VertiLab - Centro Diagnosi e Cura del Paziente Vertiginoso

VertiLab - Centro Diagnosi e Cura del Paziente Vertiginoso Centro di Alta Specializzazione nella Diagnosi e nella Cura dei Disturbi dell’Equilibrio.

Seguiamo i nostri pazienti dalla valutazione otoneurologica, vestibolare e posturale fino all’impostazione del piano terapeutico e del percorso di riabilitazione.

É stato caricato sul canale YouTube della Fondazione Salutogenesi la registrazione del webinar della dott.ssa de Falco, ...
20/11/2025

É stato caricato sul canale YouTube della Fondazione Salutogenesi la registrazione del webinar della dott.ssa de Falco, un incontro a cui teniamo molto.

Direttamente dalla pagina Ascolta l'Otologo, a cura della dr.ssa Fabrizia de Falco :

“Desidero ringraziare ancora una volta Nadia Gaggioli, che mi ha affidato l’incarico di affrontare questo argomento così ricco di sfumature. Siamo partiti dall’acufene per poi allargarci a quel vasto mondo di suoni “strani” e talvolta inquietanti che ciascuno di noi può sentire. Ho cercato di spiegare che non sono tutti campanelli d’allarme: alcuni, paradossalmente, sono proprio la prova che tutto sta funzionando come dovrebbe.

Ho provato a guidarvi dentro la complessa anatomia dell’orecchio e dei suoi dintorni, proponendo di interpretare la visita un po’ come farebbe un meccanico di fronte a un’automobile rumorosa: procedendo con calma, compartimento dopo compartimento, senza dare nulla per scontato. È un modo diverso di ascoltare il sintomo, e spesso proprio così emergono dettagli preziosi che nella corsa quotidiana passano inosservati.

Quando si osserva l’orecchio con questo sguardo più attento, ci si accorge che l’acufene non coincide automaticamente con una malattia e che, con una diagnosi davvero approfondita, possono ve**re alla luce aspetti importanti e interventi utili che troppo spesso restano in ombra.

Il video fa parte delle lezioni della Scuola sulla Malattia di Ménière promossa da Salutogenesi ed è ora disponibile su YouTube.
Spero che possiate ritrovarci qualcosa di utile, e magari anche un po’ di sollievo. Buona visione.”

Quando l'Orecchio parla. Non tutti i suoni sono acufeni.Relazione della Dott.ssa Fabrizia de Falco, Specialista in Otorinolaringoiatria

16/11/2025

Dove 👂🏻
Le manovre fanno parte dell’esame vestibolare, ma rappresentano solo una frazione di tutto ciò che viene valutato. Si collocano all’interno dell’indagine dedicata ai disturbi posizionali del sistema dell’equilibrio, e vengono eseguite dopo aver identificato il canale semicircolare coinvolto e verificato la presenza di un nistagmo coerente con una dislocazione otolitica.

Come 💡
Gli otoliti sono normali strutture dell’orecchio interno: piccolissimi cristalli di carbonato di calcio che ci permettono di percepire accelerazioni e inclinazioni. Il problema non è averli, ma averli nel posto sbagliato. Quando migrano in un canale semicircolare alterano il movimento della endolinfa e scatenano vertigini caratteristiche.
Le manovre servono proprio a riportarli nella loro sede naturale. A seconda del canale coinvolto esistono procedure diverse, ognuna con una logica biomeccanica precisa. Durante l’esecuzione è frequente avvertire un giro di testa: è la risposta fisiologica che conferma il corretto coinvolgimento del sistema semicircolare.

Quando 🪄
Si utilizzano quando la sintomatologia è compatibile con una vertigine posizionale parossistica benigna: episodi brevi, intensi, scatenati da movimenti specifici della testa (alzarsi dal letto, girarsi nel sonno, guardare verso l’alto). In queste situazioni la manovra è, per definizione, parte della terapia stessa. Non va però eseguita nei casi di vertigine non posizionale, nei disturbi centrali o nelle instabilità croniche: in questi contesti l’esame vestibolare richiede test completamente diversi.

