VertiLab - Centro Diagnosi e Cura del Paziente Vertiginoso

VertiLab - Centro Diagnosi e Cura del Paziente Vertiginoso Centro di Alta Specializzazione nella Diagnosi e nella Cura dei Disturbi dell’Equilibrio.

Seguiamo i nostri pazienti dalla valutazione otoneurologica, vestibolare e posturale fino all’impostazione del piano terapeutico e del percorso di riabilitazione.

La scienza dell’ascolto su misura: il significato clinico della protesizzazione acusticaLe protesi acustiche non sono se...
19/10/2025

La scienza dell’ascolto su misura: il significato clinico della protesizzazione acustica

Le protesi acustiche non sono semplici strumenti da acquistare, ma dispositivi medici complessi che devono essere progettati, calibrati e verificati con la precisione di un abito di sartoria, attraverso un percorso clinico strutturato. L’errore più comune è considerarle un semplice ausilio per “sentire di più”, mentre in realtà rappresentano una vera e propria riabilitazione sensoriale, che richiede competenza medica, conoscenza tecnica e un lavoro di squadra costante tra otorinolaringoiatra/audiologo e audioprotesista.

Il punto di partenza è sempre la valutazione specialistica medica, indispensabile per individuare la causa dell’ipoacusia, escludere patologie reversibili o chirurgicamente trattabili e definire la reale indicazione alla protesizzazione. L’audioprotesista, a sua volta, traduce la diagnosi in un progetto di riabilitazione personalizzato, scegliendo il dispositivo più adatto al tipo di perdita e curandone la programmazione. È una collaborazione sinergica e complementare: il medico stabilisce le basi fisiopatologiche, l’audioprotesista costruisce e regola l’interfaccia tecnologica che restituisce al cervello una percezione acustica armonica. Senza questa cooperazione il risultato è parziale, e talvolta controproducente.

Molti pazienti si affidano a test uditivi rapidi o a prove di ascolto sommarie, credendo che basti una semplice soglia tonale per stabilire la necessità di una protesi. In realtà, l’audiometria tonale misura solo la percezione dei suoni puri, ma non la capacità di comprendere il linguaggio, che rappresenta la vera funzione uditiva. L’audiometria vocale, invece, valuta la discriminazione delle parole e consente di programmare il dispositivo in modo che potenzi la comprensione del parlato, non solo la percezione del suono. Trascurare questo passaggio significa rischiare di amplificare il rumore più della voce, con un ascolto distorto e innaturale.

Il fitting è la fase più delicata del percorso protesico. Ogni orecchio ha una propria risonanza, ogni cervello elabora i suoni in modo diverso: per questo la taratura deve essere condotta con misurazioni oggettive in vivo (Real Ear Measurement) e verifiche periodiche. Una protesi mal calibrata può determinare iperstimolazione sonora, distorsione, accentuazione dell’acufene o, al contrario, insufficiente attivazione delle vie uditive centrali con perdita della plasticità neurale. Non tutte le protesi sono uguali, né adatte a ogni tipo di ipoacusia. Le perdite conduttive, neurosensoriali o miste richiedono dispositivi e strategie di elaborazione diverse. Un audioprotesista serio non sceglie ciò che il paziente trova più “gradevole” da vedere, ma ciò che corrisponde alla reale indicazione clinica. La scelta di apparecchi troppo piccoli o completamente endoauricolari, per ragioni estetiche, può compromettere la resa acustica, la direzionalità microfonica e il comfort ventilatorio, riducendo l’efficacia complessiva della riabilitazione.

I benefici di una protesizzazione corretta sono oggi pienamente dimostrati dalla letteratura scientifica. Studi pubblicati su The Lancet Public Health, Journal of the American Academy of Audiology e Trends in Hearing hanno confermato che un uso precoce e ben calibrato delle protesi acustiche riduce il rischio di decadimento cognitivo, migliora la memoria di lavoro e la concentrazione, riduce l’isolamento sociale e la sintomatologia depressiva. Inoltre, il recupero di una corretta stimolazione acustica contribuisce alla stabilità posturale e alla percezione spaziale, grazie al ruolo dell’udito nell’integrazione multisensoriale che coinvolge vista, propriocezione e sistema vestibolare.

