Ascolta l'Otologo, a cura della dr.ssa Fabrizia de Falco

Ascolta l'Otologo, a cura della dr.ssa Fabrizia de Falco Pagina a cura della dr.ssa Fabrizia de Falco, specialista in Otorinolaringoiatria, Otoneurologia e Vestibologia.

Titolare di “Studio Medico Silene” e “VertiLab - centro di diagnosi e cura del paziente Vertiginoso” (Napoli) Questa pagina é stata creata dalla Dott.ssa de Falco ed é esclusivamente gestita da lei.

https://www.vertilab.net/Vi ricordo che è online il nostro sito, per chiunque desiderasse maggiori informazioni su Verti...
29/11/2025

https://www.vertilab.net/

Vi ricordo che è online il nostro sito, per chiunque desiderasse maggiori informazioni su VertiLab - il nostro Centro di Diagnosi e Cura dedicato al Paziente Vertiginoso, ed affetto da disordini dell'Equilibrio 🥰

VertiLab, diretto dalla dott.ssa Fabrizia de Falco e dal dott. Antonio d’Angelo, è l’unico centro in Campania interamente dedicato alla diagnosi e cura di vertigini, instabilità e disturbi dell’equilibrio. Offre valutazioni otoneurologiche complete, esami vestibolari avanzati e programmi di ...

Cari tutte/i 🥰Domani, alle 19, insieme ad Dott. Erasmo Galeno, realizzeremo il primo incontro della nostra rubrica di di...
27/11/2025

Cari tutte/i 🥰

Domani, alle 19, insieme ad Dott. Erasmo Galeno, realizzeremo il primo incontro della nostra rubrica di divulgazione sui disturbi dell’equilibrio.
Si tratta di una diretta - disponibile su Instagram - e l’argomento scelto per questa occasione é il deficit vestibolare. Nella fase finale del nostro incontro resteremo a disposizione di chiunque voglia interve**re per rivolgerci qualche domanda !

Non mancate 🩵

Domani la nostra prima puntata della rubrica:
Vertigini e Disturbi dell’Equilibrio - IL DEFICIT VESTIBOLARE
ssa_fabrizia_de_falco

Abbiamo caricato sul canale YouTube della Fondazione la registrazione del mio webinar, un incontro a cui tengo molto.Des...
20/11/2025

Abbiamo caricato sul canale YouTube della Fondazione la registrazione del mio webinar, un incontro a cui tengo molto.

Desidero ringraziare ancora una volta Nadia Gaggioli, che mi ha affidato l’incarico di affrontare questo argomento così ricco di sfumature. Siamo partiti dall’acufene per poi allargarci a quel vasto mondo di suoni “strani” e talvolta inquietanti che ciascuno di noi può sentire. Ho cercato di spiegare che non sono tutti campanelli d’allarme: alcuni, paradossalmente, sono proprio la prova che tutto sta funzionando come dovrebbe.

Ho provato a guidarvi dentro la complessa anatomia dell’orecchio e dei suoi dintorni, proponendo di interpretare la visita un po’ come farebbe un meccanico di fronte a un’automobile rumorosa: procedendo con calma, compartimento dopo compartimento, senza dare nulla per scontato. È un modo diverso di ascoltare il sintomo, e spesso proprio così emergono dettagli preziosi che nella corsa quotidiana passano inosservati.

Quando si osserva l’orecchio con questo sguardo più attento, ci si accorge che l’acufene non coincide automaticamente con una malattia e che, con una diagnosi davvero approfondita, possono ve**re alla luce aspetti importanti e interventi utili che troppo spesso restano in ombra.

