01/05/2025
Il Ministero ha parlato.
Con una nota chiara: basta verifiche a sorpresa, basta compiti dati la sera per l’indomani, basta carichi disumani per il weekend.
"𝑬𝒉, 𝒎𝒂 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒄𝒓𝒆𝒔𝒄𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒔𝒕𝒖𝒅𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒂𝒔𝒊𝒏𝒊"
No, così cresciamo ragazzi sani, curiosi e ancora vivi dentro.
Gli asini non nascono da meno compiti, ma da chi scambia l’obbedienza per intelligenza. Il vero rischio è avere ma persone convinte che il bastone valga più del pensiero.
“𝑴𝒂 𝒅𝒂𝒗𝒗𝒆𝒓𝒐 𝒄𝒆 𝒏’𝒆𝒓𝒂 𝒃𝒊𝒔𝒐𝒈𝒏𝒐?”
Sì, ce n’era bisogno. Perché se esiste una circolare per ricordare che la scuola non è un campo di addestramento marines, allora qualcosa è sfuggito di mano.
E no, non è un attacco ai docenti.
È un invito. A quelli bravi: continuate così!
A quelli disorganizzati, “improvvisatori seriali”, che danno tre verifiche in tre giorni, con compiti fotocopiati alle 21 su WhatsApp: fermatevi.
Nessun ragazzo si è mai appassionato a una materia grazie a un compito dato in eccesso o a caso.
Allora sì, evviva la programmazione.
Sì al coordinamento tra colleghi.
Sì a una scuola che insegna a pensare, non a sopravvivere.
Chi lo fa già, sarà felice. Bravi!
Chi si sente punto, forse è ora che si guardi allo specchio.
In silenzio. In piena riflessione.
“𝑬𝒉, 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒓𝒂 𝒇𝒂𝒍𝒍𝒐 𝒕𝒖 𝒊𝒍 𝒅𝒐𝒄𝒆𝒏𝒕𝒆, 𝒗𝒊𝒔𝒕𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒆𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒊̀ 𝒃𝒓𝒂𝒗𝒐.”
No, grazie.
Chi fa il medico non deve per forza avere l'influenza.
E chi denuncia una stortura non è obbligato a sostituirsi a chi dovrebbe evitarla.
"𝑨𝒊 𝒎𝒊𝒆𝒊 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒊 𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒊𝒕𝒊 𝒔𝒊 𝒇𝒂𝒄𝒆𝒗𝒂𝒏𝒐 𝒆 𝒃𝒂𝒔𝒕𝒂"?
E con questo?
Non è servito granché se oggi siamo ancora qui a discuterne.
Per i nostalgici, ecco un dato oggettivo:
“L’obiettivo è garantire che l’assegnazione dei compiti sia equilibrata con il diritto allo studio e al riposo degli studenti.”
(MIUR, Circolare 6/1964)
1964.
Sessant’anni fa.
Ecco come si studiava: “Ai miei tempi”.
Questa non è una difesa a oltranza.
Siamo per lo studio, quello vero.
Fatto di impegno, di fatica, di costanza.
Ma uno studio che valga per tutti.
𝐍𝐨𝐧 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐩𝐞𝐫 𝐠𝐥𝐢 𝐀𝐥𝐮𝐧𝐧𝐢.