Un ulteriore vantaggio, spesso sottovalutato, riguarda il miglioramento degli acufeni. È oggi ampiamente riconosciuto che, in molti casi, l’acufene non è una “malattia” autonoma, ma una conseguenza della ridotta stimolazione uditiva. Quando l’orecchio perde sensibilità, le aree corticali deputate all’elaborazione dei suoni si trovano in una condizione di iperattività compensatoria: in assenza di stimolo reale, il cervello “genera” un segnale interno percepito come rumore. Ripristinare un corretto input acustico tramite protesi riduce questa iperattività e ristabilisce l’equilibrio tonotopico delle aree uditive. Diversi studi (Henry et al., American Journal of Audiology, 2015; Searchfield et al., Frontiers in Neuroscience, 2020) hanno dimostrato che oltre la metà dei pazienti con acufene riferisce un netto miglioramento della sintomatologia dopo la protesizzazione, sia in termini di intensità che di percezione soggettiva. Il motivo è fisiologico: più l’udito migliora, più il cervello riceve informazioni reali e smette di produrne di “fittizie”.

Affrontare la perdita uditiva con superficialità, scegliendo la protesi “più comoda” o “meno visibile”, significa ridurre una riabilitazione complessa a un gesto estetico. Al contrario, un percorso medico e tecnico integrato permette di restituire al paziente una percezione naturale, stabile e armonica, migliorando non solo l’udito, ma anche l’equilibrio, la concentrazione e il benessere psicologico. La protesi acustica, quando è correttamente prescritta, adattata e seguita nel tempo, non amplifica semplicemente i suoni: restituisce al cervello la capacità di ascoltare, interpretare e riconoscere il mondo circostante, riportando silenzio dove prima c’era solo rumore.

Non di rado arrivano presso il nostro centro pazienti profondamente spaventati. Ci chiedono ripetutamente in cosa consis...
28/09/2025

Non di rado arrivano presso il nostro centro pazienti profondamente spaventati. Ci chiedono ripetutamente in cosa consista la visita, si mostrano poco collaboranti e, nei casi più estremi, pur avendo prenotato un appuntamento, una volta arrivati in studio decidono affranti di non proseguire per timore di dover affrontare un esame vestibolare. Prima ancora di conoscere la materia scientifica della vertigine, conosciamo bene la sofferenza psichica che spesso l’accompagna. A volte la paura diventa così intensa da impedire a persone già provate nella loro quotidianità di affrontare il problema, come se si trattasse di un salto nel vuoto.
Abbiamo quindi scelto di affrontare apertamente questo tema. L’esperienza traumatica di una crisi vertiginosa può, in alcuni casi, configurarsi come un vero e proprio disturbo post-traumatico, con panico e ansia anticipatoria. Non sorprende, dunque, che alcuni pazienti rinuncino a viaggiare, smettano di praticare sport, evitino occasioni sociali, non prendano più l’aereo o, addirittura, non dormano più su un fianco da anni per paura di scatenare un nuovo episodio.
Noi di VertiLab scegliamo sempre la trasparenza: non promettiamo l’impossibile e non nascondiamo nulla. Durante una valutazione vestibolare è possibile avvertire sensazioni sgradevoli, legate sia all’ansia sia alle caratteristiche dei diversi disturbi dell’equilibrio. Tuttavia, in questi casi l’obiettivo è proprio quello terapeutico: nella maggior parte delle situazioni si entra che si sta male e si esce che si sta meglio. Il messaggio che riteniamo fondamentale trasmettere è che gli esami vestibolari non devono essere percepiti come un ostacolo insormontabile, ma come il primo passo verso la soluzione. Ogni giorno assistiamo pazienti che, dopo anni di rinunce e limitazioni, riescono finalmente a riappropriarsi della loro vita. Non si tratta di eccezioni fortunate, bensì della normalità che deriva da un percorso strutturato, supportato da terapie mirate, multidisciplinari, che cominciano da una diagnosi accurata.
Possiamo aiutarvi perché possiamo capirvi.