Il video fa parte delle lezioni della Scuola sulla Malattia di Ménière promossa da Salutogenesi ed è ora disponibile su YouTube.
Spero che possiate ritrovarci qualcosa di utile, e magari anche un po’ di sollievo. Buona visione (e buon ascolto! 🥰)

Quando l'Orecchio parla. Non tutti i suoni sono acufeni.Relazione della Dott.ssa Fabrizia de Falco, Specialista in Otorinolaringoiatria

19/11/2025

Grazie di cuore per aver seguito in tanti (tantissimi!) il nostro webinar dedicato ad acufeni (e dintorni).
Ci rivediamo a fine mese, il giorno 28, per parlare di deficit labirintico e rieducazione dell’equilibrio insieme a Dott. Erasmo Galeno 🥰

Sassolini e dintorni 💡
16/11/2025

Sassolini e dintorni 💡

Sono profondamente onorata di essere stata invitata da Nadia Gaggioli a partecipare al programma della Scuola di Ménière...
15/11/2025

Sono profondamente onorata di essere stata invitata da Nadia Gaggioli a partecipare al programma della Scuola di Ménière, un percorso di informazione e supporto dedicato a chi convive con questa complessa malattia.

Nadia Gaggioli è una figura storica e insostituibile nel panorama italiano della sensibilizzazione e del sostegno ai pazienti con Malattia di Ménière. Nel 1998 ha fondato la prima associazione italiana dedicata a questa patologia, diventando negli anni un punto di riferimento nazionale per migliaia di persone. Parallelamente ha creato, presso la Fondazione per la Salutogenesi, un gruppo di auto-mutuo aiuto che rappresenta tuttora uno spazio prezioso di ascolto, condivisione e supporto psico-emotivo per pazienti e familiari.

Il suo impegno instancabile è stato riconosciuto anche dalle più alte istituzioni: nel 2024 è stata insignita dal Presidente della Repubblica del titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI), dopo essere già stata nominata Cavaliere e Commendatore. Un percorso unico, che la colloca tra le rarissime donne italiane ad aver ricevuto nel tempo tutte queste onorificenze. Come ricordato dal Corriere della Sera, “Nadia Gaggioli è da sempre sostegno per le persone affette da Malattia di Ménière”, una frase che oggi assume un valore ancora più profondo.

All’interno del suo progetto formativo, terrò un incontro dedicato da un tema importante e spesso fonte di timore: comprendere quando “l’orecchio parla” e come imparare ad ascoltarlo senza paura. Parleremo dei suoni fisiologici, dell’acufene, spesso percepito come entità minacciosa ma, in molti casi, molto meno allarmante di quanto si creda; e di tutti quei segnali che il nostro apparato uditivo può inviare e che meritano una corretta interpretazione clinica.

L’appuntamento si svolgerà online in modalità webinar.
Per partecipare è sufficiente iscriversi al Gruppo di Auto-Mutuo Aiuto per la Malattia di Ménière su Facebook: gli iscritti riceveranno all’interno del gruppo il link diretto di accesso al webinar nei giorni precedenti all’evento.

Sarà un’occasione preziosa per condividere conoscenze, rispondere ai dubbi e costruire consapevolezza intorno a una patologia che merita sempre più attenzione e informazione corretta.

14/11/2025

🥰🥰🥰

Sono felicissima di comunicare una nuova iniziativa: da novembre prende il via una rubrica di live Instagram dedicata ai...
06/11/2025

Sono felicissima di comunicare una nuova iniziativa: da novembre prende il via una rubrica di live Instagram dedicata ai disturbi dell’equilibrio e alle patologie vestibolari.

L’idea nasce dal confronto con il Dott. Erasmo Galeno, fisioterapista specializzato in riabilitazione vestibolare, che come me da anni dedica il proprio lavoro allo studio e alla cura di queste condizioni, ancora oggi troppo spesso misconosciute o sottovalutate.

Il nostro obiettivo è sensibilizzare e diffondere una conoscenza corretta dei disturbi dell’equilibrio, basata su dati medici e scientifici, superando convinzioni errate e diagnosi approssimative. Ancora in molti pensano che l’equilibrio dipenda dall’artrosi cervicale o che le vertigini siano soltanto espressione di ansia, e non sanno quanto il sistema vestibolare sia in realtà un apparato complesso e centrale per la nostra stabilità.

Ogni mese programmeremo un incontro in diretta, scegliendo un tema cardine intorno al quale svilupperemo una chiacchierata scientifica ma comprensibile a tutti. Una parte della live sarà dedicata alle domande del pubblico, per creare uno spazio di confronto aperto e utile non solo ai pazienti, ma anche a familiari, fisioterapisti e medici interessati ad approfondire l’argomento.

