il segreto della vita, la realtà delle cose così come sono. Quando si scopre il segreto, quando si vede la Verità, tutte le forze che febbrilmente producono la continuità del samsāra, illudendoci, si calmano e non sono più capaci di produrre delle nuove formazioni karmiche, perché non c’è più illusione, non c’è più “sete” per la continuità. È come una malattia mentale, che è curata quando il paziente scopre e vede la causa o il segreto della sua malattia.
Nella maggioranza delle religioni il summum bonum si ottiene solo dopo la morte. Invece il nirvāna può essere realizzato in questa stessa vita; non è necessario aspettare di morire per “conseguirlo”.
Chi ha realizzato la Verità, il nirvāna, è l’essere più felice del mondo. È libero da tutti i “complessi”, da tutte le ossessioni, le preoccupazioni e le difficoltà che tormentano gli altri. La sua salute mentale è perfetta. Non si rammarica per il passato, non si preoccupa dell’avvenire, vive pienamente nell’istante presente. Apprezza le cose e ne gioisce nel senso più puro, senza alcuna proiezione egoica. È gioioso, esultante, gode della vita pura; le sue facoltà sono soddisfatte, libere dall’ansietà, serene e in pace. Essendo libero dai desideri egoistici, dall’odio, dall’ignoranza, dalla vanità, dall’orgoglio e da altri simili “impedimenti”, egli è puro e gentile, pieno di amore universale, di compassione, di bontà, di simpatia, di comprensione e di tolleranza. Rende servizio agli altri nel modo più puro, perché non ha pensieri egoistici. Non cerca alcun guadagno, non accumula nulla, neanche beni spirituali, perché è libero dall’illusione del “sé” e dalla “sete” di divenire.
Il nirvāna è al di là di ogni dualità e relatività. È dunque al di là dei concetti comuni di bene e di male, di giusto e sbagliato, di esistenza e di non-esistenza. Anche la parola “felicità” (sukha), che si usa per descrivere il nirvāna, ha quindi un senso completamente diverso. Una volta Sāriputta disse: “O amico, il nirvāna è la felicità! Il nirvāna è la felicità!”. Allora Udāyi chiese: “Ma, amico Sāriputta, che felicità può esserci se non ci sono sensazioni?” La risposta di Sāriputta fu altamente filosofica e oltre la comprensione ordinaria: “Il fatto stesso che non ci siano sensazioni, è la felicità”.
Il nirvāna è al di là della logica e del ragionamento (atakkāvacara). Anche se siamo tentati di impegnarci, sovente per un vano passatempo intellettuale, in discussioni speculative sul nirvāna o sulla Verità Ultima o la Realtà, non li comprenderemo mai in tal modo. Un bambino dell’asilo non dovrebbe discutere della teoria della relatività. Ma se prosegue negli studi con pazienza e applicazione, un giorno forse potrà comprenderla. Il nirvāna deve “essere realizzato dai saggi dentro se stessi (paccattam veditabbo vinnūhi). Se seguiamo il Sentiero con pazienza e applicazione, se ci esercitiamo e ci purifichiamo seriamente, se otteniamo il necessario sviluppo spirituale, forse un giorno ci sarà possibile realizzarlo dentro di noi, senza gravarci di parole enigmatiche e altisonanti.

Walpola Rahula, L’insegnamento del Buddha, Adelphi, 2019.

Una breve intervista a StoryTime (Radio Canale Italia) sulla nostra attività.
25/10/2025

Una breve intervista a StoryTime (Radio Canale Italia) sulla nostra attività.

Intervista a StoryTime (Radio Canale Italia) del 18.10.2025.