Vi presentiamo il dott. Antonio D’Angelo, cofondatore e direttore di VertiLab:Laureato in Fisioterapia presso l’Universi...
31/08/2025

Vi presentiamo il dott. Antonio D’Angelo, cofondatore e direttore di VertiLab:

Laureato in Fisioterapia presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha perfezionato la sua formazione con un Master in Posturologia Clinica all’Università Federico II di Napoli e un Master in Management per le Funzioni di Coordinamento nell’Area delle Professioni Sanitarie all’Università Suor Orsola Benincasa.
La sua carriera è segnata da un costante aggiornamento: ha approfondito l’impiego delle principali terapie strumentali, dalla tecar alle onde d’urto, dalla laserterapia alla fisioterapia ecografica, fino alle metodiche più recenti di fibrolisi connettivale e fasciale. Ha sviluppato competenze avanzate nelle tecniche manuali e posturali, dal metodo Mézières alla Strain Counterstrain Technique, dalla miofibrolisi diacutanea al kinesiotaping, con particolare attenzione alla valutazione baropodometrica e stabilometrica. Ha maturato inoltre esperienza nel trattamento di condizioni specifiche come scoliosi, disordini temporo-mandibolari, integrando approcci osteopatici, riabilitazione in acqua e protocolli dedicati a pazienti reumatici e neurologici. Questa formazione gli ha permesso di sviluppare un approccio globale, che trova naturale applicazione anche nei disturbi vertiginosi: la posturologia, infatti, consente di leggere le connessioni tra sistema vestibolare, controllo cervicale e appoggio podalico, fondamentali per comprendere e trattare i disturbi dell’equilibrio. A coronamento della sua carriera ha fondato Osteosan, realtà che da una prima sede a Solofra è cresciuta fino a contare dodici centri in Campania, diventando un network di riferimento per la riabilitazione. Nell’ottobre 2024, dall’incontro con la dottoressa Fabrizia de Falco, nasce VertiLab, dove insieme accolgono i pazienti mettendo a disposizione la loro esperienza in otoneurologia, riabilitazione e posturologia, accompagnandoli in un percorso di cura personalizzato e completo.

Con grande emozione, ormai alle porte di settembre, annunciamo un’importante evoluzione del progetto VertiLab.Nasce “Ver...
28/08/2025

Con grande emozione, ormai alle porte di settembre,
annunciamo un’importante evoluzione del progetto VertiLab.

Nasce “VertiLab TeleCare - La tua Riabilitazione Vestibolare a domicilio”

A partire dal mese di ottobre saranno finalmente attive due nuove tipologie di offerta, pensate per avvicinare il nostro centro anche per chi vive lontano:

1. La consulenza online:

Un servizio rivolto a chi abbia già eseguito valutazioni vestibolari in altri centri/presso altri specialisti e sia in possesso di esami strumentali, ma non abbia ricevuto spiegazioni chiare né un’interpretazione clinica adeguata.
La consulenza online non sostituisce la visita in presenza, che rimane imprescindibile per una diagnosi completa. Rappresenta però uno strumento prezioso per:

• ottenere un secondo parere qualificato,
• chiarire il significato degli esami eseguiti,
• individuare con precisione gli accertamenti realmente necessari, evitando indagini inutili,
• orientarsi verso centri di riferimento più vicini al domicilio del paziente, con il supporto diretto del nostro centro che fornirà le indicazioni necessarie per individuare strutture specializzate nella loro area, così da ottimizzare tempi e risorse.

Un supporto concreto per ridurre incertezze e smarrimento, restituendo ai pazienti un percorso chiaro e condiviso.

2. VertiLab TeleCare – La riabilitazione vestibolare a domicilio

Il secondo progetto nasce con l’obiettivo di accompagnare i pazienti che, dopo una prima visita in sede (condizione necessaria e non sostituibile), abbiano l’indicazione ad intraprendere un percorso riabilitativo vestibolare.

È evidente che la riabilitazione svolta nella fisiopalestra del nostro centro, sotto la supervisione diretta dei fisioterapisti, rimanga un’esperienza unica ed insostituibile. Tuttavia, siamo consapevoli che la distanza geografica possa creare un vuoto difficile da colmare. Proprio per questo motivo nasce VertiLab TeleCare, che consente di portare a casa parte del nostro metodo e della nostra esperienza, offrendo linee guida, strumenti dedicati e la presenza costante degli specialisti attraverso la video-assistenza.

Elemento centrale del progetto è la consegna del VertiBox, un kit sviluppato dal nostro team che contiene i principali strumenti impiegati durante sedute riabilitative in struttura. All’interno saranno presenti i tools fondamentali per riprodurre gli esercizi, istruzioni dettagliate per l’uso, un diario clinico per annotare progressi e sintomi. I nostri assistiti riceveranno un calendario personalizzato delle sedute, ed una guida passo per passo.