📅 Primo appuntamento: venerdì 28 novembre alle 19:00
Tema: “Il deficit vestibolare – La sinergia tra medicina e riabilitazione.”

ACUFENI.“Esiste un cura?”La domanda da un milione di dollari.“Mi hanno diagnosticato l’acufene. Mi hanno detto che non c...
05/11/2025

ACUFENI.
“Esiste un cura?”
La domanda da un milione di dollari.

“Mi hanno diagnosticato l’acufene. Mi hanno detto che non c’è niente da fare.”
È una frase che sento dire spesso, e ogni volta penso che dietro quel “non c’è niente da fare” ci sia più rassegnazione che realtà. Non perché esistano cure miracolose (non ne esistono) ma perché esistono percorsi più lunghi, attenti e personalizzati che, se seguiti con metodo, possono portare a un miglioramento reale, spesso piú sorprendente di quanto si creda.

L’acufene non è una malattia, ma un sintomo.

E come ogni sintomo, nasce da una causa. Il primo passo è scoprire quale. Si parte quasi sempre dall’udito, ma qui emerge già un problema: molte persone, pur avendo già eseguito un’audiometria, ricevono un referto di “udito normale” che però si basa su test parziali. In molti studi, infatti, non sono disponibili strumentazioni capaci di esplorare l’intero spettro uditivo. Le audiometrie più comuni si limitano a un intervallo compreso tra 250 e 6000 Hz (se va bene arrivando agli 8000 Hz), mentre una valutazione realmente approfondita dovrebbe estendersi dai 125 Hz fino ai 20.000 Hz, includendo le frequenze molto basse e quelle ultrasoniche, dove spesso si annidano le prime alterazioni. È come osservare un paesaggio attraverso una finestra troppo piccola: ciò che si vede è vero, ma incompleto.

Solo un’indagine audiologica completa (con audiometria estesa, analisi del parlato nel rumore e test specifici come l’acufenometria) permette di individuare i deficit nascosti che possono innescare o mantenere il sintomo. Quando una parte del sistema uditivo smette di funzionare correttamente, il cervello tende a “riempire” quel vuoto sensoriale producendo un segnale interno. È un fenomeno di riorganizzazione neuronale, una sorta di errore di compensazione: il cervello cerca un suono che non arriva, e finisce per generarlo da sé. Per questo, correggere anche una perdita minima - con un apparecchio acustico adeguato o con specifiche strategie di riabilitazione uditiva - può ridurre in modo significativo la percezione del rumore.

Naturalmente, non tutti gli acufeni nascono da una perdita uditiva. L’esposizione prolungata a rumori intensi, come nelle città o nei luoghi di lavoro rumorosi, o l’uso continuativo di auricolari a volume alto, possono determinare una forma di “inquinamento acustico” che altera i meccanismi di elaborazione del suono. In questi casi il silenzio assoluto non è terapeutico: al contrario, passare bruscamente dal rumore al silenzio può accentuare il disturbo. È necessario un riadattamento graduale, con l’aiuto di terapie sonore basate su suoni neutri o naturali, che abituino lentamente il cervello a percepire il silenzio senza riempirlo di rumore.

Esistono poi acufeni che non hanno origine nell’orecchio, ma nel sistema muscolo-scheletrico. I disordini dell’articolazione temporo-mandibolare, le tensioni cervicali o le alterazioni posturali possono influenzare le vie nervose che interagiscono con i centri uditivi. Durante la visita eseguo test particolari che prevedono anche manipolazioni della testa e del cavo orale: servono a valutare il ruolo delle tensioni muscolari e delle strutture articolari nella genesi del sintomo. Quando il rumore si modifica o si attenua nel corso di queste manovre, diventa evidente che la sua origine non è esclusivamente cocleare, ma dipende da un’alterazione muscolo-scheletrica. In questi casi, il trattamento più efficace è sempre multidisciplinare, con il coinvolgimento di fisioterapisti e gnatologi specializzati nel riequilibrio del distretto cranio-cervico-mandibolare.