Anche questo sabato, 25 ottobre, avremo il nostro consueto incontro di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara, il ...
22/10/2025

Anche questo sabato, 25 ottobre, avremo il nostro consueto incontro di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara, il tempio buddhista Theravada di Napoli.
L’incontro si svolge dalle 17:30 alle 18:45 circa.
Il tempio si trova in via G. Tomasi di Lampedusa n.91, nei pressi della fermata “Frullone” della Metropolitana, Linea 1.
L’accesso è gratuito e senza necessità di prenotazione. È preferibile indossare un abbigliamento comodo.
Per chi viene in macchina o in moto, ricordiamo che i veicoli vanno parcheggiati fuori dal parco in cui si trova il tempio. Accanto alla stazione “Frullone” c’è un ampio parcheggio pubblico.
Per informazioni e contatti:
- email: meditazione.buddhista.napoli@gmail.com
- tel. 3498159967 (Antonio); 3928799972 (Antonello); 3287619750 (Loredana)

Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratta la versione del Ganakamoggallāna Sutta che abbiamo let...
18/10/2025

Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratta la versione del Ganakamoggallāna Sutta che abbiamo letto dopo la meditazione, leggermente adattata dagli autori rispetto alla versione originale presente nel Canone Pāli (Majjhima Nikāya, 107). Trascrivo il testo qui di seguito:

A Sāvatthi, città dell’India del nord, c’era un grande centro, dove la gente si recava per meditare e ascoltare gli insegnamenti del Buddha. Per anni, un giovane ci era andato ogni sera, ma senza mai mettere in pratica le istruzioni. Una volta arrivò in anticipo e trovò il Buddha da solo. Gli si avvicinò e disse:
“Signore, c’è una domanda che continua a venirmi in mente e a far sorgere in me dei dubbi”.
“Davvero? Non ci dovrebbero essere dubbi sul sentiero; meglio chiarirli subito. Qual è il problema?”
“Signore, sono molti anni che frequento questo luogo e ho notato che ci sono molti eremiti intorno a Voi, monaci e monache, e che alcuni di loro sono con Voi da anni. La mia impressione è che molti abbiano raggiunto lo stadio finale e che, di conseguenza, siano pienamente liberati; vedo, inoltre, che altri hanno ottenuto dei cambiamenti nella loro vita e sono migliori di prima. Ma ci sono anche molte persone, compreso me, che sono rimaste com’erano, o che sono persino peggiorate. Perché accade questo? La gente viene da Voi perché siete un grande uomo pienamente illuminato, una persona tanto compassionevole e potente. Perché non usate il vostro potere e la vostra compassione per liberarli tutti?”
Il Buddha sorrise e disse:
“Ragazzo, dove abiti? E dove sei nato?”
“Vivo qui a Sāvatthi”.
“Sì, ma i tratti del tuo viso indicano che non sei di queste parti. Di dove sei originario?”
“Sono di Rājagaha, la capitale del Magadha. Mi sono stabilito a Sāvatthi alcuni anni fa”.
“Hai forse interrotto tutte le relazioni con Rājagaha?”
“No, ho ancora dei parenti là, degli amici ed anche degli affari”.
“Allora certamente dovrai recarti da Sāvatthi a Rājagaha abbastanza spesso”.
“Sì, ci vado molte volte l’anno, vado e poi ritorno a Sāvatthi”.
“Avendo percorso molte volte la via che va da qui a Rājagaha, di sicuro la conoscerai bene”.
“Sì, la conosco perfettamente. Potrei dire che, avendola percorsa tante volte, la ritroverei a occhi chiusi”.
“E i tuoi amici, quelli che ti conoscono bene, di certo sanno che sei originario di Rājagaha, che ti sei stabilito qui, che ci vai spesso e che, perciò, conosci molto bene la strada da qui a Rājagaha”.
“Sì, tutti quelli che mi sono vicini sanno che ci vado spesso e che conosco perfettamente la strada”.
“Allora può accadere che qualcuno ti chieda di spiegargli il percorso da qui a Rājagaha. Gli nascondi qualcosa o glielo spieghi in modo chiaro?”
“Che cosa c’è da nascondere? Glielo spiego in modo più chiaro che posso: dirigiti verso est, poi prosegui andando diritto fino a che raggiungi Benares, da lì continua fino a Gayā e infine arriverai a Rājagaha. Lo spiego con molta chiarezza, signore”.
“E queste persone cui dai spiegazioni dettagliate, arrivano tutte a Rājagaha?”
“No, certo non tutte, signore! Solo coloro che avranno completato tutto il percorso raggiungeranno Rājagaha”.
“E’ proprio questo che voglio farti capire, ragazzo. La gente viene da me sapendo che ho percorso tutto il sentiero da qui al Nibbāna, che lo conosco perfettamente e mi domandano: ‘Qual è il sentiero per raggiungere il Nibbāna, per raggiungere la liberazione?’ Non avendo nulla da nascondere, glielo spiego in modo chiaro: ‘Questo è il sentiero’. Se qualcuno si limitasse ad annuire dicendo: ‘Ben detto, ben detto, un sentiero molto buono, ma non voglio muovervi un passo; un sentiero meraviglioso, ma non voglio prendermi la briga di percorrerlo’, come potrebbe raggiungere la meta finale? Non posso caricarmi nessuno sulle spalle per portarlo alla meta finale. Nessuno può condurre un altro portandolo sulle proprie spalle fino alla meta finale. Al massimo, con amore e compassione, può dire: ‘Questo è il sentiero e in questo modo io l’ho percorso. Impegnatevi, seguitelo anche voi e raggiungerete la meta finale’; ma ognuno deve compiere il cammino da sé, deve compiere ogni passo sul sentiero da solo. Chi è avanzato di un passo, è di un passo più vicino alla meta. Chi ha fatto cento passi, è di cento passi più vicino alla meta. Chi ha fatto tutti i passi ha raggiunto la meta finale. Solo tu puoi percorrere il sentiero”.