Grazie al VertiBox, il paziente potrà ricreare a casa propria un vero e proprio “micro-ambiente” ispirato alla nostra fisiopalestra, riproducendo le condizioni delle sedute in presenza. Le sessioni sono seguite in tempo reale dai nostri fisioterapisti tramite collegamenti video, che correggono, monitorano e sostengono il paziente nell’esecuzione degli esercizi.

Con un vero e proprio impegno di vicinanza, VertiLab TeleCare non si limiterà alla sola riabilitazione. Per i pazienti fuori sede ci occuperemo anche di fornire supporto logistico, con indicazioni su strutture ricettive che possano offrire agevolazioni per i pernottamenti, oltre alla possibilità di creare un contatto diretto con un nostro agente di viaggio dedicato, per agevolare l’organizzazione di spostamenti in treno o in aereo, quando necessario.

Questi progetti rappresentano un primo passo nato dal mio e nostro desiderio di dimostrare che, anche a distanza, è possibile non sentirsi soli. Non sostituiscono la qualità di una presa in carico diretta nel nostro centro, ma aprono la strada a un modello innovativo che unisce rigore clinico, professionalità e vicinanza, abbattendo le barriere geografiche.

Ne siamo orgogliosi e riconoscenti, perché la fiducia e le richieste dei pazienti sono state lo stimolo per dare vita a un progetto che amplia la nostra missione: rendere la cura dell’equilibrio accessibile, chiara e guidata, anche quando la distanza sembrerebbe un ostacolo.

❤️ seguiteci nei prossimi giorni per i dettagli!

Vertigini e “psicofarmaci”: tra scienza e pregiudiziQuando si parla di psicofarmaci, ancora oggi pesa un grande pregiudi...
23/08/2025

Vertigini e “psicofarmaci”: tra scienza e pregiudizi

Quando si parla di psicofarmaci, ancora oggi pesa un grande pregiudizio. Molti li associano a “droghe”, altri li considerano un segno di debolezza personale, qualcosa di cui doversi giustificare. Non di rado sentiamo frasi come “non ho vergogna a dire che li ho usati”, come se fosse necessario superare un tabù sociale. La verità è che non c’è nulla di cui vergognarsi: i cosiddetti psicofarmaci sono medicinali regolati, studiati da decenni, con meccanismi precisi e obiettivi terapeutici chiari.

Un concetto da chiarire subito è quello della dipendenza. Questi farmaci non creano dipendenza nel senso stretto del termine: non inducono la ricerca compulsiva della sostanza, non generano euforia né comportamenti di abuso. Alcuni possono causare sintomi se sospesi bruscamente, ma questo non è “essere dipendenti” nel senso comune del termine: significa semplicemente che il sistema nervoso va accompagnato con una riduzione graduale della dose, perché si è adattato al farmaco e ha bisogno di tempo per ritrovare il proprio equilibrio.

Nei disturbi dell’equilibrio, l’uso di questi farmaci ha un razionale ben documentato. La vertigine non è mai soltanto un sintomo fisico: chi l’ha provata sa che scatena una reazione emotiva intensa, fatta di paura, smarrimento, perdita di controllo. In letteratura è chiaramente dimostrato come la vertigine abbia quasi sempre una componente di ansia reattiva e che sia particolarmente frequente nei soggetti che già soffrono di alterazioni del tono dell’umore. Non si tratta di “debolezza caratteriale”: è la fisiologia del cervello che mette insieme percezione vestibolare, emozioni e memoria. Pensare di curare la vertigine solo con la forza di volontà è irrealistico, perché i circuiti che la governano sono molto più profondi e automatici.

Durante una crisi acuta il sistema vestibolare “esplode”: il cervello riceve segnali distorti e li interpreta come una minaccia. In questi momenti l’ansia e i sintomi vegetativi (nausea, sudorazione, tachicardia) diventano parte integrante del quadro. È qui che farmaci come le benzodiazepine trovano spazio. Queste molecole agiscono potenziando il GABA, un neurotrasmettitore che calma l’attività cerebrale e, di conseguenza, riduce sia i sintomi vestibolari sia la componente ansiosa. La loro azione è rapida: per questo si rivelano utili nelle prime 24–72 ore, quando la priorità è abbattere l’intensità della crisi e dare respiro al paziente. Non sono però destinate a un uso prolungato, perché a lungo termine rallenterebbero la naturale compensazione vestibolare, quel processo con cui il cervello impara ad adattarsi al danno e a ristabilire l’equilibrio.