Perché🔍
La finalità è semplice e specifica: riposizionare gli otoliti e interrompere il meccanismo che genera la vertigine. La manovra funziona perché sfrutta la gravità e il movimento guidato della testa per accompagnare i cristalli fuori dal canale in cui sono entrati. Da qui deriva un’altra curiosità: è una delle rare situazioni mediche in cui è necessario provocare una vertigine controllata per ottenere un beneficio immediato.

E per una volta, senza assumere medicinali…
Lo sapevi ?
🤍

14/11/2025

VertiLab è un luogo di cura, ma ha l’atmosfera di una casa. Accogliamo ogni paziente come si accoglie un ospite: con tempo, con una lunga chiacchierata che ci permette di entrare davvero nel suo vissuto e capire il percorso che lo ha portato a noi, cercando aiuto. A questo momento di ascolto segue il lavoro della nostra tecnologia: strumentazione moderna, completa, precisa, insieme ad un team intero che partecipa alla visita e analizza ogni dettaglio con attenzione assoluta. Ogni caso viene letteralmente rivoltato come un calzino, finché non abbiamo raccolto tutti gli elementi necessari per formulare una diagnosi solida, avanzare ipotesi sensate ed elaborare un piano terapeutico costruito per quella persona.

Dal momento in cui si entra nelle mura di VertiLab si diventa parte di un percorso che seguiamo passo dopo passo. Il nostro unico scopo è aiutare a ritrovare l’equilibrio perduto, un impegno che prendiamo sul serio e che lavoriamo ogni giorno per mantenere.

VertiLab è il punto di partenza per ritrovarti.

Siamo a Napoli, in via Gabriele Jannelli 220.
☎️ +39 351 4061830
www.vertilab.net

www.vertilab.net il nostro sito è online !
12/11/2025

www.vertilab.net il nostro sito è online !

VertiLab, diretto dalla dott.ssa Fabrizia de Falco e dal dott. Antonio d’Angelo, è l’unico centro in Campania interamente dedicato alla diagnosi e cura di vertigini, instabilità e disturbi dell’equilibrio. Offre valutazioni otoneurologiche complete, esami vestibolari avanzati e programmi di ...

06/11/2025

Sono felicissima di comunicare una nuova iniziativa: da novembre prende il via una rubrica di live Instagram dedicata ai disturbi dell’equilibrio e alle patologie vestibolari.

L’idea nasce dal confronto con il Dott. Erasmo Galeno, fisioterapista specializzato in riabilitazione vestibolare, che come me da anni dedica il proprio lavoro allo studio e alla cura di queste condizioni, ancora oggi troppo spesso misconosciute o sottovalutate.

Il nostro obiettivo è sensibilizzare e diffondere una conoscenza corretta dei disturbi dell’equilibrio, basata su dati medici e scientifici, superando convinzioni errate e diagnosi approssimative. Ancora in molti pensano che l’equilibrio dipenda dall’artrosi cervicale o che le vertigini siano soltanto espressione di ansia, e non sanno quanto il sistema vestibolare sia in realtà un apparato complesso e centrale per la nostra stabilità.

Ogni mese programmeremo un incontro in diretta, scegliendo un tema cardine intorno al quale svilupperemo una chiacchierata scientifica ma comprensibile a tutti. Una parte della live sarà dedicata alle domande del pubblico, per creare uno spazio di confronto aperto e utile non solo ai pazienti, ma anche a familiari, fisioterapisti e medici interessati ad approfondire l’argomento.

📅 Primo appuntamento: venerdì 28 novembre alle 19:00
Tema: “Il deficit vestibolare – La sinergia tra medicina e riabilitazione.”

“Mi hanno diagnosticato l’acufene. Mi hanno detto che non c’è niente da fare.” È una frase che sento spesso, ma quel “no...
05/11/2025

