02/12/2025
Lo stress nel gatto non è il nemico. Il vero problema è quando diventa cronico.
Sui social vedo spesso la frase “il mio gatto è stressato, devo eliminare lo stress”…
Ma la verità è un’altra: lo stress non si elimina. Si impara a gestirlo.
Proprio come noi esseri umani, anche i gatti hanno bisogno di una certa quantità di stress “buono” per adattarsi all’ambiente, reagire ai cambiamenti e mantenere attivo il loro sistema biologico di sopravvivenza.
Nel gatto, questa risposta nasce dall’attivazione dell’asse ipotalamo–ipofisi–surrene, che rilascia cortisolo, adrenalina e noradrenalina.
Questi ormoni migliorano la vigilanza, la prontezza nei movimenti, la memoria emotiva e le strategie di evitamento o difesa.
È una risposta fisiologica, naturale, adattativa.
Il problema?
Quando lo stress resta attivo troppo a lungo e diventa cronico.
In quel momento, l’organismo del gatto entra in uno stato di allerta che non si spegne e iniziano a comparire i segnali di malessere:
• autotraumatismi e leccamento compulsivo
• cistiti idiopatiche
• disturbi gastrointestinali
• irritabilità, insonnia, ipervigilanza
• comportamenti anomali o aggressività reattiva
In questi casi lo stress smette di essere “utile” e diventa patologico.
Ecco perché non dobbiamo eliminare lo stress, ma insegnare al gatto a gestirlo.
La chiave è riconoscere l’agente stressore, modificarlo, lavorare sulla causa e riportare il gatto a un equilibrio emotivo sano e sostenibile.
Ogni gatto può imparare a gestire meglio lo stress… basta dargli gli strumenti giusti.
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