Diverso è il discorso per la betaistina. Questo farmaco agisce sui recettori dell’istamina e favorisce la microcircolazione a livello dell’orecchio interno e dei nuclei vestibolari. Non è immediato come le benzodiazepine, ma nel tempo può contribuire a ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi vertiginosi. Non serve per “spegnere” la crisi sul momento, ma in determinati quadri clinici, come ad esempio nella malattia di Ménière, può essere parte di una strategia di prevenzione.

Un altro aspetto fondamentale è quello della memoria traumatica. Un attacco violento di vertigine può restare inciso nel cervello come un “allarme permanente”. È da lì che possono nascere forme croniche come la PPPD (Persistent Postural-Perceptual Dizziness), in cui la vertigine si trasforma in una percezione costante di instabilità, alimentata da ipervigilanza e paura del movimento. Utilizzare i farmaci nella fase acuta significa anche prevenire questo imprinting negativo, modulando la risposta del cervello per impedire che l’episodio venga registrato come un pericolo da cui difendersi per sempre.

Poi c’è l’emicrania vestibolare, una condizione in cui equilibrio e cefalea si intrecciano. Qui entrano in gioco gli antidepressivi, come amitriptilina e venlafaxina. Non vengono prescritti “perché il paziente è ansioso”, ma perché modulano i circuiti nervosi che legano dolore, sensibilità vestibolare e neurotrasmettitori come serotonina e noradrenalina. In questo modo abbassano la soglia di attivazione degli attacchi e ne riducono frequenza e gravità. Lo stesso vale per la PPPD, dove l’uso di SSRI o SNRI ha dimostrato di ridurre la cronicizzazione del disequilibrio, non trattando l’ansia come sintomo separato, ma agendo sul circuito integrato che la mantiene.

A volte questi farmaci vengono prescritti in modalità off label, cioè al di fuori delle indicazioni ufficiali riportate nel foglietto illustrativo. Non significa che siano usati “a caso”: significa che la letteratura scientifica ne ha dimostrato l’efficacia e che la comunità medica li considera appropriati in quei contesti. È una pratica medica del tutto legittima, che richiede competenza e soprattutto spiegazione al paziente. Se questa spiegazione manca, chi riceve la prescrizione può pensare di essere stato “liquidato come ansioso”. In realtà, quando uno specialista utilizza questi farmaci, lo fa perché c’è un razionale neurofisiologico preciso, non certo per banalizzare il problema.

Infine, un punto che considero cruciale. Nei nostri protocolli clinici, quando ci rendiamo conto che la componente psichica diventa troppo dominante, incoraggiamo sempre una consulenza con psichiatri/psicoterapeuti di fiducia, che collaborano stabilmente con il nostro team. Questo perché la cura dei disturbi dell’equilibrio non è mai solo una questione di farmaci o di esercizi: è un percorso di squadra. La collaborazione tra otoneurologo, fisioterapista vestibolare e specialista della salute mentale crea una rete che sostiene il paziente in modo completo, senza lasciare indietro nessun pezzo del problema.

Il messaggio che vogliamo lasciare è chiaro: gli psicofarmaci, quando utilizzati in otoneurologia, non sono un marchio e non sono una scorciatoia. Sono strumenti che, se impiegati correttamente e spiegati con chiarezza, aiutano a controllare i sintomi acuti, a prevenire la cronicizzazione e a modulare meccanismi complessi che nessuna forza di volontà da sola potrebbe correggere. Non devono essere vissuti con vergogna, ma con consapevolezza: fanno parte della medicina, esattamente come altri farmaci che usiamo per curare il cuore, i polmoni o le articolazioni. La differenza la fa sempre la personalizzazione del percorso e la fiducia reciproca tra medico e paziente.