Accanto a queste forme, non vanno dimenticate cause più comuni ma tutt’altro che irrilevanti: infiammazioni croniche dell’orecchio medio, disfunzione tubarica, tappi di cerume ricorrenti o piccoli traumi dovuti all’uso improprio dei cotton fioc. Anche alcuni farmaci, se assunti per lunghi periodi, possono essere ototossici e contribuire alla comparsa del sintomo. In altri casi l’acufene è spia di disturbi sistemici, come problemi tiroidei, anemia o alterazioni della circolazione sanguigna.

A completare il quadro, c’è il ruolo del sistema
nervoso centrale. L’acufene non è solo un suono, è un’esperienza percettiva che coinvolge la sfera emotiva. Il cervello tende a concentrarsi su ciò che considera “una minaccia”, e il rumore costante finisce per occupare l’intera attenzione. Si entra così in un circolo vizioso: più ci si focalizza sul suono, più questo diventa invadente; più aumenta l’ansia, più si rafforza la percezione. Questo fenomeno è chiamato ipervigilanza somatosensoriale, e spiega perché l’acufene peggiori nei momenti di stress o di insonnia.

Oggi la scienza ha chiarito che la gestione dell’acufene deve essere integrata. Nessuna terapia isolata è sufficiente. Gli approcci più efficaci sono quelli che combinano riabilitazione uditiva, terapie sonore, trattamento delle disfunzioni muscolo-scheletriche e, quando serve, supporto psicologico. Le terapie cognitivo-comportamentali, ad esempio, aiutano a ridurre la risposta emotiva al rumore e ad abbassare il livello di attenzione su di esso, favorendo un processo di adattamento e desensibilizzazione.

Per questo dico sempre che non è vero che “non c’è niente da fare”. È vero, invece, che serve tempo e che la strada non è la stessa per tutti. L’acufene è un sintomo complesso e personale, che va esplorato a fondo: nell’udito, nel corpo e nella mente. Una visita approfondita richiede più tempo, ma restituisce un quadro completo e spesso apre prospettive nuove. Non si guarisce dall’oggi al domani, ma con un percorso serio, strutturato e multidisciplinare, si può imparare a convivere con un rumore che progressivamente si attenua, fino quasi a svanire.

Ed è proprio lì, in quel “quasi”, che spesso si ritrova la propria serenità.

L’otorinolaringoiatria, per me, è la branca più bella della medicina. La guardo come una madre innamorata del proprio fi...
01/11/2025

L’otorinolaringoiatria, per me, è la branca più bella della medicina.

La guardo come una madre innamorata del proprio figlio, incapace di coglierne i difetti. È una disciplina unica, perché consente di coniugare in modo naturale l’aspetto clinico e quello chirurgico, offrendo al medico la possibilità di osservare, studiare, diagnosticare e infine interve**re, restituendo funzione e benessere. Poche altre specialità permettono di spaziare con tanta continuità tra la clinica e la chirurgia, tra l’ascolto e la manualità. Eppure, per molti, l’otorino resta ancora “quello dei tappi di cerume”, o al massimo “quello del mal di gola”. Una visione riduttiva che non rende giustizia alla ricchezza e alla complessità di questa disciplina.

C’è la Foniatria, con il suo universo fatto di voce, corde vocali e risuonatori. C’è il naso, organo straordinariamente sofisticato, che può gocciolare per mille motivi oltre al banale raffreddore. Ci sono la Deglutologia, l’Otologia e la Vestibologia, la Laringologia oncologica, lo studio delle ghiandole salivari, dei seni paranasali e della respirazione.

Hai una voce che cambia, dolore alla gola, vertigini, ronzii, ipoacusia, alterazione dell’olfatto o del gusto?
Hai difficoltà a deglutire o respiri male durante il sonno?
Dietro ciascuno di questi disturbi c’è sempre una valutazione otorinolaringoiatrica.