“Mi hanno diagnosticato l’acufene. Mi hanno detto che non c’è niente da fare.” È una frase che sento spesso, ma quel “non c’è niente da fare” nasconde più rassegnazione che realtà. Non perché esistano cure miracolose - non ne esistono - ma perché esistono percorsi più lunghi e personalizzati che, se seguiti con metodo, portano spesso a un miglioramento reale. L’acufene non è una malattia, ma un sintomo. E come ogni sintomo, ha una causa. Il primo passo è capire da dove nasce. Molti pazienti hanno già eseguito un’audiometria “normale”, ma spesso si tratta di test parziali: in molti studi mancano strumenti capaci di esplorare l’intero spettro uditivo. La maggior parte si ferma a 6000 Hz, mentre un’indagine completa deve spaziare dai 125 ai 20.000 Hz, includendo basse e altissime frequenze dove si nascondono le prime alterazioni. Solo una valutazione audiologica estesa - con audiometria completa, acufenometria e test del parlato nel rumore - può rivelare deficit nascosti che il cervello tenta di compensare generando un suono interno. È un fenomeno di riorganizzazione neuronale: il cervello crea il suono che non sente più. Correggere anche una lieve ipoacusia con un apparecchio acustico o una riabilitazione mirata può ridurre la percezione del rumore. Ma non sempre la causa è uditiva. Alcuni acufeni hanno origine muscolo-scheletrica: disordini temporo-mandibolari, tensioni cervicali o posture scorrette possono interferire con i centri uditivi. Durante la visita eseguo test specifici con leggere manipolazioni della testa e del cavo orale per valutare il ruolo delle tensioni muscolari nella genesi del sintomo. Quando il rumore si modifica, è segno che l’origine non è solo nell’orecchio. In questi casi il trattamento è multidisciplinare, con fisioterapisti e gnatologi. E infine c’è l’ipervigilanza somatosensoriale: più l’attenzione si fissa sul suono, più questo si amplifica. È il motivo per cui oggi si adotta un approccio integrato – riabilitazione uditiva, terapie sonore, fisioterapia e supporto cognitivo – per aiutare il cervello a ridurre la percezione del rumore e a ritrovare gradualmente il silenzio che, finalmente, diventa possibile.

La scienza dell’ascolto su misura: il significato clinico della protesizzazione acusticaLe protesi acustiche non sono se...
19/10/2025

La scienza dell’ascolto su misura: il significato clinico della protesizzazione acustica

Le protesi acustiche non sono semplici strumenti da acquistare, ma dispositivi medici complessi che devono essere progettati, calibrati e verificati con la precisione di un abito di sartoria, attraverso un percorso clinico strutturato. L’errore più comune è considerarle un semplice ausilio per “sentire di più”, mentre in realtà rappresentano una vera e propria riabilitazione sensoriale, che richiede competenza medica, conoscenza tecnica e un lavoro di squadra costante tra otorinolaringoiatra/audiologo e audioprotesista.

Il punto di partenza è sempre la valutazione specialistica medica, indispensabile per individuare la causa dell’ipoacusia, escludere patologie reversibili o chirurgicamente trattabili e definire la reale indicazione alla protesizzazione. L’audioprotesista, a sua volta, traduce la diagnosi in un progetto di riabilitazione personalizzato, scegliendo il dispositivo più adatto al tipo di perdita e curandone la programmazione. È una collaborazione sinergica e complementare: il medico stabilisce le basi fisiopatologiche, l’audioprotesista costruisce e regola l’interfaccia tecnologica che restituisce al cervello una percezione acustica armonica. Senza questa cooperazione il risultato è parziale, e talvolta controproducente.

Molti pazienti si affidano a test uditivi rapidi o a prove di ascolto sommarie, credendo che basti una semplice soglia tonale per stabilire la necessità di una protesi. In realtà, l’audiometria tonale misura solo la percezione dei suoni puri, ma non la capacità di comprendere il linguaggio, che rappresenta la vera funzione uditiva. L’audiometria vocale, invece, valuta la discriminazione delle parole e consente di programmare il dispositivo in modo che potenzi la comprensione del parlato, non solo la percezione del suono. Trascurare questo passaggio significa rischiare di amplificare il rumore più della voce, con un ascolto distorto e innaturale.