William Hart – S. N. Goenka, Perché meditare?, Diana Edizioni, 2020.

Anche questo sabato, 18 ottobre, avremo il nostro consueto incontro di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara, il ...
15/10/2025

Anche questo sabato, 18 ottobre, avremo il nostro consueto incontro di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara, il tempio buddhista Theravada di Napoli.
L’incontro si svolge dalle 17:30 alle 18:45 circa.
Il tempio si trova in via G. Tomasi di Lampedusa n.91, nei pressi della fermata “Frullone” della Metropolitana, Linea 1.
L’accesso è gratuito e senza necessità di prenotazione. È preferibile indossare un abbigliamento comodo.
Per chi viene in macchina o in moto, ricordiamo che i veicoli vanno parcheggiati fuori dal parco in cui si trova il tempio. Accanto alla stazione “Frullone” c’è un ampio parcheggio pubblico.
Per informazioni e contatti:
- email: meditazione.buddhista.napoli@gmail.com
- tel. 3498159967 (Antonio); 3928799972 (Antonello); 3287619750 (Loredana)

Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratto il passo che abbiamo letto dopo la meditazione e che t...
11/10/2025

Grazie a tutti per questa sera. Questo è il libro da cui è tratto il passo che abbiamo letto dopo la meditazione e che trascrivo qui di seguito:

Per il meditante il samādhi può essere molto dannoso o molto benefico. Non è possibile dire che sia solo una o solo l’altra cosa. Per chi non ha saggezza è dannoso, per chi ha saggezza può essere di reale beneficio e può condurre alla visione profonda. Quel che può essere dannoso per il meditante è l’assorbimento meditativo del samādhi (jhāna), il samādhi con profonda e sostenuta tranquillità. Questo samādhi porta molta serenità. Quando c’è serenità, c’è felicità, e quando c’è felicità sorge l’attaccamento, l’aggrapparsi a tale felicità. Il meditante non vuole contemplare nient’altro, vuole solo indulgere a questa piacevole sensazione. Quando abbiamo praticato per lungo tempo, possiamo avere l’abilità di entrare in questo samādhi molto velocemente. Appena iniziamo a percepire il nostro oggetto di meditazione, la mente entra nella calma e non vogliamo uscirne per investigare alcunché. Restiamo solo bloccati in quella felicità. Per chi pratica la meditazione, questo è un pericolo.
Dobbiamo utilizzare l’upacāra samādhi: entriamo nella calma e quando la mente è sufficientemente serena, ne usciamo e osserviamo l’attività esteriore. Osservare l’esterno con la mente calma fa sorgere la saggezza. È difficile da comprendere, perché è abbastanza simile al modo ordinario di pensare e di immaginare. Quando il pensiero è presente, possiamo pensare che la mente non sia serena, ma in verità quel pensiero ha luogo nel contesto della calma. C’è contemplazione, ma ciò non disturba la calma. Possiamo scegliere un pensiero per contemplarlo. In questo caso scegliamo un pensiero per investigarlo, non è che vaghiamo nei pensieri senza meta, non ci allontaniamo con le congetture. Si tratta di una cosa che sorge in una mente serena. Si chiama “presenza mentale nella calma e calma nella presenza mentale”. Se si trattasse di pensiero e di immaginazione ordinari, la mente non sarebbe calma, sarebbe turbata. Ora non sto parlando del pensiero ordinario, ma di una sensazione che sorge dalla mente serena. È detta “contemplazione”. È proprio qui che nasce la saggezza.
Ci può essere un samādhi giusto e un samādhi errato. Il samādhi è errato quando la mente entra nella calma ma senza che ci sia alcuna consapevolezza. Si può stare seduti per due ore o anche per tutto il giorno senza che la mente sappia dov’è stata o cosa sia avvenuto. Non sa nulla. C’è calma, ma questo è tutto. È come un coltello ben affilato che non ci importa di usare in alcun modo. Si tratta di un genere ingannevole di calma, perché non c’è molta consapevolezza di sé. Il meditante può pensare di aver già raggiunto la meta suprema, e così non si preoccupa di cercare altro. A questo livello il samādhi può essere un nemico. La saggezza non può sorgere, perché non c’è consapevolezza di quello che è giusto e di quello che è sbagliato. Con il corretto samādhi, quale che sia il livello di calma raggiunto, c’è consapevolezza. C’è piena consapevolezza e chiara comprensione. Questo è il samādhi che può far sorgere la saggezza, non ci si può perdere in esso. I praticanti dovrebbero capirlo bene. Non si può fare a meno di questa consapevolezza, deve essere presente dall’inizio alla fine. Non ci sono pericoli in questo tipo di samādhi.
Potreste chiedervi: dov’è che sorge il giovamento, come sorge la saggezza dal samādhi? Quando si è sviluppato il giusto samādhi, la saggezza può sorgere in qualsiasi momento. Quando gli occhi vedono una forma, gli orecchi odono un suono, il naso sente degli odori, la lingua sperimenta dei sapori, il corpo esperisce un contatto e la mente sperimenta delle impressioni mentali, in tutte le posture la mente rimane con la piena conoscenza della vera natura di queste impressioni dei sensi, non le segue. Quando la mente ha saggezza non “prende e sceglie”. In ogni postura si è completamente consapevoli della nascita della felicità e dell’infelicità. Noi queste cose le lasciamo andare entrambe, non ci attacchiamo. Questa è chiamata retta pratica, quella presente in tutte le posture. Tali parole, “tutte le posture”, non si riferiscono alle sole posture del corpo, si riferiscono alla mente, che ha sempre consapevolezza e chiara comprensione della Verità. Quando il samādhi è stato rettamente sviluppato, sorge una saggezza come questa. È detta “visione profonda”, conoscenza della Verità.

Ajahn Chah, Insegnamenti, Edizioni Santacittarama, 2019.

Anche questo sabato, 11 ottobre, avremo il nostro consueto incontro di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara, il ...
08/10/2025

Anche questo sabato, 11 ottobre, avremo il nostro consueto incontro di meditazione presso il Napoli Buddhist Vihara, il tempio buddhista Theravada di Napoli.
L’incontro si svolge dalle 17:30 alle 18:45 circa.
Il tempio si trova in via G. Tomasi di Lampedusa n.91, nei pressi della fermata “Frullone” della Metropolitana, Linea 1.
L’accesso è gratuito e senza necessità di prenotazione. È preferibile indossare un abbigliamento comodo.
Per chi viene in macchina o in moto, ricordiamo che i veicoli vanno parcheggiati fuori dal parco in cui si trova il tempio. Accanto alla stazione “Frullone” c’è un ampio parcheggio pubblico.
Per informazioni e contatti:
- email: meditazione.buddhista.napoli@gmail.com
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