E poi c’è la chirurgia, che rappresenta la naturale estensione della nostra competenza clinica. È un ambito vastissimo, che spazia dall’orecchio (con interventi di ricostruzione del timpano, della catena ossiculare e con impianti cocleari) fino al basicranio, dove l’otorinolaringoiatra interviene per la rimozione di neurinomi e altre lesioni profonde. Comprende la chirurgia endoscopica dei seni paranasali e delle fosse nasali, quella funzionale ed estetica del naso e delle vie lacrimali, e le procedure sull’area laringo-tracheale, dove si trattano stenosi, disfonie e patologie delle vie aeree. Ci sono poi la chirurgia del russamento e delle apnee notturne, e la chirurgia oncologica del distretto testa-collo, che comincia con il cavo orale, ed arriva fin giù alla tiroide, con interventi che spesso richiedono anche ricostruzioni funzionali e morfologiche. Le metodiche spaziano dalla più tradizionale e intramontabile chirurgia “open” a quella mini-invasiva della microscopia, del laser o della robotica, in un equilibrio sempre più preciso tra efficacia, sicurezza e rispetto dell’anatomia.

È proprio per questa vastità di competenze che la nostra disciplina porta oggi il suo nome completo: Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale.
Un titolo che rende giustizia alla complessità di ciò che facciamo.

Ogni otorino, poi, trova la propria strada. C’è chi vive per la sala operatoria, e chi invece si appassiona all’indagine clinica e al ragionamento diagnostico. Due anime diverse, ma complementari - e che a volte coesistono.

Nel mio piccolo, non ho rinunciato del tutto alla chirurgia; ritengo tuttavia fondamentale saper riconoscere quando è giusto delegare, affidando il paziente a colleghi più esperti in un determinato ambito. Sono profondamente convinta che la competenza di un medico non si misuri soltanto in ciò che sa fare, ma anche nella sua capacità di indicare la strada giusta, senza che questo metta in discussione il proprio valore. Un bravo specialista deve saper dire, con onestà (e serenità!): “Posso spiegarle esattamente di cosa si tratta, ma non è il mio campo. Le affido a chi può offrirle il massimo in questo settore.”

Ecco cosa, più di tutto, definisce secondo me la nostra professione: la consapevolezza che la medicina è un lavoro di rete, basato sulla collaborazione, sulla fiducia reciproca e sulla condivisione delle competenze. Una disciplina che unisce la precisione della scienza al rispetto per la persona, e che ogni giorno continua a ricordarmi perché l’ho scelta e perché, dopo tanti anni, non la cambierei con nessun’altra.

P.S. per il resto si sa, come si dice a Napoli, che “ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja”…

Tre giorni intensi, pieni, bellissimi. Anche quest’anno, per il settimo consecutivo, ho avuto il privilegio di partecipa...
29/10/2025

Tre giorni intensi, pieni, bellissimi. Anche quest’anno, per il settimo consecutivo, ho avuto il privilegio di partecipare al International Course of Audiology and Vestibular Medicine “Gianni Modugno”, organizzato dal Prof. Luigi Califano presso l’Ospedale di Benevento.

Non è più un semplice corso: è diventato un appuntamento che ogni anno si trasforma in una straordinaria occasione di confronto, crescita e condivisione. Dalla mattina fino a tarda sera, tra lezioni, momenti conviviali e interminabili discussioni sui disturbi dell’equilibrio, si respira un’aria che solo chi vive davvero questo mondo può comprendere.

Confrontarsi e dialogare con maestri come Pagnini, Gufoni, Manzari, Marcelli, Nuti, e con i luminari della Johns Hopkins University come il Prof. Zee, fino ai colleghi degli Emirati Arabi, è un’esperienza che arricchisce e ispira profondamente.

In un panorama medico dove ancora c’è chi attribuisce una vertigine rotatoria o un’illusione di movimento a cervicale, ansia o malocclusione dentale, poter trascorrere giorni interi accanto ai giganti della vestibologia e dell’otoneurologia rappresenta una vera boccata d’ossigeno. Ore di casi clinici, confronti appassionati e riflessioni che non stancano mai, ma alimentano la passione per questo mestiere.

Se tutto questo è possibile, lo si deve a Luigi Califano, amico, mentore e guida. A lui devo l’opportunità di aver imparato, di essermi confrontata e di aver potuto dialogare con quei nomi che da studentessa vedevo solo citati nei libri e negli articoli su cui studiavo.