Il fitting è la fase più delicata del percorso protesico. Ogni orecchio ha una propria risonanza, ogni cervello elabora i suoni in modo diverso: per questo la taratura deve essere condotta con misurazioni oggettive in vivo (Real Ear Measurement) e verifiche periodiche. Una protesi mal calibrata può determinare iperstimolazione sonora, distorsione, accentuazione dell’acufene o, al contrario, insufficiente attivazione delle vie uditive centrali con perdita della plasticità neurale. Non tutte le protesi sono uguali, né adatte a ogni tipo di ipoacusia. Le perdite conduttive, neurosensoriali o miste richiedono dispositivi e strategie di elaborazione diverse. Un audioprotesista serio non sceglie ciò che il paziente trova più “gradevole” da vedere, ma ciò che corrisponde alla reale indicazione clinica. La scelta di apparecchi troppo piccoli o completamente endoauricolari, per ragioni estetiche, può compromettere la resa acustica, la direzionalità microfonica e il comfort ventilatorio, riducendo l’efficacia complessiva della riabilitazione.

I benefici di una protesizzazione corretta sono oggi pienamente dimostrati dalla letteratura scientifica. Studi pubblicati su The Lancet Public Health, Journal of the American Academy of Audiology e Trends in Hearing hanno confermato che un uso precoce e ben calibrato delle protesi acustiche riduce il rischio di decadimento cognitivo, migliora la memoria di lavoro e la concentrazione, riduce l’isolamento sociale e la sintomatologia depressiva. Inoltre, il recupero di una corretta stimolazione acustica contribuisce alla stabilità posturale e alla percezione spaziale, grazie al ruolo dell’udito nell’integrazione multisensoriale che coinvolge vista, propriocezione e sistema vestibolare.

Un ulteriore vantaggio, spesso sottovalutato, riguarda il miglioramento degli acufeni. È oggi ampiamente riconosciuto che, in molti casi, l’acufene non è una “malattia” autonoma, ma una conseguenza della ridotta stimolazione uditiva. Quando l’orecchio perde sensibilità, le aree corticali deputate all’elaborazione dei suoni si trovano in una condizione di iperattività compensatoria: in assenza di stimolo reale, il cervello “genera” un segnale interno percepito come rumore. Ripristinare un corretto input acustico tramite protesi riduce questa iperattività e ristabilisce l’equilibrio tonotopico delle aree uditive. Diversi studi (Henry et al., American Journal of Audiology, 2015; Searchfield et al., Frontiers in Neuroscience, 2020) hanno dimostrato che oltre la metà dei pazienti con acufene riferisce un netto miglioramento della sintomatologia dopo la protesizzazione, sia in termini di intensità che di percezione soggettiva. Il motivo è fisiologico: più l’udito migliora, più il cervello riceve informazioni reali e smette di produrne di “fittizie”.

Affrontare la perdita uditiva con superficialità, scegliendo la protesi “più comoda” o “meno visibile”, significa ridurre una riabilitazione complessa a un gesto estetico. Al contrario, un percorso medico e tecnico integrato permette di restituire al paziente una percezione naturale, stabile e armonica, migliorando non solo l’udito, ma anche l’equilibrio, la concentrazione e il benessere psicologico. La protesi acustica, quando è correttamente prescritta, adattata e seguita nel tempo, non amplifica semplicemente i suoni: restituisce al cervello la capacità di ascoltare, interpretare e riconoscere il mondo circostante, riportando silenzio dove prima c’era solo rumore.

Non di rado arrivano presso il nostro centro pazienti profondamente spaventati. Ci chiedono ripetutamente in cosa consis...
28/09/2025

Non di rado arrivano presso il nostro centro pazienti profondamente spaventati. Ci chiedono ripetutamente in cosa consista la visita, si mostrano poco collaboranti e, nei casi più estremi, pur avendo prenotato un appuntamento, una volta arrivati in studio decidono affranti di non proseguire per timore di dover affrontare un esame vestibolare. Prima ancora di conoscere la materia scientifica della vertigine, conosciamo bene la sofferenza psichica che spesso l’accompagna. A volte la paura diventa così intensa da impedire a persone già provate nella loro quotidianità di affrontare il problema, come se si trattasse di un salto nel vuoto.
Abbiamo quindi scelto di affrontare apertamente questo tema. L’esperienza traumatica di una crisi vertiginosa può, in alcuni casi, configurarsi come un vero e proprio disturbo post-traumatico, con panico e ansia anticipatoria. Non sorprende, dunque, che alcuni pazienti rinuncino a viaggiare, smettano di praticare sport, evitino occasioni sociali, non prendano più l’aereo o, addirittura, non dormano più su un fianco da anni per paura di scatenare un nuovo episodio.
Noi di VertiLab scegliamo sempre la trasparenza: non promettiamo l’impossibile e non nascondiamo nulla. Durante una valutazione vestibolare è possibile avvertire sensazioni sgradevoli, legate sia all’ansia sia alle caratteristiche dei diversi disturbi dell’equilibrio. Tuttavia, in questi casi l’obiettivo è proprio quello terapeutico: nella maggior parte delle situazioni si entra che si sta male e si esce che si sta meglio. Il messaggio che riteniamo fondamentale trasmettere è che gli esami vestibolari non devono essere percepiti come un ostacolo insormontabile, ma come il primo passo verso la soluzione. Ogni giorno assistiamo pazienti che, dopo anni di rinunce e limitazioni, riescono finalmente a riappropriarsi della loro vita. Non si tratta di eccezioni fortunate, bensì della normalità che deriva da un percorso strutturato, supportato da terapie mirate, multidisciplinari, che cominciano da una diagnosi accurata.
Possiamo aiutarvi perché possiamo capirvi.

