02/11/2025
—Oggi ti darò fuoco —sussurrò il fiammifero.
La candela tremò. —No… se lo fai, finirò. Mi scioglierò piano, e un giorno non resterà nulla di me.
Il fiammifero rimase in silenzio, poi disse con calma: —Preferisci rimanere fredda? Dura, integra… ma al buio? Senza mai aver brillato?
—Accendermi farà male —disse la candela, quasi con un filo di voce—. Mi consumerà, mi spezzerà.
—Sì. Ma sei nata per questo. Io per accendere, tu per illuminare. La mia fiamma è breve… ma se ti passo il fuoco, troverò il mio senso. E tu, il tuo destino.
La candela abbassò lo sguardo. Poi, guardando il fiammifero sul punto di spegnersi, mormorò: —Ti prego… accendimi.
E nacque una luce. Calda. Vibrante. Una luce che riempì lo spazio, che fece svanire il buio. La candela capì: non era nata per durare. Era nata per splendere.
A volte, portare luce fa male. Ti consuma, ti scava, ti spoglia. Ma è così che l’anima si espande.
A volte, donarsi è l’unico modo per restare. Per lasciare un’impronta. Per trasformare.
Siamo nati per accendere qualcosa negli altri. Per scaldare. Per illuminare un angolo del mondo, anche piccolo.
Non avere paura di brillare. E se qualcuno non sopporta la tua luce… che chiuda gli occhi.
Perché i cuori che si sono spezzati sono quelli che sanno davvero donare calore.