Ogni anno, verso l’estate, ricevo da lui un messaggio semplice ma prezioso: “Ovviamente ci sarai anche quest’anno?” — come se fosse naturale, ma per me non lo è affatto. Sapere che un maestro del suo calibro trova il tempo e il pensiero di coinvolgermi, di chiamarmi personalmente, è qualcosa che porto dentro con profonda gratitudine. Non è mai scontato, e ogni volta mi ricorda quanto mi senta fortunata e privilegiata a far parte di questa grande famiglia della vestibologia e dell’otoneurologia.

Grazie di cuore, .califano , per continuare a rendere possibile tutto questo 😍 🥰 👂🏻

La scienza dell’ascolto su misura: il significato clinico della protesizzazione acusticaLe protesi acustiche non sono se...
19/10/2025

La scienza dell’ascolto su misura: il significato clinico della protesizzazione acustica

Le protesi acustiche non sono semplici strumenti da acquistare, ma dispositivi medici complessi che devono essere progettati, calibrati e verificati con la precisione di un abito di sartoria, attraverso un percorso clinico strutturato. L’errore più comune è considerarle un semplice ausilio per “sentire di più”, mentre in realtà rappresentano una vera e propria riabilitazione sensoriale, che richiede competenza medica, conoscenza tecnica e un lavoro di squadra costante tra otorinolaringoiatra/audiologo e audioprotesista.

Il punto di partenza è sempre la valutazione specialistica medica, indispensabile per individuare la causa dell’ipoacusia, escludere patologie reversibili o chirurgicamente trattabili e definire la reale indicazione alla protesizzazione. L’audioprotesista, a sua volta, traduce la diagnosi in un progetto di riabilitazione personalizzato, scegliendo il dispositivo più adatto al tipo di perdita e curandone la programmazione. È una collaborazione sinergica e complementare: il medico stabilisce le basi fisiopatologiche, l’audioprotesista costruisce e regola l’interfaccia tecnologica che restituisce al cervello una percezione acustica armonica. Senza questa cooperazione il risultato è parziale, e talvolta controproducente.

Molti pazienti si affidano a test uditivi rapidi o a prove di ascolto sommarie, credendo che basti una semplice soglia tonale per stabilire la necessità di una protesi. In realtà, l’audiometria tonale misura solo la percezione dei suoni puri, ma non la capacità di comprendere il linguaggio, che rappresenta la vera funzione uditiva. L’audiometria vocale, invece, valuta la discriminazione delle parole e consente di programmare il dispositivo in modo che potenzi la comprensione del parlato, non solo la percezione del suono. Trascurare questo passaggio significa rischiare di amplificare il rumore più della voce, con un ascolto distorto e innaturale.

Il fitting è la fase più delicata del percorso protesico. Ogni orecchio ha una propria risonanza, ogni cervello elabora i suoni in modo diverso: per questo la taratura deve essere condotta con misurazioni oggettive in vivo (Real Ear Measurement) e verifiche periodiche. Una protesi mal calibrata può determinare iperstimolazione sonora, distorsione, accentuazione dell’acufene o, al contrario, insufficiente attivazione delle vie uditive centrali con perdita della plasticità neurale. Non tutte le protesi sono uguali, né adatte a ogni tipo di ipoacusia. Le perdite conduttive, neurosensoriali o miste richiedono dispositivi e strategie di elaborazione diverse. Un audioprotesista serio non sceglie ciò che il paziente trova più “gradevole” da vedere, ma ciò che corrisponde alla reale indicazione clinica. La scelta di apparecchi troppo piccoli o completamente endoauricolari, per ragioni estetiche, può compromettere la resa acustica, la direzionalità microfonica e il comfort ventilatorio, riducendo l’efficacia complessiva della riabilitazione.

I benefici di una protesizzazione corretta sono oggi pienamente dimostrati dalla letteratura scientifica. Studi pubblicati su The Lancet Public Health, Journal of the American Academy of Audiology e Trends in Hearing hanno confermato che un uso precoce e ben calibrato delle protesi acustiche riduce il rischio di decadimento cognitivo, migliora la memoria di lavoro e la concentrazione, riduce l’isolamento sociale e la sintomatologia depressiva. Inoltre, il recupero di una corretta stimolazione acustica contribuisce alla stabilità posturale e alla percezione spaziale, grazie al ruolo dell’udito nell’integrazione multisensoriale che coinvolge vista, propriocezione e sistema vestibolare.