Vi presentiamo il dott. Antonio D’Angelo, cofondatore e direttore di VertiLab:Laureato in Fisioterapia presso l’Universi...
31/08/2025

Vi presentiamo il dott. Antonio D’Angelo, cofondatore e direttore di VertiLab:

Laureato in Fisioterapia presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha perfezionato la sua formazione con un Master in Posturologia Clinica all’Università Federico II di Napoli e un Master in Management per le Funzioni di Coordinamento nell’Area delle Professioni Sanitarie all’Università Suor Orsola Benincasa.
La sua carriera è segnata da un costante aggiornamento: ha approfondito l’impiego delle principali terapie strumentali, dalla tecar alle onde d’urto, dalla laserterapia alla fisioterapia ecografica, fino alle metodiche più recenti di fibrolisi connettivale e fasciale. Ha sviluppato competenze avanzate nelle tecniche manuali e posturali, dal metodo Mézières alla Strain Counterstrain Technique, dalla miofibrolisi diacutanea al kinesiotaping, con particolare attenzione alla valutazione baropodometrica e stabilometrica. Ha maturato inoltre esperienza nel trattamento di condizioni specifiche come scoliosi, disordini temporo-mandibolari, integrando approcci osteopatici, riabilitazione in acqua e protocolli dedicati a pazienti reumatici e neurologici. Questa formazione gli ha permesso di sviluppare un approccio globale, che trova naturale applicazione anche nei disturbi vertiginosi: la posturologia, infatti, consente di leggere le connessioni tra sistema vestibolare, controllo cervicale e appoggio podalico, fondamentali per comprendere e trattare i disturbi dell’equilibrio. A coronamento della sua carriera ha fondato Osteosan, realtà che da una prima sede a Solofra è cresciuta fino a contare dodici centri in Campania, diventando un network di riferimento per la riabilitazione. Nell’ottobre 2024, dall’incontro con la dottoressa Fabrizia de Falco, nasce VertiLab, dove insieme accolgono i pazienti mettendo a disposizione la loro esperienza in otoneurologia, riabilitazione e posturologia, accompagnandoli in un percorso di cura personalizzato e completo.

Con grande emozione, ormai alle porte di settembre, annunciamo un’importante evoluzione del progetto VertiLab.Nasce “Ver...
28/08/2025

Con grande emozione, ormai alle porte di settembre,
annunciamo un’importante evoluzione del progetto VertiLab.

Nasce “VertiLab TeleCare - La tua Riabilitazione Vestibolare a domicilio”

A partire dal mese di ottobre saranno finalmente attive due nuove tipologie di offerta, pensate per avvicinare il nostro centro anche per chi vive lontano:

1. La consulenza online:

Un servizio rivolto a chi abbia già eseguito valutazioni vestibolari in altri centri/presso altri specialisti e sia in possesso di esami strumentali, ma non abbia ricevuto spiegazioni chiare né un’interpretazione clinica adeguata.
La consulenza online non sostituisce la visita in presenza, che rimane imprescindibile per una diagnosi completa. Rappresenta però uno strumento prezioso per:

• ottenere un secondo parere qualificato,
• chiarire il significato degli esami eseguiti,
• individuare con precisione gli accertamenti realmente necessari, evitando indagini inutili,
• orientarsi verso centri di riferimento più vicini al domicilio del paziente, con il supporto diretto del nostro centro che fornirà le indicazioni necessarie per individuare strutture specializzate nella loro area, così da ottimizzare tempi e risorse.

