12/09/2025
CI SONO RISPOSTE CHE NON SONO PRONTE.
E FORSE NEMMENO TU.
Alcune parti di te non hanno ancora parole.
Vivono chiuse, come stanze in cui non sei mai entrato.
Non perché non ne hai il coraggio,
ma perché servono occhi nuovi per vederle davvero.
E tempo.
Il tempo che serve a certe verità per diventare abitabili.
Per non ferire.
Per accogliere senza strappare.
Vorresti che il dolore avesse un senso.
Vorresti che certe ferite portassero almeno un perché da tenere in tasca.
Ma non sempre succede.
Non subito.
Ci sono domande che non chiedono soluzioni.
Chiedono di essere abitate.
Con tutta la loro incertezza,
con tutto il loro vuoto.
E anche con quella fame di senso
che a volte pesa più del dolore stesso.
Non correre a colmare.
Non forzare una chiarezza che ancora non sa dove stare.
Resta.
Resta dentro ciò che non si capisce,
dentro ciò che fa male.
Perché certe comprensioni
non arrivano con le parole.
Arrivano con il diventare.
Forse un giorno
non saprai dire quando
ti accorgerai che qualcosa si è spostato.
Che quella domanda non ti fa più male.
Che ci puoi convivere.
O che, in silenzio,
ha trovato da sola la sua risposta
dentro una tua nuova pelle.
E allora capirai
che certe attese non erano tempo perso.
Erano te che crescevi abbastanza
da poterci restare dentro,
senza più tremare.
Capirai che certe domande
non vanno risolte.
Vanno amate.
Perché sono le uniche
che ti tengono in vita mentre tutto si spezza.
Sono le uniche
che ti ricordano che stai cercando,
che vuoi ancora capire,
che stai ancora scegliendo la verità.
Anche quando fa male.
𝐼𝓁𝓁𝓊𝓈𝓉𝓇𝒶𝓏𝒾𝑜𝓃𝑒 lilybris