Un ulteriore vantaggio, spesso sottovalutato, riguarda il miglioramento degli acufeni. È oggi ampiamente riconosciuto che, in molti casi, l’acufene non è una “malattia” autonoma, ma una conseguenza della ridotta stimolazione uditiva. Quando l’orecchio perde sensibilità, le aree corticali deputate all’elaborazione dei suoni si trovano in una condizione di iperattività compensatoria: in assenza di stimolo reale, il cervello “genera” un segnale interno percepito come rumore. Ripristinare un corretto input acustico tramite protesi riduce questa iperattività e ristabilisce l’equilibrio tonotopico delle aree uditive. Diversi studi (Henry et al., American Journal of Audiology, 2015; Searchfield et al., Frontiers in Neuroscience, 2020) hanno dimostrato che oltre la metà dei pazienti con acufene riferisce un netto miglioramento della sintomatologia dopo la protesizzazione, sia in termini di intensità che di percezione soggettiva. Il motivo è fisiologico: più l’udito migliora, più il cervello riceve informazioni reali e smette di produrne di “fittizie”.

Affrontare la perdita uditiva con superficialità, scegliendo la protesi “più comoda” o “meno visibile”, significa ridurre una riabilitazione complessa a un gesto estetico. Al contrario, un percorso medico e tecnico integrato permette di restituire al paziente una percezione naturale, stabile e armonica, migliorando non solo l’udito, ma anche l’equilibrio, la concentrazione e il benessere psicologico. La protesi acustica, quando è correttamente prescritta, adattata e seguita nel tempo, non amplifica semplicemente i suoni: restituisce al cervello la capacità di ascoltare, interpretare e riconoscere il mondo circostante, riportando silenzio dove prima c’era solo rumore.

Indirizzo

Via Vincenzo Tiberio 14, Napoli
Naples
80126

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Ascolta l'Otologo, a cura della dr.ssa Fabrizia de Falco pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram

Ascolta l’Otologo

La dr.ssa Fabrizia de Falco si é laureata in medicina e chirurgia con lode presso la “Seconda Università degli Studi di Napoli”, discutendo una tesi sperimentale sulle otomastoiditi in età pediatrica. Negli ultimi anni di università e nell’immediato post-laurea, prima di vincere il concorso per entrare in scuola di specializzazione, ha frequentato come medico volontario l’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria Pediatrica del Santobono Pausilipon di Napoli e l’U.O.C. di Otorinolaringoiatria dell’Ospedale Monaldi. Successivamente ha conseguito con il massimo dei voti il titolo di specialista in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale presso l’Università di Napoli “Federico”. Il suo percorso di formazione si é arrichito di numerose esperienze, tra cui diversi periodi di frequenza presso prestigiosi istituti di ricerca nazionali ed internazionali, quali il Gruppo Otologico di Piacenza, diretto dal Prof. Mario Sanna, l’House Ear Institute di Los Angeles ed il Massachusetts Eye and Ear Hospital di Boston. E’ sopratutto presso il “Jenks Vestibular lab” diretto dal Prof. Richard Lewis ed il dipartimento di otorinolaringoiatria ed otoneurologia diretto dal Prof. Steven Rauch della Harvard Medical School che ha avuto modo di approfondire le proprie conoscenze nel campo dell’otologia e dei disordini dell’equilibrio, sviluppando in seguito il proprio lavoro di tesi relativo alla diagnosi differenziale tra pazienti affetti da Malattia di Meniere ed Emicrania Vestibolare. Durante tutto il proprio percorso di specializzazione, la dottoressa de Falco ha partecipato a numerosi congressi nazionali ed internazionali; ha inoltre completato svariati corsi di dissezione chirurgica e di perfezionamento per la pratica clinica. E’ attualmente iscritta alla “Audiology Vestibular International Science Academy” ed é membro delle principali società italiane ed internazionali di otologia ed otoneurologia.