Un supporto concreto per ridurre incertezze e smarrimento, restituendo ai pazienti un percorso chiaro e condiviso.

2. VertiLab TeleCare – La riabilitazione vestibolare a domicilio

Il secondo progetto nasce con l’obiettivo di accompagnare i pazienti che, dopo una prima visita in sede (condizione necessaria e non sostituibile), abbiano l’indicazione ad intraprendere un percorso riabilitativo vestibolare.

È evidente che la riabilitazione svolta nella fisiopalestra del nostro centro, sotto la supervisione diretta dei fisioterapisti, rimanga un’esperienza unica ed insostituibile. Tuttavia, siamo consapevoli che la distanza geografica possa creare un vuoto difficile da colmare. Proprio per questo motivo nasce VertiLab TeleCare, che consente di portare a casa parte del nostro metodo e della nostra esperienza, offrendo linee guida, strumenti dedicati e la presenza costante degli specialisti attraverso la video-assistenza.

Elemento centrale del progetto è la consegna del VertiBox, un kit sviluppato dal nostro team che contiene i principali strumenti impiegati durante sedute riabilitative in struttura. All’interno saranno presenti i tools fondamentali per riprodurre gli esercizi, istruzioni dettagliate per l’uso, un diario clinico per annotare progressi e sintomi. I nostri assistiti riceveranno un calendario personalizzato delle sedute, ed una guida passo per passo.

Grazie al VertiBox, il paziente potrà ricreare a casa propria un vero e proprio “micro-ambiente” ispirato alla nostra fisiopalestra, riproducendo le condizioni delle sedute in presenza. Le sessioni sono seguite in tempo reale dai nostri fisioterapisti tramite collegamenti video, che correggono, monitorano e sostengono il paziente nell’esecuzione degli esercizi.

Con un vero e proprio impegno di vicinanza, VertiLab TeleCare non si limiterà alla sola riabilitazione. Per i pazienti fuori sede ci occuperemo anche di fornire supporto logistico, con indicazioni su strutture ricettive che possano offrire agevolazioni per i pernottamenti, oltre alla possibilità di creare un contatto diretto con un nostro agente di viaggio dedicato, per agevolare l’organizzazione di spostamenti in treno o in aereo, quando necessario.

Questi progetti rappresentano un primo passo nato dal mio e nostro desiderio di dimostrare che, anche a distanza, è possibile non sentirsi soli. Non sostituiscono la qualità di una presa in carico diretta nel nostro centro, ma aprono la strada a un modello innovativo che unisce rigore clinico, professionalità e vicinanza, abbattendo le barriere geografiche.

Ne siamo orgogliosi e riconoscenti, perché la fiducia e le richieste dei pazienti sono state lo stimolo per dare vita a un progetto che amplia la nostra missione: rendere la cura dell’equilibrio accessibile, chiara e guidata, anche quando la distanza sembrerebbe un ostacolo.

❤️ seguiteci nei prossimi giorni per i dettagli!

Vertigini e “psicofarmaci”: tra scienza e pregiudiziQuando si parla di psicofarmaci, ancora oggi pesa un grande pregiudi...
23/08/2025

Vertigini e “psicofarmaci”: tra scienza e pregiudizi

Quando si parla di psicofarmaci, ancora oggi pesa un grande pregiudizio. Molti li associano a “droghe”, altri li considerano un segno di debolezza personale, qualcosa di cui doversi giustificare. Non di rado sentiamo frasi come “non ho vergogna a dire che li ho usati”, come se fosse necessario superare un tabù sociale. La verità è che non c’è nulla di cui vergognarsi: i cosiddetti psicofarmaci sono medicinali regolati, studiati da decenni, con meccanismi precisi e obiettivi terapeutici chiari.