In molti entrano in studio dicendo: «Dottoressa, ho le vertigini». In realtà, non sempre ciò che viene definito così è d...
20/08/2025

In molti entrano in studio dicendo: «Dottoressa, ho le vertigini». In realtà, non sempre ciò che viene definito così è davvero vertigine. La vertigine vera è un’illusione di movimento: il mondo gira, oscilla, si sposta. Non è un modo di dire, ma la conseguenza di un meccanismo preciso. Il cervello, ricevendo segnali discordanti dalle vie vestibolari, comanda ai muscoli oculari una risposta anomala: gli occhi si muovono come “burattini guidati dai fili”. È per questo che il paziente percepisce l’ambiente muoversi davvero e, per ridurre il disagio visivo, tende a chiudere gli occhi.

Diversa è la dizziness: non c’è illusione di movimento, ma instabilità, la sensazione di “camminare sul cotone”, di testa leggera o pesante. Molti la descrivono come “mi sento sbandare” o “mi manca l’equilibrio”. Non è vertigine, ma condizione tipica di disturbi cronici, emicrania vestibolare o situazioni sistemiche come ansia.

Un’altra esperienza ancora è l’oscillopsia: qui il mondo sembra muoversi quando si cammina o si muove la testa, rendendo persino difficile leggere. È dovuta a un deficit del riflesso vestibolo-oculare, che normalmente stabilizza lo sguardo. Quando il VOR non funziona si verifica retinal slip, cioè lo scivolamento dell’immagine sulla retina: da qui la sensazione che le cose “ballino”.

Infine, ci sono disturbi legati all’apparato cardiovascolare, che vertigine non sono. Un esempio frequente è l’ipotensione ortostatica: alzandosi di scatto, soprattutto con l’età o con farmaci antipertensivi, può capitare un attimo di oscuramento visivo o vacillamento. È fisiologico entro certi limiti, ma se i sintomi sono ripetuti o severi il problema è circolatorio. Regola fondamentale: le vertigini vestibolari periferiche non causano mai perdita di coscienza. Se si perdono i sensi, serve un approfondimento centrale.

Ecco perché durante la visita vestibolare non basta un’occhiata rapida: serve tempo. Tempo per distinguere un «mi gira tutto» da un «mi sento instabile», per chiarire parole che i pazienti usano come sinonimi ma che per noi hanno significato clinico opposto. Non è pedanteria: è la base stessa della diagnosi.

In tanti ci chiedono: in cosa consiste una visita presso il vostro centro?La visita VertiLab è un percorso diagnostico i...
13/08/2025

In tanti ci chiedono: in cosa consiste una visita presso il vostro centro?

La visita VertiLab è un percorso diagnostico integrato in cui, dall’inizio alla fine, sono sempre presenti due specialisti: l’otoneurologo/vestibologo ed il fisioterapista. Questa presenza simultanea consente una valutazione realmente interdisciplinare e rappresenta un approccio unico e innovativo, impossibile da ottenere con l’intervento di un singolo professionista.

Si parte con un colloquio approfondito a doppia voce, in cui anamnesi e documentazione clinica vengono analizzate insieme. Segue la valutazione clinica vestibolare e fisioterapica, mirata a rilevare eventuali disfunzioni già evidenti, e la valutazione strumentale, che comprende sempre videonistagmoscopia a infrarossi e VHIT, con eventuali approfondimenti come VEMPs, prove caloriche, audiometria e impedenzometria.

L’analisi posturale viene eseguita in ogni visita, dal tratto cervicale fino all’appoggio plantare, includendo lo studio dell’occlusione dentale e dell’articolazione temporo-mandibolare, con test specifici e pedana baropodometrica per misurare in modo oggettivo la distribuzione dei carichi.

Al termine, i dati clinici, strumentali e posturali vengono integrati per formulare una diagnosi precisa e definire un progetto terapeutico personalizzato, che può prevedere terapia farmacologica, riabilitazione vestibolare e posturale o un approccio combinato, sempre modulato sulle esigenze specifiche del paziente.

È impensabile fornire risposte davvero esaustive a chi soffre di disturbi dell’equilibrio senza un approccio così completo. Ecco perché, se hai sintomi di instabilità e non hai mai affrontato una visita di questo tipo, potresti avere bisogno di noi.

