31/10/2025
[𝗟𝗮 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗱𝘂𝗲 𝘀𝗲𝗱𝗶𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗚𝗲𝘀𝘁𝗮𝗹𝘁: 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗮𝗿𝗲 𝘃𝗼𝗰𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶].
La tecnica delle due sedie, nota anche come tecnica della sedia vuota o dialogo delle sedie, è una delle pratiche esperienziali più caratteristiche della psicoterapia della Gestalt.
Si utilizza per portare in primo piano un conflitto interno, renderlo direttamente visibile e udibile nel Qui-ed-Ora, facilitando un contatto diretto tra parti di sé che normalmente agiscono da dietro le quinte, spesso in modo automatico e su cui non vi è alcun accordo precedente.
𝗘̀ 𝘂𝗻 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝗹𝗶𝗺𝗶𝘁𝗮 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮, 𝗺𝗮 𝗹𝗼 𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗮𝗹𝗹❜𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮, 𝗶𝗻 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗿𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝘁𝗼 𝗲 𝗼𝘀𝘀𝗲𝗿𝘃𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲.
In termini pratici, il terapeuta dispone due sedie una di fronte all'altra.
Al paziente viene chiesto di sedersi su una delle sedie e di dare voce ad una parte di sé coinvolta nel conflitto (ad esempio la parte che critica, controlla o impone standard elevati).
Successivamente, viene invitato a spostarsi fisicamente sull'altra sedia e ad assumere la prospettiva dell'altra parte (ad esempio la parte che desidera riposo, spontaneità o una maggiore libertà emotiva).
Il paziente, quindi, alterna le sedie e, con esse, anche i punti di vista, la postura corporea, il tono di voce, la struttura interna del discorso.
Questo movimento non è un semplice esercizio immaginativo.
Il corpo intero è coinvolto.
𝗦𝗲𝗱𝗲𝗿𝘀𝗶 𝘀𝘂 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗲𝗱𝗶𝗮 𝗶𝗺𝗽𝗹𝗶𝗰𝗮 𝗶𝗻𝗰𝗮𝗿𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗶𝗲𝗻𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗮 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗵𝗲.
C’è chi, nella parte "controllante", nota le spalle tese, il mento sollevato, la mandibola serrata, mentre c’è chi, incarnando nella parte "stanca", sente il busto cedere in avanti, la gola chiusa, il bisogno di piangere.
Questa emersione somatica è intenzionale. Nella Gestalt il corpo è considerato il luogo del contatto con l'esperienza reale e la postura diventa un linguaggio diretto che rivela bisogni, paure e confini.
𝗚𝗹𝗶 𝗼𝗯𝗶𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗶𝗰𝗮
La tecnica delle due sedie opera su più livelli.
𝗥𝗶𝗰𝗼𝗻𝗼𝘀𝗰𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼. Ogni parte viene nominata, ascoltata e trattata come un soggetto legittimo. Questo è un passaggio cruciale nelle situazioni di frammentazione interna, in cui una parte tende a dominare e l'altra viene repressa o derisa. Dare parola ad entrambe riduce l'invisibilità di una delle due e interrompe la dinamica di annullamento interno.
𝗗𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. Spostarsi fisicamente da una sedia all'altra aiuta a distinguere le due voci. "𝘐𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘷𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰𝘭𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰" non è la stessa istanza psicologica di "𝘪𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘦𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘰 𝘧𝘦𝘳𝘮𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘦 𝘳𝘦𝘴𝘱𝘪𝘳𝘢𝘳𝘦". Il paziente registra che queste due spinte sono diverse, hanno funzioni distinte e chiedono cose precise. Questa differenziazione è il primo passo verso l'integrazione delle parti dal momento che ciò che non è distinto rimane confuso e conflittuale.
𝗥𝗲𝗴𝗼𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. Il terapeuta sostiene il ritmo del dialogo in modo da evitare picchi emotivi ingestibili. Se l'attivazione fisiologica sale verso un 𝘪𝘱𝘦𝘳𝘢𝘳𝘰𝘶𝘴𝘢𝘭 (agitazione, rabbia, ansia) vengono introdotti elementi di 𝘨𝘳𝘰𝘶𝘯𝘥𝘪𝘯𝘨 (respiro lento, contatto dei piedi con il pavimento, consapevolezza delle spalle e della mandibola), così che il paziente resti entro la propria finestra di tolleranza.
Se, invece, emerge una ipo-attivazione (crollo del livello energetico, stanchezza estrema, svuotamento emotivo), il terapeuta può invitare a riprendere presenza corporea con piccoli movimenti, sguardo più aperto, postura leggermente più eretta. Questo permette di vivere emozioni intense senza superare la soglia di sicurezza.
𝗡𝗲𝗴𝗼𝘇𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲. Una volta che entrambe le parti sono state ascoltate, il lavoro non si chiude con una vittoria di una parte sull'altra. La fase centrale è la negoziazione operativa. In che modo la parte che controlla può garantire stabilità e protezione senza soffocare del tutto i bisogni di riposo, gioco, spensieratezza o vulnerabilità?
E in che modo la parte spontanea può tutelare l'espressione di bisogni affettivi profondi senza mettere a rischio aspetti concreti della vita quotidiana (lavoro, responsabilità, relazioni)? In questa fase nasce spesso un accordo realistico, che rappresenta un primo embrione di integrazione delle parti.
Uno dei punti di forza principali è che la tecnica lavora nel momento presente. Non è necessario ricostruire in modo analitico l'intera storia del paziente prima di poter intervenire.
Il conflitto emerge qui-ed-ora, viene incarnato e regolato nel corpo e, quindi, può essere affrontato senza restare intrappolati per forza nel racconto razionale. Questo rende lo strumento particolarmente utile quando la persona sa tutto sul proprio problema dal punto di vista cognitivo, ma riferisce di non riuscire comunque ad interrompere certi automatismi.