Un concetto da chiarire subito è quello della dipendenza. Questi farmaci non creano dipendenza nel senso stretto del termine: non inducono la ricerca compulsiva della sostanza, non generano euforia né comportamenti di abuso. Alcuni possono causare sintomi se sospesi bruscamente, ma questo non è “essere dipendenti” nel senso comune del termine: significa semplicemente che il sistema nervoso va accompagnato con una riduzione graduale della dose, perché si è adattato al farmaco e ha bisogno di tempo per ritrovare il proprio equilibrio.

Nei disturbi dell’equilibrio, l’uso di questi farmaci ha un razionale ben documentato. La vertigine non è mai soltanto un sintomo fisico: chi l’ha provata sa che scatena una reazione emotiva intensa, fatta di paura, smarrimento, perdita di controllo. In letteratura è chiaramente dimostrato come la vertigine abbia quasi sempre una componente di ansia reattiva e che sia particolarmente frequente nei soggetti che già soffrono di alterazioni del tono dell’umore. Non si tratta di “debolezza caratteriale”: è la fisiologia del cervello che mette insieme percezione vestibolare, emozioni e memoria. Pensare di curare la vertigine solo con la forza di volontà è irrealistico, perché i circuiti che la governano sono molto più profondi e automatici.

Durante una crisi acuta il sistema vestibolare “esplode”: il cervello riceve segnali distorti e li interpreta come una minaccia. In questi momenti l’ansia e i sintomi vegetativi (nausea, sudorazione, tachicardia) diventano parte integrante del quadro. È qui che farmaci come le benzodiazepine trovano spazio. Queste molecole agiscono potenziando il GABA, un neurotrasmettitore che calma l’attività cerebrale e, di conseguenza, riduce sia i sintomi vestibolari sia la componente ansiosa. La loro azione è rapida: per questo si rivelano utili nelle prime 24–72 ore, quando la priorità è abbattere l’intensità della crisi e dare respiro al paziente. Non sono però destinate a un uso prolungato, perché a lungo termine rallenterebbero la naturale compensazione vestibolare, quel processo con cui il cervello impara ad adattarsi al danno e a ristabilire l’equilibrio.

Diverso è il discorso per la betaistina. Questo farmaco agisce sui recettori dell’istamina e favorisce la microcircolazione a livello dell’orecchio interno e dei nuclei vestibolari. Non è immediato come le benzodiazepine, ma nel tempo può contribuire a ridurre la frequenza e l’intensità degli episodi vertiginosi. Non serve per “spegnere” la crisi sul momento, ma in determinati quadri clinici, come ad esempio nella malattia di Ménière, può essere parte di una strategia di prevenzione.

Un altro aspetto fondamentale è quello della memoria traumatica. Un attacco violento di vertigine può restare inciso nel cervello come un “allarme permanente”. È da lì che possono nascere forme croniche come la PPPD (Persistent Postural-Perceptual Dizziness), in cui la vertigine si trasforma in una percezione costante di instabilità, alimentata da ipervigilanza e paura del movimento. Utilizzare i farmaci nella fase acuta significa anche preve**re questo imprinting negativo, modulando la risposta del cervello per impedire che l’episodio venga registrato come un pericolo da cui difendersi per sempre.

Poi c’è l’emicrania vestibolare, una condizione in cui equilibrio e cefalea si intrecciano. Qui entrano in gioco gli antidepressivi, come amitriptilina e venlafaxina. Non vengono prescritti “perché il paziente è ansioso”, ma perché modulano i circuiti nervosi che legano dolore, sensibilità vestibolare e neurotrasmettitori come serotonina e noradrenalina. In questo modo abbassano la soglia di attivazione degli attacchi e ne riducono frequenza e gravità. Lo stesso vale per la PPPD, dove l’uso di SSRI o SNRI ha dimostrato di ridurre la cronicizzazione del disequilibrio, non trattando l’ansia come sintomo separato, ma agendo sul circuito integrato che la mantiene.

A volte questi farmaci vengono prescritti in modalità off label, cioè al di fuori delle indicazioni ufficiali riportate nel foglietto illustrativo. Non significa che siano usati “a caso”: significa che la letteratura scientifica ne ha dimostrato l’efficacia e che la comunità medica li considera appropriati in quei contesti. È una pratica medica del tutto legittima, che richiede competenza e soprattutto spiegazione al paziente. Se questa spiegazione manca, chi riceve la prescrizione può pensare di essere stato “liquidato come ansioso”. In realtà, quando uno specialista utilizza questi farmaci, lo fa perché c’è un razionale neurofisiologico preciso, non certo per banalizzare il problema.