VertiLab è a Napoli, in via Gabriele Jannelli 220.
Per info e prenotazioni:
☎️ +39 351 4061830

Quando si parla di equilibrio, si pensa subito all’orecchio interno. E in effetti il sistema vestibolare, che lì ha sede...
03/08/2025

Quando si parla di equilibrio, si pensa subito all’orecchio interno. E in effetti il sistema vestibolare, che lì ha sede, è uno dei grandi protagonisti. Ma non è l’unico. Per mantenere una postura stabile e un orientamento corretto nello spazio, il cervello ha bisogno di raccogliere continuamente informazioni anche da occhi, piedi, muscoli e articolazioni. La colonna non serve soltanto a sostenere il corpo e permettere il movimento. È anche una fonte costante di informazioni su come siamo messi nello spazio. All’interno dei muscoli e dei legamenti che la circondano si trovano dei recettori di tensione, movimento e cambiamenti di posizione. Questi segnali vengono trasmessi al cervello, che li integra con quelli provenienti dall’orecchio interno e dagli occhi per calibrare l’equilibrio in tempo reale. Questo insieme di informazioni si chiama propriocezione. Non è una struttura, ma una funzione sensoriale che nasce proprio all’interno del sistema muscolo-scheletrico. E non si tratta solo della colonna vertebrale: l’equilibrio coinvolge una rete di strutture che lavorano in sinergia, dal collo fino ai piedi.
Il collo, ad esempio, è una delle aree con la più alta densità di recettori propriocettivi, fondamentali per regolare la posizione della testa nello spazio. I piedi, attraverso l’appoggio plantare, forniscono informazioni continue sulla distribuzione del peso e sull’adattamento al terreno.
Persino i difetti di occlusione mandibolare possono interferire con il tono dei muscoli cervicali, modificando l’assetto posturale del capo e, a cascata, l’equilibrio complessivo del corpo.

Noi di VertiLab crediamo nel valore della multidisciplinarietà come principio clinico, non come aggiunta accessoria.
Per questo, nella stessa seduta, affianchiamo la valutazione otoneurologica a quella posturale e fisioterapica, offrendo una lettura integrata del disturbo e una base solida per impostare fin da subito il percorso riabilitativo più adatto.

Qualsiasi sia il tuo disturbo dell’equilibrio, possiamo aiutarti.

La riabilitazione vestibolare è un intervento attivo, non farmacologico, fondato su principi di neurofisiologia. Dopo un...
13/07/2025

La riabilitazione vestibolare è un intervento attivo, non farmacologico, fondato su principi di neurofisiologia. Dopo una lesione vestibolare (periferica o centrale), il sistema nervoso centrale attiva processi di compensazione che comprendono la regolazione dei riflessi, la sostituzione sensoriale e la riorganizzazione motoria.

Il riflesso vestibolo-oculare (VOR), responsabile della stabilizzazione dello sguardo durante i movimenti della testa, può essere modificato attraverso esercizi specifici che agiscono sul suo guadagno (cioè sulla precisione con cui gli occhi compensano il movimento del capo per mantenere l’immagine visiva stabile).

La capacità del cervello di riorganizzare le sue connessioni richiede stimolazione precoce, attiva e ripetuta. Immobilità e uso prolungato di farmaci sintomatici (come antivertiginosi) ostacolano questo processo, rallentando la ricalibrazione dei sistemi di controllo posturale e visivo.

Il cervello può anche attivare meccanismi di compenso alternativi, come l’utilizzo di segnali visivi e propriocettivi (cioè provenienti da muscoli e articolazioni) o l’anticipazione dei movimenti per mantenere l’equilibrio. Queste strategie non si sviluppano spontaneamente: vanno guidate e potenziate con esercizi mirati.

La letteratura scientifica conferma l’efficacia della riabilitazione vestibolare, in particolare nei deficit periferici unilaterali. Tuttavia, la sua applicazione clinica richiede competenze specifiche. Non è sufficiente conoscere esercizi generici: la gestione dei disturbi dell’equilibrio implica la comprensione dei meccanismi neurofisiologici sottostanti e la capacità di impostare un piano terapeutico calibrato.

Non tutti i fisioterapisti dispongono di una formazione vestibolare strutturata. La riabilitazione vestibolare è una disciplina che richiede aggiornamento continuo e collaborazione multidisciplinare con figure mediche e specialistiche.

È da questa necessità clinica che nasce VertiLab.

Indirizzo

Via Gabriele Jannelli N. 220
Naples
80131

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

Sito Web

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