Infine, un punto che considero cruciale. Nei nostri protocolli clinici, quando ci rendiamo conto che la componente psichica diventa troppo dominante, incoraggiamo sempre una consulenza con psichiatri/psicoterapeuti di fiducia, che collaborano stabilmente con il nostro team. Questo perché la cura dei disturbi dell’equilibrio non è mai solo una questione di farmaci o di esercizi: è un percorso di squadra. La collaborazione tra otoneurologo, fisioterapista vestibolare e specialista della salute mentale crea una rete che sostiene il paziente in modo completo, senza lasciare indietro nessun pezzo del problema.

Il messaggio che vogliamo lasciare è chiaro: gli psicofarmaci, quando utilizzati in otoneurologia, non sono un marchio e non sono una scorciatoia. Sono strumenti che, se impiegati correttamente e spiegati con chiarezza, aiutano a controllare i sintomi acuti, a preve**re la cronicizzazione e a modulare meccanismi complessi che nessuna forza di volontà da sola potrebbe correggere. Non devono essere vissuti con vergogna, ma con consapevolezza: fanno parte della medicina, esattamente come altri farmaci che usiamo per curare il cuore, i polmoni o le articolazioni. La differenza la fa sempre la personalizzazione del percorso e la fiducia reciproca tra medico e paziente.

In molti entrano in studio dicendo: «Dottoressa, ho le vertigini». In realtà, non sempre ciò che viene definito così è d...
20/08/2025

In molti entrano in studio dicendo: «Dottoressa, ho le vertigini». In realtà, non sempre ciò che viene definito così è davvero vertigine. La vertigine vera è un’illusione di movimento: il mondo gira, oscilla, si sposta. Non è un modo di dire, ma la conseguenza di un meccanismo preciso. Il cervello, ricevendo segnali discordanti dalle vie vestibolari, comanda ai muscoli oculari una risposta anomala: gli occhi si muovono come “burattini guidati dai fili”. È per questo che il paziente percepisce l’ambiente muoversi davvero e, per ridurre il disagio visivo, tende a chiudere gli occhi.

Diversa è la dizziness: non c’è illusione di movimento, ma instabilità, la sensazione di “camminare sul cotone”, di testa leggera o pesante. Molti la descrivono come “mi sento sbandare” o “mi manca l’equilibrio”. Non è vertigine, ma condizione tipica di disturbi cronici, emicrania vestibolare o situazioni sistemiche come ansia.

Un’altra esperienza ancora è l’oscillopsia: qui il mondo sembra muoversi quando si cammina o si muove la testa, rendendo persino difficile leggere. È dovuta a un deficit del riflesso vestibolo-oculare, che normalmente stabilizza lo sguardo. Quando il VOR non funziona si verifica retinal slip, cioè lo scivolamento dell’immagine sulla retina: da qui la sensazione che le cose “ballino”.

Infine, ci sono disturbi legati all’apparato cardiovascolare, che vertigine non sono. Un esempio frequente è l’ipotensione ortostatica: alzandosi di scatto, soprattutto con l’età o con farmaci antipertensivi, può capitare un attimo di oscuramento visivo o vacillamento. È fisiologico entro certi limiti, ma se i sintomi sono ripetuti o severi il problema è circolatorio. Regola fondamentale: le vertigini vestibolari periferiche non causano mai perdita di coscienza. Se si perdono i sensi, serve un approfondimento centrale.

Ecco perché durante la visita vestibolare non basta un’occhiata rapida: serve tempo. Tempo per distinguere un «mi gira tutto» da un «mi sento instabile», per chiarire parole che i pazienti usano come sinonimi ma che per noi hanno significato clinico opposto. Non è pedanteria: è la base stessa della diagnosi.

Indirizzo

Via Gabriele Jannelli N. 220
Naples
80131

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 20:00
Martedì 09:00 - 20:00
Mercoledì 09:00 - 20:00
Giovedì 09:00 - 20:00
Venerdì 09:00 - 20:00
Sabato 09:00 - 13:00

Sito Web

Notifiche

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